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Autore: Perfect_Denial    29/04/2012    5 recensioni
“Shannon, ma mi stai ascoltando?” Eravamo seduti a un tavolo di Starbucks per un caffè e mangiare qualcosa, in attesa che chiamassero il nostro volo. E l’avevo fatto di nuovo. Mi ero incantato a guardarla ed avevo completamente perso il filo del discorso.
“Certo che ti ascolto! Mi parlavi di quella volta in cui hai conosciuto Karl Lagerfeld…”
“See, buonanotte…perdi colpi eh? Ti stavo chiedendo di raccontarmi di quando sei stato in Cina, per girare il video di From Yesterday…”
Accidenti a me!
Una storia "on the road" tra i suoni graffianti del rock e le passerelle dell'alta moda, tra amori e tradimenti, successi e clamorose sconfitte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 11 (parte II)

Capitolo 11 – But where's your heart? (PARTE 2)

 

 

“Is it hard understanding?

I'm incomplete
A love that's so demanding
I get weak

I am not afraid to keep on living
I am not afraid to walk this world alone
Honey if you stay, I'll be forgiven
Nothing you can say can stop me going home”

(Famous last words – My Chemical Romance)

 

 

                             

Somewhere in Italy

A couple of days later...

 

 

 

Serena scese dall'auto di fronte all'imponente cancello in ferro battuto antistante la villa, immersa nel verde delle dolci colline marchigiane. Si avvicinò all’inferriata per sbirciare dentro, riparandosi gli occhi dal sole. Si chiese come fosse possibile che il tempo non avesse intaccato minimamente l'edificio, né la tenuta. Dalle mura esterne non riusciva a vedere molto, solo il piazzale ed il cancello interno, dal quale si accedeva direttamente al cortile e al porticato. Da lontano scorse il ciliegio, proprio di fronte alla finestra della sua camera, in fiore e rigoglioso come era sempre stato. Tutto era esattamente come nei ricordi, indelebili nella sua memoria. Eppure era tutto diverso, proprio come accade nei sogni.

 

Trasse un respiro profondo, suonò il campanello, si annunciò ed entrò, trascinandosi dietro la valigia.

 

I suoi passi sembravano troppo rumorosi alle sue orecchie, mentre si avviava con lentezza, eppure decisa su per il vialetto di ghiaia. Il giardino ed il porticato sembravano deserti, ma Serena riconobbe all’istante le due auto parcheggiate nel vialetto laterale, che conduceva verso la terrazza sul retro: la Jaguar verde scuro di suo padre ed il Range Rover di sua madre.

 

Bene! A quanto pare Federico e Ania non si sono neanche degnati di tornare per il funerale! Che bella famiglia di stronzi, che mi ritrovo…

 

Il giardino era curato come sempre, e i roseti, orgoglio di sua madre, erano ancora al loro posto. Una scalinata imponente conduceva fino al portone di quercia ottocentesco, sovrastato dai blasoni delle casate nobiliari alle quali appartenevano i suoi nonni materni i quali, prima dell’affermazione della libertà di classe e il relativo decadimento dei privilegi nobiliari, erano conosciuti come il Barone e la Baronessa Antici. Quante volte da bambina aveva sognato di essere anche lei una nobile, mentre sua nonna le raccontava di quando era giovane e la notte sgattaiolava fuori di casa di nascosto per incontrare il suo futuro marito, che la aspettava fuori dal cancello della villa. Il titolo nobiliare era decaduto nel momento in cui sua madre aveva sposato un non-nobile, ma sua nonna l’aveva sempre cresciuta insegnandole il galateo, il portamento ed i balli tradizionali “Ricordati Serena che una vera Signora si riconosce sempre da queste due cose: testa alta e buone maniere. Cambieranno i tempi, ma questo non cambierà mai.”

 

Quanto mi mancherai nonna. E il rimorso di averti lasciata qui, in balia di queste arpie

che non ti hanno mai apprezzata per ciò che valevi davvero,

mi torturerà per sempre, lo so....

