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Autore: mangakagirl    21/04/2012    4 recensioni
Piccola serie di mini storie divertenti e romantiche su Ran e Shinichi che tratteranno il profondo legame di amicizia e amore che c'era già prima e che continua a persistere anche dopo la trasformazione del detective dell'est.
tratto dal capitolo 1:
-Baro! Perché diavolo non ti sei fermata?!- sbottò Shinichi sorreggendo Ran per evitare di farla cadere.
-BARO! Mai sentito parlare di “campionato nazionale” ?!-
-Certo baka! Ma continuare a combattere con una caviglia quasi slogata è troppo!- rispose lui passandosi un suo braccio attorno al collo e camminando lentamente.
-Se mi fossi fermata… Ma scusa, dopo che ho vinto il campionato nazionale, l’unica cosa che sai dirmi è : BARO perché NON TI SEI FERMATA?!- chiese lei sbuffando infastidita.
Era proprio così: Ran aveva appena vinto il torneo nazionale di Karate. Ora lei e il ragazzo stavano tornando a casa ma durante l’incontro Ran si era slogata una caviglia quindi Shinichi la sorreggeva cercando di aiutarla nel tragitto.
-Cosa ti devo dire?! Sono contento che hai vinto il campionato ma avrei preferito che tu perdessi piuttosto di vederti con una caviglia slogata…- rispose lui notando la sua smorfia di dolore.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! vi ricordo ke qst sigla con l' * sta a significare dopo la trasformazione di shin in conan (ovvero c'è conan -.-) buona lettura!

3. Lacrime                   d. la t.*

Drr. Drr. Drr.
Ran riagganciò per la sesta volta: non voleva parlare con nessuno. Seduta sull’altalena del parco giochi da quasi due ore, alzò gli occhi al cielo e lo scrutò malinconica mentre orrendi nuvoloni neri si avvicinavano minacciosi.
-Vieni Kimiko, sta per piovere! Dobbiamo andare a casa.- urlò una mamma all’unica bambina del parco che giocava su un dondolo a molla. La bambina sbuffò ma scese dal cavallino molleggiante e raggiunse la mamma. Ran le osservò allontanarsi e uscire dal parco: finalmente era sola…
Drr. Drr. Drr.
Riagganciò per la settima volta, nessuna doveva disturbarla ora che stava per piovere e avrebbe potuto confondere le sue lacrime con la pioggia.

