8
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Time
is running out
"A young fighter screaming, with no time for doubt
With the pain and anger, can't see a way out
It ain't much I'm asking, I heard him say
Gotta find me a
future
Move out of my way"
[I
Want It All – Queen]
«Signor
Stark, come si dichiara?»
«Innocente, naturalmente!»
Un
brusio concitato provenne dalla giuria, poi il Senatore
impugnò il
martelletto con un sorriso perfido.
«Colpevole. Dovrà
consegnare l'arma Iron Man, continuare a produrre attrezzature
belliche per l'esercito e consegnare le sue protesi, che sono...»
***
2 Marzo, Villa Stark
«No!
Non sono armi!» Tony sobbalzò raddrizzandosi di
scatto, facendo
scivolare qualche foglio dalla scrivania dove si era di nuovo
addormentato.
Si guardò attorno aspettandosi di essere in
un'aula di tribunale. Ma era nel suo laboratorio, e l'unica forma di
"vita" era lo schermo che lampeggiava davanti a lui. Si
portò una mano alla fronte, ravviandosi i capelli scomposti.
Quegli
incubi iniziavano ad esasperarlo.
«Signor Stark, sono le 11:31
del 2 Marzo. Dopodomani ci sarà il suo processo.»
Tony
sbadigliò assonnato, lasciandosi ricadere sul tavolo a
braccia conserte.
«Grazie
per le belle notizie, JARVIS,» sospirò, passandosi
la mano sul
volto e cercando di riprendersi del tutto.
Dopo la
chiacchierata illuminante con Pepper aveva ripreso con rinnovato
vigore il lavoro sulla protesi, ma essendo rimasto sveglio quasi
tutta la notte la carenza di sonno cominciava a farsi
sentire. Stava veramente impazzendo per rimediare al problema
dell’ossidazione del titanio e del logoramento, ma almeno
aveva fatto un passo avanti: sfruttando la
struttura vuota del telaio poteva evitare che essa si
trovasse direttamente in contatto coi nervi ricreati in unobtanium...
ma non per tutti era possibile. Infatti nello snodo del gomito
entravano inevitabilmente in contatto con l'articolazione in titanio,
ossidandola.
Senza contare che i tentativi di riprodurre la
cartilagine con la nuova lega erano finora falliti miseramente: non
riusciva a trovare la giusta densità di fusione, e forse era
semplicemente impossibile. Non conosceva ancora appieno tutte le
potenzialità dell’unobtanium, né aveva tempo per analisi così approfondite, e ciò non
gli permetteva di
sfruttarlo fino in fondo. Anche JARVIS gli era inutile in quel
frangente, perché non era in grado di compiere simulazioni
su una
lega sconosciuta senza una solida base da cui partire.
Aveva definitivamente scartato l’ipotesi di
riprodurre la cartilagine del gomito con il silicone: avrebbe dovuto
cambiarlo almeno una volta al giorno perché l'energia del
micro-reattore lo fondeva dopo al massimo dodici ore.
Tony si
lasciò ricadere contro lo schienale della sedia.
Come poteva
fare? Aveva troppo poco tempo e semplicemente
troppo
a
cui pensare.
"Caffè,
grazie di esistere," commentò tra sé mentre ne scolava l'ennesima
tazza per
ricaricare i neuroni.
Si trasferì poi nell'angolo che aveva
adibito a "zona-fusione", prima solitamente occupato da una
delle sue molte macchine bisognose di riparazioni e miglioramenti
stravaganti – un'occupazione decisamente superflua, adesso.
Eppure era
quasi
vicino
alla soluzione...
la protesi era pronta e funzionava! Certo, doveva ancora calibrarne la
potenza, ma a meno che non avesse fatto follie al processo nessuno si
sarebbe accorto della sua forza un po' fuori dal normale.
