9
Stumbling
"I'll
face it with a
grin,
I'm never giving in.
On with the show!"
[The
Show Must Go On – Queen]
«Io
sono Iron Man.»
Il boato del pubblico e della giuria soffocò la
sua stessa voce.
Vide Kyle assumere un'espressione serafica per
nascondere la sua sorpresa, Ian che strabuzzava gli occhi e Pepper che
si stringeva la radice del naso scuotendo la testa.
Tony si girò appena verso di lei e le
fece l'occhiolino con un mezzo ghigno divertito. Se lo stava godendo,
il suo momento di gloria... per poco.
Pepper strinse il pugno e lo
abbattè sul palmo dell'altra mano con sguardo omicida,
cancellando
il sorrisetto dalla faccia del suo capo, che si affrettò a
riportare
la sua attenzione al Senatore allibito.
"Ops... Forse ho
esagerato."
***
4 Marzo, Tribunale di Washington D.C, due ore prima...
Tony
continuava a cimentarsi nell'annodare per l'ennesima volta la
cravatta senza ottenere grandi risultati. Pepper fece per aiutarlo,
ma lui sfuggì alla sua presa con un'espressione risentita.
«Ce
la faccio da solo. Se queste dannate dita rispondessero ai miei
comandi sarebbe tutto più semplice!»
imprecò sottovoce, fissando con astio
la protesi che aveva momentaneamente liberato dal tutore appeso al
collo.
Per fortuna si era ricordato di mettere i guanti, uno dei
quali leggermente imbottito: le dita erano ancora decisamente
primitive e ben lontane dal poter ingannare la giuria.
«Come
vuole,» sospirò Pepper, lasciandolo ai suoi nodi.
«Vado di là,
recupero Kyle e torno. Non combini disastri,» lo
implorò, prima di
uscire dalla saletta d'attesa per andare incontro all'avvocato, che
sarebbe arrivato a breve.
Tony rimase solo con la cravatta che
continuava a ribellarsi alla sua volontà.
Erano arrivati a
Washington sul filo dei minuti, esattamente dieci prima dell'inizio
del processo. Tutto perché Tony aveva avuto una crisi su
cosa
indossare e aveva infine insistito per presentarsi nel suo sgargiante completo
bluette, nonostante Pepper avesse cercato di indirizzarlo verso
qualcosa di più discreto. Il ritardo non era piaciuto al
procuratore, tale Julien Knight, un uomo slavato sulla trentina che,
dal modo viscido in cui lo aveva salutato, sembrava essere una
vecchia conoscenza di Kyle.
«Siete un team molto... affiatato,
a quanto vedo,» aveva commentato in tono di aperta derisione
accennando alle loro sedie a rotelle, subito prima di svicolare via
come una serpe per entrare nell'aula già gremita.
Tony l'avrebbe
volentieri mandato istantaneamente a quel paese, ma Kyle l'aveva
bloccato con una semplice occhiata che la diceva lunga sui loro
trascorsi. La cosa non prometteva bene.
Pepper rientrò dopo pochi minuti, fissandolo perplessa.
«Non ha intenzione
di entrare in aula conciato così, vero?»
Tony la fissò
imperturbabile, con la cravatta rossa annodata in testa in stile
Rambo e i capelli scombinati: si era arreso all'evidenza di non
essere in grado di annodarla.
«Ovviamente, Pepper! Speravo giusto
di lanciare una nuova moda!» rispose iniettando nella sua
frase una
buona dose di sarcasmo, dato che avrebbe dovuto rinunciarvi per
almeno le successive tre ore.
O almeno, così sperava Pepper.
Ian
e Kyle entrarono appena dietro la sua assistente e gli si accostarono
in rapida successione sommergendolo di raccomandazioni mediche e legali che lui
ascoltò a malapena, troppo agitato e impegnato a districare
quella
maledetta cravatta per prestare loro orecchio. Appena uscirono per
prendere posto in aula, Tony iniziò a sua volta a tempestare
la sua
assistente di domande, facendosi finalmente prendere
dall'ansia:
«Pepper, ho un attacco di panico. Mi fa male il
braccio destro, ho un dolore all'occhio sinistro e devo andare al
bagno. Ora.»
«La prego, non dica stupidaggini,»
mormorò pacata
lei, liberandolo dal cappio che si era stretto in testa.
«Quale
delle tre ritiene sia una stupidaggine?»
«Lei è andato al
bagno, spero, prima del processo, ha avuto fitte all'occhio
dall'incidente e stamattina ha preso gli antidolorifici come
sempre.»
«Come sempre?»
«Con i suoi soliti due cucchiaini
di zucchero nei tre litri di caffè che beve.»
«Si spiegano
molte cose. E magari è anche decaffeinato?»
«Ultimamente sì.
Ordini del dottor Mitchell,» concluse lei, finendo di annodargli
decentemente la
cravatta.
