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Autore: Simona_Lupin    26/04/2012    18 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 6
 

La faticosa vita di un Malandrino: Quidditch, luna piena e...
 
 




Era trascorsa un'altra settimana e gli studenti di Hogwarts non si accorgevano del tempo che passava così velocemente. Il vento aveva iniziato a soffiare più forte alle finestre, i gufi arrivavano dai destinatari con le penne più in disordine del solito, mentre Ottobre si avvicinava inesorabile.
Quel sabato pomeriggio la Sala Comune era quasi deserta poiché tutti probabilmente avevano approfittato del weekend per godersi le ultime giornate da poter trascorrere all'aperto. Oltre a un gruppetto di novellini seduti in cerchio a terra a giocare a Scacchi Magici, solo un'altra piccola combriccola la abitava: Lily ed Emmeline erano sedute sul divano circondate da parecchi libri, intente a scambiarsi appunti e a confrontare temi e compiti vari; Alice e Frank stavano accovacciati su una delle poltrone più comode davanti al camino mentre Scarlett, insieme a Mary, chiacchierava animatamente con il ragazzo, e l'oggetto della discussione era molto sentito da tutti e tre: il Quidditch.
L'argomento era di stretta attualità perché quel pomeriggio si sarebbero tenute le selezioni per la nuova squadra di Grifondoro, infatti sia Scarlett che Frank indossavano già la divisa, pronti a scendere in campo per confermare il loro posto in squadra. La questione, dunque, era nata spontaneamente e ogni volta che saltava fuori Scarlett, strenua tifosa del Puddlemore United, cercava a tutti i costi di convincere Frank, altrettanto convinto sostenitore dei Cannoni di Chudley, a convertirsi alla sua fede
La battaglia era serratissima: Scarlett, infatti, puntava tutto sul desolante rendimento della squadra tanto amata da Frank e ribatteva, invece, con i risultati esaltanti ottenuti dal Puddlemore in quegli ultimi anni. Al povero ragazzo, quindi, restavano ben pochi argomenti su cui basare la propria difesa ma, nonostante la pressione a cui era sottoposto, riusciva comunque ad uscirne abbastanza bene mantenendo la sua linea, anche se a fatica.
« Quand'è stata l'ultima volta che i Cannoni hanno vinto una partita? » stava chiedendo retoricamente Scarlett, guardandolo di sottecchi.
Frank sbuffò. Era arrivata al tasto dolente. « Il Campionato è appena cominciato... » borbottò.
« Sì » lo interruppe lei, « ma parlo di quello dell'anno scorso. Quindi, a quando risale l'ultima vittoria, mio caro Frank? »
Alice, innervosita dal maltrattamento psicologico subito dal suo fidanzato, lanciò all'amica un'occhiata di fuoco che lei ignorò senza problemi.
« A novembre » si arrese infine lui, sconfitto. « Okay. E allora? »
« E allora » ribattè lei senza pietà, « devono ringraziare Merlino, Morgana, Paracelso e tutta la compagnia se non sono fuori dal Campionato! ».
« Scarlett ha ragione, Frank » intervenne Mary, più conciliante. « Mi dispiace dirtelo, ma i tuoi Cannoni sono ormai al capolinea ».
« Esatto! » rimbeccò Scarlett, decisa a infliggere il colpo fatale. « Vedi Mary? Lei tifa per le Holyhead Harpies, quindi siamo avversarie. Ma io la rispetto, perché parteggia per una squadra di carattere e che merita la stima del mondo del Quidditch! Stessa cosa non si può dire per i Cannoni! »
A quelle parole Frank si rizzò a sedere, visibilmente colpito nell'onore. « Questo non è assolutamente vero! » fece, irritato. « I Cannoni di Chudley hanno vinto il Campionato ben ventuno volte! Abbiamo una storia gloriosa! »
« Hai detto bene, Frank » ribattè decisa Scarlett, mentre James, Sirius e Peter scendevano dai Dormitori, chiacchierando a bassa voce tra loro. « Storia. Una vecchia storia. Una storia passata, trapassata e remota! » terminò lei, con un tono che sembrava mettere un punto finale e incontestabile alla questione.
« Banks » fece subito Sirius, avvicinandosi a loro. « Che fai, ti metti a litigare anche con Frank? Credevo di avere l'esclusiva... »
Lei si accorse solo in quel momento dei tre ragazzi, e si voltò a guardare Sirius sprezzante. 
« Tranquillo, tu rimani il mio preferito sempre e comunque » disse, sarcastica.
« Oh » fece lui, ghignando. « Su questo non avevo dubbi ».
Scarlett gli lanciò un'ultima occhiata infuocata prima di rivolgersi a James.
« Comunque, è proprio di te che ho bisogno, Capitano » disse con un sorriso. « Frank anche quest'anno insiste a stare con i Cannoni. Diglielo anche tu che il Puddlemore è la squadra del secolo! »
James rise. « Rinunciaci, Scar » disse. « Frank è un caso disperato, sono anni che provo a convincerlo a passare dalla parte dei Grandi, ma non vuole ascoltarmi. A questo punto penso proprio che non sia degno di entrare nel nostro glorioso team dopo tutti quegli anni di Cannoni alle spalle »
« E poi, se proprio devi cambiare » intervenne Sirius, rivolgendosi a Frank, « unisciti ai Tornados! Giusto, Pet? »
Peter annuì convinto e diede un cinque all'amico.
« Black » fece Scarlett, al limite del disgusto. « Tu tifi per i Tornados? »
« Certo che sì » rispose lui, appoggiando un braccio sulla spalla di James. « Qualche problema? »
« Oh, non per me sicuramente » disse lei, scuotendo la testa. « Ma questo non fa altro che peggiorare l'opinione già pessima che ho di te »
« E ciò non può che riempirmi di orgoglio » ribattè Sirius, con un sorriso beffardo stampato in viso.
« Scarlett » si affrettò a dire James, allarmato dalla rabbia che si era fatta strada sul volto della ragazza. « Non starlo a sentire, anche lui è un caso disperato. Subito dopo Frank, è chiaro » concluse, battendo una pacca sulla spalla al ragazzo, ormai deciso a non replicare vista l'evidente congiura macchinata contro di lui e la sua squadra del cuore. 
« Su dai, alzati » lo esortò poi James, prendendolo per un braccio. « Hai un posto di Portiere da difendere, ti voglio carico! E tu, Scar, sei pronta? »
« Certo » rispose lei, sorridente. « Non vedo l'ora di giocare! Possiamo andare? »
« Direi di sì » disse lui, guardandosi intorno. « Evans, ciao, come va la vita? » aggiunse poi, accorgendosi solo in quel momento di Lily.
« Bene, Potter » rispose distrattamente lei, ancora concentrata sui libri.
Lui le rivolse un sorriso raggiante che lei non ricambiò, ma James pensò che non bisognava chiedere troppo al cielo. Così aspettò che Scarlett si sistemasse la divisa e stringesse con forza la sua coda di cavallo, e insieme si diressero verso il buco del ritratto per raggiungere il campo di Quidditch.
« Mel, Lily, voi non venite? » chiese Mary prima di seguire gli altri.
« Sì » rispose Emmeline. « Il tempo di posare i libri in Dormitorio. Ci aspetti qui? »
« Certo » disse l'altra, annuendo. « Scar, io aspetto le altre. Ci vediamo direttamente al campo » continuò, rivolta verso l'amica.
« Okay » rispose Scarlett. 
Poi, dopo aver mosso qualche passo insieme a tutti gli altri, si fermò di botto. 
« Aspetta » fece, brusca. « Lui deve venire a guardare? » domandò indicando Sirius, stizzita. James la fissò, un po' stupito, mentre Sirius disse: « Che c'è, Banks, ti metto in imbarazzo? » e lei strinse i pugni, infuriata.
« Beh... » balbettò invece James, scambiandosi un'occhiata veloce con Peter per capire se ci fosse qualcosa di sbagliato. « Sì ».
