Lei
si chinò su di me e la fragranza meravigliosa della sua
pelle, mi colpì di
viso.
Fece
per alzarsi, mi venne istintivo trattenerla, mi avvicinai al suo collo
e
inspirai profondamente, esclamai:
<<
Pazzo! Sono un pazzo! Ti prego scusami… ma è
stato irresistibile!>>
Rise,
guardandomi:
<<
Non scusarti è stato piacevole… almeno posso
sapere cosa ne pensi del mio
profumo?>>
<<
Non è un profumo, sei tu, emani una meravigliosa
essenza!>>
Tratto
dal primo capitolo
CAPITOLO 2
La vita non è mai come sembra
- EDWARD
- <<
Mamma … papà vorrei parlarvi. >>,
dissi entrando il salotto.
- Lui
stava rilassandosi dopo una lunga giornata in ospedale con un buono
scotch, mia
madre era ancora al cellulare con mia sorella Rosalie.
- Chiuse
la comunicazione e si sedette.
- <<
Stamattina Jasper e Bella… >>
- <<
Chi è Bella? >>, chiese Carlisle.
- <<
Bella Swan, un’amica di Jasper, si è appena
trasferita da New York nella villa
adiacente alla nostra. Suo padre è collega di quello di
Jasper e anche lei si
è iscritta a UCLA… comunque Jasper e Bella
stamattina sono andati a fare un
tour del campus e hanno segnato su questa mappa l’ubicazione
degli edifici, che
tutti noi frequenteremo per le lezioni.
- Poiché
quasi tutti i dipartimenti sono abbastanza vicini, abbiamo parlato
dell’opportunità di poter provare a frequentare i
miei corsi senza l’ausilio
dell’assistente, i ragazzi sarebbero sempre pronti ad
aiutarmi nel caso avessi
bisogno ed io non avrei una presenza opprimente sempre alle mie spalle.
- Mi
sentirei più libero, meno diverso.>>, dissi
quest’ultima frase con grande
fatica.
- <<
Scusa stai dicendo che vuoi affrontare la frequenza dei corsi da solo?
>>, disse alzando il sopracciglio.
- <<
Starei valutando quest’ opzione. >>, e mi misi
subito sulla difensiva.
- Mio
padre posò il bicchiere ed esordì dicendo:
- <<
Non pensi che sia un po’ rischioso?>>.
- Lui
cercava una via diplomatica per dire le cose, ma sapevo che il fiume in
piena
di mia madre stava per tracimare.
- <<
Penso di no … essere più indipendente, mi fa
sentire meglio! >>.
- <<
Indipendente! >>, ecco era partita. << Tu
non puoi valutare nemmeno
l’ipotesi di affrontare tutto da solo!>>.
- <<
Non sarei solo, ci sono nove persone pronte ad aiutarmi>>.
- <<
I tuoi amici se non mi sbaglio frequenteranno anch’essi dei
corsi, come
potrebbero starti accanto?>>, disse con una punta di
sarcasmo.
- <<
Non credo di aver bisogno di sostegno durante le lezioni, ti ricordo
che sono
autosufficiente ancora!>>, strinsi i pugni per trovare la
forza di non
fermarmi. << Ci vedremmo a mensa e in ogni caso sarebbero
pronti a
intervenire qualora ne avessi bisogno>>.
- <<
Edward >>, disse ancora mio padre. << Hai
valutato bene tutti gli
aspetti organizzativi di questa cosa?>>.
- <<
Sì ma in ogni caso basterà fare un periodo di
prova, non sono un pazzo
incosciente, se mi renderò conto che non è
fattibile, rinuncerò>>.
- Mio
padre sembrò apprezzare questo mio compromesso, mia madre
invece risoluta
continuò con la sua arringa.
- <<
Il problema non sono solo gli spostamenti da un’aula a
un’altra, ti sei chiesto
cosa succederebbe se ti prendesse una crisi respiratoria
improvvisa?>>.
- <<
Emmett e Bella sarebbero a due passi da me>>.
- << Bella è la chiave di tutto! E’ sua l’idea vero?>>, disse mia madre con un moto di stizza nella voce.