Avrebbe
solo dovuto tenere il braccio il più fermo possibile, il che
non era
un grosso problema, considerata la fatica che faceva a muoverlo anche
solo di pochi centimetri. Ma era arrivato dove nessuno aveva mai
pensato. I problemi tecnici erano solo dei rallentamenti che avrebbe
potuto risolvere in poco tempo.
Il problema era appunto quello: il tempo,
non il come. Aveva imparato che c'era sempre un "come", per
quanto disperata potesse essere la situazione, e adesso non lo era
certa più di quando era rinchiuso in una grotta con la
consapevolezza di dipendere da una batteria per auto. Poteva
concedersi di essere almeno un
po'ottimista,
nonostante la situazione decisamente poco rosea in cui si trovava.
JARVIS
interruppe il filo dei suoi pensieri:
«Signore, l’avvocato che
la signorina Potts ha assunto è appena...»
«Muto.»
"Avvocati. Altri soldi in fumo..."
Ultimamente
stava diventando piuttosto conscio delle spese, visto che gli ultimi
mille acquisti last-minute compiuti a causa della sua "nuova situazione"
gli erano costati un patrimonio. Scrollò le spalle: delle
questioni
finanziarie si sarebbe occupata Pepper, come sempre, ma non poteva
evitare di farci caso. Si sentiva un po' in colpa a delegarle tutto il
lavoro, anche se dubitava di poter davvero fare qualcosa per aiutarla. Era
una persona intelligente ed estremamente qualificata: era sicuro che si
sapesse destreggiare egregiamente nel maremoto che stava scuotendo la
sua azienda. Saperla accerchiata dagli squali del consiglio
d'amministrazione non lo metteva certo di buon umore, ma aveva
il presentimento che un intervento diretto da parte sua non
avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione già
instabile in cui
si trovavano a navigare. In verità si era già
ripromesso che, al primo accenno da parte di Pepper di un qualsiasi
commento malevolo o fuori luogo su di lei, avrebbe indossato l'armatura
così com'era per farlo rimangiare di persona all'incauto di
turno.
Il
solo pensiero gli fece prudere entrambe le mani, così finì di tracannare
il resto della tazza per rimettersi al lavoro, corroborato dalla
caffeina. Aprì nuovamente il progetto virtuale e una serie
di schermate si materializzò alla sua destra, nei limiti del suo
ridotto campo visivo.
Doveva
sperimentare lui stesso la malleabilità dell'unobtanium
fondendolo a
diverse temperature e osservandone i risultati. Era di vitale
importanza trovare un
modo per ridurre l’attrito ed ottenere finalmente
l’effetto di
una vera articolazione – così forse i suoi nervi avrebbero smesso di impazzire cercando di muovere parti di lui che non esistevano più.
Intanto fece eseguire a JARVIS alcune
simulazioni per nuove, possibili leghe, alla ricerca di un materiale
compatibile con l’unobtanium per ricreare la cartilagine, in
caso
non fosse riuscito ad ottenere alcun risultato dalle sue diverse
tempre.
Davanti a lui ribolliva, sigillato in un contenitore di
piombo, dell'unobtanium in corso di fusione.
Si umettò le
labbra, secche per il calore che emanava la forgia in miniatura, poi
si calò gli occhialoni protettivi sul volto – non
aveva alcuna
intenzione di perdere anche l'altro occhio – e
indossò con qualche
difficoltà uno spesso guanto di cuoio alla mano sinistra.
Era sempre
nervoso nel maneggiare il crogiolo perché non si fidava del
suo
nuovo braccio e non aveva molta stabilità con una stampella
sola;
per questo teneva sempre a portata di caduta una sedia. Le sue doti
di equilibrista erano decisamente migliorate, ma gli richiedevano un
notevole sforzo di concentrazione, oltre che un'ottima sopportazione dei crampi.
