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Autore: shewantstodream    29/04/2012    3 recensioni
Questa storia è ambientata nel futuro, a Londra. La protagonista, Elisabetta, è costretta ad affrontare una società piena di regole, dove le trasgressioni vengono punite anche con la morte.
La regola principale è che non avvengano legami, nè tra uomini nè tra donne. La protagonista si troverà costretta ad affrontare molte situazioni, ma non sarà da sola.
- Dedico questa fiction a J.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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01 «A new beginning»


 

«She's got a smile that it seems
to me reminds me of childhood
memories where everything was
as fresh as the bright blue sky.
Now and then when I see his face
She takes me away to that special
place and if I stared too long I'd
probably break down and cry.»

Sweet child o' mine – Guns N' Roses

 

 

«Elisa, vuoi alzarti da quel letto? Oggi c'è il discorso della direttrice riguardo le valutazioni.» continua ad urlare mia sorella. Ancora con la vista annebbiata per via del sonno mi siedo sul letto e inizio a fissarla con la speranza che mi lasci in pace. «Alzati e vai a cambiarti, arriverai in ritardo!» squittisce Giulia, mia sorella, in preda al panico. Senza dire una parola mi alzo dal letto cercando di velocizzare i miei movimenti nonostante sia stanchissima. Oggi ci sarà la noiosa presentazione della direttrice, devo muovermi ad andare a scuola. Corro in bagno a cambiarmi, mi pettino, prendo la borsa ed esco. Non saluto nemmeno Giulia.
Uscire da quella casa mi fa sentire libera. È tutto un susseguirsi di regole, regole e regole. Non sono fatta per le regole, ma purtroppo nella mia città mi ci devo abituare.

Sono nata a Londra diciassette anni fa e mi chiamo Elisa Mykes. Nella mia città la società è molto diversa da come era un tempo. Dieci anni fa l'Inghilterra venne attaccata da dei movimenti rivoluzionari che provocarono due anni di dure battaglie. Il governo, per punire i malfattori e per incutere terrore, decise di cambiare drasticamente le regole di ogni città.
In anzitutto è vietato il contatto tra uomini e donne, per prevenire reazioni come l'
amore. È severamente vietato innamorarsi di una persona, per prevenire altri giorni bui come quelli avvenuti in passato. Se uomini e donne non imparano ad amarsi e a credere in qualcosa sarà più semplice che le rivolte diminuiscano – almeno è quello che pensa sia giusto il governo –
Il destino di ogni essere vivente viene scelto alla sua nascita. Tutto è già stato stabilito. Non ci sono ripensamenti. I genitori – o chi ne fa le veci – sceglie il futuro del proprio figlio. Le scuole che frequenterà, il lavoro che farà, con chi si sposerà – ebbene sì, uomini e donne possono sposarsi, ma solo nel caso in cui il governo sia d'accordo che i genitori possano scegliere con chi – e che sport farà. Perciò nessuno ha un sogno, sa cosa vuol dire amare o credere in sé stesso.
È vietato che qualsiasi essere umano faccia un'attività che non gli è stata assegnata, se avvenissero atti di trasgressione gli ideatori sarebbero puniti severamente. Vivendo qui da diciassette anni so bene cosa voglia dire essere puniti, so quanto il governo possa essere crudele.

I miei genitori sono entrambi morti durante la rivoluzione avvenuta dieci anni fa, perciò ora vivo con mia sorella. Non ci parliamo sovente, solo se necessario.
Ho imparato a convivere con questa società. L'unico problema è che non riesco ad accettare il fatto che il mio destino sia già stato scelto da qualcun altro.
Nemmeno la musica possiamo ascoltare, non tutta almeno. La musica più calma, che non esprime troppo i propri sentimenti è possibile ascoltarla o scaricarla, la musica più chiassosa no, come il rock. È severamente vietato ascoltare rock, perchè si pensa che possa essere stata una delle cause che ha fatto scatenare le rivolte in passato. Assurdo!
Vivendo in questa società ho imparato ad accettare tutto ciò. Inizialmente avevo voglia di sfasciare ogni cosa presente davanti a me, bruciare tutto. Carta, mobili, case. Successivamente ho imparato a convivere con tutto ciò, non avevo altra scelta.
Potrei essere arrestata ogni giorno per via delle regole che trasgredisco. Ogni uomo o donna possiede un libro – di circa cinquecentoquarantotto pagine – dove sono scritte le regole di ogni città. In Inghilterra è assolutamente vietato trasferirsi in un'altra città, e ognuna ha delle proprie leggi, tutte approvate dal governo.
Ogni giorno trasgredisco circa venti o trenta regole, anche involontariamente.
Ascolto musica che è vietata e indosso le magliette dei miei gruppi preferiti, come quella dei Nirvana o dei Guns N' Roses. Vado a trovare ogni giorno la mia migliore amica, Alice. Non è permesso uscire troppo spesso, ma almeno è permesso avere degli amici. Ogni anno è obbligatorio fare un test che afferma che non trasgredisco le regole. Molte volte veniamo anche tenuti sotto controllo. Come se fossimo dei terroristi pronti ad attaccare, ma in realtà penso che sia il contrario. Ogni settimana ci viene dato un orario da seguire che dobbiamo stamparci in testa per evitare di commettere errori. Gli errori non sono ammessi.
Comunque sia, ho imparato a mascherare i miei sentimenti e a non dire chiaramente ciò che penso ma a tenermi tutto per me. In una società come questa potrei finire anche dietro le sbarre. Anzi, è sicuro che mi ucciderebbero se sapessero le regole che trasgredisco.