- <<
Pensa di arrivare e dopo un giorno
rivoluzionare tutto un sistema già
organizzato!>>.
- <
< E’ il sistema che tu ritieni più
organizzato, ma che io non tollero per niente!
- Lo
sai bene che sentirmi seguito da una persona estranea che sta
lì perché pagata,
mi fa star male, sapere invece che un gruppo di amici si è
messo a
disposizione, nonostante i loro impegni di studio, per aiutarmi solo se
ne avrò
bisogno, mi fa sentire libero! Devi capire la mia prospettiva, superare
la tua
frustrazione e pensare a me almeno ogni tanto!>>.
- Le
parole mi uscirono decise e dure, non ammettevo alcuna replica, fu un
colpo
basso, ma mia madre non si arrese.
- <<
Non se ne parla nemmeno, non darò mai il mio consenso a
questa follia! Mi
rifiuto di vivere ogni giorno con l’angoscia che ti possa
accedere qualcosa,
senza che nessuno possa essere lì vicino a te per aiutarti!
Dimentica questo
folle progetto e torniamo a quello che abbiamo
stabilito>>.
- <<
Esme! Calmati il muro contro muro, non serve!>>,
cercò di mediare mio
padre.
- <<
Qualcuno deve pur portarlo a ragionare!>>.
- <<
Ragionare! Io non sono pazzo! Mi odio per come sono, odio la mia vita
di
dipendenza …
- E
tu mi parli di ragionare … io passo le mie notti, i miei
momenti infiniti di
solitudine a ragionare e non è facile accettare quello che
mi è capitato.
- Ho solo vent’anni ma a volte mi sento addirittura stanco di vivere, forse se fossi meno codardo a quest’ora, mi sarei già ucciso!>>, glielo gridai in faccia, poi tirai un respiro chiusi gli occhi, continuai piano.
- <<
Questa
dev’essere una mia scelta e se sono ancora sotto questo tetto
e perché ho
creduto di non poter sopravvivere solo, fuori da qui, ma potrei anche
ripensarci e provare a vivere una vita diversa>>.
- Tu
non puoi pensare di proteggermi a tal punto da privarmi della
capacità di fare
delle scelte giuste o sbagliate che siano!>>, mi fermai
avevo il respiro
affannoso, ma non intendevo piegarmi, rimasi a guardarla fissa negli
occhi, poi
conclusi. << Potete accettare o non accettare questa mia
proposta, ma
mettiti in testa che non cambierà nulla, ho già
deciso che questa parte della
mia vita, la voglio gestire come credo sia meglio per me, opponendoti,
rischi solo
di farmi andar via>>.
- Presi
un respiro e mi diressi verso la porta, sapendo che l’unica
persona con cui
volevo parlare adesso, era quella decisa, audace ragazza che aveva
dimostrato
in un sol giorno di capirmi meglio dei miei genitori.
-
- BELLA
- <<
Bella per favore, sto scendendo verso casa tua, puoi venirmi
incontro?>>.
- Mi
chiese al cellulare.
- <
< Certo Edward arrivo subito.>>, gli risposi.
- La
sua voce non prometteva niente di buono, era tirata; probabilmente
l’incontro
con i suoi genitori non era stato facile, forse con la mia proposta
avevo
creato un grosso guaio.
- Scesi
di corsa, arrivata a metà strada tra casa sua e la mia, lo
vidi.
- <<
Grazie per essere venuta, scusami ma solo molto stanco, non riesco
più a
spingere la sedia, mi fanno male le braccia. Vorresti aiutarmi, ho
bisogno di
fare una passeggiata e prendere un po’
d’aria>>.
- Iniziammo
a camminare. Aspettavo che avesse voglia di parlare, non volevo
forzarlo adesso,
ma mi sentivo davvero molto in colpa allora dissi:
- <<
Mi dispiace se ho creato dei problemi tra te e i tuoi
genitori>>.
- <<
No Bella è solo un copione che si ripete. Prima ho dovuto
combattere a lungo
con loro, anzi con mia madre, per farle accettare la scelta del corso
di studi.
