Comunque, non so più come ringraziare chi legge/ricorda/segue/preferisce e chi recensisce, veramente, vi amo!
- lasciatemi perdere, stasera sono strana-.
Un bacione, e buona lettura!
Quattro mesi
dopo.
Pov Katherine
- Benvenuti a Mystic Falls, la città
con il più alto numero di casi di omicidi irrisolti del
mondo. Vi auguriamo una piacevole permanenza e di avere abbastanza
verbena in circolo.- recitai, mentre dal finestrino
leggevo il cartello all'uscita dell'autostrada.
Stefan
rise, mentre svoltava verso quelle stradine conosciute, anche fin
troppo familiari ad entrambi. In quegli ultimi mesi lo avevo sentito
ridere molte volte, insieme a me, mentre camminavamo mano nella mano
per Chicago, come una comunissima coppia di adolescenti, divertendoci
a comportarci come tali. Vogliamo
provare a ricostruire ciò che il tempo e la lontananza hanno
distrutto, aveva
detto, lanciandomi uno sguardo carico di speranza, per poi accorgerci
che il tempo non aveva distrutto niente, solo portato un po'
più in
profondità quell'amore, e quell'impazienza secolare di
tornare
insieme.
- Chissà cosa staranno combinando.- si domandò,
pensieroso. Non ebbi bisogno di chiedere a chi si riferisse.
Alzai le spalle. -
Damon si sarà dato alla pazza gioia, come al solito, e Elena
sarà
tornata alla sua vita, almeno spero.-
Cambiò la marcia,
sempre più dubbioso. - Forse avremmo dovuto mantenerci
più in
contatto. Non ho veramente idea di cosa troveremo. Speriamo solo che
non sia successo niente di preoccupante.-
- Elena ha un paletto di quercia bianca a disposizione, Stefan. Il
peggio che le possa capitare è che Damon la rapisca per
andare al cinema.- commentai, con un sorrisetto.
Lui mi lanciò una
breve occhiata. - Non credo che abbia bisogno di rapirla per
convincerla ad uscire con lui.
Sorrisi. - In
effetti. Mi auguro che abbiano chiarito, in qualche modo. Le Petrova
non riescono a nascondere i sentimenti forti troppo a lungo.
- Neanche me e mio fratello ci riusciamo, se è per questo.-
rispose, prendendomi la mano e stringendo piano le dita fredde.
Accostò in quel momento davanti casa Salvatore: scesi dalla
macchina, aguzzando l'udito e la vista, mentre ci avvicinavamo.
- Damon!- la voce di Elena
risultò concitata, mentre percepii che stava attraversando
il corridoio, forse per sbirciare dalla vetrata.
- Sì, Becky?- rispose lui, un velo di sarcasmo nella voce.
Sentimmo il rumore di qualcosa di pesante essere lanciato e afferrato
di colpo. - Questa cosa che mi tiri i libri in testa deve finire,
potrei anche non riuscire a prenderli al volo, e in quel caso addio
fidanzato! -
Elena
rise. - Prima o poi dovrà capitarmi tra le mani un paletto,
invece
che un libro!- in
quel momento bussai. Stefan mi fissava, allibito da quello che aveva
appena ascoltato.
La mia doppelganger
umana spalancò la porta, riservandoci un sorriso radioso che
non
avevo mai visto sul suo volto.
- Ciao!- salutò, amichevole. - Come...
- Non far entrare gli sconosciuti, soprattutto se sono vampiri e si
tengono per mano!- la voce di Damon la interruppe. Scosse la testa,
rassegnata, spostandosi per lasciarci passare, mentre sorridevo di
quella accoglienza: complice quel clima allegro e forse il mio essere
innamorata, mi sentii subito a mio agio e quasi contenta di vederla. La
prima differenza che notai fu la luminosità inattesa della
casa: abituata a vederla in penombra a causa delle tende perennamente
socchiuse, mi sembrò subito più accogliente ed umana.
Trovammo Damon in
soggiorno, mentre guardava la CNN sulla grande tv a schermo piatto
che troneggiava sul camino, sgranocchiando degli M&M's. - Ma tu
guarda chi si vede!- esclamò, a mo' di benvenuto.
Non potei evitare di
ridere, mentre io e Elena ci sedevamo accanto a lui: Stefan si
appoggiò allo stipite della porta, anche lui sorridente.
- A quanto pare avete fatto pace.- disse il mio vampiro, ammiccando ai
due.
- Più che altro è un armistizio, avere la pace
con lui è impossibile.- rispose Elena, facendo per prendere
un M&M's: Damon però li allontanò dalla
sua mano, offeso.