 

“Allora è proprio vero che chi non muore si rivede. Non pensavamo che ti saresti fatta viva.”

Un uomo sui sessant'anni, brizzolato, ma con un portamento ed un cipiglio degno di un ragazzo di trenta, le aprì la porta. I suoi occhi di un azzurro intenso, le avevano sempre ricordato quelli di Jared, benché quelli di suo padre fossero molto più freddi e distaccati.

“Sì, beh....ciao papà, è un piacere anche per me rivederti, dopo tutto questo tempo...” mormorò Serena con tono risentito.

A quelle parole, il vecchio e mal celato risentimento dipinto sul suo volto si incrinò e gli occhi dell'uomo si inumidirono di lacrime.

“Tutto questo tempo...e senza darci notizie....tua madre e io abbiamo passato un inferno, cosa credi? Ma ormai sei qui...vieni dentro, questa è sempre casa tua.” Così dicendo la abbracciò con forza. Serena rimase spiazzata da quella manifestazione di emotività ed affetto da parte di suo padre. Tutto si sarebbe aspettata, tranne che l'avesse accolta a braccia aperte. Ma in quel momento, lasciarsi andare a quell'abbraccio così confortante, era l'unica cosa che si sentiva di fare e probabilmente ciò che attendeva da una vita. Che senso aveva cercare di trovare una spiegazione razionale?

 

Il suo arrivo non era passato inosservato: una donna stava percorrendo il corridoio con le braccia protese verso di loro, il viso rigato dalle lacrime, noncurante del mascara che  colava lungo le guance. Sua madre li raggiunse e li abbracciò, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio.

“Non mi importa ciò che è successo, l'importante è che tu sia tornata”

Quell'ultima parola le riecheggiava in testa e più la risentiva più suonava come una minaccia.... “tornata”??? Decise che per il momento, non era il caso di farsi venire una crisi isterica per così poco, ma di dare loro una possibilità....magari in quel periodo di tempo trascorso separati, i suoi genitori avevano imparato qualcosa dai propri errori. E poi magari erano veramente pentiti e pronti ad accoglierla. Serena avrebbe preferito morire piuttosto che ammetterlo: le mancavano la sua famiglia e la sua casa. Anche se sentiva che lei e New York si appartenevano, le sue radici erano ancora in Italia e non poteva sopprimere il desiderio recondito di mantenere quantomeno una porta aperta, così da essere libera di tornare se un giorno avesse voluto.

Per questi motivi, socchiuse gli occhi e ricambiò l'abbraccio dei suoi genitori.

***

 

 

“Il funerale è tra mezzora, stavamo per partire. Ma magari prima vorrai sistemare le tue cose in camera...quanto tempo ti fermi?” Sua madre stava armeggiando in cucina, riponendo le tazzine del caffè ed i biscotti, che avevano appena consumato.

“Riparto domani sera, ho il volo alle 21,45 da Roma...”

“Oh” sua madre si immobilizzò e, nonostante voltasse le spalle a Serena, lei intuì che avesse assunto l'espressione di chi ha appena ricevuto un ceffone in piena faccia “neanche sei arrivata, già riparti? Hai preso casa tua per un albergo? È questa la considerazione ed il rispetto che hai per la tua famiglia?”

“Casa mia ormai è a New York, mamma. Sono tornata solo per il funerale, ripartirò domani. Se per voi è un problema avermi sotto lo stesso tetto, posso andare a dormire in hotel” Serena strinse i pugni, cercando di tenere a freno la lingua. L'ultima cosa che voleva era iniziare l'ennesima lotta con i suoi genitori, specialmente in quel giorno di lutto.

“Non essere sciocca, cosa penserebbe la gente se ti vedesse andare a dormire in albergo? La tua camera è sempre lì dove l'hai lasciata. Ora vai a cambiarti, non voglio fare tardi in chiesa” disse suo padre.

