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Autore: Horrorealumna    28/04/2012    1 recensioni
C’è un posto abbandonato e dimenticato nel profondo del cuore di ogni essere umano, dove la realtà e la finzione sono un’unica cosa, dove la verità e la bugia non hanno alcun valore e la paura del silenzio non esiste, così come quella della morte.
E io ne ero completamente a conoscenza.
Il resto del mio cuore era accanto ad una bambina sui sette anni, dai capelli corti e neri, in una città lontana, chiamata Silent Hill.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Mason
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fear of ...'
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Il Mostro Della Caldaia

Il panico, durante la telefonata, aveva invaso il mio corpo. Anche dopo l’inconfondibile suono di linea staccata, tenevo la cornetta all’orecchio, speranzoso sapendo che era comunque inutile.
Come potevo trattenere le lacrime?
Cheryl aveva bisogno di me e quelle sue urla di dolore m’avevano trafitto il cuore; lei, bambina sempre sorridente, allegra e ingenua, non meritava ... chi l’aveva portata via da me l’avrebbe pagata! Lottavo contro quei mostri e questa città solo per riabbracciarla e tornare a casa. Lei si meritava QUESTO, si meritava il mio coraggio e si meritava di vivere.
Chissà quanto tempo rimasi lì... ad attendere qualcosa... o qualcuno...
Era viva, aveva bisogno di me; ecco perché dovevo darmi una mossa per uscire da quella scuola.
Rientrai nel corridoio infestato e voltai subito a destra e, dopo due porte senza serratura, mi rifugiai nella biblioteca. Anche qui c’erano scaffali e tavoli ancora intatti; inoltre, attaccati alle pareti c’era qualcosa di veramente inquietante: corpi adulti, scuoiati, erano appesi alle grate, con le braccia incrociate sul petto, come si vede in quei curiosi libri che illustrano le mummie degli antichi faraoni d’Egitto.
Il centro della stanza era occupato dal tavolo su cui erano poggiati diversi fogli appartenenti a diversi libri.
Li esaminai uno a uno. Erano strappati ma sopra la pagina era scritto quello che sembrava il titolo del paragrafo preso in considerazione.

 
MANIFESTAZIONE DI DELUSIONI
... fenomeni paranormali, come la telecinesi (Poltergeist) sono tra questi e si verificano con frequenza davanti ai nostri occhi. Emozioni negative come paura, preoccupazioni o stress si associano a questi fenomeni, diventando energia vitale con effetti psichici e fisici. Gli incubi in alcuni casi sembrano dimostrarlo, essendo episodi scatenanti molto efficaci. Comunque tali fenomeni non si manifestano in ciascuno di noi; non è chiaro perché soprattutto i bambini e gli adolescenti di sesso femminile siano più indirizzati a tali eventi.”
 
Un altro:
UN’ENTITA’ DIVISA IN DUE
Attraverso lo studio di questi casi, notiamo che il cervello delle vittime lotta per accettare il conflitto causato dall’abuso commesso da una persona amata. Spesso, la personalità del bambino abusato tende a separarsi in due entità distinte. Una personalità continua ad amare l’abusatore ed a ricercare la sua approvazione. L’altra, contiene la rabbia e l’odio dell’abusato e, in molti casi, diventa un riflesso dell’abusatore, cercando di infliggere le pene subite agli altri. Purtroppo, è quest’ultima metà che diviene dominante.”
 
Queste letture erano tutte inquietanti e strane! Cosa ci facevano in un scuola?!
 
REPRESSIONE E PROIEZIONE ASTRALE: IL PERFETTO ASSASSINO?
... noto ai servizi segreti: più una mente è controllata e tesa a censurarsi, più è semplice per un’influenza esterna prenderne il controllo  e mandare a monte questo tipo di programmazione mentale ed è per questo che ...”
 
Una grossa macchia di sangue copriva quasi tutto il resto del foglio. Solo una frase a fondo pagina era ancora leggibile:
 
“Tra le tribù che hanno sviluppato la capacità di controllare e focalizzare le loro proiezioni, ne esiste una temuta dall’intera comunità. Il loro sciamano afferma di avere l’abilità di uccidere solo col pensiero, proiettando il proprio desiderio di uccidere nel corpo della vittima.”
 
Davvero allegre come letture per bambini!
Rimase un libro da esaminare. Lessi ad alta voce, per opprimere quel dannato silenzio e per darmi coraggio.


