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Autore: hipsta please    27/04/2012    1 recensioni
Oh, insomma. Aveva cercato di arrivare all'ultimo minuto proprio per non vedere la sua ottusa faccia, e fare pensieri su di lui. Quel Malik non le era mai piaciuto, da quando si conobbero per la prima volta al liceo.
Avete presente il tipo da una botta e via? Aveva un nome.
Zayn Jawaad Malik.

Can we fall, one more time?
Stop the tape and rewind
Oh and if you walk away I know I’ll fade
Cause there is nobody else.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can we try one more time?

 
Appena entrata nella grande sala, un odore familiare la investì. L'odore di fatica, di sudore, di tante lacrime versate. Esiste l'odore del tuo sogno che si realizza? 
Bhe, se esisteva, di sicuro era presente in quella stanza. Si guardò intorno: le panchine ai bordi del campo erano strapiene di gente che faceva il tifo; lo stridio delle scarpe da ginnastica riempiva l'aria, insieme agli ansimi dei giocatori che correvano per il campo.
Accidenti.
La partita non era ancora finita. Questo significava che...
Non fece in tempo a formulare nessun pensiero, quando dei familiari occhi nocciola si puntarono nei suoi. Fu un attimo, poi guizzarono di nuovo sul pallone da basket che il ragazzo stringeva tra le mani. Un palleggio, due palleggi: la palla scivolò perfettamente dentro il canestro.
Il rumore di un fischio segnò la fine della partita: inutile dire che i ragazzi avevano stracciato la squadra avversaria, proveniente da fuori. Del resto, con un playmacker del calibro di Zayn, era difficile non...
Oh, insomma. Aveva cercato di arrivare all'ultimo minuto proprio per non vedere la sua ottusa faccia, e fare pensieri su di lui. Quel Malik non le era mai piaciuto, da quando si conobbero per la prima volta al liceo.
Avete presente il tipo da una botta e via? Aveva un nome. 
Zayn Jawaad Malik.
E quante volte quello stupido ragazzo ci aveva provato con lei? Tante, davvero troppe. Non perché cercasse un qualche tipo di rapporto con lei: forse voleva battere un record. Passarsi tutte le ragazze della scuola. 
E la cosa era peggiorata quando lui si è accorto che la ragazza non ci stava ai suoi stupidi giochetti, quando vedeva che lei faceva resistenza. Così ha iniziato a perseguitarla, tutti i giorni, farle degli stupidissimi complimenti con la speranza di intenerirla... Speranza vana.
Quand'è che aveva finalmente deciso di darle un po' di fiato? Forse quando si era ritrovato con l'impronta di cinque dita sulla guancia destra. Da quel giorno non la aspettava più all'uscita della classe per offrirsi di portarle la cartella, o alla mensa della scuola per farla sedere vicino lui. Ma le aveva lanciato degli sguardi... 
Avete presente il detto "se gli sguardi potessero uccidere?"; questo esprimeva al meglio il concetto. Il ragazzo non si era mai rassegnato al fatto di non riuscire a farla cadere ai suoi piedi come tutte le altre; aveva cambiato tattica, e da quel giorno aveva iniziato ad evitarla. Ma lei era sicurissima che aveva un piano, avrebbe fatto di tutto per non cadere nella trappola; aveva inziato ad evitarlo. Ma la cosa che le dava più fastidio, era che per quanto odiasse quel prototipo di ragazzo, tutto gel e occhiate maliziose, non poteva fare a meno di perdere un battito quando incrociava il suo sguardo perforante
Non poteva fare a meno di sentire delle cose nello stomaco quando lui pronunciava il suo nome.
«Allison!». La voce coach la distrasse dai suoi stupidi pensieri, e lei sospirò. Non doveva minimamente pensare a Zayn in quel modo, sapeva come sarebbe andata a finire. Lui avrebbe ottenuto quello che voleva, e lei si sarebbe trovata con moltissimi cocci al posto del cuore.
«Eccomi mister». Si tolse il giubbino, la felpa che indossava e buttò tutto a terra, vicino ai borsoni delle sue compagne di squadra.
«Bene, adesso ci siamo tutti. Voglio ricordarvi che questa partita è molto importante: è l'occasione che state aspettando da una vita. Per dimostrare che anche le ragazze sono capaci di palleggiare una palla». Allison lo guardò seria, consapevole di ciò che stava per fare.
Il basket era la sua più grande passione; lo praticava da quando aveva dieci anni, adesso ne aveva quasi diciassette. Ci teneva a far vedere a tutti che anche le ragazze erano capaci di mantenere un pallone tra le mani, anche le ragazze erano capaci quanto gli uomini. Il suo sogno si stava per realizzare.
Quella sarebbe stata l'ultima partita; dopo di quella, la sua squadra avrebbe vinto il campionato femminile. Tutto ciò che desiderava. 
Il fischio di fine partita la fece distrarre un momento dalle parole del mister; si girò, in direzione del tabellone che segnava i punti.
Ottantasette a quarantadue. 
