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Autore: Anima di Cristallo    27/04/2012    1 recensioni
Ho sempre pensato che ciò che non uccide, fortifica. Queste parole risuonavano senza significato quando, dal mio viso, scendevano lacrime che mi ferivano il cuore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una settimana che pioveva interrottamente,ma a me piaceva la pioggia,più che altro mi piaceva il suo suono, sembrava quasi che volesse tranquillizzarmi.
Ho sempre avuto la sensazione che piovesse quando io avevo troppi pensieri per la mente, come se cosi essa si svuotava,come se potevo condividere i miei pensieri col il resto del cielo.
Quelle goccioline d’acqua cadevano sul vetro leggiadre,delicate ma allo stesso tempo con una velocità formidabile.
Ma era anche una settimana che avevo visto quel ragazzo in giardino.
Il giorno dopo non sapevo se avevo sognato o se era realmente successo, a mia nonna non avevo detto niente per non impaurirla ma, avevo un po’ di timore a rimanere in quella casa da sola.
Mentre ripenso a lui guardando il vetro della camera da pranzo, i miei occhi vanno ad una foto che stava sopra al caminetto, il mio dolce nonno in quella foto aveva una espressione beata, se ne era andato da 4 anni e ormai avevo smesso di piangere perché lui mi venne in sogno. Non ho mai avuto il coraggio di raccontarlo a nessuno, di quel sogno ricordo che io stavo piangendo vicino a un’enorme peluche  che mi aveva regalato,un peluche che mi aveva comprato lui dopo che avevamo perso una lotteria dove se ne vinceva uno un po’ più piccolo ma lui vedendo che c’ero rimasta male me lo comprò enorme,avevo sette anni quando me lo regalò e non ho mai smesso nei periodi un po’ “no” di andare li e abbracciare il mio orso Giò. Nel sogno stavo abbracciando Giò piangendo e urlando il suo nome,ma lui venne mi alzo da per terra e mi disse “piccola sofi perché piangi? E non rispondermi che ti manco,perché quando avrai nostalgia di me pensa a tutti i nostri bei ricordi,sono talmente tanti che non potrai dire che ti manco e poi sai che non mi piace vederti piangere, quindi ora asciugati le lacrime e rendimi orgoglioso di te,come hai sempre fatto” mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò lasciandomi tra le mani un girasole.
Piccola Sofi, adoravo quando mi chiamava cosi, erano delle parole piene d’amore dette con il cuore, e riecco l’ennesima lacrima pensando a lui,ma l’asciugo veloce,come se non voglio farcela vedere, e ora ridevo perché mi venne in mente quando lui,nel grande giardino della casa mi insegnava a giocare a pallone,ridendo perché non credeva possibile che una ragazza amasse il calcio.
Senza accorgermene era tornato il sole e c’era l’arcobaleno,d’impulso mandai un bacio verso il cielo salutando il mio nonnino,e cosi presi le chiavi e usci di casa.
Ogni volta che uscivo per le vie di Barcellona mi perdevo nella sua magia,anche se dovevo fare una piccola commissione ritornavo a casa sempre dopo molto tempo,ma questo perché mi divertiva tutto ciò che incontravo per le strade. Volevo fare una sorpresa a mia nonna ma non trovavo un fioraio, ormai si era fatto un po’ scuro e stavo per tornare indietro quando l’ho visto: il ragazzo dell’altalena, lui si accorge che l’avevo visto e scappa e io cominciò a correre dietro di lui,e girando l’angolo lo persi ma trovai un fioraio, mi misi a ridere perché nonostante tutto avrei potuto fare il regalo a mia nonna.
Tornando a casa chiamai casa in Italia, ma una telefonata breve giusto per sapere come andavano le cose.
In un attimo ero già a casa, stavo aprendo il cancello quando già mi arrivava l’odore della cena,entrai posai le chiavi sul mobiletto e andai in cucina.
