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Autore: amrty    20/04/2012    2 recensioni
Cosa dire? A quanto pare le mie storie sono sempre molto introspettive. Come sempre wincest (*_*). Dean e tutte le parole mai dette.
Piccola aggiunta: la storia ha poi preso una piega inaspettata =P
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Sam, lo sai, niente sentimentalismi con me.

E infatti noi risolviamo sempre tutto con un: “Idiota”.

Me la cavo bene con le battute sarcastiche e l'atteggiamento da duro. Sono bravo in questo. Il campione.

Ma quando si tratta di discutere, parlare dei proprio sentimenti, allora sono un imbranato.

Per questo di solito evito.

Ma non questa volta. Sta volta no.

Ci sono tante, troppe, cose che non ti ho detto. Cose che non avrei, con il senno del poi, dovuto fare. Ma che ho fatto. E tante che avrei voluto fare, e non ho fatto.

 

E visto che siamo alla resa dei conti partiamo dall'inizio: da Stanford.

 

Quando te ne sei andato è stato terribile.

Si lo so, non ti ho mai detto niente, ti ho semplicemente lasciato andare.

Con papà che ti urlava contro di non tornare mai più. Mai più.

E l'unica cosa che volevo dirti io era: rimani.

Ma non l'ho fatto. Perché ho pensato, almeno tu, una vita normale, te la meritavi.

Non importava quanto male faceva a me, quanto mi sono sentito abbandonato e solo.

Perché senza di te, Sammy, nulla era più la stessa cosa.

E quando papà è scomparso non ho più retto. Potevo benissimo cavarmela da solo, l'avevo fatto per due anni. E allora perché venire da te?

Perché non ce la facevo più Sam, non riuscivo più a stare senza di te.

E la scomparsa di papà è stata un ottima scusa.

Forse non avrei dovuto, magari avresti avuto la tua vita normale, e Jessica non sarebbe morta.

Venire a Stanford è stata dura per me, convincermi che era giusto, che non ti stavo rovinando la vita, ancora di più.

Nascondere il tremore (anni e anni di caccia non ho mai tremato, ma all'idea di rivedere te, Sammy, tremavo come un pulcino)... La paura di un ulteriore rifiuto.

 

Tre giorni con te, Sammy, ed è stato fantastico. Mi sentivo di nuovo bene, di nuovo me, di nuovo noi.

 

Venire a prenderti a Stanford è una di quelle cose che forse non avrei dovuto fare, ma che sono felice di aver fatto.

 

Vedi, tante volte in quei due anni in cui tu sei stato al college sono passato nelle sue vicinanze. E ogni volta mi dicevo: facciamo una sorpresa a Sam.

E una volta l'ho fatto, ho finito il lavoro e invece che correre subito da papà ho fatto una piccola deviazione. Volevo rivederti. Capire se eri felice, se era il tuo posto. Se ti mancavo.

Così ti ho osservato, eri con i tuoi amici, da lontano mi sei sembrato così... integrato, felice, a tuo agio. Ed ho pensato che forse ti saresti un po' vergognato di me, di tuo fratello, quello strano. Non me la sono sentita di rovinarti quell'angolo di paradiso. Non quella volta almeno.

Vederti mi ha fatto solo ricordare quanto tu mi mancassi. Quanto mi sentissi solo senza di te.

E come sempre, anche allora come ora, ho pensato a quanto io ho bisogno di te, e a quanto poco io servo a te. Forse per questo che continuo a ripetermi che il mio compito è proteggerti. Per auto convincermi di esserti utile. Forse è per questo che quella volta mi sono voltato con la promessa di non tornare più, perché allora io rappresentavo un pericolo per la tua normale vita da college che tanto sembravi desiderare.

 

Mi dispiace se a un certo punto il mio egoismo ha vinto e sono tornato a reclamarti. Perché Sammy, anche se forse non te l'ho detto mai, io ho bisogno di te.

 

Non avrò avuto una vita normale, una casetta con il giardino, un cane e una bicicletta rossa. La mia infanzia è stata più un educazione militare che una sala giochi. E non ho studiato, non ho amici, ne una ragazza.

Ma ho te, e questo mi basta.

È strano da dire ora, ma se non ora quando? Ma è la verità Sammy, io ho avuto te e credo di non essermi perso chissà cosa per il resto.

Noi due siamo sempre stati una coppia formidabile a caccia. Siamo forti insieme.

E stare con te non mi fa sentire più solo. Anzi.

 

E le volte che abbiamo litigato? Infinite.

E quante volte tu hai preso e sei andato per la tua strada? Sembrava avessi sempre qualcosa da dimostrare. A papà. A me. A te stesso.

Ogni volta la stessa storia.

Litigio. Tu che vai via. Io che vorrei prima picchiarti, poi chiamarti e pregarti di non andar via. E io che non faccio mai quella benedetta telefonata.

Io ho sempre seguito gli ordini di papà, sempre. Il perfetto soldatino, mi chiamavi per prendermi in giro. Ma anche il perfetto soldatino sai può provare qualcosa. E i tuoi continui allontanamenti.. sono stati tante pugnalate nel mio cuore.

Perché ancora una volta tu mi ricordavi quanto poco contassi, quanto insignificante fosse la mia presenza per te.

E io come un cretino che ti ho messo al primo posto. Si, tu. Tu sei il mio primo posto nelle priorità. “Ti starò sempre accanto” e “ti proteggerò io da tutto” non erano solo parole per me. Era il senso stesso del mio esistere.

 

È per questo Sam che devo farlo, capisci?

 

È per questo che io, tuo fratello, lo sbruffone tutta azione e niente cervello- e non parliamo di sentimenti- sono qui come una femminuccia a raccontarti tutto questo.

Perché vedi, sto per fare un'altra cosa che, con assoluta probabilità, so essere una cosa che non dovrei fare. Ma che sono felice di fare. Quasi Obbligato.

 

Ci sono tante cose che non ti ho detto, fratellino.

Alcune delle quali, beh, forse è meglio che tu non conosca.

 

 

  • cavolo Sammy, idiota... -

 

Quanto vorrei sentirmi dare dell'Imbecille, ma tu rimani lì, disteso, ormai freddo..

 

 

 

 

  
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