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Autore: louehs    24/04/2012    1 recensioni
Kurt ha perso tutto. Speranze,sogni,aspettative. Ora è solo,nei bassifondi di Lima,a fare lo stripper per pagare l'affitto. Blaine è uno psicologo,ha un fidanzato,la sua vita va alla grande,se non fosse peril suo bisogno patologico di aiutare le persone. Se le loro vite si incrociassero,per un attimo? Se Kurt necessitasse di essere salvato dalla sua stessa vita e se solo Blaine avesse il coraggio di fare un passo simile?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo. 


La macchina sfrecciava nel buio della notte. Sebastian al volante e Blaine sul sedile accanto.
I fari illuminavano l'autostrada, deserta. L'orologio elettronico sul cruscotto segnava le tre del mattino. Blaine guardava il cielo coperto di nubi dal finestrino,  dubitava che potessero nascondere le stelle.

"Credo tu abbia superato il limite di velocità." Borbottò, mentre l'ennesimo segnale stradale spariva alle loro spalle.
"Se mi interessassi dei limiti mi sarei fermato una ventina di kilometri fa, non credi?"    Sebastian premette sul pulsante dell' accelerazione.
Blaine si strinse nel cappotto. Aveva ancora un vago odore di vaniglia e di lacca. Non riusciva a smettere di pensare a quel ragazzo, e al suo sguardo. Aveva degli occhi così azzurri e perfetti, eppure sembravano così tristi. Così infelici. Come se il mondo non potesse più riservagli     niente di buono. Come se la sua vita fosse stata un susseguirsi di delusioni. 
Odiava sentirsi così impotente. Sapeva che Kurt non lo avrebbe chiamato. Non era pronto, e soprattutto non voleva ammettere di aver bisogno di aiuto.
Sebastian sterzò violentemente, inclinando l'auto verso destra ed evitando di poco un dosso.
Blaine si aggrappò al braccio dell' amico.

" Sebastian, rallenta questa cazzo di auto!"

"Pensavo volessi andare da Derek il prima possibile."

"Vorrei arrivarci intatto."  il passeggero  incrociò le braccia sul petto. Da un po' di tempo l'argomento Derek era diventato un tabù.

"Se questa corsa dovesse finire male mi farei curare dal ragazzo vestito da infermiere  che era al locale, Dio, aveva un culo talmente perfetto..."
"Non l'ho notato." Tagliò corto Blaine.
"Oh, è vero. Eri impegnato a lavorarti il tipo con i tacchi e la tutina di pelle."

Blaine corrugò le sopracciglia in segno di disapprovazione.
"La cosa farà molto piacere a Derek." Canticchiò Sebastian.
Blaine sentì il colletto stringere e le gote riscaldarsi.
"Non c'è bisogno che lo venga a sapere." Mormorò.
Sebastian lo fissò. Aveva dipinta in viso l'espressione di un bambino che ha appena trovato i regali di Natale in camera sua.
"Sebastian, non fare l'idiota, stai gonfiando la faccenda."
Il ragazzo alzò le spalle,incredibilmente di buon umore.
"Almeno gli hai chiesto il numero?"
"No!" Rispose prontamente Blaine, che dovette sottomettersi allo sguardo accusatore di Sebastian "Gli ho dato il mio." mormorò.
Sebastian diede un colpo al volante, facendo suonare il clacson.
"Cazzo Blaine, così ti voglio!"
Blaine gli fermò il volante tra le mani.
"Calmati, cretino! Siamo in una zona abitata."
Sebastian riprese la guida dell'auto, fingendo di asciugarsi delle lacrime con la manica della giacca.
"Piccoli Anderson crescono." 
Blaine alzò gli occhi al cielo, esasperato.
L'auto accostò  accanto ad un alto condominio dalle pareti grigiastre.
"Grazie del passaggio Sebastian." Disse scendendo dall'auto.
"Notte, Anderson. Divertiti." Salutò mentre Blaine si avviava verso il palazzo.
"Come no."  
 

