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Autore: ___MoonLight    22/04/2012    4 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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8
.
Time is running out




"A young fighter screaming, with no time for doubt
With the pain and anger, can't see a way out
It ain't much I'm asking, I heard him say
Gotta find me a future
Move out of my way"


[I Want It All – Queen]




«Signor Stark, come si dichiara?»
«Innocente, naturalmente!»
Un brusio concitato provenne dalla giuria, poi il Senatore impugnò il martelletto con un sorriso perfido.
«Colpevole. Dovrà consegnare l'arma Iron Man, continuare a produrre attrezzature belliche per l'esercito e consegnare le sue protesi, che sono...»

***


2 Marzo, Villa Stark

«No! Non sono armi!» Tony sobbalzò raddrizzandosi di scatto, facendo scivolare qualche foglio dalla scrivania dove si era di nuovo addormentato.
Si guardò attorno aspettandosi di essere in un'aula di tribunale. Ma era nel suo laboratorio, e l'unica forma di "vita" era lo schermo che lampeggiava davanti a lui. Si portò una mano alla fronte, ravviandosi i capelli scomposti. Quegli incubi iniziavano ad esasperarlo.
«Signor Stark, sono le 11:31 del 2 Marzo. Dopodomani ci sarà il suo processo.»
Tony sbadigliò assonnato, lasciandosi ricadere sul tavolo a braccia conserte.
«Grazie per le belle notizie, JARVIS,» sospirò, passandosi la mano sul volto e cercando di riprendersi del tutto.
Dopo la chiacchierata illuminante con Pepper aveva ripreso con rinnovato vigore il lavoro sulla protesi, ma essendo rimasto sveglio quasi tutta la notte la carenza di sonno cominciava a farsi sentire. Stava veramente impazzendo per rimediare al problema dell’ossidazione del titanio e del logoramento, ma almeno aveva fatto un passo avanti: sfruttando la struttura vuota del telaio poteva evitare che essa si trovasse direttamente in contatto coi nervi ricreati in unobtanium... ma non per tutti era possibile. Infatti nello snodo del gomito entravano inevitabilmente in contatto con l'articolazione in titanio, ossidandola.
Senza contare che i tentativi di riprodurre la cartilagine con la nuova lega erano finora falliti miseramente: non riusciva a trovare la giusta densità di fusione, e forse era semplicemente impossibile. Non conosceva ancora appieno tutte le potenzialità dell’unobtanium, né aveva tempo per analisi così approfondite, e ciò non gli permetteva di sfruttarlo fino in fondo. Anche JARVIS gli era inutile in quel frangente, perché non era in grado di compiere simulazioni su una lega sconosciuta senza una solida base da cui partire.
Aveva definitivamente scartato l’ipotesi di riprodurre la cartilagine del gomito con il silicone: avrebbe dovuto cambiarlo almeno una volta al giorno perché l'energia del micro-reattore lo fondeva dopo al massimo dodici ore.
Tony si lasciò ricadere contro lo schienale della sedia.
Come poteva fare? Aveva troppo poco tempo e semplicemente
troppo a cui pensare.
"Caffè, grazie di esistere," commentò tra sé mentre ne scolava l'ennesima tazza per ricaricare i neuroni.
Si trasferì poi nell'angolo che aveva adibito a "zona-fusione", prima solitamente occupato da una delle sue molte macchine bisognose di riparazioni e miglioramenti stravaganti – un'occupazione decisamente superflua, adesso.
Eppure era
quasi vicino alla soluzione... la protesi era pronta e funzionava! Certo, doveva ancora calibrarne la potenza, ma a meno che non avesse fatto follie al processo nessuno si sarebbe accorto della sua forza un po' fuori dal normale.
Avrebbe solo dovuto tenere il braccio il più fermo possibile, il che non era un grosso problema, considerata la fatica che faceva a muoverlo anche solo di pochi centimetri. Ma era arrivato dove nessuno aveva mai pensato. I problemi tecnici erano solo dei rallentamenti che avrebbe potuto risolvere in poco tempo.