*  *  *

-Uffa! Ma che le prende?!- sbuffò Sonoko scrutando spazientita lo schermo del cellulare. Si alzò dal letto e corse verso il cordless, lo afferrò e compose il numero dell’agenzia investigativa: lì c’era quasi sempre qualcuno!             Due squilli, tre squilli… stava sclerando con quel dannato “ tuu tuu…”, quando finalmente una vocetta rispose:
-Pronto?-
-Ah, sei tu moccioso! Non dovresti essere a giocare a fare il finto detective?!-
-Ciao Sonoko- rispose annoiato Conan tornando a leggere il suo manga.
-Cos’è questo tono annoiato?!- chiese piccata la ragazza –stai parlando con la grande Sonoko Suzuki! Ma tu sei solo un mocciosetto che gioca al detective, non puoi capire certe cose!- aggiunse scoppiando a ridere con la solita risata insopportabile. Conan sentì solo la parola “cose”, era ormai bravissimo ad ignorare tutto ciò che diceva Sonoko per irritarlo, e chiese sbuffando:
-Sonoko, hai chiamato per rompere o per qualcosa di importante? E con importante non intendo l’ultimo “ragazzo strafigo che mi ha guardata oggi”, ma mi sembra ovvio questo…-
La ragazza emise un lungo sbuffo e rispose irritata:
-MA GUARDA QUESTA GIOVENTù DI OGGI! Passami Ran, ho chiamato per lei!-
-Non c’è- disse Conan posando il manga avendo sentito parlare della ragazza.
-Come non c’è?- chiese Sonoko tornando al suo tono normale e dimenticando la discussione intrapresa qualche secondo prima.
-Non dovevate uscire insieme oggi?-
-Sì ma poi Ran mi ha chiesto se potevamo fare un’altra volta perché non era dell’umore adatto… L’ho chiamata sette volte ma riaggancia sempre, così ho chiamato all’agenzia pensando che fosse tornata a casa- Sonoko, non ricevendo alcuna risposta dal bambino, aggiunse: -Ma sta bene? È successo qualcosa?-
Conan aveva lo sguardo perso verso la finestra e scrutava i grossi nuvoloni neri avvicinarsi con fare minaccioso. “Dove diavolo è?!” pensò sentendo il cuore accellerare involontariamente mentre Sonoko chiedeva insistente:          -Conan! Le è successo qualcosa?!-
-No Sonoko - cominciò allora mascherando la sua preoccupazione con un tono molto infantile -Ran-neechan è andata a fare la spesa, ma io me lo sono ricordato solo ora! Ahahah… ma tranquilla, starà sicuramente arrivando!- La ragazza sembrò credergli e sospirò tranquillizzandosi.
-Ok, meno male! La prossima volta non farmi più proccupare ragazzino perché mi son…-
-Ok, capito, ciao Sonoko- Conan la interruppe con tono meccanico e chiuse il telefono. “La spesa l’ha fatta ieri. Dove diavolo sarà ora?” pensò afferrando l’ombrello e sentendo il lontano rombo di un tuono avvicinarsi. Uscì dall’ufficio e scese le scale a due a due col cuore in gola. “Ragiona Shinichi” pensò tra sé e sé incamminandosi verso la scuola “dove potrebbe essere Ran a quest’ora? Avrà sicuramente notato che sta cominciando a piovere…” , aprì l’ombrello impedendo alle gocce di pioggia di sporcargli gli occhiali e cominciò a correre. “Sta bene! Sarà da qualche parte qui intorno, anzi forse sta anche tornando a casa e quindi ci incroceremo. Sta - bene!”

