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Autore: Lisbeth17    23/04/2012    4 recensioni
Una preparazione fuori dall’ordinario, e un cognome scomodo, una ragazza entra nella squadra.
“Zio, vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”
“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato?"
“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono venuta qui per chiederti il permesso.”
"La metti su questo piano, signorina? Sai, se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”
“Io vorrei che tu non interferissi in alcun modo.”
“Sei testarda. Allora che cosa dovrei fare io?”
“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che io non sia tua nipote.”
“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”
“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia, con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita da ufficio dietro una scrivania?”
Scandì il suo nome per intero con pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vorresti arrivare?”
“Se ci riesco da sola, all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.
“Ed io che cosa dovrei fare?”
“Fare finta che io non esista, fai come se non mi conoscessi.
Voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”
Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Copertina




Kat gli fece strada fino ad un enorme villa, scese lentamente dalla macchina e lui la seguì, si fermarono davanti ad un cancello chiuso, il giardino era ben mantenuto ma la casa sembrava disabitata.
Katherine si fermò e fece un lungo sospiro.
“Non devi dirmi niente.” Le disse Spencer dolcemente.
“Lo so, ma è ora che ci faccia i conti.” Disse lei aprendo il cancello ed entrando dentro casa.
 
 
 
La casa era enorme, piena di vetrate, e di giorno doveva essere immensamente luminosa, al piano di sotto si vedeva un enorme cucina e un salone, Spencer notò degli schizzi incrostati sulle mura del salone, Katherine seguì il suo sguardo “I miei genitori sono stati uccisi qui, 17 anni fa circa, una rapina finita male dissero. Io avevo 10 anni mio fratello 13, ricordo che Adam mi venne a prendere e mi portò fuori, diceva che erano arrivati i cattivi, ci nascondemmo nella cuccia del cane, poi sentimmo degli spari, poi la confusione e il vuoto.
Ricordo poco di quello che successe, ho solo immagini confuse.
Mio fratello non ne vuole sapere di questa casa, comprai la sua metà qualche anno fa, ma non so decidermi a venderla o a risistemarla.” disse Kat
“Mi dispiace.”Rispose Spencer abbracciandola forte.
 
Lei si strinse a lui, le lacrime le scendevano calde sul viso.
“Io non voglio venderla, qui ho tanti ricordi, credo che sia giunto il momento di farla risistemare..”
“Sei sicura che è questo quello che vuoi?” chiese lui con ancora un po’ di tristezza nella voce.
“Si si, sono sicurissima, e poi avere un Pied-à-terre a Miami è molto chic..” disse lei ritrovando finalmente il sorriso.
“In effetti questa casa è splendida, ma ti puoi permettere una ristrutturazione?” chiese Spencer curioso.
“La mia famiglia era benestante, diciamo che non ho mai avuto problemi economici..” disse Kat abbassando la testa.
“Vedo che questo argomento ti imbarazza..” disse lui cercando il suo sguardo “Come ti senti?
Dovresti riposarti, oggi ne sono successe tante.” Disse accarezzandola dolcemente.
 
Kat cominciò a parlare a macchinetta, “In effetti dovrei essere stanca, ma in questo momento ho una scarica di adrenalina, pari all’effetto di 7 caffè, Mick mi aveva accennato a questo.. Pare che sia normale per un cecchino nel momento in cui ha completato il suo obiettivo.”
Spencer le posò una mano sulla spalla “Ok ok, ti porto a mangiare qualcosa.. così mi spieghi anche come sei diventata un cecchino in un giorno..”
 
Cominciarono a ridere e tornarono in macchina.
 
Non ci fu tempo di mangiare però, Hotch li chiamò dicendo che Preston Miles aveva confessato e loro potevano ripartire immediatamente.
 
Sull’aereo Kat si sedette su una poltroncina da sola, le stava salendo addosso tutta la stanchezza e la tensione accumulata in quella lunghissima giornata, chiuse gli occhi per un secondo.
Fu un sogno strano, le sembrava un ricordo, vedeva casa sua piena di poliziotti, suo fratello che l’abbracciava e voleva portarla fuori di lì, tra la folla vide due volti, più giovani di come li conosceva lei, ma erano loro, ne era certa, Sam ed Hotch erano a casa sua diciassette anni fa.
Si svegliò di colpo, il respiro era affannato, si guardò intorno e vide che molti dormivano, vide Hotch vicino al cucinino e si diresse decisa verso di lui.
 