Il problema era appunto quello: il tempo, non il come. Aveva imparato che c'era sempre un "come", per quanto disperata potesse essere la situazione, e adesso non lo era certa più di quando era rinchiuso in una grotta con la consapevolezza di dipendere da una batteria per auto. Poteva concedersi di essere almeno
un po'ottimista, nonostante la situazione decisamente poco rosea in cui si trovava.
JARVIS interruppe il filo dei suoi pensieri:
«Signore, l’avvocato che la signorina Potts ha assunto è appena...»
«Muto.»
"Avvocati. Altri soldi in fumo..."
Ultimamente stava diventando piuttosto conscio delle spese, visto che gli ultimi mille acquisti last-minute compiuti a causa della sua "nuova situazione" gli erano costati un patrimonio. Scrollò le spalle: delle questioni finanziarie si sarebbe occupata Pepper, come sempre, ma non poteva evitare di farci caso. Si sentiva un po' in colpa a delegarle tutto il lavoro, anche se dubitava di poter davvero fare qualcosa per aiutarla. Era una persona intelligente ed estremamente qualificata: era sicuro che si sapesse destreggiare egregiamente nel maremoto che stava scuotendo la sua azienda. Saperla accerchiata dagli squali del consiglio d'amministrazione non lo metteva certo di buon umore, ma
aveva il presentimento che un intervento diretto da parte sua non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione già instabile in cui si trovavano a navigare. In verità si era già ripromesso che, al primo accenno da parte di Pepper di un qualsiasi commento malevolo o fuori luogo su di lei, avrebbe indossato l'armatura così com'era per farlo rimangiare di persona all'incauto di turno.
Il solo pensiero gli fece prudere entrambe le mani, così finì di tracannare il resto della tazza per rimettersi al lavoro, corroborato dalla caffeina. Aprì nuovamente il progetto virtuale e una serie di schermate si materializzò alla sua destra, nei limiti del suo ridotto campo visivo.
Doveva sperimentare lui stesso la malleabilità dell'unobtanium fondendolo a diverse temperature e osservandone i risultati. Era di vitale importanza trovare un modo per ridurre l’attrito ed ottenere finalmente l’effetto di una vera articolazione – così forse i suoi nervi avrebbero smesso di impazzire cercando di muovere parti di lui che non esistevano più.
Intanto fece eseguire a JARVIS alcune simulazioni per nuove, possibili leghe, alla ricerca di un materiale compatibile con l’unobtanium per ricreare la cartilagine, in caso non fosse riuscito ad ottenere alcun risultato dalle sue diverse tempre.
Davanti a lui ribolliva, sigillato in un contenitore di piombo, dell'unobtanium in corso di fusione.
Si umettò le labbra, secche per il calore che emanava la forgia in miniatura, poi si calò gli occhialoni protettivi sul volto – non aveva alcuna intenzione di perdere anche l'altro occhio – e indossò con qualche difficoltà uno spesso guanto di cuoio alla mano sinistra. Era sempre nervoso nel maneggiare il crogiolo perché non si fidava del suo nuovo braccio e non aveva molta stabilità con una stampella sola; per questo teneva sempre a portata di caduta una sedia. Le sue doti di equilibrista erano decisamente migliorate, ma gli richiedevano un notevole sforzo di concentrazione, oltre che un'ottima sopportazione dei crampi.
Il robot telescopico era pronto per assisterlo nella rimozione del crogiolo non appena avesse raggiunto l'esatta temperatura, pochi istanti prima che si liquefacesse del tutto. Dopo un paio di minuti afferrò un manico del recipiente con la mano destra, puntellandosi sulla stampella in precario equilibrio, e con l'aiuto del robot rovesciò con cautela il contenuto nel contenitore più grande dove avrebbe mantenuto la sua temperatura per essere poi temprato.  Il suo braccio tremò e tirò sui punti di sutura, ma resse il peso pur reagendo con rigidezza e in ritardo rispetto ai suoi impulsi motori. Uno dei pochi vantaggi di avere una mano di metallo era il poter afferrare oggetti ustionanti senza conseguenze... magra consolazione.
Lasciò perdere il composto e si abbandonò di peso sulla sua sedia asciugandosi il sudore dalla fronte e rimuovendo gli occhiali, con una smorfia per la pressione che gli aveva irritato lo sfregio. Fissò con impazienza i dati che apparivano sullo schermo davanti a lui, in attesa dei risultati.