Il robot telescopico era
pronto per assisterlo nella rimozione del crogiolo non appena avesse
raggiunto l'esatta temperatura, pochi istanti prima che si
liquefacesse del tutto. Dopo un paio di minuti afferrò un
manico del
recipiente con la mano destra, puntellandosi sulla stampella in
precario equilibrio, e con l'aiuto del robot rovesciò con
cautela il
contenuto nel contenitore più grande dove avrebbe mantenuto
la sua
temperatura per essere poi temprato. Il suo braccio
tremò e tirò
sui punti di sutura, ma resse il peso pur reagendo con rigidezza e in
ritardo rispetto ai suoi impulsi motori. Uno dei pochi vantaggi di
avere una mano di metallo era il poter afferrare oggetti ustionanti
senza conseguenze... magra consolazione.
Lasciò perdere il
composto e si abbandonò di peso sulla sua sedia asciugandosi
il
sudore dalla fronte e rimuovendo gli occhiali, con una smorfia per la pressione che gli aveva irritato lo sfregio. Fissò con
impazienza i dati che apparivano sullo schermo davanti a lui, in
attesa dei risultati.
Non dovette passare molto tempo prima di
sentire il sibilo l’ascensore che scendeva in laboratorio.
Doveva
essere Pepper.
Curioso: usava sempre le scale, ma quella stranezza
fu messa in secondo piano quando due nuove schermate apparvero
dinanzi a lui, con informazioni decisamente sgradite.
«No. No...
no! Non funziona!» sbottò corrucciato, vedendo
contemporaneamente
il quinto risultato di compatibilità negativa con nuovi
materiali e
i risultati fallimentari della fusione appena effettuata.
«Buongiorno, signor Stark. È arrivato
l’avvocato, e vorrebbe
parlare con lei,» annunciò Pepper, affacciandosi
nel laboratorio
dalla porta a vetri.
«Ferrovecchio, cerchiamo di recuperare
questa brodaglia; abbiamo sbagliato di un grado... di nuovo! JARVIS,
non mi sei affatto utile; dovresti evitare di farmi perdere tempo,
pazienza e soldi,» la ignorò lui innervosito,
senza neanche
girarsi.
«Signor Stark, l'avvocato...»
«Ah, l'avvocato, dice?
Lo sciacallo della legge?» riprese distratto. «Sono
impegnato, lo
faccia attendere di sopra mentre risolvo questo macello,»
disse, circumnavigando la forgia con la sedia girevole e cercando di
capire se valesse la
pena aspettare un po' per provare a temprare comunque l'unobtanium.
«Veramente è già
qui.»
«Mi sembrava di averle
chiaramente chiesto di occuparsi di tutto, per il bene dei miei
nervi superstiti. Incluso l’avvocato,» ribattè
Tony, sempre più scocciato e
distraendosi un istante, il tempo di dare un po' troppo tardi
l'ordine di temprare il metallo.
«Signor Stark, il campione di
unobtanium sta superando il punto di fusione: si è
liquefatto. È in corso la fusione
dell’apparecchiatura del
laboratorio. Ci sarà una fuoriuscita di unobtanium allo
stato
liquido.»
«Oh, merda! Pepper, non poteva capitare in un momento
peggiore!» esclamò Tony, spingendo via di scatto
la sedia con la
stampella impugnata a mo' di remo per evitare la pozza di metallo
fuso che iniziava ad allargarsi per terra.
«Signor Stark,
intendevo dire che l’avvocato è proprio qui...»
«No,
dannazione! La macchina è distrutta!»
Tony prese ad imprecare
mentre si toglieva il guanto e iniziava a digitare frenetico su una
tastiera virtuale nel tentativo di arginare i danni.
«Temperatura:
incandescente. L'unobtanium sta fondendo la cassetta contenente il
mercurio; rischio chimico imminente,» continuò
JARVIS imperterrito.