*  *  *

Nonostante avesse l’ombrello aperto, Conan era fradicio e tremava. Era più di un’ora che cercava Ran e la pioggia cadeva fitta sull’asfalto bagnando ogni cosa. L’aveva chiamata già due volte ma il telefono era squillato a vuoto.
-DANNAZIONE!- imprecò fermandosi accanto all’entrata del parco giochi e guardandosi attorno: nulla, solo macchine parcheggiate, pioggia, un’altalena, un girello, una ragazza accucciata sotto un albero sul prato…
Conan fece un sospirone di sollievo ed entrò piccato nel parco. “Cavolo! Mi ha fatto pensare al peggio ed era qui al parco! Ora gliene stacco quattro”, ma  notò subito che la ragazza aveva qualcosa di strano e le si avvicinò silenziosamente rallentando il passo. Lei sembrò non notarlo minimamente poiché aveva le ginocchia raccolte al petto e la testa affondata sulle braccia appoggiate ad esse. Il bambino salì sul prato, si fermò e la osservò malinconico. “Ran…” Le si avvicinò e piazzò l’ombrello sopra di lei per ripararla dalla pioggia, nonostante fosse già fradicia, non caurandosi minimamente di bagnarsi; solo a quel punto la ragazza si accorse di lui e alzò lo sguardo: uno sguardo carico di tristezza e stanchezza, lo sguardo di qualcuno che piange ininterrottamente da ore…
-Che ci fai qui?- sussurrò con voce atona guardandolo negli occhi. Conan si sentì pervadere dal dolore, Ran non sembrava la stessa…
-Sonoko mi ha chiamato preoccupata perché non le rispondevi, così sono venuto a cercarti-
-Va’ a casa ora- disse Ran affondando di nuovo la testa tra le braccia. Conan non si lasciò convincere e chiese:
-Tu che ci fai qui?- Silenzio.
-Va’ a casa, voglio stare da sola ancora un po’- ma il bambino non si mosse minimamente e persistè:
-Perché sei seduta sotto un albero e ti stai prendendo tutto questa pioggia?-
-Conan- Ran alzò lo sguardò deciso e ordinò -Va’ a casa. Ora. -
Conan sospirò e la guardò mentre tornava ad affondare la testa tra le braccia; chiuse con movimenti meccanici l’ombrello e le si sedette accanto fissando dritto davanti a sé mentre lei sospirò irritata e si arrese a dover stare in sua compagnia. Passarono dieci minuti buoni in silenzio in cui l’ex liceale sembrava ipnotizzato a fissare l’altalena colpita dalla pioggia e mossa dal vento. Poi la sua voce interruppe quell’apparente pace:
-Stai piangeno per lui, non è vero?-
Ran sentì la rabbia impossessarsi della sua mente e del suo corpo, sentì una voglia irrefrenabile di urlare e sfogarsi con qualcuno. “COME DIAVOLO FA A SAPERE TUTTO DI ME?!” pensò alzandosi di scatto e parandosi davanti al bambino con le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno.
-Cosa ne sai tu di quello che provo io?! Nessuno sa quello che si prova ad essere abbandonati da un cretino che si atteggia a detective!- nuove lacrime cominciarono a solcarle il viso bagnato. Conan si sentì trapassato da migliaia di lame invisibili: Ran, la sua Ran, stava cedendo e lui aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe successo. La ragazza urlò varie altre cose ma lui sembrò quasi non sentirle poiché il muro di dolore che li separava era troppo spesso e le parole non riuscivano a penetrarlo…
Poco dopo l’ex liceale approfittò del momento di silenzio a cui Ran si era abbandonata per riprendere fiato e sussurrò fissandosi le Converse rosse e infangate:
-Lui non vorrebbe vederti così-
Ran spalancò gli occhi e fissò la piccola figura davanti a sè. Scosse la testa e strinse ancora di più pugni conficcandosi le unghie nella pelle:
-Smettila, SMETTILA! Tu come fai a saperlo?! Tu non puoi sapere nulla di lui perché TU non sei LUI! Sei solo un bambino…- i singhiozzi si fecero molto forti e il petto cominciò a sussultarle incontrollabilmente.
Conan alzò di scatto la testa e incrociò lo sguardo della ragazza che rimase allibita e quasi sobbalzò. “Non può essere…!” pensò Ran fissando quegli occhi così profondi e blu come l’oceano, così simili ai suoi… Non riuscì a mantere lo sguardo fisso e abbassò il capo fissandosi i piedi mentre numerose goccioline le attraversarono le guance, il naso, il collo e la schiena. Conan abbassò lo sguardo a sua volta e un pronfondo silenzio si aprì tra i due giovani, lasciando spazio al rumore della pioggia che si abbatteva violenta al suolo…
“Ho avuto la sensazione che fosse davvero lui a dirmelo, che fosse il suo quello sguardo carico di dolore che ha incrociato il mio, che fosse proprio Shinichi a guardarmi…”
-Mi spiace Conan…- sussurrò Ran al bambino asciugandosi con la manica zuppa le lacrime -non è con te che devo prendermela. Senza te non sarei mai riuscita a superare momenti come questi…-
“Momenti in cui solo Shinichi riusciva a consolarmi, ma ora è diverso…-
-Torniamo a casa piccolo- disse dolcemente abbassandosi all’altezza del bambino e sorridendogli mentre con la mano gli sollevava il viso per farsi guardare. Conan annuì ma non incrociò il suo sguardo, si alzarono in piedi e lei strinse quella piccola mano infreddolita dirigendosi verso l’uscita del parco.
“… ora il mio Shinichi sei tu Conan…” pensò stringendo di più la mano del bimbo e sorridendo impeccertibilmente sotto la pioggia.

 
n. dell’autrice: Ohayo! (buongiorno) cm va??? Vi sn mancata???
Allora, ke ne dite di qst capitolo? Trpp triste??? Io credo ke Ran soffra un po’ di qst momenti in cui si sente sola, ma Conan è smpr con lei, quindi l’aiuta a superarli, no? Voi ke ne pensate??? O.o fatemi sapere please!
Grz 100 a Missfunix, Sherry Myano e Ran e Shinichi amore x aver recensito i primi due capitoli: arigatò gozaimasu v.v ( solito inchino giapponese) mangakagirl!
Ps: il prox cap, ke tra l’altro è il mio preferito, sarà molto + divertente e rispecchia una realtà ke, ahinoi -.- , viviamo tt i gg a scuola! Baci!
  
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