Lei sosteneva che per me sarebbe stato meglio un corso più
semplice, senza
laboratori, né ricerche, né tantomeno esperienze
sul campo. Abbiamo discusso
fino quasi alla scadenza delle immatricolazioni, ma alla fine
l’ho avuta vinta.
- Forse
troppo stanco per litigare ancora, avevo ceduto, almeno per
quest’anno, sulla
questione dell’assistente.
- Quando
mi hai offerto una scelta che meglio concordava con la mia idea di
vivermi la
vita, mi sono detto che non potevo perdere quest’occasione.
- Forse
per te sembrerà eccessivo che una semplice esperienza
universitaria vissuta
come tutti gli altri, possa darmi una qualità migliore di
vita; ma per chi come
me, fa fatica anche solo a camminare, parlare, respirare, poter
studiare senza
essere visto sempre come un diverso, può essere
un’esperienza grandiosa, che
appaga, che riempie>>.
- Si
ammutolì e si coprì il viso con le mani, allora
mi chinai verso di lui, per
esser certa che non stesse male.
- <<
Bene! Se questo è il tuo desiderio, arriveremo in fondo a
questa cosa, ma mi
sento responsabile di questa proposta e non potrei perdonarmi se
qualcosa
andasse storto per colpa mia. Sappi quindi che non ti
perderò mai d’occhio, se
non quando ti troverai in un’aula piena di colleghi e con un
docente presente>>.
- <<
Vuoi la verità... non aspetto altro!>>.
- Ci
guardammo negli occhi, fu un istante ma mi sembrò un tempo
infinito, quindi mi
feci forza e mi allontanai da lui.
- <<
Andiamo visto l’orario, sospetto che non avrai pranzato ed
è meglio che ti
faccia mangiare qualcosa, non hai proprio una bella
cera!>>, dissi
sorridendo.
- <<
Grazie Bella.>>, mi prese le mani e gli pose un bacio.
- Mi
sentì percorrere la schiena da un brivido.
- Davvero
mi stavo facendo coinvolgere dalla tenerezza disarmante che vedevo
dentro quegli
occhi verdi?
- Entrammo
in casa dalla porta di servizio, direttamente nella mia cucina, che io
consideravo così accogliente; detestavo gli ambienti cupi e
pomposi e speravo
che Edward, oltre che mangiare qualcosa, si rilassasse, si sentisse a
suo agio
e dimenticasse il duro confronto appena avuto.
- <<
La mia mamma ha cucinato qualcosa di buono, un piatto italiano, spero
ti
piaccia,
- Non
ti ho ancora detto che sono di origine italiana? Lei è di
Firenze. Vieni te la
presento. Mamma… Renèe dove sei?… ogni
tanto la chiamo così dice che la fa
sentire più giovane!>>, dissi
sottovoce.
- Edward
rise, era imbarazzato e non riusciva minimamente a nasconderlo.
- <<
Mamma, ti presento Edward Cullen>>.
- <<
Piacere Edward>>.
- <<
Signora!>>.
- <<
Ti prego chiamami Renèe>>.
- <<
Che ti avevo detto, accetta e basta!>>, dissi cercando di
venirgli in
aiuto.
- <<
Questo ragazzo è di una bellezza
incredibile!>>.
- <<
Oddio mamma … non si fa! Edward arrossisce per molto
meno!>>.
- <<
Grazie Renèe.>>, rispose lui con gli occhi
chini e con un sorriso che la
diceva lunga su cosa avrebbe voluto farmi, per averlo messo in
imbarazzo.
- <<
Su mangiate, so che avete progetti interessanti per il
pomeriggio>>.
- <<
Prima di tutto dare
la libertà ai
ricordi della mia infanzia, poi rivoglio la mia musica e i miei video,
sotto
mano, attivare il mio pc e tornare ad avere contatti con il mondo con
Internet>>.
- <<
La fai sembrare una cosa di vita o di morte!>>, disse mia madre.
- <<
Mi sento sola e abbandonata senza le mie cose, in bella mostra nella
stanza,
che c’è di male, in fondo la memoria ti lega al
passato, ma ti permette di
costruirti un futuro>>.