La lega liquida aveva iniziato a espandersi a macchia d'olio
corrodendo il pavimento; raggiunse anche la ruota della sua
Tesla,
che si afflosciò in una poltiglia densa che emanava un tanfo
di
plastica bruciata.
«Mannaggia...»
Tony fissò la
pozzanghera di metallo rovente, un attimo prima di essere investito
da un getto d'acqua vaporizzata emesso da U, adibito a robot-estintore.
Non trovò neanche la forza di mandarlo a quel paese: si
limitò a sospirare e a scansarsi con una giravolta della
sedia dalla nube che stava cercando di raffreddare il metallo e
contenere i danni.
Si alzò con difficoltà,
voltandosi finalmente a guardare Pepper sorreggendosi con la stampella.
«Bene, signorina Potts, adesso può anche
presentarmi l’avvocato che ha mandato tre
chili di unobtanium a...»
«Piacere di conoscerla, signor Stark.
Sono Kyle Andrews.»
Un ragazzo piuttosto giovane per essere un
avvocato gli si presentò davanti, porgendogli la mano. Tutto
sommato poteva essere un tipo qualunque: aveva un'aria sveglia, era
sorridente e anche di bell’aspetto, con i capelli scuri
leggermente
lunghi e un po' scarmigliati, un paio di occhi verdi e intelligenti
dietro gli occhiali squadrati e un accenno di rossore sulle guance;
sarebbe parso un tipo del tutto
ordinario, se non fosse stato per la sedia a rotelle sulla quale era
seduto.
Tony si trovò del tutto impreparato: mai e poi mai si sarebbe
aspettato di trovarsi di fronte a qualcuno nelle sue stesse
condizioni... o quasi.
«Salve,» lo salutò, più
freddamente di
quanto avesse voluto.
Kyle
attendeva cortesemente ancora con la mano a
mezz’aria.
«Ehm...» Tony si guardò la mano destra,
rigida,
immobile e poco incline a collaborare, rendendosi poi conto di avere la
sinistra impegnata dalla
stampella e trovandosi così impossibilitato a ricambiare la
stretta.
Agitò debolmente la protesi in un goffo cenno di saluto.
«Non
credo che sarebbe felice dopo averle stretto la mano con
questa,» affermò, del tutto impacciato; la protesi
cigolò
spiacevolmente come a confermare le sue parole.
Il ragazzo
abbassò la mano senza dare segno di essersi risentito.
«Mi
dispiace averla disturbato mentre lavorava, signor Stark, ma ho
bisogno di parlarle con urgenza, e come ben sa il suo processo
è alle
porte.»
"Chiudetele," si ritrovò a pensare lui, a
sproposito.
Lo squadrò interamente, cercando di apparire il
meno indiscreto possibile, ovviamente per i suoi standard. Non ci
stava riuscendo bene, e percepì lo sguardo di pungente rimprovero
di Pepper senza
bisogno di vederla.
«Senta, non vorrei sembrarle indiscreto, ma lei
è...»
«Paralizzato,» precisò subito Kyle, probabilmente abituato a prevedere quella domanda e
continuando
comunque a sorridere come se niente fosse.
«Capisco,» commentò
Tony. «Beh, piacere, compare.» ironizzò
tremendamente.
Non
sapeva bene perché, ma si sentiva un po' in soggezione di
fronte a
quel ragazzo così pacato e sereno nonostante la vita fosse
stata
chiaramente inclemente con lui – e chissà da quanto tempo, a giudicare dall'aspetto filiforme delle sue gambe. Allo stesso tempo lo spaventava e lo
faceva sentire vulnerabile. Il fatto di essere in piedi per
miracolo, in un pigiama bruciacchiato, completamente fradicio e con un paio di
occhiali da
saldatore addosso non migliorava la situazione.
Sarebbe riuscito
anche lui, un giorno, ad accettare le proprie condizioni e avere
comunque una vita apparentemente serena come lui? Il pensiero gli balenò
rapidamente in testa e si chiese con stizza da dove diavolo fosse
sbucato.