Mi affretto ad entrare in classe, aspettando che un altro giorno inizi.

Incontro Alice davanti alla porta ad aspettarmi.
«Allora, che novità è questa? Solitamente sono io in ritardo.»
«Non avevo troppa voglia di uscire a godermi il bellissimo cielo grigio che ci circonda..»
«So cosa intendi, non immagini quanto ti capisco.»
Non credo di aver mai conosciuto una ragazza più “ribelle” di lei. Fa notare a qualsiasi persona che trasgredisce le regole che ci vengono imposte. Non penso che ne abbia mai seguita una.
«Buongiorno!»
Ed ecco che, con il suo sorrisetto bastardo stampato in faccia, entra la direttrice della nostra scuola in aula. Prendiamo tutti posto nei nostri banchi aspettando il suo solito discorsetto all'inizio di ogni anno scolastico.
«Come ben saprete, ogni anno dovete sostenere un test a novembre, per voi questo è il settimo anno che lo sostenete. Sapete le regole ma è obbligatorio che ve le ripeta, quindi mettetevi comodi e preparate a segnarvi le date in cui sosterrete l'esame orale e l'esame scritto.»
Sono le solite cose, parla per un'ora e alla fine sono le solite regole. Non la ascolta quasi mai nessuno ma sa come tenere la disciplina. La direttrice è una donna molto strana. I suoi abiti sono sgargianti, adora indossare motivi floreali. Porta con sé sempre una borsetta rosa con una rosa stampata sopra, è molto affezionata a quella borsa. I suoi capelli sono lunghi e castani, ma li raccoglie sempre in una coda di cavallo alta.
«Le regole sono le solite, ormai le conoscete» continua la direttrice, «Dovete presentarvi la mattina del sei novembre e sostenere la prova scritta. Dovete rispondere in modo sincero ad ogni domanda, i trasgressori saranno severamente puniti.» Pronuncia quella frase 'saranno severamente puniti' con quel disgusto e quell'arroganza che ti fa venire un attacco di nausea improvvisa.

«Ora, vi chiamerò uno ad uno e vi consegnerò la lettera di convocazione con la data del vostro orale.» Inizialmente ero meno preoccupata degli esami, ma quando Aurora, una nostra amica, è stata colta in fragrante ed è stata punita ho capito che iniziavano ad essere seri questi esami. Se non rispondi correttamente ad ogni domanda devi passare le giornate a subire vari interrogatori, finchè non decidono di eliminarti definitivamente.
«
Elisa Mykes?» al suono della sua voce mi affretto ad andare a prendere la mia lettera con sopra quell'orrenda data, la data del conto alla rovescia, si può dire.
«
Potete andare, mi raccomando: chi non si presenterà agli esami sarà ritenuto un ribelle.» così, esce di scena strisciando la direttrice come se niente fosse.
«
Nove maggio. Passo il nove maggio.» Sobbalzo, mentre disconnetto i miei pensieri dal cervello. Mi giro e vedo Alice che brucia la lettera. Apro la busta e leggo la data.
«
Nove maggio. Anch'io.»
«
Potrei anche non presentarmi..»
«
Non pensarci nemmeno. Sai cosa succede a chi non si presenta..»
«
Lo so benissimo, stai tranquilla. Io ora scappo a casa, vieni con me?»
«
Va bene, dai»
Ci incamminiamo insieme e arriviamo dopo mezz'ora davanti a casa sua.
Entriamo e saliamo in camera sua. Ci sediamo sul letto. Adoro camera sua. È piena di nostre foto, dei cd che amo di più, delle nostre lettere e bigliettini. Ci conosciamo da una vita.

«
Ora che siamo sole, posso dirti una cosa?»
«
Certo, sai che ho la bocca cucita. Poi a chi interesserebbe se trasgredisci le regole? Ormai lo sanno tutti.»
«
È un po' più complicato... Devi giurare di non farne parola con nessuno, rischio di essere ammazzata.»
Prende un lungo respiro e dice tutto d'un fiato.

«Sto frequentando un ragazzo.»

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Sciaaao c: sono la scrittrice dalla fiction. Mi presento. *si schiarisce la voce * sono Isabella della Enne e sono una sedicenne – diciamo che ho quasi sedici anni, mi regalo un po' di mesi in più – Inizio col dire che è la prima volta che scrivo una fiction al presente, quindi ci saranno sicuramente mooolti errori!


Vorrei precisare una piccola cosa: questa fiction sembra simile al libro Delirium, ma non lo è. Ammetto che la società è molto simile, ma lo scopo della protagonista non sarà come quello in Delirium. É totalmente differente la mia idea! (:
Spero possa piacervi il primo capitolo. So che è noiosetto, ma dovevo incominciare con un preambolo introduttivo.Vi dico già che tutta la storia partirà bene dal secondo capitolo, quindi state tranquilli c:

 

Vi chiedo solo se potete scrivermi una recensione con tutte le correzioni possibili ed immaginabili, sono qui per imparare a scrivere meglio e voglio migliorare leggendo le vostre critiche!
Spero di trovare molte recensioni, grazie per aver letto! :D Continuerò tra un paio di recensioni (:
- Isabella.

  
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