Gli raddrizzò il colletto stropicciato, domò i
suoi
capelli scomposti nonostante la brillantina e tentò di
camuffare con del correttore una leggera ma ostinata bruciatura che si
era rimediato
sullo zigomo, senza molto successo. Tony
si sistemò infastidito il braccio al collo, evidentemente
insofferente al tutore, ma non riusciva ancora a muovere abbastanza
bene la protesi da poterne fare a meno. Era più saggio far
credere
che avesse un braccio infortunato.
«Sono presentabile?» le domandò, rassettandosi le pieghe della giacca; si passò poi una
mano
sul pizzetto, non ricordandosi se si fosse rasato o meno quella
mattina, e si tranquillizzò un poco nel sentirne il contorno ben definito.
Ora che ci pensava, aveva controllato la protesi? E
aveva oliato per bene le giunture? E la garza sull'occhio era a
posto?
"Oh, buon Dio..."
«Come sempre, signor
Stark,» la risposta di Pepper attenuò i suoi
timori per qualche
istante. «Dubita forse del suo fascino?» lo
punzecchiò poi,
con un lieve sorriso incoraggiante che catturò il suo
sguardo.
«Assolutamente no,» rispose sornione, e spinto da
un
impulso repentino la attirò brevemente a sé,
stampandole un fugace
bacio all'angolo delle labbra.
Lei non ebbe tempo né modo di
reagire, ma quando si staccò rimase paralizzata, non
credendo a
quello che era appena successo.
«Mi serviva un incoraggiamento,
cerchi di capirmi. E poi dovevo ancora farmi perdonare per la serata
di beneficenza,» ruppe il silenzio Tony, non provando alcun
rimpianto ad aver agito d'istinto e sentendosi ancora più su
di giri
di prima.
«No, non la capisco affatto.» ribatté
lei, serissima, diventando
dello stesso colore dei suoi capelli e scuotendo la testa nel
tentativo di riprendersi e di convincersi che, no, il suo capo non
aveva davvero tentato di baciarla.
Tony la scrutò
attento: non sembrava furiosa come si era aspettato... solo colta
alla sprovvista, enormemente confusa e decisamente più
turbata di
quanto ritenesse ragionevole. Dopotutto lui aveva inteso il gesto
come un'avance scherzosa. Più o meno. Gli
venne in mente solo allora
che forse non aveva avuto un ottimo tempismo.
«Cosa non capisce?»
la incalzò, agitandosi appena sulla sedia.
«Perché lei debba
sempre complicare la mia e la sua esistenza.»
Tony sembrò
pensarci un attimo, poi fece un sorrisetto furbo:
«Perché la mia
esistenza è ormai abbastanza complicata, e complicarla ancora
in
questo modo, e quindi intrecciare la mia esistenza con la sua,
complicandola a sua volta, le rende entrambe più
interessanti. Non
crede?»
***
«Ordine,
ordine in aula!»
Finalmente il pubblico, che era esploso in una
sorta di ovazione da stadio all'ingresso di Tony, si quietò.
Una
schiera serrata di giornalisti occupava le prime file; dietro di loro
erano sedute alcune delle personalità più
importanti del Paese tra
cui molte conoscenze e rivali di Tony, che aveva invece preso posto
accanto a Kyle al banco della difesa. Accanto a quest'ultimo
sedevano Mitchell e Pepper, un po' distaccati nel tentativo di non
dare troppo nell'occhio. Knight sedeva da solo al banco
dell'accusa, perfettamente rilassato e con l'aria di essere seduto al
bancone di un bar senza una sola preoccupazione al mondo, in paziente
in attesa del proprio drink. Qualche fila più indietro Tony
aveva intravisto Rhodey, che aveva evitato platealmente il suo
sguardo quando aveva rivolto un cenno nella sua direzione.
"Fantastico, adesso mi tiene anche il broncio," pensò,
ignorando di avere esattamente la stessa espressione immusonita sul
volto.
Come da programma, il giudice era il Senatore Stern, che
aveva già avuto qualche contrasto con Tony riguardo alla sua
decisione di interrompere il rifornimento di armi all'esercito.
Sembrava comunque piuttosto tranquillo, e un'espressione neutra
dominava il suo volto da mastino. Tony sperava rispecchiasse il suo
modo di giudicare. Introdusse brevemente, con voce monotona, le
cause e concause del processo in atto e i membri della giuria,
dell'accusa e della difesa, per poi rivolgersi direttamente a
Tony.
«Imputato, dichiari il suo nome completo.»
«Tony
Stark. Pensavo mi conoscesse...» borbottò tra
sé a voce più
bassa.
Kyle gli assestò una gomitata discreta, approfittando del
fatto di essere seduto dal suo lato sano. Lui trattenne bruscamente il
fiato e si tastò la costola ancora contusa.
"Bel colpo.
Ahia."
«Qui ci risulta diversamente, signor Anthony Edward
Stark.»
«Anthony Edward...» Tony roteò appena
l'occhio sano.
«Sì, lo so, ci mancherebbe. Ma allora mi
conosce!» sogghignò
sarcastico.