Non dovette passare molto tempo prima di sentire il sibilo l’ascensore che scendeva in laboratorio. Doveva essere Pepper.
Curioso: usava sempre le scale, ma quella stranezza fu messa in secondo piano quando due nuove schermate apparvero dinanzi a lui, con informazioni decisamente sgradite.
«No. No... no! Non funziona!» sbottò corrucciato, vedendo contemporaneamente il quinto risultato di compatibilità negativa con nuovi materiali e i risultati fallimentari della fusione appena effettuata.
«Buongiorno, signor Stark. È arrivato l’avvocato, e vorrebbe parlare con lei,» annunciò Pepper, affacciandosi nel laboratorio dalla porta a vetri.
«Ferrovecchio, cerchiamo di recuperare questa brodaglia; abbiamo sbagliato di un grado... di nuovo! JARVIS, non mi sei affatto utile; dovresti evitare di farmi perdere tempo, pazienza e soldi,» la ignorò lui innervosito, senza neanche girarsi.
«Signor Stark, l'avvocato...»
«Ah, l'avvocato, dice? Lo sciacallo della legge?» riprese distratto. «Sono impegnato, lo faccia attendere di sopra mentre risolvo questo macello,» disse, circumnavigando la forgia con la sedia girevole e cercando di capire se valesse la pena aspettare un po' per provare a temprare comunque l'unobtanium.
«Veramente è già qui.»
«Mi sembrava di averle chiaramente chiesto di occuparsi di tutto, per il bene dei miei nervi superstiti. Incluso l’avvocato,» ribattè Tony, sempre più scocciato e distraendosi un istante, il tempo di dare un po' troppo tardi l'ordine di temprare il metallo.
«Signor Stark, il campione di unobtanium sta superando il punto di fusione: si è liquefatto. È in corso la fusione dell’apparecchiatura del laboratorio. Ci sarà una fuoriuscita di unobtanium allo stato liquido.»
«Oh, merda! Pepper, non poteva capitare in un momento peggiore!» esclamò Tony, spingendo via di scatto la sedia con la stampella impugnata a mo' di remo per evitare la pozza di metallo fuso che iniziava ad allargarsi per terra.
«Signor Stark, intendevo dire che l’avvocato è proprio qui...»
«No, dannazione! La macchina è distrutta!»
Tony prese ad imprecare mentre si toglieva il guanto e iniziava a digitare frenetico su una tastiera virtuale nel tentativo di arginare i danni.
«Temperatura: incandescente. L'unobtanium sta fondendo la cassetta contenente il mercurio; rischio chimico imminente,» continuò JARVIS imperterrito.
La lega liquida aveva iniziato a espandersi a macchia d'olio corrodendo il pavimento; raggiunse anche la ruota della sua Tesla, che si afflosciò in una poltiglia densa che emanava un tanfo di plastica bruciata.
«Mannaggia...»
Tony fissò la pozzanghera di metallo rovente, un attimo prima di essere investito da un getto d'acqua vaporizzata emesso da U, adibito a robot-estintore.
Non trovò neanche la forza di mandarlo a quel paese: si limitò a sospirare e a scansarsi con una giravolta della sedia dalla nube che stava cercando di raffreddare il metallo e contenere i danni.
Si alzò con difficoltà, voltandosi finalmente a guardare Pepper sorreggendosi con la stampella.
«Bene, signorina Potts, adesso può anche presentarmi l’avvocato che ha mandato tre chili di unobtanium a...»
«Piacere di conoscerla, signor Stark. Sono Kyle Andrews.»
Un ragazzo piuttosto giovane per essere un avvocato gli si presentò davanti, porgendogli la mano. Tutto sommato poteva essere un tipo qualunque: aveva un'aria sveglia, era sorridente e anche di bell’aspetto, con i capelli scuri leggermente lunghi e un po' scarmigliati, un paio di occhi verdi e intelligenti dietro gli occhiali squadrati e un accenno di rossore sulle guance; sarebbe parso un tipo del tutto ordinario, se non fosse stato per la sedia a rotelle sulla quale era seduto.
Tony si trovò del tutto impreparato: mai e poi mai si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte a qualcuno nelle sue stesse condizioni... o quasi.
«Salve,» lo salutò, più freddamente di quanto avesse voluto.