Al centro del campo non si capiva più niente: tutti i ragazzi urlavano dalla gioia, circondando e soffoncando qualcuno che si trovava giusto al centro dei festeggiamenti.
E chi se non lui?
Zayn si scompigliò con le mani i capelli già scompigliati di per sé, sorrise ai ragazzi e batté la mano al playmacker della squadra avversaria. Allison immaginò come ci si dovesse sentire ad avere portato la propria squadra alla vittoria, ad aver realizzato il proprio sogno.
Dal bordo campo giunse un signore con in mano una coppa, la coppa del campionato maschile: la porse a Zayn, che la prese con un sorriso enorme, e altri boati si sprigionarono dalla squadra. Lui si girò in direzione di Allie, e ammiccò con la coppa in mano.
Cosa credeva, che lei non sarebbe riuscita a far vincere la sua squadra? 
Vedrai, Malik.
Tutti i ragazzi si diressero verso lo spogliatoio maschile, mentre le due squadre femminili si preparavano al bordo del campo. Il cuore le batteva a mille: quella era l'unica occasione.
La sua occasione.
E non l'avrebbe di certo sprecata.
*
«Siamo grandi!», urlò Jason da sotto la doccia. Tutti i ragazzi ridevano, Zayn sorrideva ripensando a quegli istanti magici. 
Quanto si era allenato per arrivare fin lì, quanto? Era stata una soddisfazione enorme poter stringere quella coppa tra le mani.
Quasi quanto poter vedere quel lampo di ammirazione negli occhi di Allison.
Non glielo avrebbe mai detto, avrebbe di sicuro negato; ma lui non si era sbagliato. Era passato qualcosa, nei suoi occhi, quando l'aveva visto. Sorrisé tra sé, ripensando alla ragazza.
«Malik, direi che sei quello che si merita di portarsi la coppa a casa. Sei il nostro playmacker, sei tu che ci hai fatto arrivare fin qui». L'amico gli batté la mano sulla spalla, mentre Zayn chiudeva con uno scatto secco l'armadietto.
«No, ragazzi. E' una vittoria di tutti; questa coppa resterà qui, nello studio del coach», disse lui sorridendo. Si avvicinò allo specchio, si aggiustò un po' i capelli e fece per uscire dallo spogliatoio maschile.
«Dove scappi Malik? Non resti a festeggiare con noi?», gli urlò dietro uno, in piedi sul water con uno spazzolone in mano, che brandiva a mo' di scettro.
«Oh no ragazzi, scusatemi. Ho una partita da vedere», e fece l'occhiolino.
«Ancora dietro quella ragazza? Non capisci che con lei non hai possibilità? Non starà mai ai tuoi giochetti. Hai trovato pane per i tuoi denti, amico!», sghignazzò quello.
Zayn scrollò le spalle. «Non mi importa. Non voglio più uscire con lei, non voglio illuderla come ho fatto con tutte. Non so perché, ma sento che lei non se lo merita. Ho bisogno solo di vederla, è l'unica cosa che so».
Degli urletti da femminucce partirono da ogni angolo di quella piccola stanza. «Il nostro playmacker non si starà mica innamorando?», dissero ammiccando. Di tutta risposta Zayn prese un rotolo di carta igienica e glielo lanciò in faccia, ridendo.
Salì le scale che portavano alla grande sala dove si svolgeva la partita, aprì la porta.
Allison era in campo, la maglia col numero 14; si guardava intorno, in cerca di qualcuno a cui passare la palla che aveva in mano. 
Il cuore di Zayn fece una piccola capriola all'indietro.
Cosa gli stava succedendo?
*
Dannazione.
Era la seconda volta che Allie si era lasciata prendere la palla dalle mani; la verità è che aveva la testa piena zeppa di pensieri, e non riusciva per niente a concentrarsi sul gioco.
No, questo non andava bene. Si era promessa di lasciar perdere quel povero illuso, e non poteva permettersi di sprecare il suo sogno per lui.
Davanti lei non c'era nessuno: fece un segno esasperato con la mano per attirare l'attenzione della compagna che in quel momento aveva la palla e che si trovava in difficoltà. Con un salto riuscì a prendere la palla che questa le passava. 
Dentro il canestro.
La partita ricominciava.
Erano all'ultimo tempo, i minuti sembravano volare. Il punteggio sul tabellone segnava parità, e il tempo stava per scadere. Mancava una manciata di secondi alla fine; la voce del mister catturò la sua attenzione.
«È il momento», le disse guardandola con sicurezza. No, quello sguardo non ci voleva proprio. Come faceva il coach ad essere convinto che ce l'avrebbe fatta? E se avesse sbagliato qualcosa, se fosse andato tutto storto?
Era il momento del suo tiro. Il suo tiro da tre punti, quello da metà campo.
Erano mesi che si allenava assiduamente a quel lancio. Le prime volte non riusciva nemmeno a sfiorare il canestro; man mano che il tempo passava migliorò sempre di più, fino a diventare quasi perfetto. Ma era quel "quasi" che la preoccupava.
Da quel "quasi" sarebbe dipeso l'esito della partita.
Gli avversari erano sotto il loro canestro, ma lei non si fece trovare impreparata; riuscì a intercettare la palla prima che l'avversaria facesse canestro, e prese a correre più veloce che poteva. Le ragazze dell'altra squadra corsero sotto il loro canestro, convinte di riuscire a fermare l'attacco. Ma si sbagliavano.