Il Senatore alzò appena gli occhi dal foglio,
evidentemente seccato.
«Signor Stark, per amor della verità
l'astio verso suo padre non dovrebbe impedirle di usare il nome con
cui l'ha battezzata,» intervenne l’avvocato
dell’accusa con fare provocatorio.
Il sorrisetto
sprezzante di Tony si affievolì appena prima di congelarsi
sul suo
viso. Si girò lentamente verso l'avvocato, rivolgendogli
un'occhiata tagliente.
Pepper captò il suo sguardo, notando con
preoccupazione la mascella serrata dell'uomo: raramente aveva visto
Tony adirarsi, ma parlare di suo padre era un ottimo modo per fargli
perdere le staffe in tempi record. Scambiò
un’occhiata nervosa con
Mitchell, che sembrava condividere i suoi timori: non iniziava
bene.
«Obiezione, Vostro Onore: l'osservazione, oltre a essere
stata posta al di fuori del contro-interrogatorio dell'accusa, non
è
pertinente al caso ed è chiaramente volta a innervosire il
mio
cliente,» intervenne Kyle, pacato, con un'occhiata
penetrante
in direzione del suo rivale.
«Accolta. Signor Knight, non
divaghiamo prima ancora di iniziare.»
Knight fece un sorrisetto
viscido, scostandosi i capelli chiari dagli occhi altrettanto
chiari.
«Scusate, Vostro Onore. Credo che un lieve nervosismo sia
comprensibile, date le circostanze...»
«Si prega inoltre
l’accusa di non dilungarsi troppo: mi fa male la
gamba,»
intervenne Tony a voce molto alta nonché nel momento meno
indicato.
Qualche risatina provenne dal pubblico e Tony fece un
gesto ammiccante verso di esso. Il Senatore era adesso
palesemente infastidito dal suo atteggiamento più adatto a
un
varietà che all'aula di un tribunale, ma fece un ammirabile
sforzo
per non darlo troppo a vedere.
«Iniziamo con l’indicare le
accuse che le si imputano.»
Il Senatore aprì una voluminosa
cartella, iniziando a sfogliare i documenti e a leggerli con voce
macchinosa.
«Il signor Anthony Edward Stark è formalmente
accusato del possesso di armamenti bellici illegali nonché
ritenuti
potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico; di
occultamento di
identità; di danni a strutture ed infrastrutture pubbliche e
private; del sospetto convolgimento nella scomparsa e presunta morte
di Obadiah Stane; è inoltre accusato di...»
«Mi perdoni, Vostro
Onore, vorrei proporre di esaminare ogni capo d'accusa
separatamente per ordine di importanza, ovviamente a discrezione
della giuria,» lo interruppe il più delicatamente
possibile
Kyle.
«Bravo K, ottima mossa. Iniziavo a sentirmi
soffocare,»
commentò Tony sussurrando, almeno secondo i suoi parametri.
In
realtà lo udì mezzo tribunale, giudice incluso.
Kyle rivolse
un’occhiata implorante verso Pepper: “lo
fermi” sembrò
pregare. Lo stress stava decisamente peggiorando l'esuberanza
incontenibile di Tony.
La giuria parlottò per un paio di minuti
discutendo l'intervento di Kyle, infine il Giudice battè il
martelletto.
«Che l'imputato salga al banco di deposizione.
Inizieremo dalla scomparsa del signor Stane.»
Mitchell a quelle
parole si alzò subito e trasferì la sedia a
rotelle nel punto
richiesto, sotto gli occhi di una guardia armata che fortunatamente
decise che Tony non era nelle condizioni di nuocere a nessuno.
“Si
va a spasso,” pensò Tony poco divertito,
sentendosi per la prima
volta a disagio nell'essere al centro dell'attenzione.
Si impegnò
a sfoggiare un'espressione neutrale e una voce ferma mentre prestava
giuramento di dichiarare "la verità, solo la
verità,
nient'altro che la verità", ben consapevole che non
l'avrebbe
mantenuto del tutto.
Il Senatore riprese a leggere quanto
documentato:
«Obadiah Stane è stato visto l’ultima
volta il 5 gennaio alle Stark Industries, intorno alle sei di sera,
come risulta
dalla deposizione della signorina Virginia Potts rilasciata alla
polizia quella sera stessa. Conferma?»
«Confermo, Vostro
Onore.»
«In seguito si è persa ogni sua notizia ed
è dato a
credere che sia deceduto in seguito all'incidente avvenuto alla
sezione 16 delle Stark Industries, nonostante il suo corpo non sia
stato rinvenuto. L'imputato Anthony Stark emerge come unico testimone
diretto
dell'accaduto. A lei l’interrogatorio, avvocato Knight,
può
procedere.»
«Grazie, Vostro Onore. Signor Stark,»
iniziò
Knight, alzandosi e prendendo a passeggiare davanti a Tony con
l'atteggiamento che avrebbe avuto un predatore di fronte a una preda
messa all'angolo, «potrebbe spiegarci le strane circostanze
in cui
il signor Stane è venuto a mancare?»