Kyle attendeva cortesemente ancora con la mano a mezz’aria.
«Ehm...» Tony si guardò la mano destra, rigida, immobile e poco incline a collaborare, rendendosi poi conto di avere la sinistra impegnata dalla stampella e trovandosi così impossibilitato a ricambiare la stretta.
Agitò debolmente la protesi in un goffo cenno di saluto.
«Non credo che sarebbe felice dopo averle stretto la mano con questa,» affermò, del tutto impacciato; la protesi cigolò spiacevolmente come a confermare le sue parole.
Il ragazzo abbassò la mano senza dare segno di essersi risentito.
«Mi dispiace averla disturbato mentre lavorava, signor Stark, ma ho bisogno di parlarle con urgenza, e come ben sa il suo processo è alle porte.»
"Chiudetele," si ritrovò a pensare lui, a sproposito.
Lo squadrò interamente, cercando di apparire il meno indiscreto possibile, ovviamente per i suoi standard. Non ci stava riuscendo bene, e percepì lo sguardo di pungente rimprovero di Pepper senza bisogno di vederla.
«Senta, non vorrei sembrarle indiscreto, ma lei è...»
«Paralizzato,» precisò subito Kyle, probabilmente abituato a prevedere quella domanda e continuando comunque a sorridere come se niente fosse.
«Capisco,» commentò Tony. «Beh, piacere, compare.» ironizzò tremendamente.
Non sapeva bene perché, ma si sentiva un po' in soggezione di fronte a quel ragazzo così pacato e sereno nonostante la vita fosse stata chiaramente inclemente con lui – e chissà da quanto tempo, a giudicare dall'aspetto filiforme delle sue gambe. Allo stesso tempo lo spaventava e lo faceva sentire vulnerabile. Il fatto di essere in piedi per miracolo, in un pigiama bruciacchiato, completamente fradicio e con un paio di occhiali da saldatore addosso non migliorava la situazione.
Sarebbe riuscito anche lui, un giorno, ad accettare le proprie condizioni e avere comunque una vita apparentemente serena come lui? Il pensiero gli balenò rapidamente in testa e si chiese con stizza da dove diavolo fosse sbucato.
Non aveva mai neanche considerato
l'idea di accettare la propria "condizione". Stava lavorando senza sosta proprio per cambiarla.
«Il signor Andrews vorrebbe proporle un accordo, signor Stark.» intervenne Pepper, cercando di non compromettere il loro rapporto prima ancora di parlare del processo.
«Uhm, ok. Come vedi sono piuttosto impegnato e sai che ho poco tempo perciò vorrei sbrigarmi. Come hai detto di chiamarti?» Tony lasciò cadere le formalità nella speranza che lui facesse lo stesso, rendendosi conto che doveva avere al massimo ventitré o ventiquattro anni.
Lui aveva passato un'intera adolescenza e giovinezza a sentirsi dare del lei da persone molto più grandi di lui e lo ricordava con un certo disagio; sperava di trarre d'impaccio anche il nuovo venuto abbattendo quelle convenzioni formali che gli erano sempre andate strette.
«Kyle Andrews.»
«Tony, anche se sai già chi sono.»
Riuscì finalmente a districarsi dalla stampella per stringergli la mano con quella buona.
«Piacere di conoscerti, K.»
Kyle fece una buffa faccia a metà tra il sorpreso e il divertito nel sentire il soprannome che il suo cliente gli aveva appena affibbiato. Non sembrava affatto infastidito dall'estrema schiettezza di Tony, anzi. Forse troppe volte era stato trattato con condiscendenza o eccessive attenzioni e l'esuberanza del suo cliente lo metteva a suo agio. Almeno, così si stava ripetendo Tony per smorzare la terribile serie di
gaffe che stava facendo.
Pepper aveva osservato lo scambio di battute con fare guardingo, come chiedendosi se intervenire o meno a porre un freno alla parlantina spudorata del suo capo, ma aveva concluso che non ve n'era bisogno, data la disposizione d'animo positiva di Kyle. Anche se sperava che prima o poi Tony abbandonasse quel vizio dei soprannomi.
«Come mai hai deciso di offrirti come difensore?» chiese Tony, risolvendosi a sedersi di fronte a Kyle nel constatare che la sua gamba non avrebbe retto ancora per molto. «Ti ha contattato la signorina Potts?» continuò interessato, scrollando i capelli bagnati e sfilandosi con cautela gli occhialoni; fece una smorfia quando il bordo premette sulla garza ma riuscì a trattenere un lamento, anche se la cosa non sfuggì al nuovo arrivato.
«No, ma mi ha informato meglio sui suoi studi e sulla sua storia, anche se ovviamente la conoscevo già di fama. In realtà mi ha contattato recentemente il dottor Ian Mitchell: sono un suo paziente di vecchia data,» spiegò in breve Kyle, ancora apparentemente restio ad abbandonare le formalità.
«Ok, conversazione illuminante. Tutti al lavoro adesso! Io ho da fare, voi avete da fare...» cominciò speranzosamente Tony, girandosi a fulminare con un'occhiata il robot-estintore che si era rivolto con aria minacciosa verso di loro, «E tu, a cuccia: sono già abbastanza zuppo.»
