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Autore: MishaLaMezzElfa    20/04/2012    1 recensioni
Kasumi, dopo aver sconfitto la DOATEC, è costretta a fuggire dal villaggio in cui era nata e cresciuta, perchè bollata come traditrice.
Dietro a questo, però, c'è molto di più: Kasumi, poco prima di scappare, ha avuto un forte legame sentimentale con Ryu, grande amico del fratello di Kasumi, Hayate.
Da qui prende avvio la videnda.
Questa è la prima FanFiction che scrivo...Siate clementi, ma non troppo!
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tomonobu Itagaki ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kasumi allontanò Ryu da sé con una spinta, osservandolo con espressione irata.
«Cosa diavolo ti è preso? Perché lo hai fatto?». Chiese lei passandosi il dorso della mano sulle labbra, come a voler cancellare ciò che era appena accaduto.
Lui non sapeva cosa dire: gli era sembrata la cosa più giusta da fare, ma ora, guardandola, era certo di aver commesso un errore enorme.
«Allora? Hai intenzione di rispondermi?»
«Non lo so Kasumi, non sono in grado di darti una spiegazione logica per ciò che ho fatto. Io sono venuto qui per chiarire tutto ciò che è rimasto in sospeso per diciassette anni, poi ti ho vista, bellissima come sempre,e non ho più capito nulla: l’unica cosa che mi è venuta in mente è “baciala”!». Rispose con sincerità.
Lei rimase per un attimo in silenzio, pensando a cosa fare.
La pioggia continuava a cadere fitta intorno e su di loro; le gocce colpivano le foglie degli alberi producendo un suono cristallino e tintinnante. Ryu era certo di non aver mai sentito un rumore simile: sembrava che le minuscole lacrime del cielo cantassero quando andavano ad infrangersi sulle foglie e sul terreno.
La donna osservò per qualche istante l’orizzonte, poi sgranò gli occhi: sembrava che all’improvviso avesse ricordato qualcosa di molto importante, qualcosa di cui lui non era a conoscenza e questo lo rendeva nervoso.
«Entra in casa, altrimenti rischi di prenderti un malanno». Disse lei con tono agitato, scostandosi per farlo entrare.
«I ninja non si ammalano così facilmente. Mi credi così debole?». Domandò lui con voce dura.
Kasumi fece finta di nulla e lo spinse nell’edificio: «Sbrigati! Togliti gli abiti e vai a fare un bagno!». Lo incitò mentre chiudeva la porta, gettando un’ultima occhiata sospettosa all’esterno.
«Dove si trova il bagno?».
Dopo le spiegazioni lei prese gli abiti dell’uomo e li mise ad asciugare di fronte al fuoco; si spogliò, indossò un semplice abito bianco e uscì di casa a piedi scalzi.
Si sedette a terra e iniziò a pregare, sperando con tutto il cuore che non fosse già troppo tardi: se così fosse stato non era certa di poter placare le sue ire, non così facilmente, almeno.
Aveva davvero paura in quel momento: sentiva le gocce di pioggia attorno a lei ridere e cantilenare: «Hihihi! Già lo sa! Hihihi! Lui sa tutto!».
Doveva concentrarsi il più possibile, eliminare dalla mente quelle orribili vocine e pregare fino al mattino, fin quando il sole non fosse sorto all’orizzonte, solo in quel momento avrebbe potuto concludere quella pratica distruttiva.
Sentiva l’acqua scorrerle sul corpo: ogni goccia la colpiva, lasciandole una piccola ferita; poteva percepire il sangue colare dalle lesioni mischiarsi poi al liquido e scivolare via verso il terreno. Aveva davvero male, ma non poteva fermarsi, farlo avrebbe significato che loro, che lui, avevano vinto e questo non poteva assolutamente permetterlo.
Nonostante l’enorme forza di volontà sentiva le energie abbandonarla lentamente a causa della pioggia, che si era fatta sempre più intensa man mano che procedeva con la preghiera. Non era certa che ce l’avrebbe fatta, anzi, era quasi sicura sarebbe svenuta da un momento all’altro.
 