Non aveva mai neanche considerato l'idea
di accettare
la propria "condizione". Stava lavorando senza sosta proprio per cambiarla.
«Il signor Andrews vorrebbe
proporle un accordo, signor Stark.» intervenne Pepper,
cercando di
non compromettere il loro rapporto prima ancora di parlare del
processo.
«Uhm, ok. Come vedi sono piuttosto impegnato e sai che
ho poco tempo perciò vorrei sbrigarmi. Come hai detto di
chiamarti?»
Tony lasciò cadere le formalità nella speranza
che lui facesse lo
stesso, rendendosi conto che doveva avere al massimo
ventitré o
ventiquattro anni.
Lui aveva passato un'intera adolescenza e
giovinezza a sentirsi dare del lei da persone molto più
grandi di
lui e lo ricordava con un certo disagio; sperava di trarre d'impaccio
anche il nuovo venuto abbattendo quelle convenzioni formali che gli
erano sempre andate strette.
«Kyle Andrews.»
«Tony, anche se sai già chi sono.»
Riuscì finalmente a districarsi dalla stampella per
stringergli la
mano con quella buona.
«Piacere di conoscerti, K.»
Kyle fece una
buffa faccia a metà tra il sorpreso e il divertito nel
sentire il
soprannome che il suo cliente gli aveva appena affibbiato. Non
sembrava affatto infastidito dall'estrema schiettezza di Tony, anzi.
Forse troppe volte era stato trattato con condiscendenza o
eccessive attenzioni e l'esuberanza del suo cliente lo metteva a suo
agio. Almeno, così si stava ripetendo Tony per smorzare la
terribile serie
di gaffe
che
stava facendo.
Pepper aveva osservato lo scambio di battute con fare guardingo,
come chiedendosi se intervenire o meno a porre un freno alla
parlantina spudorata del suo capo, ma aveva concluso che non ve n'era
bisogno, data la disposizione d'animo positiva di Kyle. Anche se sperava che prima o poi Tony abbandonasse quel
vizio dei soprannomi.
«Come mai hai deciso di offrirti come
difensore?» chiese Tony, risolvendosi a sedersi di fronte a
Kyle nel
constatare che la sua gamba non avrebbe retto ancora per molto.
«Ti
ha contattato la signorina Potts?» continuò
interessato, scrollando
i capelli bagnati e sfilandosi con cautela gli occhialoni; fece una
smorfia quando il bordo premette sulla garza ma riuscì a
trattenere
un lamento, anche se la cosa non sfuggì al nuovo arrivato.
«No,
ma mi ha informato meglio sui suoi studi e sulla sua storia, anche se ovviamente la conoscevo già di fama. In
realtà mi ha contattato recentemente il dottor Ian Mitchell:
sono un suo
paziente di vecchia data,» spiegò in breve Kyle,
ancora
apparentemente restio ad abbandonare le formalità.
«Ok,
conversazione illuminante. Tutti al lavoro adesso! Io ho da fare, voi
avete da fare...» cominciò speranzosamente Tony, girandosi a fulminare
con un'occhiata
il robot-estintore che si era rivolto con aria minacciosa verso di
loro, «E tu, a cuccia: sono già abbastanza
zuppo.»
«Signor
Stark, so che è molto occupato, ma vorrei comunque parlarle
della
modalità di pagamento per il mio lavoro. A questo proposito
io avrei
una...»
«Richiesta? Ne parli pure con Pepper, cioè la
signorina Potts. Provvederà lei a tutto; chieda pure quanto
vuole.
Mi sembra piuttosto motivato a vincere la causa e i soldi non sono un
problema.»
"Per ora," aggiunse, tenendo per sé le sue
preoccupazioni.
«Sì, infatti, ma... in realtà, non
vorrei
essere compensato in denaro.»