- <<
La mia bambina tutta lettere e filosofia!>>,
esclamò Renèe, << e tu
Edward, dove sei iscritto?>>.
- Mia
madre era grandiosa, riusciva a dire le cose con una tale naturalezza,
era così
trasparente, da non poter far dubitare mai della sua buona fede.
- Non
l’aveva sfiorata nemmeno il dubbio che Edward potesse avere
difficoltà nel
condurre una vita normale, quindi le domande, le salivano alla bocca
fresche e
spontanee, come un
torrente in
primavera.
- <<
Ho scelto Scienze della vita, microbiologia, genetica e altro... roba
da topo
di laboratorio!>>.
- <<
Uno scienziato… e come mai potrete conciliare questi due
mondi contrapposti? Il
pragmatismo e la razionalità, con la creatività e
il prevalere delle emozioni.>>
- <<
Me lo sono chiesto anch’io, quando l’ho conosciuta,
sono sicuro che sarà una
bella lotta!>>, rispose sorridendo e guardandomi
intensamente negli
occhi.>>
- <<
Sapete ora che vi osservo mi date l’impressione come se vi
conosceste da tanto,
avete una strana intesa che passa per i vostri occhi, il mare e il
cioccolato>>.
- <<
Ma cosa dici mamma! Smettila subito!>>.
- <<
Oh grazie Renèe, è imbarazzata e addirittura
arrossita, le sarò grato per
sempre!>>, disse ridendo Edward.
- Mi
misi a ridere anch’io, mi volsi verso lui e
incontrai ancora quello sguardo ardente e quel sorriso
splendido.
- EDWARD
- Adesso
non avevo più dubbi, i geni di Renèe avevano reso
Bella quella che era. Quella
donna era una vera forza della natura, schietta, gentile, intuitiva e
accorta,
ma anche lei tremendamente audace.
- Mi
aveva reso il pranzo, una specie di dolce supplizio, dosando
sapientemente
momenti in cui mi faceva rasserenare, così da farmi
abbassare la guardia, a
momenti in cui si divertiva a vedermi stare sulla graticola, aspettando
forse
che dicessi qualcosa di sconveniente o facessi un passo falso.
- Tutto
fu divertente e insolito.
- <<
Se non ci muoviamo, si farà sera e non sarò
riuscita a fare nulla, vieni Edward
andiamo in camera mia>>.
- Si
diresse verso la scala e a quel punto disse:
- <<
Ops! Vuoi provare a salire le scale oppure ti faccio vedere che
meravigliosa
strada alternativa?>>.
- <<
A dir il vero non sono proprio in gran forma, ma di quale alternativa
parli?>>.
- <<
Si vede che non hai mai guardato con attenzione, in direzione di questa
casa,
vieni passiamo dal retro, c’è il balcone di
Giulietta>>.
- Risalimmo
verso il giardino sul retro della casa, dove si affacciava casa mia, mi
ritrovai dinanzi un cancelletto di ferro battuto che dava su di un
balconcino,
pieno di fiori.
- <<
Romeo doveva accontentarsi di stare giù e guardare la bella
Giulietta, a te è
concesso entrare nella sua stanza!>>, rise e mi
precedette.
- In
tutti questi anni non ricordo di aver notato né quel
balcone, né tantomeno i
fiori, ma soprattutto credo di non averci mai visto nessuno affacciato.
- La
sua stanza era deliziosa, piccola, piena di colori, la tonnellata
d’indumenti,
che diceva di avere sparpagliato per la stanza, era sparita. Rimanevano
una
grande quantità di scatoloni ancora sigillati e devo dire lo
spazio era
assolutamente ridotto, ci guardammo e poi le dissi:
- <<
Che ne diresti se lasciassi fuori in balcone il mio destriero ed
entrassi con
le mie gambe in questa reggia!>>, sorrisi.
- <<
Non denigrare la mia stanza Cullen!>>, rispose ridendo.
- Mi
alzai a fatica, lei spostò la sedia e la chiuse fuori sul
balcone, feci qualche
passo e mi guardai intorno.
- Aveva
appeso sul muro alcune foto e delle locandine teatrali. Mi sedetti sul
letto.
