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Autore: bohemrhapsody    29/04/2012    2 recensioni
“Bene ragazzi, benvenuti alla Space Oddity’s Accademy: la scuola per i Superumani!” Dette queste parole tutti si guardarono tra di loro sgranando gli occhi stupiti. “Io sono il vostro Wuj, ossia il preside, e vi seguirò nell’addestramento per potenziare e sviluppare i vostri poteri. E’ per questo che siete qui, in questo momento, siete gli ibridi fa un Supereroe e un umano ed è vostro compito d’ora in poi occuparvi dei vostri elementi.” Dopo una breve pausa aggiunse: “Mi chiamo Ziggy Stardust e sono felice di accogliervi nella mia scuola. Ricordate, potete contare solo su di voi.”
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Iris e Nermin si ritrovarono in una stanza bianca, dove non c’era né inizio né fine. Sapevano entrambe di non essere sempre state molto “normali”, ma questo andava ben oltre le loro aspettative.
Era tutto così candido e freddo da star male. Ma dove erano finite? Non si conoscevano, ma allora perché erano lì, in quel momento, insieme?
Si guardarono a lungo, ognuna che cercava una risposta negli occhi dell’altra, ma la situazione era talmente surreale che entrambe erano troppo sbalordite per poter parlare. Nella stanza regnava il silenzio. Nermin era seduta a gambe incrociate, con una mano che reggeva la testa pensierosa e l’altra che giocava con i lunghi capelli biondi; Iris era bagnata ed era riduttivo dire che i suoi capelli erano zuppi; si abbracciava le gambe, stringeva i polpacci e aveva il viso stremato coperto da piccole gocce d’acqua. All’improvviso esclamò:” Bene, avrò una scopa in testa!”
Nermin, a quelle parole soffocò una risata, le sembrava molto buffa e si chiedeva da dove arrivasse in quelle condizioni. Le domande erano molte, ma nessuno parlava.
All’improvviso quell’imbarazzante silenzio venne interrotto da un ronzio assordante che si trasformò in un vortice luminoso, quasi accecante, dal quale venne buttato fuori un ragazzo. Cadde a terra, gemendo, con un tonfo sordo che rimbombò nel vuoto. Le due ragazze strabuzzando gli occhi osservavano incredule la scena.
Il ragazzo, dopo qualche minuto, si tirò su massaggiandosi la testa dicendo: ”Ma che diamine sta succedendo?!” Era un ragazzo dal viso con dei lineamenti forti e marcati. Le possenti mascelle e il volto erano corniciati da un folto cespuglio di ricci bagnati, color castano chiaro, che ricadevano sulle guance floride segnate da delle fossette che gli venivano quando sfoderava il sorriso che gli illuminava il pallido volto. Aveva gli occhi verdi e profondi e il naso era lievemente rivolto verso l’alto, ogni volta che sorrideva gli si allargavano le narici. Non era né troppo erculeo né nemmeno troppo gracile; il suo corpo, piuttosto magro, vestiva un paio di jeans lievemente consumati e una t-shirt nera con una stampa bianca del logo dei Ramones. Non indossava le scarpe e il motivo per cui non le portava non si sapeva. Continuava a sorridere, alquanto nervosamente, e balbettava cose poco comprensibili, se non solo a se stesso.
I tre ragazzi si fissavano silenziosamente, senza spiccicare parola anche se di cose da domandare ce n’erano fin troppe. Si poteva notare il viso lievemente annerito del giovane che si guardava in torno cercando un inizio e una fine a quella stanza. Si sedette anche lui a terra, a gambe incrociate, incurvando leggermente la schiena per poter posare la testa sulla mano. Il silenzio divenne così insopportabile che egli dovette romperlo; a un certo punto disse: “Io sono Harry, Harry Styles, ma Hazza per gli amici!” facendo una smorfia strana. Iris e Nermin alzarono la testa inarcando le sopracciglia e lo fissarono scoppiando a ridere. La rossa, con aria sarcastica, disse: ”Bene, Hazza, Harry o come ti chiami, io sono Iris e non so dove cazzo mi trovo!”- “Ah, beh, cara siamo in due... Comunque io sono Nermin” disse la bionda dall’altra parte della stanza, con un tono acido e scocciato.
“Vedo che la simpatia è il vostro forte” aggiunse beffardo Harry. Le due gli lanciarono uno sguardo di fuoco e lui abbassò la testa sorridendo, con fare di arresa.
Prima che una delle due potesse controbattere, si sentì di nuovo il ronzio assordante di prima e si ripresentò il vortice di luce, ma questa volta furono due, uno dalla parte opposta dell’altra. Ne uscirono due ragazzi che caddero a terra facendo risuonare il loro tonfo nella stanza semivuota. Quello a destra era alto e magro. Aveva i capelli corvini rivolti all’insù con le basette che gli evidenziavano le mascelle marcate. La sua carnagione lievemente olivastra risaltava in tutto quel bianco. Le sue labbra erano carnose, gli occhi verdi e marroni, le sopracciglia folte e la barbetta gli percorreva il mento e le guance scavate. Portava gli occhiali con la montatura nera e le piccole orecchie avevano gli orecchini. Si guardava intorno spaesato, arricciando il naso lievemente a punta con uno sguardo enigmatico. Era un po’ muscoloso e portava una giacchetta in stile ‘giocatore di football’ bordeaux e grigia, sotto indossava una polo bianca, dei pantaloni beige, leggermente larghi, e delle Nike sportive bluette. Sì alzò, con fatica, massaggiandosi la schiena, e si guardò intorno scrutando le quattro figure sparse per l’enorme stanza.
