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Autore: ary91    30/04/2012    1 recensioni
Come da titolo. Questa storia narra di un tempo indefinito e tratta di un altro devastante flagello e la protagonista di questa storia è Maya, una ragazza specializzata nel tiro con l'arco dei nostri giorni e con la facoltà di viaggiare attraverso i secoli...
-- NON VERRA' MAI FINITA NE' AGGIORNATA. ABBANDONATE OGNI SPERANZA...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ciaoooo! Chiedo umilmente settordici volte perdono per l'enorme ritardo con cui aggiorno!!! Però come qualcuno saprà sono in quinta superiore ed egoisticamente quando sono libera dallo studio preferisco uscire, che stare in casa a scrivere. Forse ora la divinità della Scrittura mi fulminerà, perché credo di aver appena detto una bestemmia grande e grossa xD
Beh, ad ogni modo: ringrazio anticipatamente chi sarà tanto dolce e gentile da passare da qui a dare un'occhiata alla mia storia del tutto campata in aria, spero non mi lapiderete per l'enorme banalità che sto mettendo per iscritto ahah.
Un bacione e vi prego e vi scongiuro: anche se vi farà un sacco schifo o vi piacerà tanto da buttarvi giù da una finestra... potreste dirmi che ne pensate? Fa sempre piacere ricevere critiche ;)  

BUONA 'VISIONE'

PARTE 4

 

Serrai la mascella e strinsi il manico dell’arco fino a sentir dolore. Percepivo d’essere paonazza per la rabbia e il respiro era accelerato.

Ero del tutto in balia di un’agonizzante battaglia interiore contro i miei stessi principi.

Se fossi stata una comune diciannovenne del ventunesimo secolo avrei avuto la coscienza perfettamente candida e un’anima pura, nel mio periodo le cose filavano lisce come l’olio: Orlais e il Ferelden collaboravano pacificamente, i Qunari erano diventati abili agenti bancari, i magi erano riusciti ad acquistare pari diritti come ogni altro mortale, e soprattutto chi se lo meritava finiva a scontare le pene dei propri crimini nelle prigioni di Antiva, sotto il controllo dei Corvi. Non c’era scampo per chi trasgrediva la legge, per chi toglieva ingiustamente la vita a un innocente.

Dato che possedevo la facoltà di Viaggiare attraverso il tempo e mi trovavo in un secolo in cui non sempre veniva fatta giustizia, mi sentivo assolutamente in dovere di vendicare quella povera ragazza. Non tanto perché si trattava dell’erede al trono della terra a cui appartenevo, ma perché se non l’avessi fatta pagare a quello stronzo, nessuno avrebbe mai saputo la verità e forse sarebbe addirittura passato per vittima innocente.

Nel caso fossi stata dominata dall’istinto e avessi scagliato la freccia, mi sarei sporcata le mani in maniera irreversibile e per quante volte le avrei mai potute sciacquare, le macchie di sangue sarebbero ugualmente rimaste lì per sempre.

«Non voglio che diventi un’assassina… Non voglio che diventi come lui», aveva detto Eric e il pensiero che se avessi trapassato la trachea di quella sottospecie di Imperatore mi avrebbe resa uguale a lui, mi provocò un’ondata di nausea.

Sospirai sconfortata, feci un passo indietro e porsi a Eric ciò che gli apparteneva. «Beh, se anche facessi giustizia lei non tornerebbe in vita… e nemmeno gli altri.»

«Giustizia? O forse vendetta?» puntualizzò, riponendo le armi dietro la schiena.

Distolsi lo sguardo dal suo e lo superai di qualche centimetro. «Di qualunque cosa si tratti, lo stesso per colpa di quel che è successo laggiù – se mai vincessimo contro la prole oscura, il ché la vedo dura senza l’aiuto dei Custodi Grigi – ci sarà una nuova battaglia contro Orlais.»

«Temo tu abbia ragione. Quello là saprà di sicuro come rigirare le carte in suo favore», concordò Eric, osservandosi intorno per capire da che parte andare.

«Ma per quale motivo l’ha fatto?» riflettei, seguendolo. «Insomma anche fosse perché mai un fereldiano dovrebbe uccidere la sua Principessa?»