«Varrebbe a dire che si è
disintegrato in seguito alla sua accidentale caduta nel reattore arc?
Non mi sembra che ci sia molto da aggiungere, ma le posso spiegare le
dinamiche chimiche e fisiche dell’accaduto, se
necessario.»
«La
sua è molto fantasiosa come ipotesi, signor Stark.»
«Peccato
che sia la verità.»
Tony appoggiò sovrappensiero le braccia sul
banco, sotto gli occhi terrorizzati di Pepper, che seguiva ogni suo
minimo movimento.
Un secco clonk
risuonò nell'aula quando la mano metallica urtò
il legno un po'
troppo bruscamente, e Tony s'irrigidì appena.
«Cos'è stato?» Knight interruppe la
domanda che stava per porre, incuriosito.
Pepper
afferrò improvvisamente il braccio di Ian, agghiacciata.
Sperò
ardentemente che Tony non agisse d'impulso; le sue manie di
protagonismo potevano giocare brutti scherzi...
Questi esitò per una
frazione di secondo, preso in contropiede.
«Oh, il mio Rolex,»
rispose poi, alzando le spalle – altra mossa piuttosto
pericolosa.
Scrollò il polso sinistro con un ghigno provocatorio,
tirando su la manica e rivelando il costoso orologio che aveva avuto
l'ignaro buon senso di indossare quella mattina, riuscendo a
distogliere l'attenzione dalla protesi, che lasciò scivolare
nuovamente giù dal banco, appesa al suo tutore.
Pepper strinse i
denti, orripilata: una minuscola parte del polso destro si era
scoperta, lasciando intravedere il metallo sottostante; un dettaglio
del tutto trascurabile, ma ai suoi occhi appariva come se Tony si
fosse appena denudato sul banco dei testimoni. Nessuno ci fece
caso, concentrati più sull'orologio che su Tony stesso o sul
suo
braccio apparentemente infortunato.
«Piace?» chiese lui
disinvolto, scatenando risatine da parte del pubblico.
Il giudice
sospirò.
«Molto, signor Stark. Ora, se ha finito di
pavoneggiarsi, possiamo tornare a questioni più
importanti?»
Pepper
era sicura di essere stata l'unica oltre a Ian e Kyle ad aver notato
il lampo di panico che era brillato per un attimo sul volto di Tony
in quel frangente delicato. Questi intercettò di sbieco il
suo
sguardo: c'era mancato davvero poco.
Knight tossicchiò e riprese
il suo interrogatorio:
«Dunque, vuole spiegarci più nel
dettaglio come, esattamente, è deceduto il signor
Stane?»
«Con
estremo piacere,» si lasciò sfuggire Tony,
momentaneamente accecato
dal ricordo di Obadiah e di cosa stava passando per causa sua.
Colse l'occhiata ammonitrice di Kyle, ma fortunatamente Knight
non sembrò notare la sfumatura ostile di quelle parole, interpretandola come l'ennesima provocazione strafottente.
«Prego,
allora.»
Tony chiamò a raccolta tutti i dettagli che aveva
discusso con Kyle per modificare l'accaduto in modo credibile, poi
iniziò a raccontare:
«Eravamo sulla terrazza, saranno state le
otto di sera. Stavamo discutendo degli ultimi avvenimenti alle Stark
Industries; immagino che ricordiate tutti una delle mie ultime
conferenze stampa, soprattutto il Senatore Stern...» rivolse
uno
sguardo eloquente a quest'ultimo, guadagnandosi un'occhiata astiosa.
«Insomma, era una stupenda serata quando ad un tratto
c'è stato
un malfunzionamento nel reattore arc che potrei spiegare in dettagli
tecnici, ma non so fino a che punto vi interessi una lezione di
fusione nucleare a freddo...» tentò di svagare
Tony, con successo.
«La vetrata sul tetto è andata in
frantumi...» si bloccò un
attimo, folgorato da un improvviso dolore all’occhio.
Sfiorò la benda il più delicatamente possibile
lasciandosi sfuggire
un lieve lamento; Ian lo guardò preoccupato, così
come il giudice.
«Sto bene, era solo una fitta,»
minimizzò, sfuggendo
lo sguardo perplesso di Knight.
In realtà aveva visto un forte
lampo blu. Parlare dell'incidente ne risvegliava anche il ricordo
fisico? si chiese preoccupato, ma accantonò il pensiero dopo
il
primo momento di shock e continuò come se niente fosse, sudando appena per il nervosismo:
«Dicevo:
Stane era molto vicino alla vetrata ed è stato investito
dall'onda
d'urto. È precipitato nel reattore prima che potessi
avvicinarmi e
si è, come dire... fuso. Letteralmente. E dovete sapere che
un corpo
umano che precipiti in un qualsiasi reattore nucleare esistente a
questo mondo non causa mai
conseguenze pacifiche. È esploso
mentre ero ancora sul tetto, di qui le mie innumerevoli lesioni. E
poi sono svenuto. Il dottor Ian Mitchell qui presente può
illustrare
un quadro clinico molto dettagliato delle mie attuali condizioni
fisiche, ma credo che non vi interessi neanche questo.»
