"...Nothing on earth stays forever,
but none of your deeds were in vain
deeps in our hearts you will live again
you're gone to the home of the brave"
Dovete sapere che ci sono due modi per arrivare nelle Lande Orientali: l'uno consiste tramite quelle che noi chiamammo acque argentee del Cielo, l'altro invece richiede necessariamente un viaggio lungo e quasi impossibile.
Le acque argentee accolgono solo spiriti puri; la Regina di Ilnois, dolce ma decisa, ebbe il permesso di attraversarle.
Lei era una Stella, luminosa in ogni sua parte. E solo le Stelle come lei possono sopportare uno spazio vasto come l'Infinito; dunque la Regina, coraggiosamente, abbandonò il suo stato di Stella vivente per dare alla Luce il suo peccato più bello e, successivamente, superò l'immortalità dell'Infinito per consegnare la sua creatura alla perfezione.
L'altro modo invece consiste nello attraversare Terre quiete e selvagge, fiumi gelidi ed impetuosi, notti oscure e sinistre e tante altre ostilità.
A questo punto vi domanderete come ha fatto quel cacciatore dalla lunga lingua e dalle avide mani a giungere al Bosco degli Specchi: ebbene, io vi dico che esiste una certa casualità che permette a certi eventi impossibili di esserli, perlomeno finché non arriva qualcuno che contro ogni promessa stravolge il mondo sempre creduto. Succede. In Cielo e in Terra. Com'è accaduto a quell'uomo dal poco senno, che dalla sua più grande fortuna ha ricevuto nient'altro che la tomba.
Periodo del Cielo, giorno 14 della Brina, Castello di Ilnois
Grail strofinò con cura i suoi guanti neri l'uno contro l'altro, poi li tolse dal catino d'acqua fredda e li buttò sul davanzale affinché il sole li asciugasse.
Il suo riposo era destinato a non durare. Ma cos'altro doveva aspettarsi dalla sua miserevole vita? Non ricordava nemmeno da quanto tempo servisse come un mulo quel sovrano dispotico che era la causa di tutta la sua perdizione; e non faticava a immaginarsi per quanto tempo ancora sarebbe stato servo.
Interrogava, torturava, uccideva. Era la lama che ciascun dio malvagio avrebbe voluto avere.
Grail detestava farsi comandare, odiava essere un oggetto nelle mani altrui. Ma non poteva farne a meno. Non voleva farne a meno. Vedere il sangue altrui scorrergli lungo la spada lo riempiva di euforia, eccitazione. Lo faceva sentire forte. Lo faceva sentire ammirato.
Ma dentro di se, forse, sapeva che tutta la sua esistenza era una menzogna.
L'indomani, con le armi in pugno, sarebbe andato alla ricerca del tesoro del Re; lo avrebbe portato a corte, per i divertimenti personali di quell'inutile monarca e successivamente, forse, se lo sarebbe goduto anche lui come ricompensa.
Si passò la lingua sulle labbra, poi se la morse con i denti, gustando il sapore del proprio sangue.
Nota dell'autrice: capitolo breve ma necessario.
E volevo ringraziare i bravissimi Hammerfall da cui ho preso in prestito la frase della loro 'Glory to the brave'.