Eric si volse appena in mia direzione, intanto stava schiacciando i rovi con l’aiuto dei pesanti stivali, in modo da farci strada nella foresta. Per andare dove, poi?

«È stato astuto invece, quale momento migliore per scatenare uno scandalo se non in tempo di guerra?» disse tutto d’un fiato. «Pensaci: per unirci tutti sotto un’unica fazione i due piccioncini sono stati forzati a sposarsi…»

«Non mi sembravano tanto “forzati”, anzi erano piuttosto propensi a…», lo interruppi e nel vedere la sua occhiata truce mi zittii all’istante e lo lasciai continuare: «Perché non far uccidere la mogliettina dando la colpa a noi, facendo credere che come atto di ribellione abbiamo preferito spappolare il cuore della “traditrice” piuttosto che sottometterci a un’alleanza costretta? È un movente perfetto».

Ne aveva avuto di tempo per pensarci, eh? Trovai la faccenda piuttosto inquietante e rabbrividii per tutti quegli intrighi e sotterfugi di corte. Eric aveva evidentemente ragione.

«Non avrei mai creduto fossi più profondo di un bicchiere d’acqua», bofonchiai, tenendo il passo, era troppo veloce per i miei gusti. Ma mi aveva salvato la vita, quindi niente storie.

«Lo prendo come un complimento», concluse.

Quando captai il clangore dell’acciaio e dei lamenti degli uomini capii che eravamo tornati alla brughiera. Evidentemente Eric sapeva che dovevo trovarmi nell’esatto posto in cui ero sopraggiunta per poter tornare indietro – o avanti, se vogliamo essere pignoli – nel tempo. Mi resi conto in quell’istante che non avevo segnato affatto il punto dove ero Arrivata e la cosa era grave, molto grave, perché se mi fossi trovata altrove sarei anche potuta finire su un lampadario, in mezzo alla strada trafficata o persino dentro un muro per quanto ne sapevo.

«Fottuta Andraste…» sussurrò Eric, apparentemente sconvolto.

«Cosa? Cos’è succ…» le parole mi morirono in gola.

Un enorme drago, cavalcato da un cavaliere coperto da un’armatura, era al centro del campo. Gran parte della prole oscura era stata abbattuta, mentre i fereldiani erano stati quasi in totale sopraffatti dalle fiamme dell’essere gigantesco. Ma la cosa che più mi lasciò interdetta fu vedere come i giganti – che sarebbero dovuti essere amici del Ferelden – stessero dando manforte ai traditori orlesiani nel trucidare i miei connazionali.

Mi sentii le lacrime cominciare a scorrermi lungo le guance.

Nel sentirmi strattonare via da Eric, sentendolo dire solamente Tornare e secolo, tirai su col naso e asciugandomi il viso con l’avambraccio, diventai la sua ombra. Ma i singhiozzi disperati mi sopraffarono, troppo debole moralmente per poter affrontare tutto con lucidità. Non sarei mai riuscita a togliermi dalla mente il pensiero di quante vittime aveva mietuto quella giornata. Quella dannata, stupida, tragica giornata.

Cercai di mantenere il passo, ma vidi solamente il buio.

 

Quando mi risvegliai rimasi un attimo confusa, incapace di credere che fossi di nuovo a casa. Nella mia dolce, amatissima, sicura casa.

Ero sdraiata nel mio letto e tenni gli occhi fissi sul soffitto. Il respiro smorzato dallo shock e seppur in quelle ore ne avessi versate a fiumi, mi lasciai andare ad un pianto silenzioso, non riuscivo proprio a trattenermi ed era l’unico modo per sfogarmi.

Avevo sempre sospettato che la facciata buona e diplomatica di Orlais fosse una bufala, ma non avevo mai pensato che sarebbero mai arrivati al punto di ingannare i propri alleati durante un Flagello. Ora che ero stata testimone di tutto ciò mi domandai se fosse il caso di urlarlo al mondo intero, ma chi mai mi avrebbe creduto? Nei libri di storia non c’era traccia dell’alto tradimento e dell’imbroglio del Principe Jean, non ne avevo alcuna prova. E poi diciamoci la verità: a che gioverebbe la verità detta da una ragazzina dopo secoli e secoli? Aggiunsi mentalmente, asciugando il viso contro il cuscino.