Scarlett guardò male anche lui. « E perché lui deve venire a guardare? » chiese ancora.
« Vengono anche le tue amiche a vedere te, Banks, non puoi essere la superstar delle selezioni, la gente viene anche per gli altri » ribattè Sirius pungente.
Se solo ci fosse stato Remus, pensò James, ricoverato in Infermeria per l'incombente luna piena, gli avrebbe mollato una gomitata tra le costole, ma lui non lo fece, e non si azzardò neanche Peter. Tanto lo sapevano già: Sirius avrebbe continuato a dire idiozie per far infuriare Scarlett probabilmente fino alla fine dei suoi giorni, e nessuno sarebbe stato in grado di impedirgli di farlo.
« Se credi che la mia presenza possa pregiudicare il tuo posto in squadra posso anche non venire, Banks » continuò lui. « Non vorrei avere sulla coscienza il tuo amato ruolo da Cercatrice ».
Scarlett lo guardò furiosa, gli occhi ridotti a fessure. « Nulla » disse, avvicinandosi a Sirius e fronteggiandolo a pochi centimetri dal suo viso con l'indice alzato che batteva sul suo petto. « Ripeto, nulla, pregiudica il mio posto in squadra. Men che meno tu. Sono stata chiara? »
« Chiarissima » rispose lui, facendosi ancora più vicino e rendendo quasi nulla la distanza che li separava.
« Lo sai che sei molto bella quando ti arrabbi? » sussurrò, ormai a un passo dalle sue labbra.
Lei non si allontanò di un centimetro e lo fissò senza batter ciglio. Poi, però, si voltò di scatto, schiaffeggiando con i lunghi capelli raccolti in una coda alta il volto di Sirius, e tornò accanto a James senza una parola. Lui sorrise, guardando l'amico che era rimasto impalato lì dove Scarlett lo aveva lasciato.
« Siete ancora qui? » 
Lily ed Emmeline erano appena scese dal Dormitorio e, vedendo tutto il gruppo ancora lì, si unirono così a loro che si erano trattenuti oltre il previsto in Sala Comune.
« Sì, Evans, non potevo andarmene senza di te! » rispose prontamente James, mentre Scarlett lo prendeva a braccetto, sussurandogli: « lascia stare... »
Lily alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla, e finalmente insieme agli altri si incamminò verso il campo.
« Quanta gente ci sarà quest'anno, James? » stava chiedendo Scarlett, guardando la lista dei nomi dei ragazzi iscritti alle selezioni che James aveva in mano.
« Un bel po', direi » fece lui, scorrendo velocemente le due colonne di nomi scritti sulla pergamena. « Ma ormai mi ci sono abituato, in questi ultimi anni c'è stato un vero e proprio boom di iscrizioni ».
« Già » convenne Frank. « Ormai si presenta veramente chiunque ».
« Ed è proprio questo che mi preoccupa » intervenne Scarlett. « Gli altri anni finivamo sempre con il confermare la squadra dell'anno prima, ma quest'anno abbiamo perso dei pezzi grossi. Ci manca il terzo Cacciatore, visto che credo che Alan Green si confermerà insieme a te, e poi dobbiamo pensare a trovare i Battitori. E dubito che chi si presenterà sia ai livelli di Gideon e Fabian ».
L'anno prima, infatti, si erano diplomate tre colonne portanti della squadra: Brandon Watson, che nella classifica dei Cacciatori si era piazzato secondo subito dopo James, e i gemelli Prewett, che erano dei Battitori fortissimi. La squadra era andata consolidandosi nel tempo e da anni Grifondoro non subiva delle defezioni così importanti. La vittoria della Coppa quell'anno non era per niente scontata.
« Hai ragione » disse James. « Però mi consolo pensando che l'ossatura della squadra è rimasta: abbiamo il Portiere, due Cacciatori e la Cercatrice, quindi non mi preoccupo più di tanto... »
« Sempre il solito ottimista... » fece Scarlett, sorridendo.
« E tu sempre la solita pessimista! » rispose James. Questo era forse l'aspetto del loro carattere in cui lui e Scarlett erano più distanti.
« Dai, Scar, pensa positivo! » la incoraggiò con un grande sorriso. « E poi non possiamo andarcene da Hogwarts senza aver vinto la nostra ultima Coppa! O sbaglio? » domandò, girando la testa verso Scarlett e Frank.
« Giusto! » fece il ragazzo con decisione.
« Giusto... » rispose lei, meno convinta.
Dopo un po' giunsero al campo di Quidditch e lì James, Scarlett e Frank si separarono dal resto del gruppo, loro scendendo verso gli spogliatoi, gli altri incamminandosi verso le tribune.
« Buona fortuna, Frankie! » disse animatamente Alice, saltando addosso al suo ragazzo per dargli un bacio di incoraggiamento.
« Alice, ci serve, non lo infortunare prima delle selezioni! » fece Scarlett con tono severo.
« Mamma mia, quanto la fai lunga! Non ti darò il mio in bocca al lupo, sappilo! » rispose Alice, offesa.
« Vuol dire che ne farò a meno... » disse l'altra, non particolarmente afflitta. 
« In bocca al lupo, Scar! » cinguettarono in coro le ragazze. 
« Crepi, amiche » rispose lei, sottolineando l'ultima parola con uno sguardo eloquente rivolto ad Alice.
« Buona fortuna, Frank » fece Peter, battendo un colpo sulla schiena al ragazzo.
« Vai, Frank, sei un grande » disse Sirius, colpendolo con un leggero pugno sul petto. « E in bocca al lupo anche a te, Banks » continuò rivolto a Scarlett, lanciandole un'occhiolino.
Lei lo ignorò bellamente e si inoltrò con i due ragazzi verso gli spogliatoi. Prima, però, James si fermò.
« Evans! » disse, richiamando l'attenzione della ragazza che aveva iniziato ad incamminarsi con le amiche. 
« Perché non mi hai fatto l'in bocca al lupo? » chiese con un tono sconsolato.
Lei inarcò le sopracciglia. « Forse perché sei il Capitano della squadra e hai il posto assicurato? » rispose semplicemente.
Lui parve rifletterci solo in quel momento. « Oh » fece, dopo un attimo di smarrimento. « Giusto ».
Poi, però, continuò. « Quindi solo per questo! Insomma, se non fossi stato il Capitano e avessi fatto normalmente le selezioni me l'avresti fatto, dico bene? »
Lily lo fissò, e con il sorriso più falso che riuscì a trovare disse: « Certo, contaci, Potter ».
Lui sorrise radioso, credendo senza alcun dubbio alle parole di Lily, e con una nuova energia si diresse con gli altri negli spogliatoi. Lì trovarono parecchi ragazzi che si stavano preparando, alcuni tesi, altri meno, e tutti quanti salutarono in coro James quando lo videro entrare.
« Ciao, ragazzi » rispose lui allegramente. « Siete pronti? »
« Puoi starne certo, Capitano » fece un ragazzo moro alla sinistra di James. Era Alan Green, Cacciatore di Grifondoro da ormai quattro anni.
« Alan, ciao! » lo salutò James abbracciandolo. « Bene, allora il tempo di prendere le scope e le scatole con le palle da gioco e iniziamo! Vieni, Frank, aiutami a portare tutto in campo ».
Frank lo seguì nello stanzino adiacente allo spogliatoio e insieme presero tutto il necessario per cominciare a giocare. Quando rientrarono in campo, James riprese la lista degli iscritti in mano e iniziò a parlare.
« Allora, ragazzi » fece, rivolgendosi al numeroso gruppo che aveva di fronte. « Per iniziare, dovete tutti dirmi per quale ruolo vi presentate. Come penso sappiate, quest'anno cerchiamo principalmente i due Battitori e il terzo Cacciatore, ma le selezioni sono aperte anche per gli altri ruoli, anche se per entrare in squadra dovrete chiaramente dimostrare di essere migliori dei giocatori che già ne facevano parte l'anno scorso. Quindi, cominciamo. C'è qualche aspirante Cercatore tra di voi? ».