Knight
stava per intervenire, ma fu troncato dal giudice:
«Penso che le
sue condizioni fisiche siano piuttosto evidenti a tutti.»
“E
non ha ancora visto niente!” esclamò tra
sé Tony, mordendosi la
lingua per non dirlo ad alta voce.
Pepper tirò un sospiro di
sollievo e smise di stritolare il braccio di Ian, che aveva a sua
volta sudato freddo quando aveva captato il suo nome. Kyle
ascoltava concentrato, con due dita a sorreggere la tempia, annuendo di tanto in tanto e fulminando con
occhiate omicide il procuratore che, rigidamente in piedi, non
sembrava trovare falle nella deposizione. Dopotutto non aveva le
competenze idonee per contestare le allusioni tecniche
dell’imputato.
«Riguardo a questo può bastare; chiariremo in
seguito le dinamiche esatte dell'incidente e convocheremo qualche
esperto che possa giudicarle competentemente,» concluse il
giudice.
«Consiglierei Justin Hammer; ha già collaborato
con...»
iniziò Knight.
«... un branco di incapaci.» tossicchiò
Tony,
seccato.
Il giudice lo guardò interrogativo, al che Tony si
ricompose.
«Non rientra nelle mie simpatie, ma invitatelo pure
alla festa.»
“Sarà divertente. O forse no.”
«Prenderemo
seriamente in considerazione questa possibilità,»
ribattè Knight
con un sorrisetto perfido.
«Adesso... se la giuria è d'accordo
vorrei discutere della sua identità piuttosto
controversa.»
Era
chiaro che fosse quello l'argomento principale del processo e che
tutti non vedessero l'ora che venisse affrontato.
«Non capisco
cosa intende.» cadde dalle nuvole Tony
«Se
si riferisce alla quisquilia del mio nome di battesimo, posso
assicurarle che sono in tutto e per tutto Anthony Edward
Stark.»
«Ha
letto i giornali, immagino,» insinuò Knight,
subdolo.
«Sono
stato piuttosto impegnato a salvaguardare la mia salute,
avvocato.»
«Dubito che non abbia neanche sentito parlare
di...»
«Obiezione.
Signor Knight, sta fuorviando l’imputato e ponendo domande
irrilevanti. Il signor Stark non è tenuto a informarsi se
non lo
desidera, soprattutto in quanto convalescente.»
«Obiezione accolta,» gli accordò a
fatica il giudice.
«Comunque, si parlava del cosiddetto “Iron
Man”. Un
presunto supereroe o robot high-tech che spara raggi laser e
distrugge beni pubblici. Le rammenta qualcosa?»
«Oh, sì. Ne ho
sentito parlare. Era su tutti i giornali per il suo intervento in
Gulmira qualche mese fa, se non sbaglio,» rispose
candidamente Tony.
Poteva sentire gli occhi di Rhodey trapassarlo, ma non
spostò lo
sguardo su di lui.
«Quello, e un'altra decina di intromissioni in
zone calde o di confine nel corso di scontri armati, a volte
accompagnato da altri combattenti di dubbia
entità,» puntualizzò
Knight, scrutando la sua reazione, ma lui rimase impassibile.
Pepper
annuì piano tra sé: poteva andare peggio, poteva
andare molto
peggio... ringraziò la prontezza della SHIELD nell'aver
criptato o
eliminato le testimonianze di quegli scontri.
«E cosa c'entra un
paladino della giustizia con l'incidente alle Stark
Industries?» lo
incalzò Tony, con apparente brio.
«Testimoni oculari affermano
di aver visto questo "supereroe corazzato", d'ora in poi
"Iron Man" per comodità, scontrarsi con un'entità
presumibilmente robotica non meglio identificata, proprio in
prossimità della sezione 16 delle Stark Industries. Mi dica,
lei ha
visto o sentito qualcosa?»
«Onestamente, avvocato, ero piuttosto
intento a discutere con il signor Stane e il reattore è
molto
rumoroso; non ho fatto caso a ciò che avveniva attorno a
noi.»
obiettò lui, piuttosto debolmente.
«Vostro Onore?» intervenne
solo allora Ian, facendo sobbalzare Pepper e voltare l'intera aula
verso di lui, che riuscì eroicamente a mantenere la sua
freddezza
nel sentirsi analizzare da poco più di duecento paia d'occhi
«Il
mio paziente, per sua sfortuna, soffre di una leggera amnesia in
seguito al trauma subito. Non è in grado di ricordare
esattamente
tutto l'accaduto, in particolare suoni, colori specifici o dettagli
marginali.»
