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Autore: Hero98    24/04/2012    4 recensioni
Una scuola con dei professori alquanto bizzarri narratti dalla giovane studente Lamila Gletmit.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dopo tre ore intense come quelle vissute in quella mattinata mi sentivo più stanca di un nuotatore dopo aver attraversato l’Oceano per arrivare dall’Italia all’America. E ancora non sapevo se ci sarei arrivata a fine mattinata dato che mancavano ancora due ore alla campanella finale.
Ad un certo punto entrò in aula un giovane molto simile al professore di geografia solo con i capelli mossi portati più lunghi e una corporatura esile.
-S-Salve ragazzi… -Mormorò con voce bassa accennando un timido sorriso mentre stringeva al petto un orso polare di peluche molto grande.
Nessuno sembrava averlo notato quindi attirai l’attenzione dei miei compagni e indicai loro il povero giovane che nel frattempo si era seduto dietro la cattedra.
-Ma lei non è il professor Jones? –chiese perplessa una ragazza dalla fila centrale continuando ad osservarlo con la curiosità tipica delle donne.
-N-no, è mio fratello… -sospirò con un’espressione rassegnata il biondo -Io sono il professor Matthew Williams…
Già tutti i miei compagni erano tornati a parlare tra loro ignorandolo completamente.
Io, non avendo neanche un amico in quella classe che a mio parere faceva schifo, mi avvicinai alla cattedra per scambiare due parole con lui che sorrideva felice di ricevere almeno la mia attenzione.
Però all’improvviso, anche se ormai prevedevo di tutto, una donna giovane e bassa, dai capelli lunghi e castani legati in una coda bassa che teneva su una spalla, fece capolino nella stanza seguita da un omone alto il doppio di lei. Teneva le mani nascoste nelle lunghe maniche della maglia rossa mentre osservava i ragazzi con i suoi scuri occhi a mandorla. Era molto carina, aveva un fisico asciutto e il viso chiaro tendente al giallo che sembrava fatto di porcellana in netto contrasto con i ciuffi scuri di capelli che le incorniciavano il viso.
-Buongiorno ragazzi, sono il vostro preside Yao Wang. –si presentò scrutandoci attento.
Io rimasi sconvolta. Era maschio. Allora notai che in effetti non aveva seno.
-che strano, non c’è nessun professore-aru… -disse come se pensasse ad alta voce mentre il giovane dietro di lui rideva appena. Poi continuò:-Allora ragazzi, questo è il vostro psicologo Ivan Braginski, per qualunque problema, anche il più banale, potete rivolgervi a lui-aru!
Osservai meglio lo psicologo. Era altissimo e grande quanto un armadio. Mi chiedevo come facesse a resistere con addosso quella sciarpa beige così pesante per il mese di settembre. Aveva degli occhi viola che sembravano ametiste e un dolce sorriso da bambino che armonizzava il viso paffuto con il naso abbastanza grande a patata.
-Dai ragazzi, vedrete che vi aiuterò! –disse sorridendo con una vocina dolce e sottile poi mi guardò inclinando leggermente la testa da un lato.- Che ne dici di incominciare tu? Diventa un tutt’uno con me~
Sussultai sentendo quello sguardo di ghiaccio su di me e annuii appena con la testa avvicinandomi con cautela.
Il preside sorrideva e mi posò una mano sulla spalla. Era alto quanto me. E io non sono poi così alta.
Mi condussero in una stanza ampia e mi fecero stendere su un lettino imbottito non molto comodo. Poi il preside se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Eravamo rimasti solo io e il dottor Braginski.
-Allora inizia pure a parlarmi di un tuo problema. –disse sorridendo con dolcezza mentre si preparava a prendere appunti su un blocchetto con tanti disegni di girasoli.
Vagai un po’ nella mia mente alla ricerca di una qualunque difficoltà avessi e quando ne ebbi trovata una, guardando il soffitto bianco mentre giocavo con i pollici, decisi di comunicarla allo psicologo:-io avrei dei problemi con mia sorella minore…
-Anche tu? –la sua espressione mutò improvvisamente lasciando spazio alla sorpresa e la preoccupazione.
Io lo guardavo confuso.
-Anche lei vuole sposarti e per questo ti perseguita ovunque? –chiese speranzoso di poter condividere le sue paure con qualcuno che avesse il suo problema e quindi lo capisse.
Io scossi la testa in senso di negazione. Lui sembrò deluso e abbassò lo sguardo. Però ad un tratto un rumore simile a delle unghie che graffiano sulla porta fece saltare in piedi entrambi. Una voce femminile, leggermente ovattata dalla parete che la separava da noi, invase la stanza:-Fratellone, sposami, sposami, sposami!
Lo psicologo si rifugiò con me dietro un divanetto in pelle nascondendosi il viso fra le ginocchia mentre tremava di paura e urlava:-No, vattene via! Non voglio!
Poi sentimmo la voce del preside che severo rimproverò la ragazza:-Torna a lavorare Natalia! Non ti pago per seguire tuo fratello-aru!
Poi si sentì un rumore simile al rimbalzare di palloni di gomma e una voce cantilenante e femminile:- Dai Natalia cara, lascia lavorare Ivan caro e vieni ad aiutarmi con il computer che non so usarlo! Lo sai che ho bisogno di soldi e non posso permettermi di perdere il lavoro…
Finalmente silenzio. Poi la porta si aprì e il preside mi consigliò di tornare in aula.
Prima di andarmene lo vidi avvicinarsi allo psicologo per calmarlo e consolarlo ripetendogli frasi come “è tutto finito, la strega cattiva se n’è andata” e “va tutto bene, adesso andiamo dai tuoi girasoli”.
Sicuramente avevano più bisogno loro di uno psicologo. O forse sarebbero dovuti andare direttamente in manicomio.
   
 
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