Il ragazzo a sinistra, invece, era ancora più alto e muscoloso del primo. I suoi capelli erano corti e lisci, color cioccolato e gli scendevano regolari fino alle ingenti orecchie. Aveva il viso tondeggiante e florido, gli occhi nocciola, le guance rosee, il naso ‘a patata’ e le labbra carnose. Il suo fisico era alquanto aitante. Indossava una maglia in cotone blu notte a maniche lunghe, dei jeans marrone sabbia arrotolati alla pescatora e delle scarpe da ginnastica bianco sporco. Anch’egli si alzò spaesato e dolente, guardandosi attorno stupefatto. Cominciò a tastare il muro candido in cerca di una via d’uscita, o di risposte ma non riuscì a trovare nulla. Tutti lo guardavano stralunati come se stesse facendo qualcosa di anomalo o a loro sconosciuto.
I ragazzi indagavano sbalorditi. L’imbarazzo e il silenzio regnavano in quell’ovattata stanza bianca e per la terza volta si formò quel vortice rumoroso e accecante dal quasi fuoriuscirono due ragazzi: uno biondo e uno castano.
Il ragazzo biondo aveva il viso innocente e lo sguardo perso. Era cereo, con le guance in carne rosee e alcuni nei sparsi sul viso. Il volto era incorniciato dalle mascelle e dal mento, calcati, seguiti da due evidenti nei sul collo. Gli occhi erano azzurri, profondi, e richiamavano le onde del mare. Le sopracciglia erano folte e castane, il naso lievemente pressato e largo, le labbra erano sottili e quando si spiegavano in un sorriso lasciavano intravedere i denti bianchi sovrastati dall’apparecchio. Aveva i capelli rivolti verso l’alto, biondo platino e con la ricrescita scura e i ciuffi più corti ricadevano sulle orecchie. Era alto, magro e il suo corpo era leggermente smilzo. Indossava un paio di jeans chiari a cavallo basso, una t-shirt bianca, una felpa azzurra e un paio di Vans rosso acceso. Egli si guardava attorno con un’espressione enigmatica e terrorizzata. Squadrava gli estranei presenti nella stanza e cercava delle risposte, delle dichiarazioni o qualcosa che lo potesse aiutare. Intanto il ragazzo castano rideva isterico. Aveva le labbra sottili e rosee a cuore e i denti che riflettevano il bianco della stanza contrastando la pelle colorita e i capelli castani chiari spettinati. Il contrasto della carnagione e dei denti facevano risaltare il colore azzurro empireo dei suoi occhi. Il suo naso era alla francese e mentre rideva si pressava sul viso. Il capo era retto da un collo lungo che connetteva esso con il corpo leggermente erculeo. Vestiva una t–shirt bianca a righe azzurre con sopra una giacchetta di jeans, sotto aveva dei pantaloni rossi con le bretelle e delle espadrillas azzurre.
Da quando erano in tre in quella stanza e Harry aveva cercato di attaccare discorso, nessuno aveva più parlato. I sette cercavano una risposta alle loro domande analizzando con sguardo indagatore la situazione, a dir poco inverosimile, in cui si trovavano.
All’improvviso la stanza si riempì, per l’ennesima volta, di quelle strane ed assordanti spirali dalle quali iniziarono a sbucare ragazzi da ogni dove. Alla fine si ritrovarono in un’infinità persone chiuse all’interno di una bolla di bianco. Erano tutti troppo scioccati per poter spiccicare parola, tranne per due ragazze, che evidentemente lo facevano per smorzare la tensione. Le due erano amiche e parlavano tranquillamente tra di loro facendo risuonare le loro voci squillanti nell’eco infinito della stanza. Una dai capelli corvini, mossi e lunghi fino alle spalle, gesticolava e parlava freneticamente facendo guizzare i suoi scuri occhi vispi da cerbiatta, mentre l’altra aveva una cascata di lisci capelli biondi lunghi fino alla vita e due squarci di cielo al posto degli occhi e la guardava divertita.
Le voci delle due si smorzarono quando tutti si girarono verso un angolo della stanza dal quale si poté vedere una piccola porta bianca aprirsi piano piano. Si presentò così ai loro occhi un piccolo uomo, alto, minuto ed erculeo, dai capelli turchesi e con un sorriso radioso stampato sul volto. L’uomo si schiarì la voce e infine disse, allargando le braccia: “Bene ragazzi, benvenuti alla Space Oddity’s Accademy: la scuola per i Superumani!” Dette queste parole tutti si guardarono tra di loro sgranando gli occhi stupiti. “Io sono il vostro Wuj, ossia il preside, e vi seguirò nell’addestramento per potenziare e sviluppare i vostri poteri. E’ per questo che siete qui, in questo momento, siete gli ibridi fa un Supereroe e un umano ed è vostro compito d’ora in poi occuparvi dei vostri elementi.” Dopo una breve pausa aggiunse: “Mi chiamo Ziggy Stardust e sono felice di accogliervi nella mia scuola. Ricordate, potete contare solo su di voi.” Dichiarato ciò, rivolse un ultimo sorriso ai suoi alunni e si dissolse all’improvviso. L’uomo con i capelli azzurri e la ciocca bianca che formava una saetta era scomparso nel nulla, lasciandoli spiazzati.




Writers’ corner.

Questa è una storia a quattro mani diversa dalle altre.
Volevamo scrivere qualcosa di particolare.

Questo capitolo è stato un vero parto con 32 h di travaglio lol, speriamo che con questo abbiamo iniziato a rendervi chiara l’ambientazione e la trama della nostra storia.
Ci auguriamo che vi sia piaciuta, yo. (magari una recensione non farebbe male la la laaaa) Verso l’infinito e oltre, Emme & Al *trollfaces*
Ps: Ringraziamo Mr. David Bowie uu (tenkiù)
  
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