Allie si fermò nel mezzo del campo; il canestro era distante circa quattro metri. Lo fissò intensamente, come se col suo sguardo questo potesse avvicinarsi di più.
È un'impresa impossibile.
Palleggiò una volta, due volte; cercava di acquistare coraggio. Quando alzò lo sguardo, però, si distrasse vedendo quegli occhi che la fissavano.
Zayn Malik si trovava al bordo del campo, la bocca semi spalancata all'idea della sua prossima mossa.
Tre secondi.
Lei gli lanciò uno sguardo strafottente, mise le braccia in posizione.
Due secondi.
Caricò il braccio con tutta la potenza che aveva; questo scattò come una molla, e la palla volò verso il canestro avversario, superando metri su metri.
Un secondo.
Tutte le persone presenti nella sala fissavano il volo della palla con sguardo allibito; Allie si voltò verso Zayn, che fissava il canestro. Non ce la faceva ad alzare lo sguardo verso la palla.
Il rumore del fischio rimbombò in tutta la sala. La partita era finita. 
Ma lei ce l'aveva fatta?
Gli occhi di Zayn si ripuntarono su di lei; le sue labbra si aprirono in un bellissimo sorriso, gli occhi luccicanti dalla felicità.
Si, ce l'aveva fatta.
Non fece in tempo a formulare quel pensiero che si ritrovò tutte le ragazze della sua squadra addosso che urlavano, piangevano; la sollevarono sulle spalle, urlarono come matte.
Si, lei ce l'aveva fatta.
Venne il momento della consegna della coppa; ormai non riusciva nemmeno lei a trattenere le lacrime, come le altre ragazze. Strinse la mano al playmacker dell'altra squadra, facendole i complimenti per come avevano giocato.
Si guardò intorno; di Zayn neanche l'ombra.
Sospirò. Cosa credeva? Che le cose tra loro erano cambiate? Lui rimaneva sempre il solito ottuso, crudele, menefreghista ragazzo da una botta e via.
Ma ci aveva sperato che le cose tra loro fossero cambiate? Si, ci aveva sperato. E ci sperava ancora.
Si fece doccia e shampoo più in fretta possibile, e uscì di corsa dagli spogliatoi; in quel momento non aveva la forza necessaria per festeggiare. Voleva solo andare a casa e nascondersi sotto le coperte per il resto della sua vita.
Appena uscì dalla sala, l'aria fredda la investì; il naso le si arrossì, e si calcò meglio il cappello in testa.
«Allie». Oh, caspita. Povero cuore. Chi te lo fa fare di scoppiare ogni volta che quella voce pronuncia il suo nome?
«Malik. Cosa vuoi?», chiese scorbutica continuando a guardare avanti, mentre velocizzava il passo.
«Solo farti i complimenti. Io... Non sarei stato capace di fare quel tiro. Sei stata davvero bravissima», disse tutto d'un fiato, mentre si grattava la guancia in imbarazzo. Allison si fermò di botto in mezzo al marciapiede, non riuscendo a continuare. L'aveva sentito davvero?
Quell'insensibile di Zayn Malik le aveva davvero fatto tutti quei veri complimenti? Veri, non come quelle cose stupide che le diceva per convincerla a uscire con lui.
«Io... Bhe, grazie», rispose lei balbettando. I loro sguardi si incrociarono; le carnose labbra del ragazzo si aprirono in un sorriso fantastico, uno di quelli che ti fa tremare le gambe. 
Uno di quelli che non ce la fai a non ricambiare.
Fu la prima volta che passarono una piacevole serata insieme. Chi l'avrebbe mai detto che Allison si sarebbe trovata bene con Zayn Malik?
Passeggiarono a lungo; improvvisamente nessuno dei due aveva voglia di tornare immediatamente a casa. Parlarono per un po' del basket; la ragazza gli spiegò che quella era la sua passione da quando era piccola. Gli riferì tutto ciò che aveva provato quando aveva realizzato di avercela fatta. 
Quando era riuscita a stringere tra le mani quella coppa.
Presero un panino per strada, si diressero verso una panchina a bordo del marciapiede. Lui la faceva ridere; qualunque cosa dicesse provocava nella ragazza un uragano di emozioni, la rendeva... Felice.
Ma non poteva continuare a illudersi. Meglio chiarire le cose, e subito.
«Ok, Malik. Adesso una cosa seria».
«Perché, sei capace anche di dire cose serie?», rispose lui appoggiando la schiena al legno della panchina; lei gli lanciò uno sguardo truce, prima di scoppiare a ridere seguita a ruota dal ragazzo.
«Mi dici perché ti comporti in quel modo con tutte? È una cosa che proprio non capisco. Sai, io non ti ho mai odiato: sei tu che hai fatto tutto da solo. Come facevo a guardarti in faccia sapendo che tu mi avresti solo illusa? È normale che a quel punto io mi sia costruita una barriera intorno, per non soffrire. Ma stasera è diverso; tu sei diverso, Zayn. Ti stai comportando... Bene. È con questo ragazzo che mi piacerebbe uscire, non con lo stupido Malik che vedo ogni giorno a scuola», disse tutto d'un fiato.
Oh mamma. Aveva davvero detto che le sarebbe piaciuto uscire con lui?
Magari lui non ci avrebbe fatto caso...
 
