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Autore: Zomi    23/04/2012    4 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Scusate, scusate, scusate!!! Si, lo so: 2 settimane di assenza, sono troppe, ma ho avuto problemi col computer e di “salute”. Sorry!!!!!!!
Questo capitolo è comunque e inevitabilmente dedicato solo e unicamente, come tutta la FF d’altronde, alla mia JJ: te quieto chica!!!!

Zomi

 

 
-MALEDETTO!!!-
Con ferocia e rabbia omicida, Zoro scagliò un potente pugno su di una colonna del piano cottura della cucina, facendola gemere indifesa contro le sue angherie.
Senza parole, Robin liberò l’intreccio delle sue braccia, ridonando la vista a tutti i suoi Nakama e facendo scomparire in un turbinio di petali rosa tutti le copie dei suoi bulbi cerulei, che avevano permesso la visione della visita di Nami alla ciurma, sostituendosi temporaneamente agli occhi dei vari membri. Angosciata e incredula, si addossò alla parete della stanza, alzando il viso al soffitto in legno. Con un sospiro, i pirati riaprirono gli occhi, puntandoli sul tavolo a cui sedevano in profondo silenzio.
L’unico che aveva avuto coraggio e rabbia per parlare era stato lo spadaccino, che, funesto e ringhiante, aveva cercato uno sfogo alla sua ira picchiando un ornamento della cucina.
-MALEDETTO BASTARDO!!!!- inveii ancora, scivolando lungo la parete della zona cottura e sedendosi sul pavimento con un tonfo. Ringhiando sommessamente, piegò le gambe al petto, accerchiandosi le ginocchia con le braccia e infossando il viso tra esse, nascondendo la mano rossastra per il colpo e gli occhi vogliosi di piangere.
-Cane maledetto di un Aarlong…- sussurrò ancora, chiudendosi in se.
-Ma… ma… cos’era?- balbettò tremante Brook, non capendo le imprecazioni del verde e le facce serie e contratte in una smorfia di rabbia del capitano, Sanji e Usop. I tre, seduti alla tavola, stringevano i pugni tremando, mantenendo gli occhi spalancati sulle assi chiare del ripiano. Incapace di star fermo, Sanji si alzò dalla sedia, posandosi al bancone dei fornelli, vicino a Zoro, accendendosi una sigaretta e mordendone con ferocia il filtro. Franky deglutì un conato di vomito a fatica, cercando di cancellarsi della mente l’immagine della spalla sanguinate e mutilata della sorella, ma non riuscendoci.
-Voi sapete…- mormorò Robin, sedendosi vicino a Rufy prima che le gambe le cedessero -… sapete cos’è quel simbolo… dove Nami se l’è fatto… quando… perché…-
Rufy alzò il viso su quello della mora, annuendo.
A parte lui, il cecchino, Zoro e Sanji, nessun altro della ciurma conosceva totalmente la storia della navigatrice. All’arrivo sull’arcipelago di Sabaody, dopo l’incontro con Hacchan, si erano limitati ad accennare che l’ex capitano dell’uomo polpo aveva ridotto in schiavitù Nami per molto tempo, non raccontando nient’altro per rispetto della Nakama.
Robin restò zitta, non chiedendo al pirata di raccontare, conscia che l’avrebbe fatto lui stesso di sua spontanea volontà non appena avesse ripreso pieno controllo su se stesso. Con un profondo sospiro e un deglutire amaro, Cappello di Paglia riportò lo sguardo sulla tavola, come se quello sfondo legnoso lo aiutasse a ricordare e rivivere ciò che più di due anni prima aveva dovuto affrontare per salvare la sua navigatrice.
Si schiarì la voce, stringendo ancora di più i pugni tesi sulla tavola.
-Nami… Nami non… Nami non ha mai avuto una famiglia sua…- iniziò tentennando -… i suoi genitori biologici sono morti durante una guerra, pochi giorni dopo la sua nascita e lei si è salvata dalla stessa fine grazie a Nojiko, sua sorella additiva, e Bellmere, sua madre adottiva anch’essa. Suonerà strano, ma era una Marine…-
Sorrise al ricordo del racconto che aveva sentito pronunciare da Nojiko a Coconat Village tanto tempo prima, mentre Sanji, con il fumo della sua sigaretta, disegnava figure femminili e agrumi nell’aria della stanza.