Lei mi disse:
- <<
Mettiti comodo! Sei qui per farmi da sostegno morale, sarà
dura per me avere la
meglio su questa enormità di ricordi>>.
- Scivolai
indietro fino al capezzale e continuai a guardare, aveva delle
deliziose tende
glicine, con tante farfalle di tulle appese, forse un po’
infantili ma molto
dolci.
- Aprì
la prima scatola e tirò fuori tutti i peluche, mi misi a
ridere e le dissi:
- <<
Passami senza indugio quello che vedi in debito di ossigeno, sono
espertissimo
nella respirazione bocca a bocca, non so più quante volte me
l’hanno fatta!>>.
- La
vide impallidire e prontamente le dissi:
- <<
Dai non è poi così male, soprattutto se a
fartela, è una donna!>>.
- <<
Mi chiedo come fai a scherzarci su!>>.
- <<
Credo che se non ci mettessi una buona dose d’ironia a
quest’ora sarei in una
clinica psichiatrica!>>.
- Continuò
a riporre i pupazzi sulla mensola.
- Poi
fu la volta dei cd uno dietro l’altro, svelta li
impilò nel suo mobiletto e lo
stesso fece con i dvd. Sentivo in lei una strana ansia, che man mano
che si
svuotavano gli scatoli invece di scemare, cresceva.
- <<
Cos’hai?>>, le chiesi.
- <<
Perché? >>, rispose distogliendo lo sguardo.
- <<
Stai diventando strana. Avevi detto che avevi urgenza di liberare i
ricordi, ma
l’effetto che ha su di te, non è per niente
positivo>>.
- <<
Ti sbagli… penso solo che ti stia annoiando, tutto qui,
forse non è stata una
grande idea, farti venire proprio oggi pomeriggio>> .
- <<
Posso non essere d’accordo, sto bene con te, il pranzo
è stato istruttivo, tua
madre divertente e attendo pazientemente che mi racconti
qualcosa>>.
- <<
Raccontarti che cosa?>>.
- <<
Ci conosciamo così poco, anch’io sono curioso
sai!>>.
- <<
Sono nata a New York, vissuta a Staten Island, in una casa circondata
dal verde.
Le scuole elementari pubbliche… esperienza tranquilla.
- Sono
sempre stata piuttosto estroversa, facevo amicizia con ogni tipo di
bambini, senza
considerare il ceto, la razza o la religione, mia madre ha sempre
detestato le
discriminazioni in genere, sospetto che lei le abbia subite appena
arrivata
dall’Italia.
- La
scuola superiore è stata un po’ più
travagliata, ero iscritta alla Curtis High
School ma poi mi sono trasferita>>.
- Nel
frattempo che parlava, aveva aperto una scatola piena di foto e le
stava
riponendo nel cassetto della scrivania, m’incuriosii che non
me le mostrasse,
decisi di essere anch’io un po’ sfacciato:
- << Me le fai vedere? >>.
- La vidi tentennare, i suoi occhi intristirsi, non sapeva che fare, alla fine me le porse.
- Nella
foto pogiava il viso sul petto di un ragazzo scuro,
con gli occhi più penetranti
che abbia mai visto, di una bellezza insolita,
sembrava un indiano, poi in altre foto, in cui erano sempre
abbracciati, aveva
i capelli tagliati corti, a spazzola.
- Lui poteva avere vent’anni, Bella forse quindici. Pensai che avesse avuto una storia con uno più grande e che quelle foto rappresentassero dei ricordi cari e preziosi.
-
- Non
le chiesi nulla, mi ero un po’ scocciato nel vedere quella
foto, stavo pensando
che aveva avuto una
relazione con un
gran figo, più grande di lei. Ero geloso, lui era
così diverso da me, il mio
opposto.
- Bella
tirò un sospiro e mi disse:
- <<
Lui è mio fratello Jacob, bello vero? Anzi
bellissimo!>>, la guardai
sorpreso. << Vuoi sapere qualcosa di me? Ti raccontando
il mio incubo>>.