«Signor Stark, so che è molto occupato, ma vorrei comunque parlarle della modalità di pagamento per il mio lavoro. A questo proposito io avrei una...»
«Richiesta? Ne parli pure con Pepper, cioè la signorina Potts. Provvederà lei a tutto; chieda pure quanto vuole. Mi sembra piuttosto motivato a vincere la causa e i soldi non sono un problema.»
"Per ora," aggiunse, tenendo per sé le sue preoccupazioni.
«Sì, infatti, ma... in realtà, non vorrei essere compensato in denaro.»
Tony si girò, incontrando il suo sguardo vivo ed allo stesso tempo serio.
«Signor Stark, vorrei che lei mi permettesse di camminare di nuovo,» affermò deciso Kyle, la voce giovane ma ferma che gli dava un tono di solennità nel pronunciare quelle parole.
Tony lo fissò perplesso, ma dovette ammettere che si aspettava qualcosa del genere: un avvocato paralitico che si offriva di difendere un miliardario mutilato con protesi biomeccaniche? Non poteva essere una coincidenza.
«Lo immaginavo. Uno a zero per il mio intuito,» sospirò, pensando intanto a come rispondere. 
Si sfregò i capelli ancora umidi, prendendosi qualche secondo di riflessione prima di decidersi a parlare:
«Per ora non ho intenzione di mettere in commercio ciò a cui sto lavorando, anche perché non ho idea delle possibili ripercussioni di questa tecnologia sul corpo umano. Su di me funziona perché... beh, ho avuto esperienze simili in passato. Forse sono predisposto,» ticchettò a disagio sulla piastra del reattore, che Kyle aveva ovviamente notato. «È tutto in fase sperimentale, ci sono ancora milioni di problemi solo per il braccio; ma non è solo questo. È che... è molto più complicato di ciò che sembra,» scosse la testa, senza ben sapere dove volesse andare a parare.
Certo, aveva remotamente considerato di mettere in commercio le protesi dopo averle testate, ma lo sviluppo a livello industriale avrebbe richiesto anni. Era abbastanza sicuro che l'unico in grado di fabbricare protesi del genere fosse lui stesso, in prima persona; affidare il lavoro a una macchina sarebbe stato immensamente complesso e allo stesso tempo assumere un team di tecnici avrebbe portato i costi alle stelle... e lui, se proprio doveva diffondere quella tecnologia, voleva che fosse accessibile a tutti.
«Capisco, signor Stark, e vedendo il suo lavoro me ne rendo perfettamente conto. Non ha affatto l'aria di essere facile.» Kyle lo distolse dai suoi pensieri, accennando al laboratorio nel caos più totale e al lago di unobtanium che ancora sfrigolava per terra.
«Sì, ehm... quello è un casino,» Tony prese ad indicare la scrivania, «e anche quello. Quello è in disordine, come quello... e quelle sono da ripulire,» accennò ambiguo alle varie armature di Iron Man in fondo al laboratorio, rendendosi conto come le persone al corrente della sua identità segreta aumentassero di giorno in giorno.
Non avrebbe comunque avuto senso mentire su quel punto al proprio difensore, ma si stava convincendo sempre più di quanto fossero ridicoli e inutili i protocolli di sicurezza che gli imponeva la SHIELD. Notò che Pepper si era accigliata alla sua ultima affermazione e sfuggì il suo sguardo inquisitore.
«Insomma, di solito non è aperto al pubblico,» concluse, finendo di indicare con un ampio gesto le componenti meccaniche e scartoffie sparse ovunque.
«Posso immaginare; ma quello che vedo io in questo momento è progresso,» e fece un cenno verso il suo rudimentale braccio meccanico. «Io sono un profano in questo campo, ma se ce l'ha fatta con un braccio dovrà essere possibile anche con delle gambe, no?»
Tony si ritrovò ad annuire appena, incapace di confutare quell'affermazione del tutto logica, e forse volendo crederci lui stesso.
«Quindi, pensa che la mia richiesta possa essere accettabile? Creerà delle protesi per me?»
«K, mi sei già simpatico, ma potrebbe essere difficile. Certo, se Ian ha deciso di contattare te, deve avere le sue buone ragioni. Comunque io non ho
effettivamente degli arti, mentre tu dovresti sottoporti a dolorose operazioni per... l'amputazione. Oltre ad altri interventi altrettanto rischiosi. Molto rischiosi, te lo dico per esperienza...»
«Le difficoltà non mi hanno mai spaventato,» ribatté Kyle, un po’ brusco, e mitigò la sua veemenza con un lieve sorriso.
Tony lo fissò intensamente, combattuto. Forse per una volta avrebbe potuto aiutare qualcuno oltre se stesso. Di nuovo, annuì senza quasi rendersene conto.
«Allora siamo d’accordo.» rispose Kyle per lui, sorridendo apertamente.
Pepper li fissò, sentendosi un po’ sollevata dopo tanto tempo.
In quel momento nessuno dei due sembrava avere dubbi sul fatto che, alla fine di quella storia, si sarebbero probabilmente ritrovati a fare jogging insieme sulle loro gambe.