- E' arrabbiata con me perchè l'ho appena battuta alla Wii.
Per la tredicesima volta. Lasciatela stare.- commentò,
porgendoli invece a me. Ne presi uno rosso, mentre
Stefan sembrava non credere a ciò che vedeva, anche se
sembrava divertito.
Elena sbuffò, prima
di ripuntare lo sguardo su di noi. - Come va? Siete stati via un bel
po'.
- Chicago è sempre bellissima, anche se l'ultima volta che
ci sono andata stavano inaugurando la prima lampadina!- risposi,
lanciandole un' occhiata complice che ricambiò con un
sorriso. Parlare con lei era proprio facile! Forse
ero io che partivo troppo prevenuta nei suoi confronti, e non me ne ero
mai accorta.
- Soprattutto se si alloggia in un hotel a cinque stelle, con suite e
piscina coperta. In quel modo sì che ci si gode la vacanza!-
intervenne il mio Stefan, strappando un sorriso a tutti.
- Voi, invece?- domandai, curiosa.
- Si ha molto più tempo a disposizione quando non si deve
progettare di uccidere vampiri millenari o spezzare maledizioni. -
commentò Damon, porgendo finalmente ad Elena gli
M&M's, con un' espressione angelica.
- Quindi... voi due...- iniziai, incerta.
- Stiamo insieme.- continuò Damon, senza esitazioni. -
Già.- aggiunse Elena, mentre puntava lo sguardo sullo
schermo della tv, in imbarazzo.
- Dobbiamo ammettere che un po' ce lo aspettavamo.- commentò
Stefan, abbandonando la sua postazione per sedersi accanto a me. - Di
certo meglio questo che puntarvi paletti alla gola a causa dell'odio.-
aggiunse.
- Oh, i paletti glieli punto lo stesso. Solo che non ho il coraggio di
affondarli.- scherzò Elena, mentre Damon alzava gli occhi al
cielo.
- Più che altro è la sesta volta che mi tiri
addosso Guerra e pace,
che c'è, non ti piace Tolstoj?- la punzecchiò lui.
- La prossima volta ti tiro Twilight, così magari capisci
com'è fatto un vero vampiro gentiluomo! - sibilò
Elena, mentre Damon le lanciava uno sguardo offeso.
In quel momento vidi
la loro vera essenza: un Damon e un' Elena allegri, spensierati e
complici, e soprattutto palesemente innamorati l'uno dell'altro. Loro
si erano trovati, scontrati, odiati, conosciuti e salvati, avevano
imparato ad innamorarsi, o semplicemente a scoprire di esserlo da
sempre, nonostante fantasmi, creature sovrannaturali, maledizioni e
morte. E Stefan. Perchè mi era impossibile credere che,
già da
quando stesse con lui, Elena non provasse niente per il fratello,
anche se la situazione era stata sicuramente molto più
complicata di
come poteva sembrare. Ma bastava guardarli, vedere i loro occhi
incrociarsi per capirlo, che ciò che provavano aveva radici
molto
più profonde di qualche mese: perchè se Stefan si
era innamorato
della doppelganger di Katherine, Damon si era innamorato di Elena.
E anche se con Stefan lei si era sentita protetta e non più
sola, il
suo cuore batteva per Damon, che le aveva insegnato a ridere di
nuovo, e l'aveva sostenuta nonostante tutto, mentre lei aveva fatto
riemergere la sua umanità, la più grande
debolezza e allo stesso
tempo forza di un vampiro. Mi chiesi se anche io e Stefan potessimo
sembrare così, agli occhi degli altri: solo che entrambi
eravamo
vampiri, potevamo vivere la nostra eternità costruendo
ricordi, non
avevamo più segreti.
Io e Stefan ci
guardammo: era giunta l'ora di andare.
- Di già?- domandò Elena, dispiaciuta.
- Sì. Ma non pensate di esservi liberati di noi!- scherzai.
Lei mi sorrise.
- Dove andrete, adesso?- chiese Damon, accarezzandole piano il braccio.
- New York, Boston. Forse faremo un salto a Londra, o in Bulgaria.
Abbiamo così tanto tempo davanti, che abbiamo l'imbarazzo
della scelta.- rispose Stefan, guardandomi.
- Mi hai promesso che andremo a Parigi.- gli ricordai. Alzò gli occhi al
cielo. Non riuscivo a spiegarmi il suo odio per quella città
così
romantica, che io trovavo meravigliosa. - Vedremo.- mi
accontentò.
Mi prese per mano, lanciando un ultimo sguardo al fratello. - Non
combinate guai.- li ammonì, prima che
sparissimo, sentendo l'eco
delle loro risate.