- Si
sedette sul letto con la foto di Jacob tra le mani, incrociò
le gambe e iniziò:
- <<
Era una persona speciale, mi amava, ero la sua piccola, la sua
sorellina, la
sua principessa, diceva che ero la sua anima ed io…
ricambiavo il suo affetto naturalmente,
con la stessa intensità.
- Nonostante
la differenza di età bastava uno sguardo per comprenderci,
fra di noi c’era un
rapporto unico>>.
- La
guardai, aveva gli occhi sognanti, un mezzo sorriso.
- <<
Tre anni fa, al ritorno dalla scuola, subimmo un piccolo incidente in
moto, ci
portarono all’ospedale, io me la cavai solo con qualche
escoriazione e mi
dimisero subito, mentre Jacob s’incrinò una
costola e sentiva un forte dolore
al ginocchio.
- Gli
fecero dei primi accertamenti delle radiografie e quindi i medici
convocarono
subito i miei genitori, avevano il sospetto che avesse un tumore osseo.
- Dopo
tutti gli esami diagnostici e la biopsia, la diagnosi fu confermata,
osteosarcoma localizzato al ginocchio, con già metastasi al
polmone, una forma
grave e complicata di questo tipo di tumore.
- I
miei genitori non ebbero il coraggio di dirmelo e lo scoprì
ascoltando una
telefonata tra mia madre e mia nonna.
- Arrivai
in ospedale completamente sconvolta e arrabbiata con tutti, entrai
nella sua
stanza e lui mi accolse a braccia aperte, con quel suo viso dolce, con
un
sorriso aperto e rassicurante, lasciò che mi sfogassi,
carezzandomi i capelli e
sussurrandomi parole di conforto. Ridicolo! Lui confortava
me!>>, Bella
aveva un’espressione dura. Continuò:
- <<
Fece i primi tre cicli di chemioterapia, terribilmente aggressiva,
quindi fu
operato, al ginocchio, gli fu asportata una parte
dell’articolazione e
dell’osso della coscia e quindi messa una protesi, nella
speranza che il tumore
si fermasse. Poco dopo gli furono operate anche le metastasi.
- Stavo
quasi tutto il giorno con lui, non faceva altro che dirmi:
- << Stai tranquilla sorellina, guarirò, torneremo insieme a casa>>.
- <<
Lo
guardavo e sorridevo fiduciosa.
- Quando
uscì dall’ospedale, tornammo a casa e ritornammo
ad alcune delle nostre
consuetudini, sia pure ridimensionate, brevi passeggiate ma in compenso
conversazioni
lunghissime.
- Mi
raccontava tutto ciò che gli passava per la testa, si
sfogava e diceva che
questa cosa lo faceva stare meglio.
- I
dolori però cominciarono presto a intensificarsi, passammo
velocemente ad
antidolorifici sempre più forti, si assopiva sempre
più spesso, anche mentre mi
parlava, avevamo ridotto drasticamente le nostre passeggiate, uscivamo
quasi
sempre in auto e si spostava appoggiato alle stampelle.
- Sia
pur stanco, tirato, per me, per la sua Bella, indossava una maschera
sorridente,
pensava di rendere tutto meno pesante da sopportare.
- Passavano
i mesi e i cicli di chemio avevano ormai solo gli effetti collaterali
terribili
e un giovamento puramente formale, il male lo stava corrodendo, perdeva
i
capelli a ciocche, quei meravigliosi lunghi capelli neri, vomitava
anche
l’anima per ore e ore, non mangiava quasi più
niente, non aveva neanche più la
forza di alzarsi, cominciava ad utilizzare l’ossigeno.
- Restavo
a casa sempre accanto a lui, gli leggevo dei libri, guardavano insieme
la tv, i
suoi film preferiti, sempre vicini, mano nella mano.
- Ho
nella mente alcuni episodi, che rivedo spesso durante le mie notti
insonni o
nei miei incubi.
- Un
pomeriggio mi guardò fisso negli occhi e disse:
- <<
Bella devi essere forte, sto morendo! Sono stanco, non ho
più forza per
lottare! Tu devi essere preparata a quando non ci sarò
più!>>.
- Iniziai
a piangere, allora lui mi disse:
- <<
E no sorellina! Adesso sono io che ho bisogno di te, ho paura e tu mi
devi
aiutare! Sei tu che devi sostenermi adesso… non puoi
abbatterti!>>.