Lima il Sabato mattina era a dir poco deserta. Gli studenti entravano a scuola alle otto, e il resto della popolazione rimaneva a letto fino a mezzogiorno. Per questo, per Kurt Hummel, il sabato mattina era giorno di bucato.
Non il tipo di bucato che ci si aspetta da un ragazzo di ventiquattro anni. Di quello si occupava Carole. Ma il tipo di bucato che il Gracious Queen lo obbligava a lavare almeno una volta a settimana, come se si interessassero della sua igiene.
Pensava che dopo l'ennesimo caso di dipendente colpito da AIDS qualcuno avesse mandato un ispettore sanitario a dare un'occhiata, e probabilmente si era accorto che i loro 'costumi di scena' non venivano lavati da quando Tyra Banks aveva iniziato a condurre America's Next Top Model.
Il sabato era l'unico giorno in cui andava in giro  per Lima con una sacca contenente una tutina di pelle nera, oltre ad Halloween, ovviamente.
Quella Lavanderia automatica gli ricordava tremendamente quella in cui lui e Rachel andavano, durante il loro anno a New York.
Kurt sapeva che quella di Lima era decisamente più sporca, logora e incrostata di quella sulla ventitreesima strada, ma aveva bisogno di questi piccoli dettagli che gli ricordavano il suo passato, quando era ancora Kurt Hummel, il ragazzo con la voce da angelo e il mondo ai suoi piedi.
Si aggrappava a questi ricordi per non cadere nel vortice nero che lo circondava. Non voleva mollare, ma ormai lottare non aveva più senso.
Sentì il telefono vibrare nella tasca della felpa.
"Pronto."
Una voce titubante dall'altro capo iniziò a parlare.
"Ehi Kurt, so che non è un buon momento, ma sei in ritardo con il pagamento dell'affitto e..."
Kurt sospirò, ricordandosi di aggiungere anche quello all'elenco infinito di cose che facevano schifo nella  sua vita.
"Grace, lo so. Mi dispiace tantissimo, prometto dammi un po' di tempo e..."
"Me li ridarai." Concluse la donna.
"Esattamente." Sussurrò Kurt. Sospettava che Grace fosse a conoscenza della sua condizione. Non aveva mai fatto domande sui suoi strani tempi di pagamento, tantomeno sul suo assurdo coprifuoco.
"Kurt" iniziò lei, con tono incoraggiante. "Hai chiamato il centro per l'impiego?"
"No"
"Kurt io voglio aiutarti ma..."
"L'ho capito Grace!" Le rispose Kurt,con un po' troppo impeto. "Scusa, non volevo..."
"Lo so." Lo tranquillizzò. "Ma pensaci."
"Lo farò, grazie." Disse chiudendo la chiamata.
Si rinfilò il cellulare nella tasca e iniziò a infilare i vestiti nella lavatrice.
Stava per mettere dentro la tutina, quando un pezzetto di carta appallottolata gli finì tra i piedi.
Kurt si chinò e lo riconobbe. Era il biglietto del ragazzo della sera prima. Pensava di averlo buttato mentre tornava a casa. Invece eccolo lì. Sotto al suo piede.
Un segno?  Forse doveva chiamarlo, fare una seduta poteva aiutarlo. Poteva scoprire di avere qualche strano disturbo e ottenere un sussidio.
Non sembrava una così cattiva idea, almeno non peggiore di farsi fare un controllo psicologico da Grace.
Blaine sembrava una brava persona. Aveva degli occhi così dolci, un'aria così adorabile.  E poi era bello. Non era quella bellezza che saltava immediatamente agli occhi, era un tipo di bellezza non coltivata, lasciata crescere in modo autonomo. Ma era decisamente bello. Forse doveva fidarsi. Cos'aveva da perdere, in fondo?
 