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“Sentito ciò il cacciatore
Armato di arco disse:
Ucciderò la lucertola!
Ma dopo l’incontro col nemico:
indietreggiò dicendo:
Chi ha paura di un rettile?!
Quindi la lucertola sibilò:
Ti mangerò in un sol boccone
Allora il bestione attaccò
Aprendo le fauci
Aspettando questo gesto, l’uomo
Tese l’arco e schioccò
La freccia che colpì lo stomaco
Indifeso della lucertola
Che cadde morta”
 

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Nel leggere quel brano mi scappò un mezzo sorriso. La ricordavo molto bene quella storia: me la leggeva sempre la mamma prima di andare a dormire, quando ero piccolo, ed era la mia preferita. Era presa da un libro di fiabe e favole straniere ma non ricordo da dove prevenisse questa in particolare.
- Mamma... Papà...
Papà... non ci sentivamo spesso, ti avevo perso di vista insieme alla mamma.
Ricordo la paura che provai il giorno in cui, oramai maggiorenne e intenzionato a sposarmi con Jodie, mi trattaste con indifferenza, odiandola, e mi suggeriste di vivere lontano dalla nostra città natale.
Avevo Jodie con me, ma mi sentivo perso, senza una guida.
Cheryl doveva provare la stessa cosa... dovunque fosse.
 
All’improvviso la sentii.
No, non Cheryl.
Nemmeno quella strana ragazza che disegnava cerchi perfetti e simboli strani.
Non udii Cybil.
La sentivo crescere. Aumentare. Invadere lo spazio.
La sirena.
La sirena.
La sirena che entrava nel cervello e non usciva più.
Dovetti portare le mani alle tempie per non scoppiare a urlare. Morsi il labbro inferiore e avvertii la terra tremare violentemente.
Un terremoto?
La fine del mondo?
Cheryl?
- Come hai potuto!! Lo avevi promesso!
La vista cominciò ad annebbiarsi. Sentivo le energie svanire.
- Avevi detto che te ne saresti andato! Che saresti morto! Ora lo vedrai che succede ai bugiardi! BUGIARDO! BUGIARDO! BUGIARDO!
La voce... così familiare... così temuta... così... così...
- Ah, il mostro della caldaia! BUGIARDO!
Persi i sensi.
La terra che ancora tremava...
 
Mi svegliai dopo quella che sembrò un secondo. Ero steso su una grata.
Mi alzai perplesso, ritrovandomi la pistola nella mano destra.
Mi guardai attorno, col cuore che sembrava scoppiare per la frenesia dei suoi battiti.
Tutto era buio. La torcia non illuminava granché, così iniziai a camminare.
Constatai di essere su una... superficie... pavimento... fatto di grate, di forma rettangolare... sospeso nel nulla! Tutto era buio attorno a me. La grata, arrugginita, sembrava fluttuare nell’ aria oscura.
- Santo cielo! – esclamai quando, inevitabile, la mia situazione “precaria” si insinuò nella mia coscienza e nella mia mente – Questo posto ti porta alla follia!
 
Un boato.
Un boato grottesco e profondo giunse alle mie orecchie.
Proveniva dalle mie spalle.
Mi voltai, con lo sguardo sbarrato.
Una creatura spaventosa... davanti a me.
Un mostro altissimo e lunghissimo.
Sembrava un dinosauro.

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Non vedevo gli occhi, posti ai lati dell’enorme testa come un rettile, ma potevo benissimo scorgere le grandi fauci... ancora chiuse.
Grugnì e mi venne vicino.
Io indietreggiai spaventato sia per il mostro sia per la paura di cadere fuori dalla piattaforma, nel vuoto, quando qualcosa catturò la mia attenzione.
Al centro della piattaforma c’era qualcun altro.
Una persona.
Socchiusi gli occhi nel buio e la vidi: una sagoma piccolina e tremante rannicchiata a terra. Non riuscivo a distinguere il vestiario. Era una bambina.
- Cheryl? – sussurrai, incerto.
La bambina non mi sentì, o non volle sentirmi, e sembrò non curarsi né di me, né del mostro.
Si alzò in piedi, guardò in alto e, spalancati gli occhi, iniziò a gridare, a strillare, ad urlare d’agonia, ma i suoni sembravano ovattati e pacati in confronto al ruggito di quella lucertola gigante.
 

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Perché? Perché urlava?
La risposta si manifestò subito davanti ai miei occhi.
Dai piedi della bambina si creò una scintilla da cui subito scaturì una fiammella che, improvvisamente, avvolse il suo corpo assumendo sempre di più l’aspetto di un rogo. La piccola rimaneva là, immobile, e soffriva. Avrei voluto aiutarla ma, probabilmente, tutto questo, era un sogno o frutto della mia immaginazione.
 