Nessuno dei ragazzi presenti rispose. Negli ultimi anni, infatti, nessuno si presentava alle selezioni per il posto di Cercatore. Era già di per sè il ruolo più difficile e gli aspiranti erano di norma meno rispetto a quelli che giocavano negli altri ruoli, ma da quando Scarlett era entrata in squadra cinque anni prima aveva letteralmente sbaragliato la concorrenza, assicurandosi un posto fisso tra i sette Grifoni. Era veramente una Cercatrice formidabile.
« Bene » disse James dopo il silenzio dei ragazzi. « Vedo che nessuno vuole schiodare Scarlett dal suo posto! Complimenti, amica mia, sei la Cercatrice di Grifondoro per il sesto anno di fila! » concluse lui rivolto a Scarlett, che si affrettò ad abbracciarlo con un grande sorriso.
« Grazie! » disse allegramente, mentre dagli spalti arrivava la voce di Sirius che urlava: « Ti piace vincere facile, eh, Banks? »
Lei alzò lo sguardo, furiosa, e stava già salendo con aria minacciosa su una delle scope che aveva vicino, quando Lily colpì Sirius da dietro con un sonoro schiaffo in piena nuca, facendo ridere tutti quelli che avevano assistito alla scena.
« Lily, sei grande! » urlò Scarlett ridendo, mentre l'altra le lanciava un'occhiolino complice e soddisfatto dalle tribune.
« Okay, continuiamo gente » fece James, riprendendosi anche lui dalle risate. « Per il ruolo di Portiere, invece? » chiese.
Nel gruppo si fece largo un corpulento ragazzo dell'ultimo anno che, con aria piuttosto spavalda, disse: « Io, Thomas Gray ».
« Perfetto » disse James, affabile. « Allora vedremo in un confronto ai rigori se supererai il nostro veterano Frank! »
Si voltò verso di lui, che guardava Gray con aria truce. Frank teneva moltissimo al suo ruolo di Portiere e ogni anno era costretto a fronteggiare numerosi aspiranti che volevano soffiargli il posto. Fino a quel momento ci era riuscito alla grande, ma quel ragazzo sembrava predisposto come corporatura a quel ruolo, e poi ostentava sicurezza, quindi sarebbe stato un osso duro.
« Non vedo l'ora » rispose Gray con un mezzo sorriso, rivolgendo un'occhiata ammiccante a Scarlett.
Lei rise tra sè: ancora una volta Alice ci aveva preso in pieno. Non solo aveva saputo in anteprima che Gray si sarebbe presentato per il posto di Portiere, ma, dallo sguardo eloquente di lui, aveva anche azzeccato la sua cotta per Scarlett. Alzò lo sguardo verso le amiche sugli spalti, e notò che tutte erano rivolte proprio verso Alice che mostrava un'aria compiaciuta. Evidentemente era fiera del suo lavoro.
James, nel frattempo, continuava ad appuntarsi il ruolo degli aspiranti e, dopo aver interpellato tutti i presenti, disse: « Bene, allora, per prima cosa vi voglio vedere volare. Per esperienza, posso dire che non è così scontato che chi si presenta alle selezioni abbia una buona padronanza del volo, quindi iniziamo dalle basi. Preferisco che usiate le scope della scuola che sono tutte uguali, in modo che nessuno parta avvantaggiato, così posso valutarvi solo per le vostre capacità. Dunque, prendete tutti una scopa e fatemi vedere chi siete! In bocca al lupo a tutti! ».
Rivolse loro un grande sorriso e, mentre quelli andavano a prendere le scope, Scarlett lo guardava intenerita.
James era un grande Capitano. Il Quidditch era stata la sua passione sin da bambino e guidare la squadra di Grifondoro lo riempiva di orgoglio. Ogni anno metteva un impegno straordinario per allestire la squadra migliore, e poi in ogni allenamento pretendeva il massimo da tutti e da se stesso in primis, sempre il primo ad arrivare e l'ultimo a scendere dalla scopa, spesso anche controvoglia perché voleva rimanere ancora un po' a giocare. Viveva le partite con un'ansia mostruosa e in campo dava l'anima pur di alzare la Coppa alla fine del Torneo, e quell'anno ci teneva particolarmente. Era evidente l'amore che metteva in quel che faceva, e questo riusciva sempre a colpire Scarlett che, quando lo vedeva così concentrato e impegnato, ricordava quelle giornate estive in cui da piccolo organizzava le partite che loro due insieme dovevano disputare contro i loro papà, e quanto erano felici quando riuscivano a batterli.
« Che c'è? » fece James, notando che Scarlett lo stava fissando.
« Oh » rispose lei, riscuotendosi. « Niente... »
Lui sorrise, per poi concentrarsi sui ragazzi che avevano iniziato a fare qualche giro di campo. Ma non ebbe neanche il tempo di alzare lo sguardo, perché all' ingresso del campo si era radunato un gruppetto di ragazze ridacchianti che si spingevano l'un l'altra, forse in cerca di qualcuna che avesse il coraggio di annunciarsi.
« Eccole, James » disse Scarlett al suo orecchio, facendo un breve cenno con la testa verso le nuove arrivate. « E' arrivato il tuo fan club ».
Era un classico. Ogni santo anno da quando James era in squadra, ad ogni santa selezione, si presentava un manipolo di ragazzine perdutamente innamorate di lui. Il che, in sè e per sè, non rappresentava un problema, se solo le suddette ragazze fossero state in grado di giocare a Quidditch. Il problema stava proprio lì: queste dolci fanciulle non sapevano nemmeno cosa fosse il Quidditch. Nella maggior parte dei casi erano ragazzine stupide e dalla risatina facile che appena vedevano una scopa pensavano subito a spazzare in terra, non a cavalcarla. Nelle loro menti caratterizzate da un acume particolarmente sottosviluppato, il termine Quidditch significava solo una cosa:James. Salutare James, conoscere James, scambiare qualche parola con James, fare un occhiolino a James, e, nella migliore e più rosea delle ipotesi, per quelle più carine voleva dire chiedergli di uscire e magari ottenere un sì come risposta.
E' chiaro che in tutto ciò il Quidditch non c'entrava assolutamente e inequivocabilmente nulla.
« Sì, ci risiamo » fece lui, leggermente scocciato. « Solita tattica? » chiese, rivolto all'amica.
« Ovviamente sì » rispose lei con tono divertito.
Era giunto il momento di entrare in azione. James, infatti, nonostante gradisse la visita di qualche ragazza carina durante gli allenamenti, prendeva molto sul serio il Quidditch, specie da quando era diventato Capitano. Per evitare, quindi, di perdere tempo inutilmente con gente del tutto incapace a tenersi in equilibrio su una scopa, aveva lasciato il compito di occuparsi di quel particolare genere di aspiranti giocatori - o meglio, giocatrici - a Scarlett, che lo aveva accettato con grande gioia. La ragazza, infatti, si divertiva parecchio a prendersi gioco di loro senza avere nessuna pietà e, negli anni, aveva architettato una tecnica infallibile per liberarsene in maniera veloce e indolore con tre semplici mosse, passate alla storia come i tre tranelli di Scarlett.
In realtà erano tre semplici quesiti che non avrebbero neanche minimamente impensierito un ragazzo con una media cultura sul Quidditch, ma che bastavano invece a mettere k.o. come più semplicemente non si poteva quelle povere sventurate. 
Negli spalti, intanto, Lily commentava la scena con le sue amiche.