- <<
Fu
lui a lasciarsi andare alle lacrime che esprimevano tutta la sua
disperazione.>>
- Da
quel momento tirai fuori quell’aspetto forte del mio
carattere, che non avevo
mai avuto bisogno di manifestare, divenni di colpo più
matura e responsabile.
- La
situazione precipitava di giorno in giorno, dopo una crisi molto grave
lo
portammo in ospedale, gli inserirono una pompa sottocutanea per una
sedazione
più efficace e rimase semi incosciente per lungo
tempo>>.
- Bella
raggiunse la finestra, si sedette a terra, io la seguì con
lo sguardo, ma non
mi mossi, quasi trattenevo il respiro e allora riprese:
- <<
Quando alleggerirono la sedazione, si svegliò, mi sorrise e
mi strinse la mano:
- <
>, mi disse. << Ti prego Bella finchè non chiuderò gli occhi, voglio vederti solo sorridere, adoro il tuo sorriso, sorridi per me!>>. - <<
Decidemmo di non riportarlo a casa, i dolori si facevano sempre
più acuti e a
casa mamma e papà non riuscivano più gestire la
situazione con efficienza.
- Era
esasperato dalla malattia, stanco e forse voglioso solo di liberarsi da
tutto
quel dolore, si stava pian piano spegnendo in quel terribile letto
bianco in
una stanza troppo grigia, per uno come lui che amava i colori.
- Tanti
piccoli interventi palliativi cercavano di rendergli più
sopportabile la
sofferenza, ma straziavano un corpo, già tanto martoriato.
- In
una sera d’agosto, eravamo solo io e lui, sbottò:
- <<
Sai che sono veramente stanco di tutti questi interventi disgustosi che
mi
fanno, perché non si fermano, perché non mi
lasciano morire in pace! Bella non
ti faccio paura, non ti faccio ribrezzo … io non sono
più io, non mi
riconosco!>>, mi avvicinai e dolcemente cominciai a
carezzarlo piano sul
viso, il collo, il petto e baciarlo: << Invece sei sempre
tu il mio
fratello eccezionale, il mio compagno, il mio migliore amico, la mia
guida e ti
amo! Se sei stanco dimmi come posso aiutarti, farò tutto
ciò che mi
chiederai!>>.
- Lui
rispose: << Lo so che sono condannato ma vorrei morire
con
dignità!>>.
- Presi fiato e gli dissi: << Se non ti senti più di continuare, dimmelo e dirò a papà e mamma di portarti a casa, ma se le terapie ti daranno dell’altro tempo per stare con noi, ti prego non fermiamoci. E poi tra un mese sarà il mio compleanno, voglio il mio regalo Jacob!>>. << Mi prese il viso tra le mani e disse:
- <<
Sorellina capricciosa lo avrai!>>.
Sorrise dolce.
- <<
Ebbe
fiducia in ciò che gli dicevo, continuò a farsi
curare, il tredici settembre, il
mio compleanno, mi regalò una macchina fotografica
professionale, ma
soprattutto mi regalò un altro mese con lui.
- Il
venti ottobre, il suo cuore cessò di battere; in quei due
mesi non mi lasciò
quasi mai la mano e andò incontro alla morte sereno, avendo
accanto tutti
coloro che lo avevano amato. Sono due anni che non festeggio il mio
compleanno
e va bene così!>>.
- Tirò
un sospiro, asciugò una lacrima poi riprese:
- <<
Perdetti l’anno a scuola, mi rifiutai di tornare alla Curtis,
scelsi una scuola
più tranquilla e vissi quasi un altro anno come uno zombie,
crogiolandomi nel
dolore, passando il mio tempo a guardare le sue foto, i suoi video,
sentire la
sua musica, tutto pur di mantenere quel ricordo vivo nei miei occhi e
dentro di
me.
- Mamma
ha avuto paura che entrassi in una grave depressione, che non riuscissi
a
superare quest’evento… questo dramma.
- Non
so se veramente l’ho superato, so solo che sono passati solo
due anni ancora è
dura per me riuscire a mantenermi presente a me stessa.