Tony si girò, incontrando il suo
sguardo vivo ed allo stesso tempo serio.
«Signor Stark, vorrei
che lei mi permettesse di camminare di nuovo,»
affermò deciso Kyle,
la voce giovane ma ferma che gli dava un tono di solennità nel
pronunciare
quelle parole.
Tony lo fissò perplesso, ma dovette ammettere che
si aspettava qualcosa del genere: un avvocato paralitico che si
offriva di difendere un miliardario mutilato con protesi
biomeccaniche? Non poteva essere una coincidenza.
«Lo
immaginavo. Uno a zero per il mio intuito,»
sospirò, pensando
intanto a come rispondere.
Si sfregò i capelli ancora umidi, prendendosi qualche
secondo di riflessione prima di decidersi a parlare:
«Per ora non ho intenzione di mettere
in commercio ciò a cui sto lavorando, anche
perché non ho idea
delle possibili ripercussioni di questa tecnologia sul corpo umano.
Su di me funziona perché... beh, ho avuto esperienze simili
in
passato. Forse sono predisposto,» ticchettò a
disagio sulla piastra
del reattore, che Kyle aveva ovviamente notato. «È
tutto in
fase sperimentale, ci sono ancora milioni di problemi solo per il
braccio; ma non è solo questo. È che...
è molto più
complicato di ciò che sembra,» scosse la testa,
senza ben sapere
dove volesse andare a parare.
Certo, aveva remotamente considerato
di mettere in commercio le protesi dopo averle testate, ma lo
sviluppo a livello industriale avrebbe richiesto anni. Era abbastanza
sicuro che l'unico in grado di fabbricare protesi del genere fosse
lui stesso, in prima persona; affidare il lavoro a una macchina
sarebbe stato immensamente complesso e allo stesso tempo assumere un
team di tecnici avrebbe portato i costi alle stelle... e lui, se
proprio doveva diffondere quella tecnologia, voleva che fosse
accessibile a tutti.
«Capisco, signor Stark, e vedendo il suo
lavoro me ne rendo perfettamente conto. Non ha affatto l'aria di
essere facile.» Kyle lo distolse dai suoi pensieri,
accennando al laboratorio nel caos più totale e al lago di
unobtanium che ancora sfrigolava per terra.
«Sì,
ehm... quello è un casino,» Tony prese ad indicare
la scrivania,
«e anche quello. Quello è in disordine, come
quello... e quelle sono
da ripulire,» accennò ambiguo alle varie armature
di Iron Man in
fondo al laboratorio, rendendosi conto come le persone al corrente
della sua identità segreta aumentassero di giorno in giorno.
Non
avrebbe comunque avuto senso mentire su quel punto al proprio
difensore, ma si stava convincendo sempre più di quanto
fossero
ridicoli e inutili i protocolli di sicurezza che gli imponeva la
SHIELD. Notò che Pepper si era accigliata alla sua ultima
affermazione e sfuggì il suo sguardo inquisitore.
«Insomma, di
solito non è aperto al pubblico,» concluse,
finendo di indicare con
un ampio gesto le componenti meccaniche e scartoffie sparse ovunque.
«Posso immaginare; ma quello che vedo io in questo momento
è
progresso,» e fece un cenno verso il suo rudimentale braccio
meccanico.
«Io sono un profano in questo campo, ma se ce l'ha fatta con
un
braccio dovrà essere possibile anche con delle gambe,
no?»
Tony
si ritrovò ad annuire appena, incapace di confutare
quell'affermazione del tutto logica, e forse volendo crederci lui
stesso.
«Quindi, pensa che la mia richiesta possa essere
accettabile? Creerà delle protesi per me?»
«K, mi sei già
simpatico, ma potrebbe essere difficile. Certo, se Ian ha deciso di
contattare te, deve avere le sue buone ragioni. Comunque io non ho
effettivamente
degli
arti, mentre tu
dovresti sottoporti a dolorose operazioni per... l'amputazione. Oltre
ad altri interventi altrettanto rischiosi. Molto rischiosi, te lo
dico per esperienza...»