« Ecco » disse, il tono infastidito. « E' arrivato il momento preferito di Potter. Le sue oche sono qui, pronte per adorarlo! »
Sirius, un gradino sotto di lei, sorrise e si voltò a guardarla. « Che c'è, Evans? Sei gelosa? »
Lei arrossì di botto, un po' per rabbia, un po' per sincero imbarazzo. « Ma ci mancherebbe! Per me possono anche fargli una statua, non mi riguarda proprio! Stavo solo constatando che il suo momento di gloria è arrivato! Ora inizierà a scompigliarsi i capelli, a mostrare qualche volteggio sulla scopa, a... »
« Tu dici? » la interruppe Sirius, scambiandosi un'occhiata con Peter al suo fianco. « Io non ne sarei così sicuro. Vuoi scommettere che le manda via senza neanche degnarle di uno sguardo? »
Lily rise di cuore. « Ma figurati! Non aspettava altro e le manda via? Ma dai! »
« Stai a vedere... » rispose Sirius, sicuro di quel che diceva. Conosceva James come le sue tasche e sapeva che davanti a Lily non avrebbe mai neanche guardato di sfuggita un'altra ragazza che non fosse lei.
Nel frattempo, in campo James si stava dirigendo verso di loro.
« Ehm... » iniziò, rivolto alle ragazze. « Scusate... siete qui per le selezioni? »
Un risolino generale si era sparso in tutto il gruppo, come se James avesse fatto una battuta particolarmente divertente.
« Sì... » rispose una di loro, probabilmente la più spavalda. « Scusaci, siamo un po' in ritardo... » continuò, sbattendo le ciglia con fare da civetta.
« Ah... okay, non c'è problema » fece subito James. « Io però ho già iniziato e ho un bel gruppo da tenere d'occhio. Quindi, se non vi dispiace, a seguire voi ci penserà Scarlett, la Cercatrice della squadra. Se passerete la prima scrematura con lei, poi farete la selezione finale con me, va bene? »
Scarlett, qualche metro dietro James, le salutò con un gesto della mano e con un sorriso che più falso non si poteva stampato in volto.
La delusione che si impossessò dei volti delle ragazze era impressionante: rimasero tutte bloccate sul posto, immobili, e si buttarono ancor più giù quando videro James girare i tacchi e andarsene senza averle considerate neanche di striscio.
« Visto? » disse Sirius, soddisfatto. « Che ti avevo detto? »
Lily non gli rispose, sconvolta e sorpresa dalla reazione di James che realmente lei non aveva preso minimamente in considerazione. Tutto poteva aspettarsi, ma non che James Potter lasciasse di sasso una decina di ragazze venute lì per lui invece di esibirsi in qualche mossa particolarmente difficile sulla scopa e di farsi idolatrare da loro, vantandosi delle sue abilità con quell'aria boriosa che lei tanto odiava.Tutto, ma non quello.
« E' te che vuole » continuò Sirius, stavolta senza guardarla. « Non loro ».
A quelle parole, Lily si riprese e, con un'aria ancora un po' frastornata, mormorò: « Sì... figurarsi... io... »
James, intanto, era tornato ad occuparsi del suo gruppo, mentre Scarlett si era avvicinata alle ragazze, ormai in piena depressione.
« Salve, ragazze » le salutò allegramente. « Allora, pronte? »
Alcune annuirono debolmente. « Bene » continuò Scarlett, pronta a lanciare loro il primo tranello. 
« Allora ditemi » chiese, angelica. « Per quale ruolo vi presentate? ».
La delusione e l'abbattimento che fino ad un attimo prima animavano i volti delle ragazze svanirono in un lampo. 
In quell'esatto momento avevano lasciato il posto al panico più totale, dettato dalla fulminea presa di coscienza di dover realmentesostenere una selezione e dalla consapevolezza di non sapere veramente che pesci pigliare. Il primo tranello era andato a segno.
Alcune, dopo parecchi secondi di confusione generale, risposero di essere lì per il posto di Cercatrice, probabilmente perché avevano sentito prima James nominare quel ruolo e quindi appigliandosi all'unica certezza che avevano: in una squadra di Quidditch c'era un Cercatore. Altre, un po' più competenti, si proclamarono Battitrici e Cacciatrici, mentre una sola, parecchio in difficoltà, optò per il ruolo di Portiere.
« Okay » disse Scarlett, divertita e soddisfatta.
« Mi dispiace per voi, ragazze » continuò, rivolgendosi al gruppo delle "Cercatrici", « ma, come ha detto il Capitano, la Cercatrice anche quest'anno sono io. Sono mortificata, ma purtroppo devo dirvi di riprovare il prossimo anno. Se volete, potete assistere sugli spalti, grazie comunque di averci provato! »concluse, mentre quelle la scrutavano con aria truce.
« Voi, invece » proseguì lei, totalmente indifferente alla rabbia delle escluse, « avvicinatevi e prendete le palle che vi servono nel vostro rispettivo ruolo. Sono qui, dentro queste scatole. Su, non siate timide! »
Il secondo tranello era scattato. Se le ragazze rimaste erano riuscite a superare la prima prova con enorme sforzo, la seconda era decisamente molto più impegnativa. Saper collegare il proprio ruolo alla palla da utilizzare era una capacità non da tutti. Probabilmente non avevano mai visto nessuno di quegli arcani oggetti conosciuti generalmente come palle da gioco, infatti rimasero parecchio allarmate all'idea di dover superare questo ulteriore ostacolo.
Quale scegliere? La bella e lucente pallina dorata, la grossa palla rossa o una delle due palle nere tenute da delle cinghie?
La maggior parte di loro furono attratte dal Boccino, tanto che arrivarono anche a contenderselo come se fosse una rara pietra preziosa; alcune optarono per la Pluffa, la più voluminosa quindi anche la prima palla che saltava all'occhio; purtroppo per lei, una ragazza volle sfidare la sorte, liberando dalle cinghie un Bolide che la colpì in pieno stomaco.
« Attenzione! » disse Scarlett, per niente dispiaciuta. « I Bolidi sono pericolosi. Ti sei fatta male? » chiese con finto interesse, mentre riponeva con un po' di fatica il Bolide al suo posto.
La ragazza non rispose, piegata in due dal dolore, e senza una parola si incamminò da sola verso l'uscita del campo.
« Beh » fece Scarlett, guardandola andar via con un misto di compassione e divertimento. « Il Quidditch è uno sport duro. Si riprenderà, tranquilla » si affrettò a dire, rassicurando una ragazza particolarmente turbata per l'incidente.
« Comunque, passiamo alla verifica! » esclamò, sorridendo per il pasticcio che aveva visto fare alle ragazze e pregustando la loro esclusione quasi in massa.
Di tutte quelle rimaste, infatti, solo in due avevano azzeccato - sicuramente con un colpo di fortuna - la palla giusta. 
« Purtroppo devo chiedervi di uscire, ragazze » sentenziò Scarlett. « Quando cambieranno un po' le regole, così che i Cacciatori cercheranno il Boccino e i Battitori terranno la Pluffa, sarete le prime ad essere chiamate. Arrivederci! » le salutò, e quelle si allontanarono con aria sconfitta.
« Bene! Siete rimaste in due! » disse allegramente alle sole superstiti di quella strage. « Adesso viene il bello! Fatemi vedere un po' come volate! »
Ed ecco il terzo e ultimo tranello. Volare.
Volare non era per niente facile come poteva sembrare dall'esterno. Erano necessari equilibrio, dimestichezza con la scopa e una certa dose di talento. 
Era una certezza matematica che quelle due povere ragazze non avrebbero resistito per più di dieci secondi a cavallo delle loro scope.
E così fu. Una di loro salì in sella alla sua scopa con il terrore negli occhi, come se si stesse accingendo a cavalcare un Ippogrifo impazzito. Inutile dire che cadde a terra appena dopo essersi sollevata dal suolo. L'altra, invece, si mostrò più sicura, ormai rassegnata a finire con quanta dignità possibile la sua prova. Salì e partì a razzo, prendendo quota e abbassandosi così velocemente che sembrava che alla scopa fosse stato lanciato il malocchio. Subito dopo, però, iniziò a scendere pericolosamente e totalmente fuori controllo, infatti terminò la sua perfomance ruzzolando rovinosamente sull'erba.