Ryu uscì dalla stanza da bagno e notò degli abiti neri, da uomo, accanto alla porta;non potevano essere di Shinji, era più basso di lui di almeno due spanne ed aveva le spalle un po’ più strette, mentre questi gli calzavano a pennello.
«A chi apparterranno questi vestiti? Kasumi ha un amante?». Domandò a sé stesso, costatando di essere davvero geloso.
Casualmente, prima di vestirsi, gettò un’occhiata fuori dalla piccola finestra della cucina: vide Kasumi accasciata a terra, probabilmente priva di sensi e coperta di sangue.
Si precipitò all’esterno,coperto solo da un asciugamano, senza fare caso alla pioggia che apriva delle minuscole ferite sulla sua pelle, prese delicatamente la donna fra le braccia e la riportò in casa.
L’adagiò delicatamente nella vasca da bagno e, dopo averla spogliata, con visibile imbarazzo, lavò via il sangue dal suo esile corpo: non riusciva a spiegarsi il perché di quel gesto, cosa poteva averla spinta a fare una cosa del genere?
Dopo averla accuratamente asciugata, rivestita e aver vestito anche sé stesso, l’adagiò sotto le coperte del suo letto e si stese accanto a lei.
«Non voglio che ti accada più nulla, non se posso impedirlo». Sussurrò poco prima di addormentarsi, cullato dal respiro regolare della donna.
 
Nel frattempo, poco lontano da lì, nelle profondità del fiume, qualcosa, qualcuno, si stava risvegliando, disturbato dalle risatine delle sue sorelline.
Chissà cosa volevano da lui a quell’ora di notte: distese i suoi fluidi arti, stiracchiandosi, nell’acqua intorbidita dalla pioggia; sentiva gli schiamazzi delle sorelle, le gocce d’acqua che scendevano dal cielo, e decise di avvicinarsi alla superficie del fiume per sentire meglio.
«Fratello! Fratello! Fratello! Hihihihi!». Le piccole lacrime del firmamento urlavano e parlavano tutte insieme, posandosi e divenendo un tutt’uno con lui quando si tuffavano nel corso d'acqua.
«Cosa volete?» Domandò con un sorriso, mentre osservava la volta celeste da sotto il pelo dell’acqua.
«L’abbiamo vista! Hihihihi Era con lui! Hihihihi! L’abbiamo vista! Noi vediamo tutto! Hihihihihi!». Erano davvero irritanti.
Lui capì immediatamente e si adirò: non poteva nemmeno sfiorare altri uomini tranne lui! Avevano un patto! Un patto che lei aveva appena infranto. Non avrebbe tardato a farle pagare le conseguenze della sua inadempienza.
La creatura ululò, scatenando le risate delle sorelle, che ulularono con lui.
 