 

Tipico. Facciamoci vedere in prima fila in chiesa, a capo chino e tutti belli allineati. Quanta falsità... Questa volta però dovrò prendere parte a questa sceneggiata anch'io, ma lo faccio solo per te nonna. So che non avresti mai voluto vederci litigare davanti alla tua bara....

 

Serena strizzò lievemente gli occhi, sentendoli gonfiarsi di lacrime a questo pensiero. D'istinto voltò le spalle ai suoi genitori, raccolse la valigia e si avviò su per la scalinata di marmo bianco che conduceva al piano nobile. Ad ogni gradino sentiva i ricordi sempre più nitidi nella sua mente. Percorrendo il corridoio del primo piano, si rese conto che avrebbe potuto percorrerlo anche bendata, tanto quel luogo le era familiare. Forse è proprio questa sensazione, che ti fa capire che sei veramente a casa: la certezza di poterne riconoscere ogni centimetro anche camminando ad occhi chiusi.

 

La sua camera era la prima porta sulla destra. Probabilmente la più piccola delle cinque camere da letto della casa, ma l'unica ad avere un balcone tutto per lei, teatro di tanti pomeriggi primaverili passati a studiare accampata lì fuori. Un letto a baldacchino in legno bianco dominava la stanza, di fronte alla cabina armadio a quattro ante, ricoperte da specchi. Alla destra del letto c'era un piccolo scrittoio, con decine di libri accatastati in pile ordinate e, di fianco, una libreria semi vuota. Si era fatta spedire gran parte dei libri e cd, quelli ai quali era più affezionata. E gran parte della parete era rivestita dalle foto dei suoi Eroi, di lei con i suoi amici e.....di lei e Marco.

 

Automaticamente spalancò le pesanti tende di velluto e la finestra, lasciando che il sole investisse la camera. Serena si guardò attorno con attenzione: sembrava che nessuno avesse più messo piede lì dentro, se non per pulire. Tutto era in ordine e non c'era traccia di polvere, sebbene si respirasse aria di chiuso.

 

Con un colpo al cuore, le tornò in mente il suo tesoro e si precipitò a controllare che nessuno ci avesse messo le mani. Aprì la porta dell'armadio che dava sulla piccola cabina interna, accese la luce e rovistò freneticamente tra le scatole di scarpe nel ripiano più alto, fino a che non trovò quel che cercava: una scatola tappezzata di adesivi e foto, nella quale aveva accumulato negli anni tutti i biglietti dei concerti, spillette, biglietti dei treni, foto ed autografi delle sue band preferite. Quella scatola aveva il gusto dolce amaro delle lotte per la prima fila e dei lividi del giorno dopo, come prove tangibili delle emozioni della serata precedente. Lì dentro c'era tutta la sua adolescenza. Stavolta non l'avrebbe lasciata in quella casa, l'avrebbe portata con sé.

 

Visto che aveva poco tempo, ignorando il richiamo del letto confortevole e l'incombere del jet lag, decise che senza una bella doccia bollente, non sarebbe riuscita a superare quella giornata.

 

Estrasse il computer dalla borsa, lo accese e fece partire la sua playlist marziana preferita, prima di entrare in doccia. L'avrebbe aiutata a smetterla di torturarsi con i pensieri negativi, come sempre. Incrociò gli occhi blu di Jared che le restituivano lo sguardo dal poster, mentre partivano le prime note di Attack:

 

I won't suffer, be broken, get tired, or wasted

Surrender to nothing,

or give up what I started and stopped it, from end to beginning

A new day is coming, and I am finally free

 

 

***

 

 

Cercare di ricordare il momento esatto in cui era diventata Echelon le era impossibile. Sarebbe stato come cercare di ricordare il momento in cui aveva iniziato a camminare, o a parlare. Era successo e basta. Probabilmente era stata più un'evoluzione naturale....o una presa di coscienza graduale, chiamatela come vi pare. In un momento imprecisato tra il suo periodo Nine Inch Nails e quello dei suoni graffianti e stonati dei Pixies.