***

«Signore, l'unobtanium sta reagendo al mercurio.»
La voce di JARVIS interruppe Tony, che stava parlando vivacemente con Kyle riguardo a quel che avrebbe dovuto dire al processo; Pepper interveniva di tanto in tanto quando lui si infervorava un po' troppo, anche perché stava sistemando come se nulla fosse il suo braccio e continuava ad armeggiare con un cacciavite, stringendo varie viti e giunture nel polso tra un gesto e l'altro. Tony stava cercando di convincerli di quanto ritenesse importante mostrarsi col solito atteggiamento di sempre, piuttosto che in modo dimesso e più riflessivo come gli stava suggerendo l'avvocato, ma la sua attenzione si catalizzò all'istante sulla pozza di unobtanium che aveva assunto una sfumatura argentea.
«Reagendo? Come?» chiese interessato, sforzandosi per ruotare l'articolazione del polso e verificare che funzionasse a dovere.
«Il mercurio si è legato all'unobtanium. Ha assunto una densità inferiore a quella dello stato di fusione. Sembra essere malleabile anche senza essere sottoposto ad alte temperature,» spiegò meccanico JARVIS, riaccendendo del tutto l'interesse di Tony.
Scivolò con la sedia accanto al metallo semifuso e si sporse un poco con difficoltà, fissandolo interessato. Lo punzecchiò con una barretta di stagno per verificare che fosse freddo, e...
«Oh, no, non ha davvero intenzione di...» cominciò Pepper in tono allarmato, vedendo Tony che protendeva la mano sana verso l'unobtanium come un bambino curioso di toccare qualcosa di nuovo, ma era troppo tardi.
Tony aveva sfiorato con le dita la superficie apparentemente compatta della pozza, saggiandone la consistenza e trovandola estremamente simile a quella del mercurio, di poco più densa e totalmente asciutta al tatto, quasi fosse gelatina.
«Sembrerebbe un candidato ideale per ricreare la cartilagine. JARVIS, memorizza i dati, esegui dei test e conservane un campione mentre io... signorina Potts, K, smettetela di fissarmi così: questo è niente. Non avete idea della roba con cui giocavo da piccolo. Penso di essere immune a tutto, ormai,» sbottò divertito, ricordando con vaga soddisfazione tutte le volte che aveva sottratto gli attrezzi e i materiali di suo padre per giocare... e farlo infuriare. Che bel ricordo.
Diede qualche ordine secco a DUM-E, ancora vagamente incredulo per quel colpo di fortuna – che non riequilibrava comunque il piatto della bilancia negativo – e due minuti più tardi era nuovamente seduto al tavolo, con in mano un campione di unobtanium in una scatoletta foderata di piombo.
Lo poggiò sulla scrivania dove erano seduti gli altri due.
«È inerte, K, non preoccuparti,» lo rassicurò nel notare il suo improvviso interesse, ma Kyle non sembrava ansioso, anzi, sembrava divorare con lo sguardo l'unobtanium, che rappresentava sì un passo avanti per Tony, ma anche per lui, che aveva già deciso di mettere anima e corpo in quella causa per vincere un riscatto nella propria vita.
«Cosa stavamo dicendo... ah, sì. Desterei solo sospetti se mi comportassi in modo diverso dal solito,» riprese Tony, deciso.