« Ragazze », iniziò con tono teatrale Scarlett, « devo dire che confidavo molto in voi. Avevate superato le prime due prove in cui le altre hanno miseramente fallito, e pensavo veramente che voi ce la poteste fare! Ma evidentemente mi sbagliavo » concluse, mostrando sincero rammarico.
« Beh, sarà per la prossima volta... ciao ciao! » le salutò infine, voltando loro le spalle e tornando trionfante da James.
« Missione compiuta? » chiese lui.
« Egregiamente, Capitano » rispose lei, soddisfatta.
« Lo sai che ti amo, sì? » le disse lui, sorridendo.
« Farò finta di non aver sentito. Lily potrebbe non gradire » rispose lei, alzando un sopracciglio.
« Magari non gradisse! » rise James, e Scarlett insieme a lui.
« Come siamo messi qui? » chiese poi lei, facendo cenno ai ragazzi in volo in quel momento.
« Ho iniziato con i Cacciatori » disse lui, tornando concentrato. « Dal primo volo ne ho già eliminati parecchi e poi altri dopo, quando hanno iniziato a giocare con la Pluffa. Con quelli rimasti farò l'ultima selezione insieme a quella per i Portieri. Alan, comunque, l'ho riconfermato, nessuno di quelli che ci sono è forte come lui. Adesso sto vedendo i Battitori e lui mi piace » continuò, indicandole un ragazzo scuro che aveva appena dato una mazzata spaventosa al Bolide che gli era passato vicino. « E' forte e preciso nei rilanci. Lui è dentro. Si chiama... aspetta... ah ecco, Simon Phelps ».
« Bene » annuì Scarlett. « E il secondo? » 
« Per il secondo sono un po' più indeciso » rispose James, continuando a osservare il lavoro dei ragazzi. « Credo che alla fine, però, sceglierò quel ragazzo biondino là in alto, Robert Sanders, vedi? » e le indicò un altro giocatore con la mazza impugnata tra le mani. « Non è bravo quanto Phelps, ma è il migliore tra tutti gli altri ».
« Ho capito » fece Scarlett. « E di Frank che mi dici? Pensi ce la farà anche quest'anno? »
Entrambi si voltarono a guardare Frank, che era teso come una corda di violino e mandava occhiate malevole al suo avversario ad intervalli regolari.
« Ne sono sicuro » rispose James, tranquillo. « Questo Gray mi sembra più un pallone gonfiato che altro. E' tutto fumo e niente arrosto, credimi, Frank se ne sbarazzerà facilmente. E poi, sinceramente, il suo obiettivo mi sembri più tu che il posto in squadra, a dirla tutta ».
Evidentemente anche James si era accorto dell'occhiata che le aveva lanciato poco prima il ragazzo, che effettivamente lasciava spazio a poche interpretazioni.
« Se accetterai di uscire con lui sarà felicissimo anche dopo che Frank lo avrà battuto, fidati! » continuò lui, ridendo.
« Ma non ci penso proprio! » esclamò subito Scarlett, scandalizzata.
« Ah, bene » disse James. « Sirius sarà contento di saperlo... » e la lasciò sorridendo prima che lei potesse ribattere, dirigendosi verso il centro del campo.
« Bene, ragazzi, basta così. Potete scendere » li richiamò, e quelli lo raggiunsero per ascoltare la sua decisione.
« Ottimo lavoro. Sono felice di comunicarvi che ho scelto per questo ruolo Simon Phelps... » e il ragazzo esultò stringendo il pugno in segno di vittoria, «... e Robert Sanders », e anche l'altro festeggiò con un sonoro: « Sì! »
« Complimenti, siete dei nostri! » disse James, stringendo loro la mano. « Grazie a tutti voi, siete stati comunque bravi » concluse poi, rivolto agli esclusi.
« Adesso tocca a voi » continuò, richiamando l'attenzione dei due Portieri e dei quattro Cacciatori rimasti. « Faremo due serie di cinque rigori ciascuno. Voi due » e indicò i ragazzi alla sua destra, « Tirerete nella porta di Frank. Voi, invece, starete con Thomas. Tutto chiaro? » domandò, e tutti annuirono.
Frank salì con decisione sulla sua scopa, mentre Scarlett gli sussurrava: « vai Frank, distruggilo! ». Lui annuì con forza e spiccò il volo verso la sua porta, quando un urlo acuto dalla tribuna lo incitava: « vai, Frankie! Sei tutti noi! ». Ovviamente era Alice.
Lui le lanciò un'occhiata imbarazzata, leggermente rosso in viso, ma poi tornò subito a concentrarsi sul suo avversario. 
L'inizio non fu dei migliori: Gray fece una grande parata in allungo, mentre Frank mancò la Pluffa di un soffio, probabilmente a causa dell'eccessiva tensione. Lui, però, non si perse d'animo e recuperò subito parando il secondo tiro. Stessa cosa fece con il terzo, il quarto e via così fino al decimo, parandone quindi nove in totale. Gray, al contrario, dopo la prima parata, evidenziò tutte le sue lacune e confermò la sensazione di James, riuscendo a bloccare solamente altri tre tiri e mancando parate piuttosto semplici. Quando tornarono a terra, Frank era trionfante. Ce l'aveva fatta anche quell'anno.
« Bravo, Frank! » disse subito James, dandogli una pacca sulla schiena. « Ti sei meritato di nuovo il posto in squadra, complimenti! »
« Grazie, James » rispose lui, mentre Scarlett andava ad abbracciarlo. 
« Thomas, mi dispiace » fece poi James rivolto a Gray. Lui abbassò la testa, sconfitto, e guardò per l'ultima volta Scarlett, forse ormai convinto che dopo la sua brutta prestazione non avrebbe avuto più speranze con lei.
« Per il rimanente posto di Cacciatore, invece » riprese James, « ho deciso che a far parte della squadra sarà Josh Collins. Complimenti, Josh! » e strinse la mano anche all'ultimo componente della squadra.
« Grazie a tutti, ragazzi » li salutò James, e gli altri tre si allontanarono ricambiando il suo saluto.
Scarlett, Frank, Alan e i nuovi arrivati, gli unici ormai rimasti in campo, si misero tutti intorno a James, e lui si rivolse, quindi, alla sua nuova squadra.
« Eccoci qui, gente! » esclamò il Capitano. « Che ne dite di giocare mezz'oretta? Così, per riscaldare un po' i motori? »
Tutti acconsentirono e, dopo aver preso ognuno una scopa, spiccarono il volo.
Nonostante fosse la prima volta che giocassero insieme, quel primo allenamento andò abbastanza bene. James segnò parecchi punti, anche se spesso Frank gli si oppose brillantemente; i nuovi Cacciatori mostrarono una buona intesa nei passaggi e segnarono anche loro qualche punto; anche i Battitori se la cavarono abbastanza bene, allontanando qualche Bolide con discreta precisione; Scarlett, invece, riuscì a prendere il Boccino tre volte.
Dopo circa quaranta minuti, tutti scesero a terra e si riunirono al centro del campo. Fu lì che James iniziò a parlare.
« Ragazzi, mi siete piaciuti molto. Devo dire che non mi aspettavo un inizio così positivo. Ma è così che vi voglio. Quest'anno tocca a noi sette difendere il titolo che ormai portiamo a casa da cinque anni consecutivi. Tocca a noi sudare per vincere quella Coppa. Tocca a noi portare il alto il nome di Godric Grifondoro. Siete con me? ».
« SI'! » fu la pronta risposta del gruppo che, disposto in cerchio, si accodava con entusiasmo al discorso d'incoraggiamento di James.
« Adesso presenterò la squadra alla professoressa McGranitt e poi organizzerò il calendario degli allenamenti. Per date e orari, vi farò sapere io il prima possibile. Bravi ragazzi, vinceremo anche quest'anno, ne sono sicuro! », e battè un forte cinque ai suoi compagni prima di recarsi con loro negli spogliatoi.