«Le difficoltà non mi hanno mai
spaventato,» ribatté Kyle, un po’ brusco, e
mitigò la sua veemenza con un lieve sorriso.
Tony lo fissò
intensamente, combattuto. Forse per una volta avrebbe potuto aiutare
qualcuno oltre se stesso. Di nuovo, annuì senza quasi
rendersene
conto.
«Allora siamo d’accordo.» rispose Kyle
per lui,
sorridendo apertamente.
Pepper li fissò, sentendosi un po’
sollevata dopo tanto tempo.
In quel momento nessuno dei due
sembrava avere dubbi sul fatto che, alla fine di quella storia, si
sarebbero probabilmente ritrovati a fare jogging insieme sulle loro
gambe.
***
«Signore,
l'unobtanium sta reagendo al mercurio.»
La voce di JARVIS
interruppe Tony, che stava parlando vivacemente con Kyle riguardo a
quel che avrebbe dovuto dire al processo; Pepper interveniva di tanto
in tanto quando lui si infervorava un po' troppo, anche
perché stava
sistemando come se nulla fosse il suo braccio e continuava ad
armeggiare con un cacciavite, stringendo varie viti e giunture nel
polso tra un gesto e l'altro. Tony stava cercando di convincerli di
quanto ritenesse
importante mostrarsi col solito atteggiamento di sempre, piuttosto
che in modo dimesso e più riflessivo come gli stava
suggerendo
l'avvocato, ma la sua attenzione si catalizzò all'istante
sulla
pozza di unobtanium che aveva assunto una sfumatura
argentea.
«Reagendo? Come?» chiese interessato, sforzandosi
per
ruotare l'articolazione del polso e verificare che funzionasse a
dovere.
«Il mercurio si è legato all'unobtanium. Ha
assunto una
densità inferiore a quella dello stato di fusione. Sembra
essere
malleabile anche senza essere sottoposto ad alte
temperature,»
spiegò meccanico JARVIS, riaccendendo del tutto l'interesse
di
Tony.
Scivolò con la sedia accanto al metallo semifuso e si
sporse un poco con difficoltà, fissandolo interessato. Lo
punzecchiò con una barretta di stagno per verificare che
fosse
freddo, e...
«Oh, no, non ha davvero intenzione di...»
cominciò
Pepper in tono allarmato, vedendo Tony che protendeva la mano sana
verso l'unobtanium come un bambino curioso di toccare qualcosa di
nuovo, ma era troppo tardi.
Tony aveva sfiorato con le dita la
superficie apparentemente compatta della pozza, saggiandone la
consistenza e trovandola estremamente simile a quella del mercurio,
di poco più densa e totalmente asciutta al tatto, quasi
fosse
gelatina.
«Sembrerebbe un candidato ideale per ricreare la cartilagine.
JARVIS, memorizza i dati, esegui dei test e conservane un campione
mentre io... signorina Potts, K, smettetela di fissarmi
così: questo
è niente.
Non avete idea della roba con cui giocavo da piccolo.
Penso di essere immune a tutto, ormai,» sbottò
divertito,
ricordando con vaga soddisfazione tutte le volte che aveva sottratto
gli attrezzi e i materiali di suo padre per giocare... e farlo
infuriare. Che bel ricordo.
Diede qualche ordine secco a DUM-E, ancora vagamente incredulo per quel
colpo di fortuna – che non riequilibrava comunque il piatto della bilancia negativo – e
due minuti più tardi era nuovamente seduto al tavolo, con in
mano un
campione di unobtanium in una scatoletta foderata di piombo.
Lo
poggiò sulla scrivania dove erano seduti gli altri due.