Blaine stava girando lentamente il cucchiaino nella tazza. Il Sabato mattina andare al lavoro era a dir poco inutile. I suoi pazienti si concentravano durante i giorni lavorativi, lasciandogli  i  week-end liberi. Ma probabilmente in quel preciso istante avrebbe felicemente scambiato    la sedia su cui era seduto con la scomoda poltrona del suo studio. Sarebbe persino riuscito a sopportare i complessi della segretaria dello studio legale, che era andata a letto con il suo capo, il quale aveva una moglie e due figli, parlato con l'anziano assistente sociale che lavorava al suo piano e poi sarebbe andato al bar con Sebastian a bere vodka di nascosto durante il brunch. Avrebbe fatto di tutto per non trovarsi lì, in quel preciso istante.
Infilò le chiavi nella tasca della giacca, pronto ad un'eventuale fuga, magari per andare in ufficio a finire quel maledetto saggio sull'utilizzo della psicologia inversa.
Fece scivolare nella valigetta il computer il più silenziosamente possibile, quando Derek piombò nella cucina.
Aveva addosso solo i pantaloni, mostrando gli addominali scolpiti. I corti capelli biondo scuro gli ricadevano bagnati sugli occhi chiari.
Blaine rimase immobile, con il computer a mezz'aria. Dopo due anni rimaneva ancora stupito dalla bellezza di Derek.
Ricordava persino la prima volta che l'aveva visto. Era decisamente al di fuori della sua portata. Sembrava così irraggiungibile, con la sua confraternita di figli di papà,e i jeans da 300 dollari a gamba e il suo sorriso splendente.

Frequentava medicina, ed era anche lui apertamente gay. Sembrava talmente diverso dagli altri che aveva conosciuto, vale a dire, da Sebastian. Aveva una visione del mondo così ottimista, così sicuro di sé e delle sue capacità. Ci aveva messo due ore ad innamorarsi di lui.
Avevano iniziato la loro relazione tra i corridoi di Yale. Passando le notti l'uno nella stanza dell'altro e sgattaiolando via all'alba. Nessuno dei due aveva avuto storieserie e senza accorgersene erano arrivati all'ultimo anno.  Per Blaine era stato uno shock quando Derek gli aveva chiesto di andare a convivere. Erano così giovani, inesperti, non ancora pronti ad un passo simile. Eppure si era ritrovato con le chiavi dell'appartamento di Derek in mano.   Avevano passato 3 mesi insieme, a Washington, da lui. Ma per Blaine non c'erano possibilità di lavoro. O almeno così si era sempre raccontato.
Era cosciente che la storia della carriera fosse solo una maschera per coprire la sua incertezza. Incertezza per quella strana situazione che si era creata. Derek era diventato diverso. Era totalmente cambiato dal ragazzo che gli faceva fare le ore piccole la notte per guardare le stelle. Era diventato Derek Cole, il dottore che lavorava nella clinica privata nel quartiere della Casa Bianca. Il freddo dottore che si chiudeva per ore nel suo studio a lavorare e che non gli parlava per giorni dopo un litigio.
Blaine necessitava una via di fuga. E quella via di fuga era Lima.
Sebastian ci aveva messo cinque ore a venirlo a prendere con un aereo.
Derek l'aveva presa malissimo, com'era prevedibile. Blaine però era riuscito a rassicurarlo. Gli aveva promesso di continuare a cercare un lavoro nei dintorni e che sarebbe tornato il prima possibile.
Entrambi sapevano che una relazione a distanza sarebbe stata impossibile da sostenere, ma quando Derek si presentò con le valigie davanti alla porta di Blaine, annunciandogli di essere stato trasferito all'ospedale di Westerville, Blaine sentì per la prima volta che quella non era il tipo di relazione che si era aspettato.
Più questa idea si solidificava nella sua mente più Derek si comportava da bravo fidanzato,con tanto di fiori, biglietti dell'opera e gite romantiche.
Blaine sapeva di amarlo,ma non poteva reggere i suoi cambiamenti di umore, eppure l'idea di lasciarlo non l'aveva mai sfiorato, nemmeno quando lui l'aveva sbattuto fuori casa perché Sebastian l'aveva accompagnato a casa ubriaco fradicio alle 5 del mattino.