- Allora
mamma e papà hanno deciso che ne avevano abbastanza di New
York, hanno venduto
la casa, papà a chiesto trasferimento ed eccoci qua.
- Per
me fuggire non è mai stata una soluzione, ma forse per i
miei genitori era dura
convivere con il ricordo di Jacob in quella casa>>.
- Piangeva
sommessamente, in silenzio, dondolandosi avanti e dietro, mi ero seduto
anch’io
a terra, alle sue spalle e l’avevo cinta con le braccia, la
feci appoggiare sul
mio petto, cominciai a baciarle i capelli e carezzarle il volto,
raccoglievo
quelle lacrime e aspettavo che l’onda passasse.
- BELLA
Non so cosa mi aveva spinto a raccontare tutto a Edward, avrei potuto essere anche meno accurata nei particolari, lui non cercava spiegazioni.- La
verità era che io adesso avevo bisogno di raccontare,
ripercorrere i contorni
di questa tragica vicenda e prendere coscienza che, a sedici anni sei
troppo
giovane, per metterti sulle spalle una situazione così
gravosa e soprattutto,
poi è difficile dimenticare, superare, far finta di non
averlo vissuto.
- Non
avevo mai raccontato a nessuno, i miei pensieri più intimi o
le conversazioni
avute con lui, ma a Edward sì… Perché?
Forse pensavo che lui, vivendo una
situazione difficile, mi potesse capire o forse, invece, volevo
cinicamente
comunicargli che non era il solo a vivere di dolore e nel dolore.
- Che
diavolo stavo pensando? Edward era malato, ma non l’avevo mai
visto commiserarsi,
anzi cercava di guardare avanti, di superare le difficoltà.
- Io,
invece, il dolore fisico l’avevo vissuto per interposta
persona, non avevo
sentito nulla su di me e arrogarmi il diritto di paragonarmi a Jacob o
a Edward
solo per quel dolore dell’anima, psicologico, che il percorso
tragico e la
perdita mi hanno lasciato, era veramente una bestemmia.
- Alla
fine forse avevo voluto solo partecipare a Edward che non ero un
candido giglio,
ma che avevo un’anima nera… ma a quale scopo?
- Avrei dovuto, invece, guardare avanti anch’io e conservare i ricordi belli, i momenti insieme dimenticando, come sapevo bene che Jacob avrebbe voluto, lo strazio dell’anima.
- Salve
a tutte voi affette
come me da fan fiction mania!
- Torno
dopo una settimana,
dove mi sono chiesta tante volte, se la mia storia avesse appassionato
qualcuno
o se fosse risultata indifferente o peggio ancora sgradevole
… bè le sei
recensioni ricevute, tutte subito dopo averla postata e le ventotto che
la
seguono, mi hanno dato un certo conforto.
- La
mia totale inesperienza
con certi aspetti legati all’operazione del postare, mi hanno
indotto a fare
qualche errore, a cui tenterò di porre rimedio con
l’esperienza (avete presente
l’apprendimento per tentativi ed errori? …), certo
se qualcuno delle lettrici,
più esperta, che mi sta seguendo, mi desse qualche dritta,
gliene sarei
veramente grata.
- Vorrei
dirvi qualcosa di più su
cosa ha ispirato la mia ff, i miei genitori hanno vissuto una storia
d’amore
molto intensa ma molto travagliata, contraddistinta dalla malattia di
mia
madre. L’ho vissuta, l’ho osservata e ne ho il
ricordo così vivido che ho
pensato di trasportarla in un mondo sicuramente più
romantico e più attuale, ma
sempre pervaso dai sentimenti e dalle emozioni.
- Ho
scelto di iniziare il
secondo capitolo con un piccolo estratto dal primo che dà, a
mio parere, una
bella immagine del tentativo di corteggiamento di Edward.
- Bene grazie per avermi seguito, spero continuate e possibilmente diventiate più numerose… recensite e datemi consigli e impressioni, buon fine settimana!
P.S.
può darsi che questa settimana posterò un
capitolo anche mercoledì 25!!
- Baci Cloe J