Nel frattempo, il gruppo che aveva assistito alle prove sugli spalti era sceso per andare via, anche se con qualche impedimento.
« Voglio andare da Frank ORA! » stava strepitando infatti Alice, battendo un piede a terra.
Le ragazze si scambiarono degli sguardi esasperati.
« Alice, esce tra due secondi, non puoi aspettarlo qui? » chiese Lily con tutta la pazienza che riuscì a trovare.
« Ma se vuole andare a trovare il suo ragazzo, perché tu dovresti impedirglielo, Evans? » s'intromise Sirius, voltandosi a osservare la scena.
Alice sorrise entusiasta, forse il primo sorriso che rivolgeva in vita sua a un Malandrino. « Grazie, Black! » cinguettò. « Strano che proprio tu mi capisca! »
« Sì, chissà perché... » borbottò Lily. « Sappi che Scarlett non la troverai in nessuno stato esaltante, pervertito di un Black ».
Sirius sbuffò. « Guarda, mia cara rossa, che semmai è lei che desidera vedermi in uno stato esaltante, non io » precisò. « E comunque... tentar non nuoce ».
E, presa a braccetto Alice, la condusse agli spogliatoi dicendole: « Vieni, Prewett, andiamo ».
Bussarono alla porta dietro cui i giocatori erano rinchiusi e fu proprio Scarlett ad aprire, guardando fuori attraverso lo spiraglio lasciato aperto.
« Black, non è possibile! » sbottò, accalorandosi. « Non puoi entrare qui, sono gli spogliatoi, per Godric! »
« Perché, Banks, ti trovo in desabillè? » domandò Sirius con innocente curiosità.
Lei fece una smorfia. « Dispiaciuta di deludere te e la tua perversione, Black, ma sono perfettamente presentabile ».
Lui scrollò le spalle con indifferenza e la spinse leggermente per entrare. « Guarda che non mi impressioneresti mica » borbottò, guardandosi intorno mentre Alice faceva teatralmente incursione e bussava con insistenza alle docce.
« Alice, ci sono altri cinque ragazzi lì dentro, per piacere, non vogliamo scandali e... Black, se volevi ferirmi con questa tua affermazione, mi dispiace, hai fallito miseramente come sempre. Sei tu quello che non riesce mai a impressionarmi. Fai ogni giorno le stesse idiozie più vecchie di tua nonna ».
« Vuoi essere impressionata, Banks? » chiese lui, d'un tratto interessato, voltandosi a guardarla. 
Lei rise della sua espressione. « Immagino cosa saresti capace di architettare... niente » rispose, con quello sguardo superbo che lui detestava.
Ancora. Sempre. Insopportabile, arrogante e altezzosa. Ogni volta.
« Vedrai questo niente, come lo chiami tu... »
Scarlett continuò a ridere, quando James uscì dalle docce con un asciugamano avvolto in vita, sbattendo la porta addosso alla povera Alice.
« AHIA! » urlò lei, premendosi le mani sulla parte lesa.
« Alice! » esclamò lui, sorpreso. « Oh, Godric, mi dispiace! Aspetta, vieni qui, ti aiuto io... Scusami, ti fa tanto male? Non ti avevo vista, mi spiace tanto! »
Con tutte quelle urla il gruppetto rimasto fuori dagli spogliatoi si affrettò a entrare, spaventato, mentre Frank usciva a tutta velocità dalle docce con un accappatoio addosso, dopo aver sentito la sua ragazza urlare. Scivolò sulla pozza che si era formata ai suoi piedi ma James riuscì a tenerlo in piedi senza sforzo.
« Alice! » disse, accorrendo da lei bianco in volto. « Ma che ti è successo? Stai bene? Che ci fai qui? »
Lei alzò lo sguardo, gli occhi colmi di lacrime. « Volevo farti una sorpresa » mormorò, accucciandosi sul suo petto.
Lui sorrise e la strinse a sè, accarezzandole i capelli.
« Ti sei fatta male? » le chiese, premuroso.
Lei scosse il capo e non disse nulla, mettendosi più comoda su di lui senza pensare agli spettatori che osservavano la scena divertiti, eccetto Emmeline che aveva le mani intrecciate sul petto e uno sguardo innamorato rivolto verso i due che a Scarlett fece ribrezzo.
Ma lo sguardo di quest'ultima fu attratto da un'altra sua amica: Lily, infatti, stava guardando James un po' stordita, del tutto assente e senza badare alla situazione che si era creata di fronte a loro.
Scarlett sorrise. « Qualcosa non va, Lily? » chiese innocentemente.
Lei sussultò come se le avesse urlato in un orecchio e si voltò a guardarla, le guance più rosse del solito.
« Che vuoi? Sto benissimo » rispose, con tutta la naturalezza che riuscì a mettere insieme.
« Niente male James, eh? »
Lily sbuffò. « Il classico tutto muscoli e niente cervello, Scarlett, e tu ci sei cascata in pieno » ribattè.
Ma dopo la conversazione avvenuta durante la ronda non era più molto sicura neanche lei di ciò che affermava.
« Sì, certo » disse lei. « Mi sa che quella che ci sta cascando qui è un'altra, comunque ».
E prima che potesse dire qualcosa si allontanò e andò da James che non si era accorto di nulla, lasciandola con la paura che potesse riferirgli qualcosa.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e lui si voltò, sorridendo.
« Ehi » mormorò.
« Hai visto chi è venuta a trovarti? »
« Co...? »
Lui alzò lo sguardo, confuso e incrociò quello di Lily che li fissava sospettosa e spaventata. La ragazza lo distolse in fretta.
« Oh, porca... » imprecò. « Lily era qui? E... e mi ha visto così?! »
« Sì! » rispose Scarlett entusiasta. « Appunto! Avanti, James, sii un po' più consapevole dei tuoi mezzi! In questo quel Black è migliore di te... »
Lui, però, scosse il capo. « Ma dai! Sembro un idiota con solo questo addosso! »
« Sei senza speranza, Potter » commentò lei ridendo, e si allontanò di nuovo, lasciandolo spaesato.
In quel momento uscirono dalle docce anche gli altri giocatori della squadra e si fissarono scombussolati: solitamente non c'era un tale affollamento in uno spogliatoio di sette persone.
Osservarono gli intrusi, quando Alan, alla vista di Mary, si illuminò di colpo e le si avvicinò.
« Mary, ciao! » esclamò.
Lei si voltò di scatto a guardarlo e sorrise. « Ciao » rispose. « Tutto bene? Sei stato grande in campo ».
Il ragazzo si passò una mano sulla nuca, imbarazzato. « Ti ringrazio » borbottò, piacevolmente sorpreso.
Lei scrollò le spalle e gli rivolse uno sguardo gentile, prima di guardarsi intorno e soffermarsi su Sirius, tutto intento a scrutare Scarlett di sottecchi.
« Sentite, gente » esclamò in quel momento la ragazza. « E' ora di levare le tende, cerchiamo di sgombrare, questo spogliatoio è troppo affollato. Ciao a tutti! »
Tutti si affrettarono a uscire, tranne chi ancora doveva cambiarsi.
Alla fine nello spogliatoio rimasero solo i Malandrini.
« Allora, scendiamo a cena, prendiamo il Mantello e si va da Remus? » chiese Peter agli altri due.
« Ottimo programma, Codaliscia » commentò Sirius. « Quindi, ragazzi, pronti per la prima luna piena? »
 

*  *  *

 
Remus era appena uscito dal castello, sorretto da Madama Chips che gli gettava occhiate nervose di tanto in tanto, e l'aria fresca del pomeriggio ormai giunto al termine e inghiottito dal buio sferzava i loro volti scoperti, accarezzandoli o schiaffeggiandoli a seconda dell'origine del vento.