“Parker, qualche problema?” Le chiese lui gentilmente vedendo lo sguardo che lei gli stava lanciando.
“Tu sai perfettamente chi sono, tu e Sam eravate a Miami 17 anni fa, a casa mia ed io voglio sapere perché, non ho mai trovato nulla su quel caso, ed io e mio fratello abbiamo ricevuto un cospicuo risarcimento per la nostra perdita. Dimmi tutto quello che non so.” Disse lei tutto di un fiato, la voce era agitata, allarmata.
Hotch sgranò gli occhi ”Non mi sembra il momento più adatto per parlarne..” disse calmo
“Perché lavoro con voi? Il mio passato c’entra?” era agitata cominciava ad alzare il tono della voce.
 
 
JJ aprì gli occhi, sentendo una voce agitata, vide Katherine che parlava con Hotch, lo vide metterle una mano sulla bocca, tirare la tenda e sentì che la chiamò Katherine.
Tornò a chiudere gli occhi, con uno strano sorriso sulle labbra.
 
“Katherine calmati adesso..” le disse Hotch tirando la tenda e tappandole la bocca.
Lei annuì e lui le tolse la mano dalla bocca.
“Possiamo parlarne quando ritorniamo? Vorrei che ci fosse anche Sam.” Le disse Hotch con tono calmo.
Lei annuì leggermente, si sentiva distante da quello che stava succedendo “Va bene. David conosce tutta questa storia?”
Hotch sapeva che quando e se lei avesse scoperto la verità, le cose sarebbero state difficili da gestire “David lo sa, vuoi che ci sia anche lui?”
Kat scosse la testa, era confusa, stavano vacillando tutte le sue certezze, suo zio, il suo ingresso nell’unità, tutto quello su cui credeva di poter fare affidamento. “No no grazie. Puoi sapere se Sam è già tornato, vorrei chiarire questa storia al più presto.” Disse voltandosi e tornando di la.


Il volo proseguì tranquillo, quando scesero dall’aereo, Katherine andò via di corsa senza salutare nessuno, Spencer la guardò allontanarsi, preoccupato,
JJ gli si avvicinò “Credo che abbia litigato con Hotch, e credo anche che siano molto più intimi di quello che vogliono farci credere.. Lui la chiama per nome.” gli disse
Spencer scosse la testa incredulo “Di cosa stai parlando?”
“Prima sul Jet li ho visti che parlottavano nel cucinino, lui le ha tappato la mano con la bocca, ha tirato la tenda, e l’ha chiamata Katherine.” Disse La bionda, secca.
Spencer non ci credeva, non era possibile che lei lo avesse preso in giro in quel modo, e per cosa poi?! confuso e arrabbiato si diresse verso la sua macchina.


Nel parcheggio vide Kat camminare velocemente, seguita da Hotch che le urlava di fermarsi, lei lo chiamava Aaron e diceva che meritava di sapere la verità, vide Hotch afferrarla per un braccio, trascinarla dentro una macchina e partire.

Spencer si sentiva vuoto, non capiva nulla di quello che stava succedendo, dentro di se sentiva che lei era sempre stata sincera con lui, ma quello che aveva appena visto non riusciva a razionalizzarlo, non aveva una spiegazione, istintivamente prese il telefono e provò a chiamarla, ma era spento, prese la macchina andando a casa sua, voleva capire che succedeva, era pronto a vedere qualsiasi cosa.

Katherine era furiosa, scesa dal Jet voleva parlare con David, urlare, capire qualcosa ma non trovò le parole, cercò Hotch dicendo che voleva subito la verità non le importava di Sam, lui aveva detto che doveva aspettare un’ora soltanto.
Si era ritrovata a correre nel parcheggio seguita da Aaron che cercava di calmarla, si urlavano contro neanche lei sa quali parole, sentì solo la stretta di lui sul suo braccio e si arrese, facendosi trascinare in macchina.
Stavano aspettando Sam, davanti ad un bar, erano rimasti in silenzio per tutto il tempo, quando lo vide arrivare, salirono in macchina e si diressero verso casa sua, avevano bisogno di un posto tranquillo per parlare.

