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Autore: blackmoral    26/04/2012    0 recensioni
Nata come epilogo a un romanzo incompiuto, questa storia racconta della disillusione di due sognatori, di come la morsa della società si chiuda sulle ribellioni della gioventù e di come i rimpianti per gli amori perduti possano distruggerci il cuore.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimer: chi ha letto il racconto “I morti” di Joyce sa da cosa ho tratto ispirazione, per quel “Credo che se avesse potuto, sarebbe morto per me”. Senza dimenticare che la frase di Nietzsche “E se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te” ha avuto la sua parte. Ok, lo ammetto, devo credits a Friedrich anche per l’aforisma 125 de La Gaia Scienza.

Parting ways

Niente più di una sigaretta accesa nel buio della stanza, un tizzone che sembrava ardere ritmicamente ogni qualvolta ne veniva inspirata una boccata. Solo una sigaretta e un incessante girotondo solitario.

Marie continuava a camminare in tondo per la stanza, incurante del buio o  del ragazzo che, seduto di fronte a lei, la osservava. Ricordava altri tempi, altre sigarette, soffici capelli che spiovevano su un viso sbiadito nella memoria.

-Non è giusto.- Le prime parole che le uscivano dalla bocca da diverse ore avevano un retrogusto amaro, quasi come un sorso di whiskey da quattro soldi.

La figura silente di fronte a lei non diede neppure segno di essersi accorta del mormorio che aveva squarciato il pesante silenzio.

-Non è giusto- ripeté Marie, questa volta con una voce un po’ più sicura e più alta.

Ecco, il suo vagare irrequieto era finalmente giunto al termine, nel momento in cui si era seduta sul pavimento polveroso. Aveva incrociato le gambe magrissime, in una specie di parodia di bambina.

-Sai, credo mi amasse. Credo che se avesse potuto, sarebbe morto per me.- Solo un breve cenno di assenso diede a intuire che l’altro era all’ascolto.

-Non so se mi amava davvero, ma credo fosse una di quelle cose da ragazzini, sai, quando pensi di amare davvero e questo tuo amore ti sconvolge così tanto che lascia solo ceneri dietro di sé, ma ti lascia anche un calore incredibile e…- La voce si spense in un mormorio fioco, mentre il suo sguardo si perdeva in chissà quale astratto pensiero, la bocca leggermente aperta a testimoniare la sua concentrazione.

Fu solo in quel momento che, gettato il mozzicone in un bicchiere sbeccato, il ragazzo parlò. -Probabilmente ti amava davvero, Marie.- Ma la reazione di Marie non fu positiva, nonostante le parole forse di conforto: prima trasalì, sorpresa da quell’intervento, e poi il viso le si velò di rimpianto, mentre gli occhi iniziavano a diventare lucidi.

-Non so, ma quello che mi rendo conto è che non ho mai saputo chi lui fosse, in realtà.- trasse un sospiro profondo, a trattenere le lacrime che minacciavano di uscire. -Forse… Forse se l’avessi conosciuto davvero, l’avrei amato anch’io. Forse ora saremmo felici.-

-Non parlarne come se fosse morto- rispose il suo interlocutore con un tono aspro. –E non lo è forse?- si ritrovò lei a urlare, senza ricordarsi esattamente quando si era alzata in piedi con i pugni serrati. –Non siamo tutti morti nel momento in cui ci siamo arresi? Non siamo forse morti quando abbiamo smesso di sognare?-

-Basta, Marie. Sei stanca, devi riposare.- La voce si fece ancora più secca, quasi cattiva, nonostante le parole di riguardo. Lei se ne accorse e ne sorrise amaramente.

-No, non ti importa del mio riposo, non ti importa di nulla. E’ che non capisci. Tu… Tu un tempo avresti capito, ma ora no. Ora non sei più in grado di… Ora sei passato dall’altra parte.- La ragazza febbrilmente aveva ricominciato a girare in tondo, i pugni che si contraevano spasmodicamente. -Tu sei solo un burattino di quella società che avevamo giurato di eliminare, Christian.-

-Non si può eliminare una società, non si può distruggere tutto quello che milioni di uomini hanno costruito a fatica. Non ne hai la forza, ma soprattutto non ne hai il diritto.- Il rumore di una sedia spostata fu l’indizio che anche il ragazzo si era alzato in piedi, a fronteggiarla.

-Ho questo diritto, come lo chiami tu, ma io preferirei parlare di dovere. Io non voglio fare male a nessuno, tranne a chi fa del male agli altri.- Il viso di lei era nascosto nell’ombra, ma Christian immaginava la sua espressione fiera, il mento alzato, come quando era ancora piena di sogni e illusioni. Si passò una mano tra i capelli corti, ormai spazientito dalla sua ottusità. -Non potrai ribellarti in eterno, cerca di capirlo. Questa gente non ci ascolterà. Questa gente vuole solo vivere la propria vita.-

-Quanti mostri che hai creato, Christian…- Ma la ragazza fu interrotta ancora una volta dal brillio negli occhi di lui, folli di lucidità.

-I mostri ce li creiamo tutti. I mostri ci vivono nel cervello e noi li guardiamo costantemente  negli occhi, mentre loro guardano dentro di noi.- Christian aveva l’impressione che quelle parole che aveva pronunciato, proprio quelle, solo quelle, fossero la chiave di tutta la conversazione. Anche Marie sembrò percepirlo, mentre l’atmosfera nella stanza tornava all’ovattata alienazione di prima. Per questo, quando parlò, lo fece con un tono di voce molto basso, quasi impercettibile.

-Vorrei che Stephan fosse qui, lui risolverebbe tutto.- Quando la rabbia se ne andava, in lei c’era posto solo per la malinconia, nostalgia di un passato irraggiungibile. Così irraggiungibile eppure così vicino, come notò Christian un istante prima di pronunciare le parole successive: -Neppure Stephan avrebbe potuto portarti via dal tuo abisso, Marie. Neppure con tutto l’amore di questo mondo.-

Un altro sospiro e -Non lo so, Christian, non lo so.- Il tono di entrambi si abbassò ancora, la stanza stessa sembrò oscurarsi ancora più, segno che forse, al di là delle imposte chiuse, il sole era definitivamente tramontato. Con la scomparsa dell’ultima fievole luce, anche le loro voci parvero spegnersi, confondendosi e sovrapponendosi negli ultimi strascichi della conversazione, prima di essere inghiottiti definitivamente dal nulla di quel luogo senza tempo.

-Sai, forse l’amore è più forte del resto. Credo che bisognerebbe provarci.-

-A fare cosa?-

-A lasciar perdere queste ribellioni. A insegnare solo l’amore, per comprenderlo anche noi.-

 

Note dell’autrice: questi personaggi mi sono entrati nell’anima, forse perché ne sono parte.

  
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