Girl I see it in your eyes you’re disappointed
Cause I’m the foolish one that you anointed with your heart
I tore it apart
And girl what a mess I made upon your innocence
And no woman in the world deserves this
But here I am asking you for one more chance
 
Il ragazzo si passò stancamente una mano sugli occhi, scompigliandosi un po' i capelli; non riuscì però a trattenere un sorriso.
«Ok, prendimi per stupido. Ma io... Il fatto è che non lo so. Non so perché mi comportavo in quel modo; forse perché mi andava di farlo. Forse perché mi sarebbe piaciuto essere per una volta io quello che si diverte e illude, e non la vittima». Allison non capiva. Lui... Vittima?
«Ero in terza media. Da qualche settimana uscivo con una ragazza di prima superiore, a cui andavo dietro da mesi ormai. Tu non puoi nemmeno immaginare come mi sono sentito quella sera... Quando l'ho trovata tra le braccia di un altro. E sai lei cosa mi ha detto? "Mi sono divertita abbastanza, Zayn. Possiamo finirla qui". Ok, so che questo non è un motivo valido per come mi comportavo, ma non riuscivo a ragionare lucidamente. Sono stato parecchio male per tutta questa storia, anche se non l'ho mai dato a vedere; ho costruito una maschera, che mano a mano ha preso il posto del vero me. Ma nessuno conosce il vero me. - Si interruppe un attimo. - Apparte te. Io... Io ti chiedo solo di dimenticare lo stupido Malik di questi anni, quello menefreghista, quello che pensa solo a divertirsi, e di cominciare a conoscere il nuovo Zayn. Perché, per la prima volta, sono riuscito ad aprire di nuovo il mio cuore. Per la prima volta sento di potermi fidare di nuovo di qualcuno. Possiamo provare, ancora una volta?», disse. 
La sua faccia era una maschera di dolore e sofferenza; i suoi occhi erano lucidi, e puntati in quelli della ragazza. Solo quando lei si accorse che il ragazzo stava aspettando una risposta, riuscì ad accennare un sì con la testa.
 