Tornando a una parvenza di lucidità mi chiesi come ero finita a letto e quando mi avessero infilato dei vestiti puliti, l’ultima cosa che ricordavo era di essere svenuta in mezzo al bosco, dopo essere rimasta sconvolta dall’orribile visuale del campo di guerra. Stavo per esplodere in un altro pianto, quando mi sentii accarezzare dolcemente il capo e venni inondata da un delizioso profumo di vaniglia e rose. Alzai il viso in fiamme e trovai quello radioso della nonna, che mi stava guardando con un sorriso.

«Che c’è bambina mia, qualcosa è andato storto laggiù?»

Oh, se solo sapesse… Se solo le potessi raccontare di cos’ero stata testimone… Lei era al corrente della mia particolare facoltà. Eravamo in ben pochi sul Thedas a possedere un dono simile, ma in famiglia questo saltava una generazione e anche lei in passato si era ritrovata a bazzicare da un’epoca all’altra. A sua detta, una volta passati i cinquant’anni tutto questo finisce. Non vedevo l’ora di solcare la mezza età, ma mi interrogai se mai ci sarei arrivata considerando il peso che d’ora in poi mi sarei portata dietro.

Mi tirai su a fatica e senza dir niente mi strinsi a lei, abbracciandola così forte da togliere il fiato ad entrambe. Mi carezzò delicatamente la schiena, sussurrandomi parole di conforto all’orecchio e dandomi tanti baci sulla nuca.

«Nonna… fa così male… fa tanto male…»

«Sfogati, bambina, sfogati. L’unico modo per buttare fuori quel che si ha dentro è piangere. Quello è la cosa che aiuta di più», mormorò senza lasciarmi mai.

Quando vide che mi stavo rasserenando mi scansò piano e mi liberò delle lacrime, passandomi le dita rugose sulle guance poi mi diede un buffetto e mi suggerì di seguirla in cucina, dove mi stavano aspettando una fumante cioccolata calda e un vassoio di biscotti al miele.

Se solo bastassero a cancellare tutto questo dolore… Pensai, amareggiata, infilando le pantofole per andarle dietro.

Inzuppando un biscotto nella bevanda calda non potei impedirmi di pensare al da farsi. Quello che avevo visto era stato tremendo senza alcun dubbio, ma a pensarci bene non tutto era necessariamente perduto. In fondo ero o no una Viaggiatrice? E soprattutto possedevo o no un cronografo grazie al quale avrei potuto scegliere l’esatto momento in cui trasmigrare?

«Perché non farlo a un paio d’ore prima della guerra e avvertire tutti? Potrei mettere in guardia il Re da Orlais! Sarei in grado di trarre in salvo un sacco di persone… e soprattutto sottrarrei da quel destino Lily e Tammy…» sussurrai.

            Ebbi un tuffo al cuore e mi strinsi il petto. Non sapevo nemmeno se Jimmy se la fosse cavata o se invece… Oh, Jimmy…

«Non ti hanno mai detto che non si parla con la bocca piena?» mi sgridò ironicamente la nuova arrivata, che non mi ero accorta fosse appena entrata in casa assieme al noioso marito.

Tabita è mia sorella, anche se non ne sono mai stata tanto sicura a giudicare dalle differenze abissali del nostro aspetto fisico – io rossa, pallida e con gli occhi chiari, lei mora, piuttosto scura e con due occhi simili a pozze di petrolio – della nostra mentalità e soprattutto dei nostri “doni”, io Viaggiatrice e lei commessa in un’agenzia di viaggi. Piuttosto strambo il Destino, soprattutto se analizziamo nei dettagli il suo carattere ironico e pungente messo a confronto con quello da perfetto zombie del suo consorte.

«Mi piace sconvolgere il povero Florent», sottolineai, aprendo ancora di più la bocca. Quell’uomo era un damerino coi fiocchi, visto che arrivava da una ricca famiglia di Val Royeaux.

Arg, Orlais, Orlais, sempre Orlais c’era di mezzo!

«Tappati occhi e orecchie, tesoro. Oggi la nostra Maya ha la luna storta», commentò acida, rubandomi un sorso di cioccolata. «A proposito: chi è il tizio in soggiorno?» aggiunse, posandomi davanti la tazza in fantasia di mabari stilizzati. «Nonna dice che è un tuo amico.»


  
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