 -Ehy nonna guarda cos’ho per te- e gli diedi una pianta di girasole,decorata con i colori del sole.
- Sofia ma grazie è bellissima – ma si fermo a parlare,poi continuo – un anno dopo la scomparsa di tuo nonno stavo ancora malissimo e mi sognai che lui mi disse di non piangere più e mi poso tra le mani un girasole,mi hai fatto una bella sorpresa- rimasi allibita.
-nonna ho sognato la stessa cosa ecco perché te l’ho regalata- e ci abbracciammo con gli occhi lucidi.
 
 
*          *          *
 
Stavo leggendo quando buttai il libro per terra e mi assali la voglia di mandare  un messaggio a Luca,il ragazzo per cui impazzivo da anni e che avevo finalmente conosciuto mentre correvo per il parco.
-          ehyla ciao come vanno le cose? Barcellona è bellissima, mi sto innamorando di tutto ciò che mi circonda- prima di inviare il messaggio ci pensai su mille volte ma, alla fine lo cancellai e posai il cellulare sulla scrivania. Per schiarirmi le idee decisi di andare un po’ su l’altalena del giardino mentre mia nonna era in veranda a leggere il giornale.
Mentre percorrevo il piccolo sentiero che portava all’altalena mi soffermai a prendere una rosa che mi misi tra i capelli.
È bella la sensazione del vento sulla pelle,perdersi per ritrovarsi. Non so dove avevo sentito questa frase ma quando l’altalena andava indietro mi sembrava di perdermi perché chiudevo gli occhi e quando andavo in avanti aprendoli mi ritrovavo con la realtà che mi circondava.
Ma la realtà che mi circondava non mi è mai piaciuta, dentro di me sognavo sempre una vita che avrei voluto vivere,la vita che vivevo non la sentivo davvero mia, è un pensiero difficile da spiegare, un pensiero che si contraddice da solo: la mia vita non la sento mia. Forse perché non ho mai avuto il coraggio di vivermela a modo mio, forse perché non ho mai avuto la libertà che avrei voluto avere o forse,semplicemente perché tutto aveva un filo logico che mi avrebbe portato da qualche parte.
A volte ho anche rinnegato il mio sogno: quello di diventare una cuoca sulle navi da crociera,perché? Perché un giorno mi sono chiesta – ma quand’è che ho deciso che voglio fare questo?- e non ho saputo darmi una risposta, l’unico ricordo che mi tornava alla mente è quando mia madre e mio padre erano felice di dire a tutti che avrei frequentato la scuola alberghiera, con il cuore pieno di speranza verso il mio futuro. Ma puoi il giorno dell’esami di terzo anno sentii chiudere fuori dall’enorme cucina della scuola tutte le mie paure,le mie insicurezza facendo entrare dentro di me un’energia,una serenità  e una sicurezza inspiegabile,e la capii che quello era quello che volevo fare,e poi finito il servizio ed aver sfornato le mie “creaturine” scoppiai in un pianto di liberazione,circondata dalle lacrime dei miei compagni e dagli abbracci che arrivavano senza sapere chi era il mittente ma pieni di felicità.
Cucinare era l’unica cosa che mi rendeva felice senza farmi rimanere il sapore dell’amaro in bocca alla fine.
Di colpo l’altalena si ferma.
-          per favore stai calma non urlare, non voglio farti del male- era una voce dolce,tranquilla e famigliare,accettai le sue condizioni facendo di si con la testa,la voce lascio l’altalena e mi si mise di fronte, era il ragazzo misterioso. Lancia uno sguardo verso mia nonna ma lei non c’era più.