Can we fall, one more time?
Stop the tape and rewind
Oh and if you walk away I know I’ll fade
Cause there is nobody else
 
«Perché hai detto tutto questo a me?», disse Allie con voce flebile.
Lui sospirò. «Te l'ho detto. Io credo... Credo di essere riuscito a ricomporre tutti i cocci del mio cuore. E sai da quando? Da quando ti ho conosciuto. A poco a poco tornavano al loro posto, ma me ne sono acorto solo adesso. E ho fatto un mucchio di errori, ma adesso sono qui, e ti chiedo scusa. Mi perdonerai mai, Allie?».
«Io l'ho già fatto», disse lei, prima di buttargli le braccia al collo ed abbracciarlo. Ok, forse si era lasciata troppo andare; stava pensando di staccarsi quando le mani del ragazzo la strinsero timidamente a sé, e le accarezzarono la schiena.
«Sai, stavo pensando... Adesso che sono cambiato, che mi sto comportando bene... Ehm, insomma... Avresti ancora voglia di uscire con me?», disse lui guardandola in faccia. Per la prima volta le guancie del ragazzo si tinsero di un leggero rosso, e iniziò a torturarsi le mani dall'ansia.
Era davvero dolcissimo.
«Certo che mi va, Zayn». Lui le fece un sorriso enorme, prima di spostarle delicatamente dietro l'orecchio un ciuffo ribelle che le era scivolato sulla fronte.
 
It’s gotta be you
Only you
It’s gotta be you
Only you
 
Cosa stava facendo?
Allie non capiva più niente. Sentiva solo il respiro del ragazzo farsi sempre più vicino alla sua pelle, le sue guancie andare a fuoco, il cuore battere all'impazzata. Era giusto quello che stava facendo?
Si, era giusto. Allison si fidava di lui.
Colmò la distanza che c'era tra i loro volti con un piccolissimo bacio; cercò di assaporare al meglio quel momento: il sapore della lingua di Zayn che giocava con la sua, le farfalle che volavano nello stomaco, la mano del ragazzo che le stringeva delicatamente il volto. Era tutto perfetto.
Era lui che era perfetto.
Si staccarono, parecchio emozionati. Lui la fissò negli occhi, e le regalò un altro dei suoi bellissimi sorrisi; non si sarebbe mai abituata.
«Niente più paure, niente più lacrime», le disse. Prima di ricominciare a baciarla; prima di ricominciare a fare ciò che ormai entrambi aspettavano da una vita.


Author's note
Ssssalve! Ho postato un'altra One Shot, questa volta come protagonista c'è Zayn. È la terzultima, ci mancano quelle di Liam e Niall, che ho già pronte.
Spero di ricevere qualche recensioncina per sapere se è di vostro gradimento (:
Vi chiedo poi di passare dalle altre mie One Shot,  I've Always Loved You
 e You've Saved My Life .
Questa è la mia Fan Fiction, mi piacerebbe avere qualche parere anche qui. We are Forever  

Grazie per chi si fermerà a leggere e commentare :D
 
  
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