«Obiezione: il dottor Mitchell non può
testimoniare
in questo momento,» protestò Knight, piccato per
quell'intromissione.
«Obiezione: il dottor Mitchell ha facoltà
di testimoniare in quanto supervisore medico nel caso del signor
Stark sin dall’inizio dell’inchiesta.»
«Signor Andrews,
accolta; signor Knight, respinta,» dichiarò il
giudice, battendo un'unica volta il martelletto.
«Tre a zero, Knight; è in
netto svantaggio,» commentò ironico Tony,
sentendosi più
tranquillo.
Kyle non riuscì a trattenere un sorrisetto
compiaciuto, anche se avrebbe volentieri messo le mani al collo di
Tony per ogni parola di troppo che lasciava la sua bocca.
«Tornando a noi... sembra
che lo scontro sia stato molto violento, arrivando a coinvolgere
civili, danneggiare veicoli e causare danni alle infrastrutture
adiacenti le Stark Industries e la Howard Stark Memorial
Lane,»
riassunse brevemente Knight «Sembra che entrambe le...
unità
robotiche, o qualunque cosa fossero, abbiano fatto uso di armi a
lungo raggio simili a flussi di energia.»
A quel punto si fermò per
fissare Tony negli occhi, come aspettandosi un commentò da
parte
sua, che puntualmente arrivò:
«Potrebbe anche affermare che un
gigante verde ha distrutto mezza città e sarei costretto a
crederle,
avvocato. Amnesia, ricorda?» Tony si toccò appena
la tempia a
sottolineare il concetto. «Quale sarebbe il punto?»
chiese poi,
ignorando l'occhiata di rimprovero che Pepper gli aveva scoccato nel
sentirgli nominare indirettamente Hulk.
«L'esplosione del
reattore arc potrebbe essere stata una mera coincidenza, oppure
causata dal suddetto scontro. Conferma? Intendo, un simile scontro
che coinvolga altre fonti di energia avrebbe potuto causare
l'esplosione del reattore?» chiese Knight, suscitando la sua
attenzione «Mi rimetto alle sue conoscenze
tecniche,» lo
blandì mellifluo.
Kyle fiutò il pericolo e stava per obiettare,
ma Tony iniziò a parlare prima, non dandogliene modo.
«Non posso
escluderlo. Per farla semplice potrebbe essere stato un
malfunzionamento dovuto a un sovraccarico di energia nel nucleo,
oppure lo scontro ha danneggiato qualcuno dei trasformatori, ma
è
anche vero che la vicinanza tra due flussi di energia arc
può
originare delle interferenze non trascurabili...» s'interruppe di colpo.
Kyle
si morse nervoso le labbra: aveva previsto che Knight avrebbe fatto
leva sull'ego di Tony e sulle sue vaste conoscenze scientifiche per
spingerlo a dire più del dovuto. A volte detestava avere
ragione.
«Signor Stark, ha per caso detto due?»
chiese infatti Knight, falsamente stupito.
"Lo sapeva...
sapeva tutto," pensò allarmato Kyle, implorando Tony di non
cadere in trappola.
«Due? Ho detto due?» una nota di panico
incrinò la voce di Tony, che si sforzò di
mantenere la sua
proverbiale nonchalance
.«Intendevo
dire il reattore e l’ipotetica energia che alimenta
l’armatura...»
«Armatura? È già stato usato in
precedenza
questo termine?» si finse interdetto Knight.
Kyle corse ai
ripari:
«Obiezione! Signor Knight, non ne faccia una questione di
semantica; quando la smetterà di evidenziare dettagli
irrilev–...»
tentò di salvare la situazione, capendo di essere vicino a
un punto
critico, ma lo schiocco del martelletto troncò le sue
parole.
«Respinta. Il verbale cosa dice?» chiese il giudice
rivolgendosi al dattilografo, che scorse velocemente le pagine del
verbale.
«Mai usata, Vostro Onore.»
Knight si girò
trionfante verso l'imputato.
«Non avendo mai visto lo scontro, a
quanto sostiene, e non essendosi informato, sempre secondo
ciò che
ha dichiarato, come fa a definire “armatura” questo
neo-supereroe, finora identificato come un robot? Tanto più
che la
descrizione calza a pennello, a detta dei testimoni.»
«Avrò
visto qualche immagine di sfuggita e il mio intuito tecnico deve aver
fatto il resto,» borbottò Tony, messo alle strette.
«Devo
deluderla: non risulta alcun documento fotografico o audiovisivo di
Iron Man dai frangenti in cui è apparso nell'ultimo anno.
Inoltre le
uniche immagini dello scontro a Los Angeles sono state estrapolate da
video di pessima qualità, nei quali non è
assolutamente
distinguibile con chiarezza un'“armatura”,
soprattutto se le ha
viste di sfuggita; ma secondo i testimoni oculari si tratterebbe
proprio di questo: un'armatura. Cosa ne dobbiamo dedurre, signor
Stark?»