Spencer era fermo sotto casa di Kat non sapeva neanche da quanto, la macchina non c’era ne la sua ne quella di Hotch, decise di aspettare li, non sapendo cosa fare.
Vide arrivare la macchina di Hotch, li vide scendere entrambi ma con loro c’era anche Sam Cooper, quella storia non lo convinceva molto, scese istintivamente dalla macchina dirigendosi verso i tre.

Quando Kat vide Spencer si concesse un secondo per rilassarsi, quel ragazzo le portava la pace nel cuore, poi lo vide agitato, preoccupato, arrabbiato, chissà cosa stava pensando in quel momento di lei.
“Reid che ci fai tu qui?” Disse Hotch, vedendo il collega
Spencer si fermò “Posso chiedervi la stessa cosa.” disse con tono infastidito
“Non è una cosa che la riguarda Dottor Reid, dovrebbe tornarsene a casa adesso.” Si intromise Sam
Spencer cercava lo sguardo di Kat, che lei teneva basso, sembrava vinta,
”Di preciso, Parker, come sei entrata nell’unità? Se tuo zio non c’entra non posso escludere certo loro due.. Una bella ragazza disponibile fa comodo a chiunque.” urló Reid
“Ragazzino sei fuori strada, vattene prima di dire altre sciocchezze.” Gli disse Sam che stava cominciando a perdere la pazienza.
“Reid, stai offendendo una tua collega e un tuo superiore, è il caso che tu te ne vada, non sai quello che dici.” Gli disse Hotch cercando di calmarlo.
“Ha ragione JJ il suo ingresso non è regolare, voi due non siete chiari, che fai Hotch ti porti la donna nella squadra?”
Kat finora era stata in silenzio “Sparisci Reid, te e le tue convinzioni! Stai lontano da me e da casa mia.” gli disse, gelida

Si voltò ed entrò nel palazzo seguita da Sam,
Hotch si fermò per provare a calmare Reid “Non ho idea di quello che ti sia preso, ma farò in modo di scordarmelo, hai fatto delle insinuazioni pesanti e assolutamente infondate, ora tornatene a casa, ci vediamo lunedì in ufficio, cerca un modo per scusarti.”

Spencer si voltò arrabbiato, diretto verso la sua macchina, sentì Hotch gridare “Non con me Spencer, con lei!”

Entrò in macchina, sbattendo le mani sul volante e buttando la testa indietro, non sapeva cosa gli era preso, mai aveva immaginato di poter dire certe cose al suo capo.

Katherine entrò in casa seguita da Sam ed Hotch, “Voglio la verità ora..” disse soltanto, iniziando a preparare il caffè
Fu Sam che cominciò a parlare “A Miami 17 anni fa, ci furono una serie di omicidi e rapine, che giudicammo come seriali, una banda di ragazzi che eccedeva con la droga e trovava nella paura degli altri la sua ragione di vita, quella in casa tua fu la loro ultima rapina, tuo padre aveva dei sistemi di sicurezza efficaci e tu ci desti un notevole indizio, il che ci permise di rintracciarli ed arrestarli, tuo fratello ti nascose nella cuccia e quando poté chiamó il 911, io ed Aaron eravamo li data l’efferatezza del crimine.”
“Io ti accompagnai dalla tua vicina, e Sam ti regalò un lecca-lecca, tu dicesti che sentivi l’odore della benzina, che tutto puzzava di benzina e volevi lavarti, e andare via di li; quei ragazzi erano tre, scoprimmo poi che lavoravano ad un distributore sulla via, così sceglievano le famiglie da seguire e rapinare.” proseguì Aaron
“Perché David non mi ha mai detto nulla??” sospiró Kat
“Questo devi chiederlo a lui.” disse soltanto, Aaron
“Perché non me l’avete detto prima? Questo c’entra qualcosa nel mio lavoro con voi?” Chiese subito Kat.
“Non ti ricordavi di noi, non volevamo sollevare una vecchia ferita.” Disse Sam.
“Noi abbiamo seguito la tua carriera, quando abbiamo scoperto che il tuo interesse era rivolto verso l’unità, ne siamo stati felici, riteniamo notevoli le tue capacità e il tuo percorso così fuori dall’ordinario ti rende unica in questo lavoro.” Disse Aaron, guardandola fiero.
“Tu sei il futuro per il nostro lavoro, e noi vogliamo scommettere su di te.” Aggiunse Sam dolce.