-… aveva partecipato alla guerra sull’isola natale di entrambe le ragazze, e una volta finita le aveva prese con se ritirandosi dall’esercito. Le aveva accolte a casa sua sull’isola di Coconat, allevandole come figlie proprie tra i suoi mandarini e non facendogli mancare mai niente, nonostante le loro difficoltà economiche… ma un giorno, quando Nami aveva 8 anni, sull’isola approdò Aarlong…-
Usop singhiozzò incrociando le braccia sul tavolo e nascondendo le sue lacrime, incapace ancora di ascoltare il resto della storia.
-Aarlong era un pirata e con la sua ciurma, i Pirati del Sushi, mise a ferro e fuoco la città dove Nami viveva, pretendendo una tassa esorbitante per ogni paesano che vi vivesse… Bellmere non aveva abbastanza soldi per pagare la tasse per lei e le sue due figlie, e nonostante Nojiko e Nami si fossero nascoste per non essere viste e quindi non dover pagare la tassa, su consiglio del medico del villaggio e di Genzo, l’uomo che le aveva fatto da padre, Bellmere non ha voluto negare la sua maternità verso di loro, ammettendo di non essere sola…-
Zoro, seduta a terra, ringhiò come un lupo rabbioso, incarognito dal ricordo e dalla rabbia che gli scorreva nelle vene.
-… Aarlong non aveva cuore, e uccise davanti agli occhi di Nami e di sua sorella la madre, sparandogli in fronte…-
Robin si portò una mano alla bocca, reprimendo un singhiozzo ma non una lacrima che le scese veloce dagli occhi. Franky spalancò la bocca senza fiato, mentre Brook strabuzzava gli occhi. Il cuoco, tremante, aspirò una grande boccata di fumo, sbuffandola poi nell’aria  a formare il candido e sorridente viso di Bellmere, che come si era formato si dissolse nel nulla in un attimo.
-Disperata, Nami quel giorno firmò un contratto con Aarlong in cui stabiliva di impegnarsi ad acquistare l’intera isola di Coconat da lui per una cifra pari a 100 Milioni di Berry, e per suggellare quel patto demoniaco il pirata la fece entrare nella sua ciurma, impregnandole nella carne e non più solo nell’anima il suo simbolo di schiavitù… quel tatuaggio, ora rosso, è stata la firma dell’accordo che per ben 10 anni Nami si è dovuta portare dietro in memoria del suo debito, impegnandosi a rubare e imbrogliare chiunque pur di salvare la sua gente…-
-Quando Sanji è entrato nella ciurma, lei è scappata via con la Going Merry verso Coconat Village, perché era riuscita ad accumulare tutti i soldi necessari…- ricordò ridacchiando Usop, rivedendosi davanti agli occhi la figura dell’esile caravella allontanarsi da loro guidata da Nami.
-… ma noi l’abbiamo seguita…- soffiò il cuoco, fissando la cenere della sua sigaretta arrossire e consumare la stecca -… e una volta raggiunta abbiamo cercato di convincerla di tornare con noi. Lei ha sempre rifiutato, fingendosi della stessa pasta di Aarlong, ma con in realtà l’obiettivo di tenerci fuor dai guai…-
-… pugnalandosi una mano per fingere la mia morte...- alzò il viso dal tavolo il cecchino.
-… buttandosi in mare per salvarmi e poi liberandomi dalle prigioni di Aarlong Park, rischiando di farsi scoprire…- mormorò Zoro, ancora seduto a terra.
-Una volta ottenuti i suoi soldi, Nami sperava di liberarsi per sempre del pirata, ma egli non ha voluto concederle la libertà, minacciandola che avrebbe ucciso tutti i suoi cari se non l’avesse seguito e reso ancor più ricco rubando ancora per lui… disperata, ha tentato di affrontarlo inutilmente e in un attimo di follia ha tentato di cancellare il suo patto squarciandosi il tatuaggio di dosso, pugnalandosi…-
Rufy prese un profondo respiro, abbassando il capo sulle sue mani tremanti. Robin, delicatamente, appoggiò la sua mano sulla spalla del capitano, cercando di aiutarlo nel sorreggere tutti quei ricordi.
-Ho sempre notato quelle strane cicatrici sulla sua spalla sinistra…- ammise sussurrando l’archeologa.
 Il moro abbozzò un sorriso, continuando a raccontare.
-Intanto Nojiko ci aveva detto tutto e insieme avevamo deciso di aiutarla… abbiamo sconfitto Aarlong e i suoi, liberandola… per giorni l’isola è stata in festa e non ho mai viso Nami sorridere e piangere di pura gioia come all’ora…-
-Ha deciso di farsi cancellare il tatuaggio dei Pirati del Sushi, sostituendolo con quello della girandola e del mandarino con cui l’abbiamo sempre vista…- spiegò Zoro, alzando lo sguardo verso il muro che aveva davanti e perdendovi in esso -… ma è rimasta comunque una leggera ombra di quel marchio di schiavitù in lei… è leggerissima, quasi non si vede, se non la si fissa abbastanza da notare quel contorno grigio e sottile appena sotto la pelle chiara della spalla…-
Il silenzio tornò nella stanza.