Kasumi si svegliò il mattino dopo e, sentendo un peso sulle spalle, si voltò: Ryu era accanto a lei e dormiva, il suo braccio sopra di lei, come se volesse proteggerla da un nemico invisibile.
Si alzò silenziosamente ma sentì una voce proveniente da dietro di sé: «Come ti senti?».
Non disse nulla: lui non avrebbe potuto capire ciò che aveva fatto.
«Kasumi perché eri fuori in giardino ieri sera, per giunta svenuta?». Il suo tono era davvero preoccupato.
«Per penitenza». Rispose lei secca, alzandosi e dirigendosi verso la stanza da pranzo.
Ryu la seguì, dimenticandosi di infilare la maglietta e, dopo averla raggiunta, la costrinse a voltarsi.
«Dimmi cosa stavi facendo!»
«Perché t’interessa così tanto?»
«Eri svenuta! Eri coperta di ferite e perdevi sangue! POTEVI MORIRE!». L’ultima affermazione  fu scandita con un tono più alto.
«Non è un tuo problema».
«Invece si …». Azzerò la distanza fra i loro visi. «… è un mio problema poiché ho giurato di proteggerti.»
Lei cercò di scostarlo. «Benissimo, io ti sollevo da quell’incarico».
«Non ho mai detto di voler rinunciare». Ribatté lui con un sorriso e avvicinò le sue labbra a quelle di Kasumi.
Proprio in quel mentre bussarono con insistenza alla porta,lei si liberò dalla stretta e corse ad aprire: si trovò di fronte una donna che, trafelata, singhiozzava vistosamente.
«Sawa-San, cosa succede?». Chiese Kasumi con tono preoccupato.
«Kasumi-Sama … Koichiro, il mio Koichiro… è». Un singhiozzo più forte. «… è stato schiacciato da una trave! Io…». Ricominciò a piangere.
Ryu la osservò con espressione allarmata e la seguì quando la vide correre fuori di casa, in direzione del villaggio.
Il ninja prese sulle spalle la povera donna, la quale emise un “oh!” di sorpresa singhiozzando  più forte,e con tre balzi si portò accanto alla sua amata.
«No! Non può essere! Io… Io ho pregato! Ho pagato per la mia mancanza!». Kasumi stava urlando delle frasi senza senso, almeno per Ryu, mentre si dirigeva verso le case.
Arrivati lì videro una cosa che nessuno, in tutta la propria vita , vorrebbe mai vedere: il corpo di un bambino giaceva a terra, schiacciato da una trave in legno.
Kasumi era impallidita, mentre l’altra donna era svenuta alla vista del corpo senza vita del figlioletto.
Ryu, affidando la sua passeggera ad un uomo del villaggio, andò ad aiutare gli altri uomini che cercavano di spostare la pesante asse, per liberare il povero bambino.
Le donne si strinsero attorno al piccolo Koichiro mentre Kasumi sentiva il polso; quei pochi secondi sembrarono millenni poi la donna chinò il capo, scuotendolo in segno di diniego: tutti i presenti scoppiarono in lacrime, mentre Kasumi si voltò verso Ryu, gli occhi umidi che chiedevano “perché?”.
Nel frattempo erano arrivati anche Shinji, Eiko, Hayate, Hitomi e Ayane: appena capirono cos’era accaduto, Eiko si strinse a Shinji mentre Hitomi si voltò, portando istintivamente le mani al ventre, come volesse proteggere qualcosa.
Nonostante tutto a Kasumi e Ryu non sfuggì quel particolare gesto.
Si avvicinò loro un uomo molto anziano, che posò una mano sulla spalla di Kasumi, facendola alzare.
«Gonshiro-Sensei! Come state?». Chiese lei con rispetto.
«La mia salute è buona ma il mio animo è rattristato da questo orribile e spiacevole incidente figliola.». Rispose lui con tristezza.
La donna non sapeva cosa ribattere: era solo colpa sua e lo sapeva.
«Figliola cos’è accaduto? Hai attirato le sue ire?». Il suo tono era indagatore, ma non arrabbiato.
Ryu, a quelle parole, tese ancor più l’orecchio, per cercare di capire di chi stessero parlando: forse riguardava il suo amante?
Se così fosse stato, avrebbe potuto spaccargli la faccia?
«Temo di sì Gonshiro-Sensei. Cosa posso fare?».
«Va subito al fiume. Forse siamo ancora in tempo.».
Lei annuì e corse via, senza curarsi dei presenti: sapeva che Gonshiro-Sensei, in qualità di vecchio sacerdote, avrebbe sistemato tutto.
Ryu cercò di seguirla, ma venne bloccato dall’anziano: Hayate li fissò intensamente, cercando di capire quali fossero le intenzioni dell’uomo.
«Mi lasci andare! Devo seguire Kasumi!».
Il vecchio scosse il capo: «Tu sei il padre di Shinji, vero?».
Annuì con forza, osservando il figlio e la sua compagna,  i quali si erano avvicinati per sentire meglio.
«Ieri notte sei stato da Kasumi-Sama?».
«Si.». Rispose lui con rabbia: cosa voleva quell’uomo da lui? Perché quelle domande?
Sentendo la risposta i presenti arrossirono,ma, mentre Hayate sorrise soddisfatto, Ayane lo osservò con sguardo inorridito.
«Cosa avete fatto?».
«Non capisco perché la cosa debba interessarla.». Rispose asciutto il giovane.
«Ryu limitati a rispondere. Sii cortese.». Sentenziò Hayate, ribadendo, in parte, la sua posizione di superiorità.
Il ninja annuì e spiegò, senza omettere alcun particolare, cos’era successo: il bacio, l’agitazione di Kasumi, il salvataggio e la notte trascorsa insieme a dormire nello stesso letto.
L’anziano ascoltò in silenzio, poi chinò il capo e lo scosse in segno di diniego.
«Hai interrotto la preghiera, così facendo hai scatenato le sue ire.». Era terribilmente preoccupato.
«Le ire di chi? Chi è quest’uomo misterioso?».
Gonshiro lo guardò negli occhi, poi sentenziò: «Non è nulla che ti riguardi. Vattene appena possibile. Qui sei in pericolo.».
Detto questo l’anziano se ne andò, trascinando leggermente la gamba destra, lasciando impietriti i presenti.
 
ANGOLO DI MISHA
 
Salve a tutti^^ Spero questo nuovo capitolo vi sia piaciuto: è più lungo del precedente, ma si scoprono cose nuove.
A proposito di Koichiro: non sono una pazza maniaca che fa morire bambini, scrivere questa scena per me è stato molto difficile e fino alla fine mi sono chiesta se non fosse troppo. Spero la cosa non abbia urtato la vostra sensibilità, comunque ci sarà un risvolto positivo.
Grazie mille a coloro che leggono e recensiscono la storia.
Un bacione
  
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