Pepper si sentì sprofondare, e stavolta si trovò
a
maledire la solerzia con cui la SHIELD aveva occultato ogni prova
tangibile dell'esistenza di Iron Man. Lanciò un'occhiata a
Tony,
che sembrava sul punto di voler rispondere per le rime a Knight, ma
un’occhiataccia di Kyle lo convinse che sarebbe stato
più saggio
stare in silenzio.
Knight si concesse un sorriso soddisfatto.
«In
via del tutto eccezionale dispongo di una foto della suddetta
“armatura”,» annunciò, e un
mormorio sorpreso si diffuse tra il
pubblico.
«Obiezione! Questa prova non è pertinente
a...»
«Respinta,» lo troncò di netto il
giudice, più
interessato alla foto che alla sua attinenza col processo in corso.
«Ce la mostri, procuratore.»
Tony si sentì mancare e fissò
Kyle in cerca d’aiuto; lui scrollò le spalle,
facendogli cenno di
mantenere il sangue freddo.
Knight tirò fuori una foto piuttosto
grande e un po' sgranata, ma anche perfettamente distinguibile: era
senz'ombra di dubbio un’armatura dalle cromature rosso-oro,
apparentemente inquadrata dalla telecamera di sicurezza di un'auto
che sembrava sospesa a qualche metro da terra, sorretta dall'armatura
stessa. Tony poggiò con sconforto il mento sul braccio sano,
ricollegando la scena a quel poco che ricordava dello scontro: era
abbastanza sicuro che la persona alla guida di quell'auto gli dovesse
la vita, e fornire all'accusa prove sottobanco non gli sembrava un
gran modo per ringraziarlo.
Si impose il silenzio, assieme a
un'espressione distaccata.
«Prego la giuria di prestare
attenzione a questo “piccolo” dettaglio.»
Knight puntò il dito
sulla luce azzurrina che brillava sul petto di Iron Man.
“Merda.”
Tony si allentò il colletto della camicia, improvvisamente
accaldato.
«Secondo i nostri tecnici, sarebbe proprio la fonte di
energia che alimenta quest'aggeggio... signor Stark, cosa le
ricorda?»
«La lampadina azzurra che avevo sul comodino da
piccolo,» sparò a caso Tony, cercando di mantenere
la sua faccia
tosta.
«Ah, davvero? E magari gliel’ha costruita suo padre
Howard Stark, inventore del reattore arc.»
«Obiezione. Di nuovo
fuori tema.»
«Accolta. L'allusione al reattore arc è
pertinente, ma si astenga da altri riferimenti ai familiari del signor
Stark; al momento non ci interessano.»
«Nemmeno a me,
sinceramente,» commentò Tony, nel tentativo di
allentare la
tensione.
Kyle scosse vigorosamente la testa, intimandogli di
finirla con quella sceneggiata.
«Questo sembra indiscutibilmente
un reattore arc. In quanto esperto del settore, signor Stark, come lo
definirebbe oggettivamente?»
lo incalzò Knight.
«A prima vista direi proprio un reattore
arc,» si trovò costretto ad ammettere Tony
«Ma ciò non è
possibile, perché mio padre e di conseguenza la mia
industria ne
detengono il brevetto,» aggiunse subito dopo trionafante,
credendo
di riuscire così a trarsi d'impaccio; notò troppo
tardi l'occhiata
ammonitrice di Kyle.
«Infatti,» confermò Knight,
«secondo i
nostri esperti corrisponde unicamente come forma, luce e altri
parametri che conoscerà sicuramente, alla tecnologia arc o
derivate.
E dunque in suo esclusivo
possesso.»
«Vedo che ha fatto i compiti a casa, signor
Knight.»
Lui sorrise soddisfatto prima di essere troncato dalla
voce di Kyle.
«Obiezione: la sua tecnologia potrebbe essere stata
sottratta da concorrenti.»
«Esatto!» Tony colse al volo
l'occasione «Da Stane!»
«Ma non era con lei sul terrazzo?»
«Lui
era fisicamente
con me, ma la sua tecnologia, cioè quella sottratta a me
medesimo,
era lì sotto, non-so-perché, a combattere contro
un tizio in
armatura!»
Un brillio pericoloso si accese negli occhi di Knight.
«Mi perdoni, signor Stark: si sta riferendo all'arma robotica
ancora ignota o ad Iron Man?»
Tony ebbe un attimo di esitazione,
realizzando ciò che aveva appena detto.
«A... a entrambe.»
balbettò infine.
Pepper si mosse a disagio, allibita dal
madornale passo falso del suo capo, e il fatto che avesse appena
balbettato – lui, Tony Stark, che balbettava
– voleva dire che Knight era finalmente riuscito a metterlo
in
seria difficoltà.
«È curioso come lei sostenga di non sapere
nulla dello scontro ma sia in grado di affermare che anche l'altro
robot fosse alimentato da un reattore arc,»
commentò Knight con un
sorrisetto di condiscendenza.
Tony ammutolì, consapevole di non
poter controbattere con argomentazioni convincenti.