 

Ripensando alla sua adolescenza, rivedeva se stessa, diciassettenne, seduta a quella stessa scrivania, i libri di scuola sotto il naso, ma lo sguardo che tornava immancabilmente verso di loro. I vari Kurt Cobain, Jonathan Davis, Billy Corgan, Sid Vicious, Jerry Cantrell, Eddie Vedder, Trent Raznor e soci, che le restituivano lo sguardo, immortali e fieri, dall'alto dei poster affissi alle pareti. Ricordava la sensazione che provava, mentre cercava di assorbire il più possibile da ciò che i loro occhi comunicavano. Sicuramente molto più di quanto non le avrebbe mai trasmesso un manuale di Storia del Novecento o di Fisica Applicata,  comunque.

 

Qual'era il loro segreto? Si domandava la nostra riottosa. Perché di sicuro quella gente doveva aver scoperto qualcosa che lei ignorava. Nello stesso momento in cui lei era chiusa lì dentro, cercando di barcamenarsi tra Hegel e Schopenhauer, per costruire un futuro al quale non voleva prendere parte, loro erano là fuori, chissà dove, a vivere la loro vita in pieno, nel bene e nel male, urlando al mondo tutta la loro rabbia e passione attraverso la musica. Sembravano voler dire “noi siamo così, o vi sta bene, oppure andatevene affanculo”.

Mentre lei, davanti a sé, non vedeva altro se non l'elettrizzante prospettiva di prendere una laurea, per poi gestire l'azienda di famiglia, sposarsi ed avere almeno due figli – nell'ordine: un primogenito maschio e una femmina, possibilmente - e probabilmente camere separate tempo una decina d'anni, come i suoi genitori, e le ferie d'agosto al mare, e d'inverno in montagna e...

 

...e questo a lei non sarebbe mai bastato.

 

Voleva bene a Marco, erano già fidanzati da qualche anno, quando gli ultimi anni del liceo scivolavano via rapidamente, ma si chiedeva spesso se lui si rendesse conto di quanto lei volesse disperatamente di più. Non aveva ancora ben chiaro cosa, ma sognava una vita diversa, vissuta in pieno, affinché un giorno - nella sua immaginazione intorno ai 40 - 50 anni - avrebbe potuto sostenere con fierezza il suo sguardo allo specchio, certa di non avere rimpianti. Parlare di queste cose con lui (il ragazzo modello ambito da tutte le sue coetanee, circondato da amici che lo veneravano, con i quali divideva il suo tempo tra le partite a calcetto il venerdì sera e tutti-allo-stadio-a-sputare-addosso-agli-arbitri la domenica pomeriggio, gli animi ancora caldi per i postumi della sera prima) era inutile, non l'avrebbe mai capita. Col passare degli anni, il Marco del quale si era innamorata, quello che la sera si arrampicava sul ciliegio del giardino per raggiungere il balcone della sua camera e rimanere a dormire con lei fino all'alba, si stava gradualmente trasformando in altro. Stava scomparendo quel ragazzo spericolato e temerario, capace dei gesti più coraggiosi e romantici che nessuno avesse mai compiuto per lei. Pian piano l'uomo in giacca e cravatta del lunedì mattina, rolex al polso e festini in barca nei week end, stava prendendo il sopravvento.