-          Sono David,tu come ti chiami?- non sapevo cosa dire,l’avevo visto sempre da lontano o di sfuggita ma avendolo cosi vicino mi sentivo svenire,non credevo che poteva esistere una persona cosi bella, Luca si era bello ma lui sembrava uno di quei dipinti che raffigurano le persone perfette e impeccabili: la sua pelle dorata risaltava sotto la luce della luna, i suoi occhi verdi spiccavano in quel viso dai tratti leggeri ma al tempo stesso ben definiti e il suo sorriso, oh il suo sorriso brillava nella notte come se fosse abbinato alle stelle. Ci fissammo per alcuni minuti e io non riuscivo a parlare ma poi mi usci una parola,immersa nella timidezza.
-          Chiara – e lui senza dirmi più niente mi prese per mano, mi porto vicino a tutti i fiori del giardino e mi disse – sei bellissima,loro sono gelosi della tua bellezza- rimasi senza parole, mai nessuno mi aveva detto una cosa del genere e io mi sentii svenire. E nel frattempo le mie guance si fecero rosse,rosse come le rose che avevo di fronte a me.
Non sapevo cosa dire, lui era cosi bello che mi metteva in soggezione e stavo capendo cosa significava immergersi negli occhi di qualcuno per la loro profondità, stavo cercando disperatamente un difetto, ma niente, non lo trovai.
-          che ci fai qui?- dissi abbassando lo sguardo.
Lui mi prese la mano,era calda ed io sprofondai ancora di più nella mia timidezza.
-non posso dirti niente quindi per favore non farmi domande che riguardano la mia vita- mi disse quelle parole con gli occhi pieni di malinconia, degli occhi che riflettevano la tristezza della sua anima.
- va bene, ma perché mi hai detto quella cosa prima? – il suo sguardo cambio, il sorriso gli si apri di nuovo e si tocco i capelli, ora era lui ad essere imbarazzato.
 - perché? È qualcosa che penso e che volevo dirti,dai usciamo. –
 - non posso mia nonna sta dormendo e non mi va di svegliarla – non potevo cavolo!
- entra dentro casa e lasciagli un bigliettino con scritto che esci con david il figlio di giselle-
-Perché tu conosci mia nonna?-
- Clarissa?altroché!è una vita che mi conosce e ora vai dai ti aspetto qui- mi lascio la mano e mi incoraggio ad andare a casa,a metà via mi girai.
-posso cambiarmi?per favoreee-  e lui mi fece si con la testa e io lo invitai ad entrare.
Gli offri da bere e gli avevo detto di darmi 5 minuti,di corsa andai in camera,e mi venne un colpo di genio, mia sorella prima di partire mi regalo degli stivali estivi e una minigonna di jeans e decisi di metterla, unendola a una maglietta semplice e a un cardigan che riprendesse il beige degli stivali,andai in bagno mi misi un po’ di terra, matita, rimmel e un velo di lucidalabbra, avevo impiegato 10 minuti per prepararmi e rimasi sorpresa per la velocità presi la borsa e uscii dalla stanza. Sentivo la voce di mia nonna e david che parlavano.
-non sapevo che vi conoscevate sono felice- disse mia nonna poi si rivolse a david – finalmente esce da questa casa,trattamela bene- gli fece un occhiolino e se ne ando in camera.
- ti dico solo una cosa,sei semplicemente bellissima- mi disse david e mi prese la mano.
-ora ti farò conoscere la mia Barcellona-.
Mi porto a mangiare il gelato più buono del mondo e mentre camminavamo la sua attenzione era tutta rivolta verso la mia vita, e io stranamente gli risposi a tutte le sue domande in modo sincere e del tutto naturale come quando parli con un amico che conosci da parecchio tempo.
Io avevo voglia però di sapere qualcosa su di lui, fin’ora sapevo che si chiamava,che il suo gusto preferito di gelato era nocciola e fiordilatte.
-          So che ho promesso che non posso farti domande,ma vorrei sapere qualcosa su di te,non m’importa cosa,decidi tu!- gli dissi mentre stavamo camminando per un lungo viale.
-          Non è che non voglio dirti le mie cose ma è meglio cosi credimi- mi disse lasciandomi la mano, era da poco che lo conoscevo ma la mia mano cercava la sua,come se gli mancasse già.