Kat era confusa, ma allo stesso tempo onorata e fiera di lavorare con loro, sentiva che erano sinceri e si sentiva finalmente serena, Ma poi le venne in mente Spencer, come un fulmino a ciel sereno, si rabbuiò di colpo.

“Aaron pensi che io possa stare un po’ con la squadra di Sam? Mi piace lavorare con voi, ma non sono ben accetta e questo lo sappiamo tutti, una squadra è un corpo unico che si muove in una stessa direzione, la mia presenza spezzerebbe questa armonia, mettendola in pericolo.” disse triste e conscia di quanto vere fossero le sue parole.
“Mi dispiace rinunciare a te, ma capisco le tue difficoltà, posso accettarla solo come una situazione temporanea, vorrei comunque che noi ci incontrassimo regolarmente, per poter continuare il percorso iniziato.” Disse Aaron serio.
“E noi siamo felici di accoglierti a braccia aperte.” Disse Sam sorridendo.

La decisione era presa, Katherine passò la giornata di domenica a litigare con suo zio, riuscendo poi a riappacificarsi e perdonarsi, David era triste della decisione presa dalla nipote di lavorare a tempo pieno con Sam, ma sapeva che per il momento non poteva farle cambiare idea.

Kat quel lunedì non si era presentata al BAU, Spencer, JJ e David, non ne sembravano sorpresi mentre gli altri erano notevolmente delusi.
Hotch aveva detto loro solamente che Parker avrebbe lavorato con Sam a tempo pieno nel prossimo periodo, Spencer era sempre teso e poco socievole, era più chiuso del solito e gli altri non riuscivano a cavargli nulla, non sapevano cosa gli fosse preso.

Era passato quasi un mese da quel giorno, Spencer e Katherine non si erano più incontrati, lui l’aveva vista diverse volte andare e venire dall’ufficio di Aaron in orari in cui l’open space era vuoto, si stava arrendendo all’idea che quella fra di loro fosse stata solo una parentesi irreale, e che nulla sarebbe più tornato come prima.
Sapeva di aver sbagliato e di averla profondamente offesa ma ancora non aveva saputo trovare un modo per scusarsi, quando andava a cercarla a casa sua lei era sempre fuori città.

Katherine stava valutando la possibilità di tornare alla medicina a tempo pieno, non riusciva a parlarne con gli altri, ma era profondamente triste e delusa da quanto successo con Spencer.
Gli altri non sapevano niente di loro due e quindi non potevano capirla, solo Mick ogni tanto cercava di tirarla su, ma lei era triste, viveva quello che era successo come una meravigliosa parentesi della sua vita.
Spencer le mancava tantissimo ma visto quello che pensava di lei, non riusciva a trovare il coraggio di chiamarlo. Tutte le volte che lavorava con Aaron nel suo ufficio passava molto tempo a fissare la scrivania di Reid, era certa che Aaron sospettasse qualcosa, ma era troppo corretto per dirle qualsiasi cosa.


Quel pomeriggio era uno di quelli noiosi, erano tornati da un caso e stavano finendo di scrivere rapporti, erano tutti annoiati,
quando videro Hotch correre fuori dal suo ufficio e dirigersi verso l’ufficio di Garcia, Hotch non correva mai nei corridoi dell’ufficio, stava succedendo qualcosa di grave, di preoccupante.

Quando uscì videro Garcia seguirlo, aveva pianto si vedeva ”Tutti in sala riunioni subito.” disse soltanto Hotch
   
 
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