 

Il giro di volta c'era stato quando lui se ne era volato in America, ad Harvard, per frequentare l'ultimo anno della facoltà di economia. In teoria avrebbe dovuto impiegare quell'anno accademico per scrivere la tesi di laurea, in pratica bruciò consistenti pacchi di soldi nel giro di pochi mesi, in alcol e droga, insieme ai suoi degni compari, figli di imprenditori, politici e star del cinema. Quando tornò a casa, la conversione era stata ultimata e lui era diventato...corrotto. Non trovava un termine migliore per definirlo. Come se qualcuno avesse tagliato via la parte di lui ancora in grado di provare emozioni. Ma ormai il suo destino e quello di Serena erano stati scritti. Lei si sentiva come risucchiare da una spirale autodistruttiva dalla quale, ogni qualvolta cercava di uscire, riusciva solo a sprofondare sempre più in basso. Per quanto si sbattesse, non trovava una via d'uscita semplice da quella situazione, quindi cercò di rassegnarsi ed auto convincersi che, magari col tempo, avrebbe finito per trovare un modo di adattarsi a quella situazione. Era l'Agosto 2005. Era appena uscito A Beautiful Lie e l'intensità di quelle canzoni e la scoperta di un mondo legato alla simbologia e l'ideologia della band, la affascinava sempre di più. Era qualcosa di grandioso e potente, la genialità e la creatività di ogni aspetto che caratterizzava la band. Sì, era riduttivo definirla così, era più che altro un “progetto” o uno stile di vita...sentiva di appartenere a quel mondo sempre di più. Col passare del tempo iniziò a rispolverare i suoi sogni, dall'angolo angusto della sua mente nel quale li aveva seppelliti.

 

Almeno finché Marco non tornò dall'America...

 

In capo a qualche anno, l'inarrestabile “macchina” del matrimonio, ordita e portata avanti dalle rispettive famiglie, procedeva ormai a pieno ritmo. Secondo i loro genitori era ormai giunto il momento perfetto: lui - in un modo o nell'altro - si era laureato e già lavorava al fianco di suo padre in azienda. Ora bastava solo che lei si licenziasse dal suo impiego in TOD'S, che “tanto che te ne fai di quel lavoro? Non ne hai bisogno, specialmente non ora che ti sposi...e poi dovrai anche aiutarci in azienda. Tua madre ed io non ci saremo per sempre ed è ora che ti prenda le tue responsabilità, signorina”.

 

Rivedeva davanti a sé l'espressione di suo padre, mentre pronunciava quelle parole. Come se desse per scontato che quella fosse la cosa giusta. L'unica opzione disponibile, non ve n'erano altre. E ricordava come fosse ieri, il momento in cui tornò a casa sconvolta, dopo aver colto in flagrante Marco che la tradiva e le parole di sua madre, che la trapassarono come una lama gelata “Lascia perdere. Capisco che tu adesso sia sconvolta, ma devi imparare a passare sopra a queste cose, soprattutto quando sarai sposata. D'altra parte lui è sempre stato un così bravo figliolo, non puoi mollare tutto alla prima difficoltà”. Serena rimase ad ascoltarla in silenzio, con sguardo vacuo, finché non ebbe finito di parlare. Non era più tempo per le lacrime. Guardò gli occhi di Jared che le restituivano lo sguardo dal poster affisso alla parete....Fight for what you believe in....This is my chance I want it now....It's the end here today, but I will build a new beginning...Believe in your dreams no matter what...

 

E capì.

 

Non c'era abbastanza spazio lì per lei, si sarebbe sempre sentita soffocare se non fosse riuscita a prendere in mano la sua vita.

 

Aveva preso una decisione.

 

Si fece tatuare la triade sul collo ed il giorno dopo partì per l'America, decisa a non tornare mai più.

 

 

 

FINE CAPITOLO 11 (PARTE II)

 

 

 

 

Vi chiedo umilmente perdono per il vergognoso ritardo…colpa in parte del VyRT che ha assorbito gran parte della mia concentrazione -.-‘’ e in parte degli impegni lavorativi. Capitolo intenso e tristissimo, lo so, ma spero vi sia piaciuto….non preoccupatevi, il nostro amatissimo Shan tornerà prestissimo! ;)

Un grazie super speciale a Lexie e Ila (vi lovvo donne!) e a tutte voi che leggete e recensite <3

See you soon, pretty soon, really soon ;)

XoXo

 

 

NOTE:

 

Casa di Serena:

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