Kyle si distolse dalla sua contemplazione, rivolgendogli uno sguardo accigliato
«Non lo metto in dubbio, Stark, ma ho presente la tua "media comportamentale" in pubblico, e giocherebbe solo a nostro svantaggio.»
Kyle aveva fatto presto ad abbattere finalmente le formalità e a comportarsi in modo più rilassato sia con Pepper che con Tony, e aveva subito sfoggiato un'arguzia pungente quasi quanto quelloa del suo assistito, fornendo ai due un canale di comunicazione piuttosto efficace.
«Proverò a tenere a freno il mio umorismo spinto.»
«Sarà meglio, signor Stark, perché non vogliamo che sia dichiarato colpevole nel momento stesso in cui metterà piede in aula,» lo raggelò Pepper, e Tony si sentì rimpicciolire sotto il suo sguardo.
«No, direi proprio che non è il caso...» le terribili conseguenze della sua condanna non implicavano solo la potenziale pena... ma anche la funesta rabbia di Pepper.
E lui non voleva assolutamente scatenarla.
«Evita di parlare dell'incidente a meno che non te lo chiedano direttamente; e lo faranno, quindi sviali. Dovresti anche cercare di non rivelare subito la tua doppia identità, se ci riesci... meglio ancora se riusciamo a tenerla segreta. Dichiarare al mondo intero che hai interferito con le azioni militari degli Stati Uniti e che disponi di armi molto più potenti di quanto dichiari non è una buona mossa. Tanto più dopo aver chiuso la sezione armamenti delle tue industrie.»
«Da quel che ho capito sono accusato anche di quello...» sbuffò Tony, corrucciato.
«Insistono sul punto dello "stress post-traumatico", ma se hai delle argomentazioni valide a supporto della tua decisione non dovrebbero fare troppe storie: l'azienda è tua. Il fulcro della questione è Iron Man inteso come arma e la morte di Stane. Attieniti ai piani e non ci saranno problemi. Tutto chiaro?»
Tony annuì poco convinto.
«Chiarissimo. Farò del mio meglio... per tutto.» concluse rivolgendogli un sorriso incoraggiante.
Pepper non sembrava affatto convinta e lo fissava a metà tra il minaccioso e l'implorante.
Lui se ne accorse e sfoggiò lo sguardo più languido e innocente che riuscì ad ostentare:
«Non mi guardi così. Le prometto che farò il bravo...»




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Revisione effettuata il 21/02/2018


Note Delle Autrici:

Ed è con allegria che pubblichiamo questo capitolo! :D Finalmente un aiuto dall'alto... povero Kyle: dovrà sopportare Tony per molto, molto, ma davvero molto tempo.
Condoglianze, Kyle, oh nostro OC.
Come sempre ringraziamo Rogue92 e alliearthur che continuano a seguirci e a recensire! <3


Moon&Light


P.S. La fan-fiction si svolge come se l'esame a cui Tony è stato sottoposto dai Vendicatori si sia svolto durante Iron Man 1... esigenze narrative (vedi: volevamo i Vendicatori nella storia). Insomma, lui è già nell'allegra combriccola di squilibrati o, quantomento, vi è in contatto come consulente/agente attivo, anche se di straforo. Il tutto verrà chiarito meglio nei successivi capitoli.


 



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