Tutti erano fermi e zitti, persi nei loro pensieri, a riordinare le idee, in ricerca di una spiegazione per la ricomparsa del tatuaggio cancellato, sperando di intravedere un esile e sensibile spiraglio di luce, in quella fitta e densa nebbia che ne avvolgeva l’origine e il motivo del suo ritorno.
Era passato tanto tempo da quando Nami aveva deciso di distruggerlo, e solo ora, dopo mille avventure e nuovi amici, esso ricompariva, senza alcun motivo apparente, e non con le sue tinte originali, ma con nuove e spaventosi sfaccettature, come a voler evidenziare la sua rinascita e incutendo le più terribile e remote paure che nessuno di loro aveva mai osato anche solo sognare di incontrare lungo la Rotta Maggiore.
-… grazie Chopper…-
Una voce leggera e debole si stava avvicinando, strisciando passi incerti e fragili lungo il corridoio. Zoro alzò lo sguardo dal muro velocemente, sentendo quel sussurro, ergendosi in piedi in un lampo e avvicinandosi al tavolo, fissando con il fiato sospeso e le mani tremanti l’avvicinarsi della renna dottore e della navigatrice.
Una chioma rossa fece capolino dalla soglia della porta e, reggendosi a una poderosa e muscolosa spalla del medico, nella sua forma semi-umana, Nami avanzò debolmente verso la cucina, tentando di non ansimare troppo e infossando il viso imbarazzato sui suoi passi, vergognosa della sua testardaggine e del suo immortale orgoglio che l’aveva, ancora una volta, cacciata in quel guaio, convincendola a zittire ogni fitta che aveva subito per quasi tre giorni alla spalla e reprimendo la debole possibilità pensata di chiedere aiuto alla famiglia.
Aiutandola con gentilezza e attenzione ai suoi movimenti, Chopper, la fece sedere alla tavola, in modo che riprendesse fiato dopo la breve camminata dall’infermeria a lì, che sembrava l’avesse distrutta. Posando leggero la zampetta sulla sua fronte, ne avvertì la temperatura in rapida ascesa, seguita da scosse di freddo che facevano tremare il corpo della giovane, che traballava sulla sedia, stringendosi nella sua esile e umida camicetta.
-Franky: prenderesti una coperta per Nami, per favore…?-
-Subito fratello…- si alzò da tavola il carpentiere, esaudendo la richiesta della renna.
La navigatrice sorrise appena, per le attenzioni messale a disposizione, mentre i suoi Nakama la accerchiavano guardandola preoccupati e apprensivi.
-Nami cara… hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa?- sussurrò Sanji, accarezzandole una mano pallida e fredda. Parlava sottovoce, pauroso che la sua solita voce baritonale e alta avrebbe potuto ferirla ulteriormente se fosse stata usata nella sua tonalità normale. La rossa, stringendosi nelle spalle, negò con un cenno del capo, ringraziando il cuoco con un debole sorriso. Manteneva ancora lo guardo basso, fissando i suoi piedi, senza osare alzarli.
-Ecco qui sorella…- posò la coperta sulle sue spalle Franky, facendola incurvare in avanti per il gesto un po’ troppo forte.
Con un ringhio e un’occhiata furente, Zoro e Sanji lo sgridarono in silenzio per quel suo gesto poco delicato vista la salute cagionevole della ragazza.
-Scusa…- si affrettò a dire il Boss, inginocchiandosi accanto alla sedia della rossa.
-T-tranquillo Franky…- abbozzò un sorriso Nami, stringendo nella mano destra la spalla dolorante, che aveva ripreso a sanguinare lievemente -… sono… sono io che devo scusarmi…-
Con un profondo sospiro, alzò lo sguardo nocciola su tutti i suoi compagni, rivelandolo opaco di lacrime trattenute a stento e implorante perdono.
-Ho sbagliato…- ammise, premendosi la coperta attorno alle spalle-… sono stata testarda e orgogliosa, mettendo davanti a tutti voi la mia cocciutaggine e stupidità, mettendovi in pericolo…-
-Ma che dici Nami?- le accarezzò una guancia Brook, cercando di rincuorarla.