«È
inerte, K, non preoccuparti,» lo rassicurò nel
notare il suo
improvviso interesse, ma Kyle non sembrava ansioso, anzi, sembrava
divorare con lo sguardo l'unobtanium, che rappresentava sì
un passo
avanti per Tony, ma anche per lui, che aveva già deciso di
mettere
anima e corpo in quella causa per vincere un riscatto nella propria
vita.
«Cosa stavamo dicendo... ah, sì. Desterei solo
sospetti se
mi comportassi in modo diverso dal solito,» riprese Tony,
deciso.
Kyle si distolse dalla sua contemplazione, rivolgendogli uno sguardo accigliato
«Non lo metto in dubbio, Stark, ma ho presente la tua "media
comportamentale" in pubblico, e giocherebbe solo a nostro
svantaggio.»
Kyle aveva fatto presto ad abbattere finalmente le
formalità e a comportarsi in modo più rilassato
sia con Pepper che
con Tony, e aveva subito sfoggiato un'arguzia pungente quasi quanto quelloa del suo assistito, fornendo ai due un canale di comunicazione piuttosto efficace.
«Proverò a tenere a freno il mio umorismo
spinto.»
«Sarà meglio, signor Stark, perché non
vogliamo che
sia dichiarato colpevole nel momento stesso in cui metterà
piede in
aula,» lo raggelò Pepper, e Tony si
sentì rimpicciolire sotto il
suo sguardo.
«No, direi proprio che non è il caso...»
le
terribili conseguenze della sua condanna non implicavano solo la
potenziale pena... ma anche la funesta rabbia di Pepper.
E lui
non voleva assolutamente scatenarla.
«Evita di parlare
dell'incidente a meno che non te lo chiedano direttamente; e lo
faranno, quindi sviali. Dovresti anche cercare di non rivelare subito
la tua doppia
identità, se ci riesci... meglio ancora se riusciamo a
tenerla
segreta. Dichiarare al mondo intero che hai interferito con le azioni
militari degli Stati Uniti e che disponi di armi molto più
potenti
di quanto dichiari non è una buona mossa. Tanto
più dopo aver
chiuso la sezione armamenti delle tue industrie.»
«Da quel che
ho capito sono accusato anche di quello...» sbuffò Tony, corrucciato.
«Insistono sul punto
dello "stress post-traumatico", ma se hai delle
argomentazioni valide a supporto della tua decisione non dovrebbero
fare troppe storie: l'azienda è tua. Il fulcro della questione è Iron Man
inteso come
arma e la morte di Stane. Attieniti ai piani e non ci saranno
problemi. Tutto chiaro?»
Tony annuì poco
convinto.
«Chiarissimo. Farò del mio meglio... per
tutto.»
concluse rivolgendogli un sorriso incoraggiante.
Pepper non
sembrava affatto convinta e lo fissava a metà tra il
minaccioso e
l'implorante.
Lui se ne accorse e sfoggiò lo sguardo più languido e innocente che
riuscì
ad ostentare:
«Non mi guardi così. Le prometto che
farò il
bravo...»
Revisione effettuata il 21/02/2018
Note Delle Autrici:
Ed è con allegria che pubblichiamo questo capitolo! :D Finalmente un aiuto dall'alto... povero Kyle: dovrà sopportare Tony per molto, molto, ma davvero molto tempo.
Condoglianze, Kyle, oh nostro OC.
Come sempre ringraziamo Rogue92 e alliearthur che continuano a seguirci e a recensire! <3
Moon&Light
P.S. La fan-fiction si svolge come se l'esame a cui Tony è stato sottoposto dai Vendicatori si sia svolto durante Iron Man 1... esigenze narrative (vedi: volevamo i Vendicatori nella storia). Insomma, lui è già nell'allegra combriccola di squilibrati o, quantomento, vi è in contatto come consulente/agente attivo, anche se di straforo. Il tutto verrà chiarito meglio nei successivi capitoli.
© Marvel