Il ragazzo inciampò sull'asfalto, troppo debole per riuscire a camminare con disinvoltura sul terreno irregolare, ma scosse la testa in direzione dell'infermiera che si era subito allarmata. Non voleva procurarle ancor più fastidio di quello che già le provocava.
Si ritrovarono ben presto vicini all'imponente Platano Picchiatore e la donna fece volare un rametto sul nodo che immobilizzava l'albero con un abile gesto della sua lunga bacchetta magica. Si infilarono pian piano dentro la piccola apertura, e avvenne come sempre la breve e solita discussione. Remus non voleva che lei strisciasse lungo lo stretto passaggio per accompagnarlo alla Stamberga Strillante, ma ogni volta lei insisteva per sostenerlo anche lì.
« Madama Chips, non si preoccupi, posso farcela da solo » disse lui infatti, scuotendo con fermezza il capo.
« Lupin, è troppo debole, glielo ripeto ogni volta » replicò piccata la donna con quel suo cipiglio severo. « Attraversare il passaggio senza un aiuto è un ulteriore sforzo che la rende ancor più fragile. Perché non vuole mai ascoltarmi? Posso vantare una certa conoscenza in merito alla questione ».
« Mi ascolti, non volevo mancarle di rispetto, ma davvero, qui è così scomodo... » si affrettò a dire lui, implorante. « La prego, vada via, riesco a farcela da solo, come le altre volte, gliel'assicuro ».
L'infermiera lo fissò per qualche attimo con le mani che stringevano i fianchi, poi sbuffò e annuì con uno scatto della testa.
« E' testardo come un mulo, Lupin » commentò secca. « Da quando sono qui ho incontrato raramente persone testarde come lei ».
Remus sorrise. Quel suo modo di fare così intransigente gli provocava sempre quella reazione, forse perché sapeva che in fondo c'era molto altro. 
Lei lo aveva sempre accompagnato al Platano Picchiatore, ogni mese, gli era stata accanto ogni giorno quand'era stato ricoverato in Infermeria, era stata un conforto incredibile quando i suoi amici erano dovuti andare a lezione e non erano potuti rimanere con lui. Era stata lei, uno dei primi giorni in cui era rimasto in quella stanza bianco latte, a spiegargli il potere di un bel pezzo di cioccolato. Era stata lei a offrirglielo, facendolo sentire meravigliosamente meglio, come se una sfera di fuoco gli avesse invaso il corpo, confortandolo col suo calore. 
Madama Chips era stata nella sua vita una figura fondamentale, una persona che lo aveva aiutato immensamente a sorreggere il peso della sua condizione.
La donna girò i tacchi e fece per uscire, quando Remus la richiamò.
« Grazie infinite, Madama Chips » mormorò, appoggiandosi alla parete umida e rocciosa per sorreggersi.
E potè giurare di aver intravisto un breve sorriso arricciarle le labbra prima che uscisse dal varco.
Rimasto solo, si chinò fino a che il corpo non aderì al terreno sottostante e strisciò stancamente verso la casa abbandonata costruita anni prima per lui.
Gli parve che quel tunnel non finisse mai. Il corpo gli faceva incredibilmente male, si sentiva scosso da fitte lancinanti di dolore che lo scuotevano, facendolo tremare. Si morse le labbra fino a farsi male per non gemere o ansimare. Doveva dominare il dolore, non sopportava di sentirsi sconfitto e sopraffatto da lui. Lo odiava. Ma proseguì, senza fiatare, e la galleria non terminava mai...
Poi il tunnel prese a salire e curvò, e solo allora riuscì a intravedere una macchia di luce nuova che gli fece quasi male agli occhi.
Strisciò ancora un po', dolorante, finché non si ritrovò a osservare dal basso il luogo che odiava.
La stanza era disordinata come l'aveva lasciata l'anno prima. La carta da parati era lacerata e ricadeva sul muro, sbiadita, mentre uno spesso strato di polvere ricopriva il pavimento e tutti i mobili macchiati e danneggiati da lui. Le finestre, anch'esse oscurate dalla polvere, erano serrate da delle assi di legno inchiodate che lui aveva tentato di sradicare. Alle sedie mancavano spesso le gambe. Tutto era un caos, esattamente come ricordava.
Remus salì, facendo ancora un po' di forza sulle gambe che urlavano. Si diresse verso l'anticamera buia e deserta e si preparò a quel che lo aspettava. Guardando il cielo a intervalli regolari, si tolse gli indumenti di dosso per non strapparli quando si sarebbe trasformato e attese. I suoi amici sarebbero arrivati a momenti e l'avrebbero trovato già trasformato.
Stavano percorrendo il parco, parlottando tra loro sotto il Mantello dell'Invisibilità che li costringeva a stare scomodamente rannicchiati.
« Hai presente la tua coda, Felpato? » stava dicendo James. « Ti avevo avvisato. Preparati a dirle addio. Eh, Pet? »
« Proprio » confermò Peter ridacchiando. « Soffrirai come un cane ».
« Io sono un cane, Codaliscia » obiettò Sirius, fissando l'amico.
« Infatti, lo so » disse lui. « Era una battuta, non l'avete capita? »
« No, era troppo intelligente per noi » disse James, scuotendo il capo.
I due risero.
« Messer Codaliscia, prego » fece poi Sirius quando furono arrivati al Platano Picchiatore.
Peter annuì e in un attimo quello che era stato fino a quel momento il loro amico divenne un topo grigio e un po' spelacchiato, che corse verso il grande albero e salì di fretta sul tronco contorto, premendo il nodo che immobilizzava i suoi rami assassini così da permettere agli amici di entrare nel piccolo varco ai suoi piedi. Li seguì ben presto anche lui, zampettando sul terreno a gran velocità.
Percorsero il tunnel infinito in silenzio, ansimando durante la salita così scomoda, finché non si ritrovarono ai piedi della solita apertura che dava sulla stanza deserta e devastata, e fu lì che iniziarono a udire le ormai familiari urla perforanti.
James e Sirius si scambiarono un'occhiata e si affrettarono a trasformarsi. In un attimo, al loro posto sul pavimento polveroso, ci furono un imponente cervo dalle corna alte e possenti e un cane simile a un orso dall'ispido pelo nero che corsero fino all'anticamera dalle porte socchiuse con la massima fretta.
Remus - o ciò che rimaneva di lui da ragazzo - non si voltò a guardarli e non parve accorgersi di loro: era nel pieno della sua dolorosa trasformazione.
Tutto urlava in lui, ogni muscolo dilatato e squarciato dal dolore implorava a gran voce sollievo, ma nulla aveva il potere di darglielo. Desiderava avere un conforto per quell'agonia inimmaginabile, desiderava che una mano calda gli si posasse sulla pelle, che qualcuno lo aiutasse, in qualsiasi modo.
Ma pian piano questi pensieri svanirono, ogni desiderio umano abbandonò la sua mente, e questa si annebbiò...
Solo il dolore accomunava l'uomo e il lupo, adesso, solo la sofferenza di quella trasformazione che pareva non avere fine.
Avvertì ogni parete del suo corpo strapparsi, e non capì più nemmeno cosa fosse diventato, cosa fosse stato. Esisteva solo il suo corpo che bruciava, solo il dolore in sè. E nulla ricordava anche soltanto di qualche attimo prima. Non esisteva un tempo, soltanto quel perenne strazio che uccideva, e che sfociò in un lamento, in un grido che non aveva nulla di umano. Un ululato spaventoso, che però pose fine al dolore.
Il lupo aveva gli occhi ridotti a fessure, la schiena incurvata, gli artigli affilati, e li fissava. Si avventò su James, il più vicino a lui, graffiandolo sul dorso, sul muso, ma per un animale così potente non era nulla...
Tutti e tre si erano aspettati che il lupo avrebbe reagito in quel modo. Al ritorno delle vacanze estive tendeva a perdere anche la minima parte di lucidità che possedeva quando solitamente era con loro, non li ricordava, ma bastava poco a farlo calmare, solo il tempo di qualche lotta avvincente.