Ritornai concentrato sulla mostruosa creatura che, con passo pesante, annusava l’aria, cercava le mie tracce.
La mano destra, chiusa attorno alla pistola, si alzò e puntò la gigantesca testa della creatura.
Cercai di mirare verso il punto della testa che doveva, probabilmente, ospitare una sorta di cervello.
Premetti il grilletto.
Bam!
Bam!
Bam!
Tutti i colpi sembravano fargli il solletico: scagliati contro le scaglie grigie rimbalzavano via, non procurandogli neanche un graffio.
Iniziai a sudare freddo.
 

 
“Ti mangerò in un sol boccone”
Allora il bestione attaccò
Aprendo le fauci
Aspettando questo gesto, l’uomo
Tese l’arco e schioccò
La freccia che colpì lo stomaco
Indifeso della lucertola
Che cadde morta
 
 
Quella fiaba...
Non era messa lì, per caso.
Forse... potevo uscire vivo da quella situazione.
La bestia si fece ancora più vicina, ancora più minacciosa e più possente.
Con uno strano suono spalancò le immense fauci.

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In una frazione di secondo, vidi la gigantesca bocca, un enorme buco nero, aprirsi verso di me. Si stava preparando a divorarmi in un sol boccone.
Sentii l’alito impregnato di morte del mostro su di me.
Fu allora che scattai: mentre stava balzando vorace su di me, premetti il grilletto.
 
Lo premetti con forza.
Con decisione.
Ma con gli occhi chiusi.
 
Bam!
 
Un gemito. Un ruggito di morte e dolore.
Aprii gli occhi.
La bestia era accasciata a terra, con la bocca spalancata. Morta.
La bambina in fiamme era scomparsa.
Mi sentii improvvisamente male.
Mi accasciai anche io a terra, con un mal di testa lancinante.
Prima di crollare però udii una voce femminile:
-  Hic est venator qui necat monstrum
 
 
Ripresi conoscenza, almeno credo, quando vidi davanti a me una ragazzina.
Oh, l’avevo già vista: era la ragazza che stava disegnando quel simbolo nel cortile della scuola, col sangue.
Ma adesso sembrava molto più umana e curata.
Era sempre bellissima.
Era poggiata su una parete. Stava facendo qualcosa alle unghie, perché osservava, particolarmente interessata, le sue mani.
Forse stavo ancora sognando? Quello di prima era stato un sogno?
Dopo qualche secondo la ragazza sembrò accorgersi di me.
Si girò verso di me e mi fissò.
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Finalmente, potevo squadrarla per benino.
 
 
I capelli neri e ondulati, raccolti in una coda di cavallo, erano di media lunghezza e le ricadevano sulla schiena. Erano raccolti con un piccolo nastrino rosso. Il viso era grazioso.
La sua pelle era bianca.
I suoi occhi erano luminosissimi, di un azzurro che non avevo mai visto in vita mia.
M’avevano incantato.
La bocca era piegata in un curioso e leggero sorriso.
Notai che portava piccolissimi orecchini dorati.
Osservai il suo corpo.
Non doveva avere più di quattordici anni.
Il seno e i fianchi erano ben proporzionati per la sua età. Era il corpo di una ragazzina che si stava ancora formando, una ragazzina che presto sarebbe diventata donna.
Indossava quello che sembrava un grembiule di scuola, blu, col colletto bianco e un fiocco rosso attorno al collo. Strano: il grembiule le arrivava a metà coscia, sembrava non adatto alla sua età e alla sua altezza, essendo lei abbastanza alta.
Era là, davanti a me, e mi fissava, curiosa.
Volevo parlare, volevo toccarla ma una forza strana dentro me mi impediva di muovermi.
Lei sbatté le palpebre e il suo sorriso sembrò allargarsi.
Poi, improvvisamente svanì.
Svanì come se fosse stata vapore. Sembrava si fosse dissolta nell’aria della stanza.
Sparì.
 
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- Ma... sto sognando?! Che sta succedendo?
Ero in una sala-caldaie.
Aprii la porta d’uscita e mi ritrovai... nella Midwich!
Ma non era demoniaca!
Era normalissima. Sembrava una scuola normalissima.
 
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Din don
Din don
Din don
- Cosa? Campane?! Qualcuno sta suonando le campane! Campane di una chiesa!!
Forse Cheryl?
Forse Cybil?
Qualcun altro?
Non m’importava!
Corsi verso l’uscita senza voltarmi.
Sentivo che questo era solo l’inizio.
Ma... chi era quella strana ragazza?
   
 
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