-È la verità!!!- sbottò lei, scuotendo il capo –E se mi fossi sentita male durante un attacco della Marina? E se per il dolore non avessi valutato bene un uragano o proprio non l’avessi percepito? Ho messo in pericolo tutti voi, solo perché ho creduto di poter farcela per una volta da sola…-
Singhiozzò, trattenendo malamente le lacrime e mordendosi le labbra per non piangere.
-Sono stata una sciocca arrogante, che non ha saputo accettare i propri limiti, non chiedendo aiuto alla sua famiglia contro un qualcosa più grande di lei…- con un tonfo si inginocchiò a terra, gettando la coperta sullo schienale della sedia, posando le mani sul pavimento e prostrandosi ai suoi compagni -… scusate, scusate, scusate!!!! Non volevo mentirvi o tenervi allo oscuro di tutto, speravo solo di potervi proteggervi da questo nuovo casino che ho combinato, credendo di poterlo sconfiggere da sola. Vi prego: perdonatemi!!!-
Le prime lacrime scivolarono dai suoi occhi chiusi, cadendo silenziosamente sulle assi di legno del pavimento, nascoste dalle punte dei capelli rossi piegati in piccole onde di fuoco spento.
-Nami…- una mano grande e gentile le alzò il viso, asciugandolo con le punte delle dita -… non devi scusarti di niente!!!-
Rufy l’aiutò a rialzarsi e a sedersi nuovamente sulla sedia, mentre tutto il resto della ciurma appoggiava una mano sulla testa o sulla spalla sana di lei, in segno di affetto, sorridendole. Zoro, alle spalle del capitano, le accarezzava dolcemente il profilo bagnato del viso, spostandosi accanto a lei e ghignando mentre le prendeva nella mano libera una delle sue, pallida e fragile.
-È vero: hai la testa dura!!! Ma è anche per questo che ti ho scelto come mia navigatrice…-
La fece sorridere, mentre Robin le asciugava le lacrime con un leggero bacio.
-… e so che non hai voluto dirci niente per proteggerci e non per mentirci: ti conosco, Nami, sei una mia Nakama e so come sei. Ma sappi che ora ci siamo noi… abbiamo sconfitto Aarlong già una volta e questa non sarà da meno… vedrai: vinceremo…-
Nami annuì sorridente, lasciandosi abbracciare dal suo capitano e da altri suoi compagni.
-Grazie…- sussurrava, abbracciando Usop e lasciandosi baciare sulla guancia da Sanji, mentre Brook ridacchiava –Grazie…-
-Su forza… ora devi riposare…- allontanò tutti Chopper, prendendo la navigatrice per mano e aiutandola ad alzarsi -… hai perso parecchio sangue e devi recuperare le forze… intanto io e Robin faremo alcune ricerche…-
L’archeologa annuì sorridendo, seguendo il medico e la sua sorellina verso la zona notte. Il cuoco si mise subito ai fornelli per preparare qualche sua pietanza prelibata, utile per reintegrare le forze della sua Dea, mentre Franky e Usop uscirono dalla cucina verso il ponte a controllare la rotta. Rufy, Brook e Zoro continuarono a seguire con lo sguardo il cammino lento e incerto di Nami, sorretta da Robin e Chopper, studiandola attentamente.
La rossa ansimava con fatica, come se ogni passo le costasse uno sforzo immondo d’energia. Sudava gocce di febbre fredda, mentre tremava scuotendo le membra deboli e pallide del suo esile corpo. I suoi occhi erano tornati opachi di fatica e dolore e i capelli sembravano spenti della loro solita brace che li accendeva di vita, dirottata a forza altrove, ad alimentare un male che prendeva vigore attimo dopo attimo.
Il verde chiuse gli occhi soffiando con il naso, cerando di trattenersi dall’urlare per la rabbia. Vederla così debole e fragile lo faceva impazzire, e il sapere che ancora una volta la causa del suo dolore era Aarlong, gli faceva ribollire il sangue nelle vene per la rabbia e demoniaca voglia omicida di ammazzare quel lurido essere. Riaprì gli occhi sentendo Rufy avvicinarsi a lui.
-Tranquillo…- gli diede una pacca sulla schiena -… non la perderemo ancora. Non sarà sua di nuovo… questa volta siamo più forti… non è sola, e non ci sono solo io: questa volta ci sei anche tu a proteggerla…-
Zoro ghignò, voltandosi verso di lui e ricambiando il suo sguardo lottatore.
-Si…- posò una mano sulle sue katane e sorrise assieme al moro -… sta volta ci sono anch’io…-
  

   
 
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