«Lasciamo un
attimo da parte le sue accuse infondate verso Stane. Lei ha definito
Iron Man "un tizio in armatura"; cosa sensata, visto il
nomignolo affibbiatogli dai media e la sua nomea di "supereroe".
Ma cosa le fa affermare con tanta certezza che l’armatura non
fosse
un robot telecomandato o altro?»
«È un sistema di controllo
obsoleto! Quell'armatura, o qualunque cosa fosse, è troppo
complessa
per essere teleguidata.» Tony si sarebbe mangiato la lingua
per
quello che stava dicendo, ma il suo ego aveva buttato al vento ogni
cautela.
«E questo come lo deduce non avendola mai vista coi suoi
occhi?»
«Lei è estremamente pignolo. Davvero una spina nel
fianco,» sbottò Tony, iniziando ad
irritarsi.
Insomma, era abituato
a non essere – quasi – mai contraddetto.
«Dunque?»
«Dunque
sono in grado di trarre conclusioni in campo robotico in base a
criteri che non devo certo spiegare a lei, a meno che ovviamente non
abbia un paio di lauree al MIT, cosa di cui dubito alquanto,»
commentò con arroganza.
Pepper si era ormai ancorata al braccio
di Mitchell vedendo degenerare la situazione di secondo in secondo e
anche lui non poteva fare altro che assistere impotente al loro
sfacelo.
Kyle fremeva accanto a loro alla ricerca di una via
d'uscita che Tony non si fosse già precluso.
«Signor Stark, la
richiamo all’ordine,» gli intimò il
Senatore.
«Ma certo,
Vostro Onore. Scusatemi enormemente,» ribattè lui
con un po' troppa
enfasi.
Ribolliva di rabbia repressa nei confronti dell'avvocato e
in generale di tutto ciò che l'aveva cacciato in quel vicolo
cieco.
E pensare a Stane non lo aiutava affatto.
"Quel bastardo
traditore doppiogiochista..." sibilò tra sé,
vedendo rosso per
un istante e sentendosi i moncherini in fiamme.
«Sto ancora
aspettando una risposta, signor Stark.»
Tony lo fissò in modo
tanto penetrante che l'avvocato sembrò tentennare.
«Infatti,
stavo giusto dicendo che la mia
tecnologia, perché di mia si tratta, è stata
banalmente ed
indegnamente clonata dal mio "amico" e "collaboratore"
Obadiah Stane, che tra l’altro vendeva alle mie spalle armi
ai
ribelli dei Dieci Anelli, gli stessi che hanno avuto la gentilezza di
ospitarmi per tre mesi in Afghanistan su
suo diretto ordine.
Evidenziamo questo dettaglio nel verbale, grazie.»
Kyle fece il
gesto di intervenire, ma ormai Tony era come un fiume in piena.
«Stane da un pezzo voleva sbarazzarsi di me e ottenere le mie
industrie e quando ha messo gli occhi sulla tecnologia arc ha trovato
un modo perfetto per farlo.»
«Signor Giudice, il mio cliente
sembra in evidente stato confusionale.» Kyle cercò
con lo sguardo
il supporto di Ian, facendogli cenno di confermare, ma prima che il
medico potesse intervenire fu zittito dal martelletto.
«Respinta. Il signor Stark mi sembra nel pieno possesso
delle sue facoltà decisionali.»
«Che bravo, Vostro Onore, dopo
il mio nome si ricorda anche della mia salute mentale. Lo trovo
molto gratificante. Comunque sia, questa condotta irresponsabile e
scorretta da parte del mio ormai ex-collega mi ha costretto ad
intervenire in prima persona.»
«Cosa intende con "in prima
persona"?»
«Vedete, Vostro Onore, signor Knight, gentile
pubblico...»
"Pepper, respira. Non lo sta veramente per
dire."
«Io sono Iron Man.»
Revisione effettuata il 21/02/2018
Note Delle Autrici:
"Tony è un deficiente.": pensatelo pure, perché avete ragione!
In effetti, ci siamo ispirate abbastanza al processo che si svolge nel secondo film, visto che dopotutto molte tematiche lì presenti verranno affrontate in seguito in questa FF (non credevate mica che se la potesse cavare con un solo processo... vero? Sarà una cosa molto lunga...)
Comunque, ringraziate se tornerà intero a casa... Pepper vorrebbe scannarlo :3 Ma in realtà lo ama! *scorgono Pepper che affila mannaia* O forse no...
Ringraziamo Rogue92 e alliearthur che continuano a seguirci e recensiscono regolarmente :3 Ci fa davvero tanto piacere :) (Glaucopis, ti aspettiamo... e aspettiamo USQ!)
Moon&Light
P.S. Sappiamo che il capitolo è lunghissimo, e il prossimo lo sarà altrettanto, ma c'è davvero molto da dire e le tiritere legali tendono ad essere lunghe e prolisse, anche se cerchiamo di ridurle al minimo ;)
© Marvel