L'animale si gettò ben presto sull'enorme cane nero che guaì nel sentire i suoi artigli conficcarsi su di lui. Ma bastò qualche altro minuto perché Remus notasse qualcosa di familiare in loro. Ben presto ululò nuovamente e si allontanò da loro, fissandoli con ferocia, poi sempre meno...
Nei suoi occhi paurosamente dilatati e crudeli apparve una luce insolitamente conosciuta, l'ombra del suo sguardo d'ambra così dolce, così diverso...
Li osservò per un po' senza muovere un passo, poi si avvicinò lentamente con qualche agile movimento delle lunghe zampe piegate, ma non saltò addosso a nessuno di loro. Sirius abbaiò forte, scodinzolando. Aveva capito che li aveva già riconosciuti.
Percorse a balzi la stanza, senza che la sua coda smettesse di scattare da una parte all'altra, poi attraversò l'anticamera e si calò nuovamente dentro il tunnel, sentendo che gli altri animali lo seguivano. Vide Peter passargli accanto zampettando contento, e al contempo avvertì gli zoccoli duri del cervo premere sul terreno dietro di lui. Corsero insieme chini per il passaggio, chi ululando, chi abbaiando, finché non si ritrovarono nuovamente all'aperto a si affrettarono verso la Foresta per non essere visti da nessuno. Il lupo li seguì senza problemi.
Era da tempo che avevano preso la decisione di non rimanere chiusi nella Stamberga e uscire all'aperto. Rimanere in quella casa abbandonata poteva essere un pericolo poiché era uno spazio troppo ristretto, mentre quando correvano tra gli alberi l'aria pareva calmare anche l'animo feroce e violento del lupo. Era così che avevano scoperto ogni anfratto della vasta Foresta, arrivando fino al territorio di Hogsmeade, così da conoscerne ogni angolo alla perfezione. 
Era così che erano riusciti a fabbricare la loro famosa e gloriosa mappa, la loro compagna di malefatte in ogni occasione. La Mappa del Malandrino infatti era nata da due particolari desideri dei creatori. Tutti e quattro sognavano di combinare scherzi senza freni e senza essere mai beccati, ma ciò era sempre stato impossibile visto che Gazza e Mrs Purr insieme erano delle sentinelle infallibili. James, invece, aveva ancora un altro sogno: quello di riuscire a capire come Lily passasse ogni momento della sua giornata. Fu lì che decisero di mettersi all'opera per creare qualcosa di epico; impresa che riuscì loro al meglio.
Ormai nel pieno dell'ampia Foresta, furono accolti da un buio opprimente. Man mano che gli alberi si infittivano l'oscurità calava sempre di più su di loro. La luna filtrava con i suoi raggi attraverso i rami, gettando ombre strane sul terreno pieno di ostacoli, mentre le macchie di cielo visibili si facevano sempre più rade. Il vento frusciava tra gli alberi smuovendone le fronde ancora corpose, facendo volare le foglie ormai ingiallite e accartocciate che si posavano per brevi tratti sul pavimento d'erba fitta. Ogni tanto qualche rumore in lontananza li allarmava, ma quando calava il silenzio tornavano a trascurare ogni pericolo, ogni possibile calamità.
Lunastorta correva più veloce di tutti, lo sguardo solitamente attratto dalla luna spesso distratto dai suoi amici animali.
Felpato correva con Ramoso, il piccolo topolino aggrappato alle sue corna che tentava di non precipitare, e i due facevano a gara a chi riusciva ad andare più veloce, come facevano spesso durante quelle nottate.
Ad ogni luna piena si inventavano sempre sfide nuove e diverse. Era forse il loro ricordo più bello di quegli anni di scuola quello di loro quattro riuniti attorno alla Mappa del Malandrino per progettare la nuova splendida avventura. Si divertivano a minacciare Peter di una morte prematura e dolorosa, sbranato da Sirius e finito sanguinosamente da Remus, ma lui con dei lampi di insolita furbizia ribatteva con le sue tattiche, come quella di fare loro il solletico così da fare imbestialire il lupo. All'inizio era stato difficile riuscire a far divertire anche Remus, sempre troppo preoccupato di far loro del male per potersi godere quelle strane e indimenticabili riunioni segrete, ma alla fine si era lasciato andare alla spensieratezza che di solito non faceva parte di lui ma che quando era con gli amici riusciva a prendere il sopravvento e quelle serate erano divenute delle tradizioni incrollabili.
Cosa poteva renderli preoccupati, in momenti come quelli? Chi prestava orecchio agli spaventosi richiami della Foresta buia? Il vento li faceva sentire liberi, la luna era il loro unico punto di riferimento, e gli occhi così impregnati di emozioni e così umani, incastonati in quei volti di animali, erano la guida per qualsiasi via, per ogni strada. Si gettavano occhiate d'intesa di continuo e a nessuno mancava la parola; nessuno sentiva il bisogno di parlare.
Ben presto James iniziò a lanciarsi verso Sirius con il palco di corna puntato verso di lui, ben attento però a non fargli male davvero.
Ad un colpo particolarmente ben assestato Peter precipitò dalla sua postazione e anche nei suoi minuscoli occhietti acquosi James riuscì a cogliere il suo risentimento tanto che dentro di sè provò un gran desiderio di ridere. Un topolino infuriato era davvero divertente da guardare.
Remus nel frattempo correva intorno a loro, mollando di tanto in tanto qualche zampata che sferzava l'aria, tagliando se stesso, a volte.
Ma nessuno badava agli schizzi di sangue. Una volta trasformati nuovamente li avrebbero curati, non c'erano problemi. O almeno non per loro.
Un taglio o un livido in più, cosa importava? Un sorriso guariva anche la ferita più profonda. 
E non erano semplici parole, stupidi pensieri di ragazzi pieni di allegria, spensieratezza, forse anche un po' scellerati e noncuranti... Credevano semplicemente che fosse vero. Che fosse vero che la felicità del loro migliore amico e la loro valesse più di qualsiasi altra cosa.
E d'altra parte, cos'altro avrebbero dovuto pensare, immersi nel cuore di quella Foresta, vagando prima lentamente poi correndo fra gli alberi, scambiandosi sguardi carichi di soddisfazione per la riuscita di una nuova fantastica avventura? Erano quattro giovani ragazzi, l'uno aveva l'altro come miglior conforto al mondo, e avevano nel cuore una forza e un coraggio tali che nulla riusciva a intimorirli, nè l'oscurità di quel bosco così fitto, nè ciò che li attendeva oltre, fuori dalle mura. Avevano con sè tutto ciò di cui avevano bisogno.
James, Sirius, Remus e Peter avevano i Malandrini. E null'altro occorreva loro per proseguire lungo la strada, quella che in un modo o nell'altro avrebbero intrapreso insieme e che li avrebbe portati chissà dove.
Perché mentre correvano, ebbero la certezza che non si sarebbero fermati mai, e che se anche fosse successo, l'avrebbero fatto insieme.









Note della Malandrinautrice: Salve! Come va? Sono tornata ieri dalla gita e ho aggiornato abbastanza presto.
C'è un motivo: praticamente tutta la prima parte del capitolo sulle selezioni è stata scritta da mia sorella mentre non c'ero. Mi ha fatto una sorpresa bellissima e mi ha colpito il suo talento poichè non aveva mai scritto nulla.
Comunque. Questo è un capitolo di passaggio ma spero che vi piaccia ugualmente. 
Ci tenevo moltissimo a ringraziarvi per quel numero assurdo di recensioni ricevute. Davvero non riesco ancora a crederci ma ho già ringraziato tutti singolarmente, quindi non mi dilungo.
Ringrazio anche tantissimo i 31 delle Preferite, i 5 delle Ricordate e i 51 delle Seguite.
Adesso devo scappare, un bacio a tutti e grazie infinite!


Simona_Lupin
   
 
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