-          Forse non hai capito non voglio sapere niente sul tuo passato voglio sapere solo ciò che ti piace,ciò che sogni,il tuo obiettivo.- erooffesa dal suo comportamento ed andai verso una bancarella di braccialetti e, mentre lui mi diede le spalle per andare alla fine del viale dove c’era un’enorme ringhiera che si affacciava sulle luci della città, una signora anziana mi si avvicino.
-          Tieni cara questo è per te- e tra le mani mi diede un braccialetto rosso con delle stelle argentate sparse dentro di esso.
-          Grazie ma non posso accettare- dissi rimasta colpita dal suo gesto cosi carino.
-          Certo che puoi, però mi raccomando quel ragazzo lì fa bene a tenerti lontano da ciò che gli è successo,non scavare mai nel suo passato,tu gli piaci e non vuole che ti succeda qualcosa- disse infilandomi il bracciale.
-          Perché cosa sa lei?- mi aveva incuriosito moltissimo.
-          Forse niente o forse tutto,ma lui ha fatto la sua scelta,ora vai e mi raccomando non toglierti mai quel bracciale addio- e spari tra le bancarelle. Non sapevo se avere paura o star tranquilla ma andai verso di lui.
Stava di fronte a me di spalle non si era accorto che io gli stavo dietro di lui. Mi avvicinai misi la mano sulla sua.
-scusa non volevo avere una specie di discussione,non voglio sapere più niente voglio solo stare in tuo compagnia- e lui mi abbraccio, era un abbraccio caldo. Ed ora stavamo vedendo sempre abbracciati il cielo e lui di colpo, senza un perché mi diede un bacio sulla guancia,e vide le mie guance farsi rosse e me ne diede un altro.
Mentre camminavamo per tornare a casa eravamo rimasti abbracciati,senza dir nulla, ogni tanto mi toccava i capelli oppure giocava con le mie mani.
-          il mio sogno è quello di essere felice, mi piace giocare a calcio,fare lo stupido con gli amici, il mio obiettivo è quello di girare il mondo e scrivere ciò che succede, ah dimenticavo mi piace passare il mio tempo con te – mi disse fermandomi e vedendomi negli occhi,eravamo rimasti a fissarci per qualche secondo,poi io mi avvicinai a lui abbassando il viso e sorridendo,lui mi alzo il viso e mi diede un bacio e io sentivo sciogliermi, le forze stavano abbandonando il mio corpo, il cuore sembrava volesse andare ad abbracciare il suo e avevo la sensazione di essere protetta tra le sue braccia.
Arrivati a casa mi saluto dandomi la buonanotte ed un bacio leggero sulle labbra, entrando dentro casa mi accorsi che avevo gli occhi che spiccavano felicità e andai a letto.
Apri gli occhi erano solo le 4 di notte e dopo un po’ che mi muovevo senza metà nel letto decisi di andare nello studio della nonna a prendere un libro.
Scesi le scale piano piano senza far rumore e entrai nello studio, c’erano diversi generi di libri e mi soffermai a leggere la trama di un romanzo “baci e bugie” di Lauren Henderson. Rimasta colpita dalla storia di una ragazza che mentre baciava un ragazzo che le piaceva lui gli morì tra le bracci e lei era decisa a scoprire come fosse realmente morto, avevo deciso di ritornare con il libro su in camera quando dietro alla porta lo vidi.
C’era un quadro che raffigurava David e una ragazza,lui era vestito in modo eleganti e stava inginocchiato come se stesse facendo una promessa a lei. Il libro mi cadde per terra. Non stavo capendo più nulla, poi alla fine presi il quadro lo girai e dietro c’era una scritta: 23 agosto 1912, l’amore è giurare a se stessi il cuore dell’altro.
Mi sentii svenire,presi il cellulare e gli feci una foto poi misi libro e quadro apposto.
   
 
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