"Dove vai?" Chiese Derek, abbottonandosi i primi tre bottoni della camicia,tenendo gli occhi puntati sulle proprie dita. Il suo tono di voce era piatto, inespressivo.
"Al lavoro." Rispose secco Blaine, senza riflettere un attimo. Voleva solo uscire di lì prima che scoppiasse la terza guerra mondiale.
"Di Sabato?" Chiese Derek alzando un sopracciglio. Il suo tono scettico gli ricordava tremendamente quello che usava Sebastian. Era impressionante la somiglianza tra quei due.
" Devo finire la ricerca sull'utilizzo della psicologia inversa." Si giustificò il ragazzo, indietreggiando.
"Bene. Vado da Simon. Starò fuori fino alle 5." Disse con noncuranza Derek, passandosi una mano tra i capelli, bagnando leggermente la camicia.
"Bene." Commentò Blaine. Sapeva che Simon era solo una scusa per farlo ingelosire, ma a lui non importava. Non era mai stato un ragazzo geloso. Forse perché non aveva mai avuto qualcosa di veramente suo.
Derek annuì, deluso dalla sua reazione.
Blaine inforcò gli occhiali e si avviò verso la porta. Chiudendola alle sue spalle riuscì a intravedere il fidanzato incrociare le braccia al petto e pestare violentemente un piede per terra.
Ormai non ricordava nemmeno più il motivo del litigio. Era perché era rientrato tardi o perché era andato all'addio del celibato di Jeff?
Non aveva voglia di pensarci, voleva solo andare da qualche parte e sfogarsi. Poteva andare al circolo della Boxe, ma così vestito così gli avrebbero riso in faccia, e di entrare a cambiarsi non se ne parlava nemmeno. Andare da Sebastian era un'ipotesi da scartare. Non aveva voglia di sentirsi dire che era l'ora di 'uscire da questa cazzo di relazione e rigettarsi sul mercato'.
Blaine sbuffò. Evidentemente l'unica soluzione era andare in ufficio.


L'aria era più calda della giornata precedente, segno d'un inizio di Primavera, lo studio distava solo pochi isolati dall'appartamento e per Blaine non era un problema camminare. La città si risvegliava lentamente dopo una lunga nottata.
Blaine varcò l'ingresso. Di fronte a lui la anziana signora Powell parlottava con qualcuno al telefono. Adorava la sua segretaria. Era bisbetica e cinica, eppure con lui aveva sempre un occhio di riguardo.
"Buongiorno Effie." Mimò con le labbra.
La donna chiuse di botto la telefonata.
"Buongiorno Blaine." Rispose sorridendogli.
"Oggi devo finire il saggio, quindi gradirei non essere disturbato."La informò, con tono gentile e cordiale, cercando di nascondere le rabbia che aveva ancora in corpo.
"Signor Anderson" Gli urlò donna, mentre lui si allontanava "C'è un ragazzo che ha chiesto di lei, gli ho detto di accomodarsi nella sala d'attesa."
Blaine dubitava che Effie avesse usato lo stesso tono con lo sconosciuto, quindi pensò fosse meglio andare a controllare che problemi avesse il malcapitato.
"Vuole che lo mandi nel suo ufficio?" Chiese la donna.
"No grazie, Effie, me ne occupo io." Ammiccò Blaine,avviandosi verso la sala d'attesa. 



N.d.A.
Hey! Sono una cretina,lo so. Aggiorno dopo 3 settimane ç____ç Siete liberi di massacrarmi di botte,non mi tirerò indietro (?)
Grazie mille per le visualizzazioni,le recensioni e per il supporto,soprattutto perché è stato un periodo difficile. <3
Capitolo dedicato al mio Meraviglioso Beta. Sarai anche allergico al Fluff,eppure non smetterò mai di ripeterti quanto ti adoro. Un Grazie enorme a tutte le mie ragazze <3 Vi amo Baldracche mie!
Tanto amore a tutti quanti,
Hobbit
  
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