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Autore: Charlie Hudson    30/04/2012    2 recensioni
Due gemelle, cos' uguali, ma così diverse, unite dalla passione per la musica e da una tragedia che le colpisce in tenera età. Stanche di vivere a New York si trasferiscono a L.A per cambiare vita, ed è proprio qui che incomincia la loro storia con i Guns n' Roses.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Meetings.

“Beeelle! Dove l’hai messa la maglietta dei Rolling Stones?” gridò Elizabeth dal bagno.
“L’ho portata in lavanderia! Tu non ti decidevi a portarla e così l’ho portata io!” rispose di rimando Annabelle, sbuffando.
“E io ora che mi metto per andare al lavoro?” urlò la gemella, in preda a un attacco isterico, pensando alla sorte della sua maglietta preferita, che si ritrovava tutta sola in lavanderia.
“Lizzie, ma fammi il piacere! Hai milioni di magliette con i loghi delle band! Trovane una e mettitela!”.
Elizabeth sbuffò e si mise a cercare nell’armadio; optò per una maglietta bianca e larga dei Beatles, pantaloncini e converse.
“Hai visto che le hai trovate le cose da mettere, gemella isterica che non sei altra?!” disse Annabelle, vedendola arrivare con il broncio “Oooh, eddai non fare quella faccia! La tua maglietta sopravviverà a un lavaggio e ora muoviti che se no fai tardi!” e la spinse verso la porta.
“Sisi vabbene, vado vado!” disse Elizabeth e aprì la porta, ma la sorella la bloccò.
“Cosa vuoi ancora?” chiese Lizzie esasperata.
“Un bacino alla tua sorellina che ti non ti rivedrà più fino a pomeriggio non si dà?” disse Annabelle, sporgendo la guancia rosea.
Elizabeth sorrise della faccia buffa della sorella e le diede un bacio “Ci vediamo a pomeriggio!” detto questo uscì e chiamò un taxi, per arrivare al locale.
Annabelle rimasta sola a casa, pensò bene di farsi una doccia rinfrescante. Quella notte non aveva avuto gli incubi, per fortuna. Tutto merito delle tre canne che si era fatta con la sorella, si disse. Uscì dalla doccia, si mise la crema e cominciò a scegliere i vestiti: un camicione bianco a pois neri, pinocchetti neri che le arrivavano fino al ginocchio e converse bianche.
Fece un po’ di pulizia e andò al negozio di musica, dove l’aspettava il suo capo Jeremy. Jeremy era un omaccione di 60 anni un po’ burbero, ma dal cuore buono e gentile; infatti la prima volta che vide Annabelle chiedere il posto per quel lavoro con quell’aria così implorante, non potè fare altro che assumerla seduta stante.
“Ehi Jeremy!” salutò Annabelle, sorridendo.
“Ehi bella, come va? E’ da sabato che non ci vediamo!” disse Jeremy, voltandosi verso di lei.
“Si ho avuto un po’ da fare con mia sorella! Volevamo stare un po’ insieme da sole e ce ne siamo andate al mare…facendo autostop, ahah!” spiegò Annabelle.
“Voi due dovete stare attente; di questi tempi girano un sacco di maniaci, e voi siete molto belle quindi prede per questi pazzi che girano!” disse Jeremy, con aria saccente.
“Aaah maddai, un calcio ben assestato nei gioielli di famiglia e non c’è pericolo!” disse Annabelle, citando la frase che diceva ogni volta sua sorella quando si trovavano per strada di notte, osservate dai ragazzi che stavano fuori i locali di L.A.
“Sarà, ma state attente, mi raccomando!”
“Certo, certo!”
La loro chiacchierata fu interrotta dal porta che si apriva. Entrarono due ragazzi: uno altissimo, biondo sicuramente tinto, vista l’evidente ricrescita, con due occhi verdissimi e il sorriso felino, era molto bello, mentre l’altro aveva la carnagione diafana, occhi castani con sfumature di verde e capelli neri e lunghi fino alle spalle. Era bellissimo, con quell’alone di mistero che gli stava attorno.
“Ehilà, ma guarda chi si vede, Duff e Izzy, vecchi caproni! Che vi serve questa volta?” chiese Jeremy sorridendo a quei ragazzi, che molto probabilmente conosceva già.
 Izzy aveva lanciato una fugace occhiata a Annabelle, che non riusciva a distogliere lo sguardo dal moro e lo fissava imbambolata.
“Siamo venuti a prendere delle corde nuove. Quelle nostre ormai sono distrutte!” disse Duff ghignando.
“Ok molto bene! Annabelle! Annabelle! …..ANNABELLE!” gridò Jeremy.
“Eeeh?! Sisi…cosa?” chiese Annabelle imbarazzata, togliendo gli occhi di dosso a Izzy, che la guardava, con aria stupita.
“Vai a prendere delle corde nuove per basso e chitarra. Giusto?” i due annuirono, guardando Annabelle.
“Bene ve le porto subito allora e scusate per prima! Ero soprapensiero!” si scusò la ragazza, guardando Izzy, ma lui non la degnò più di uno sguardo e si girò a guardare le chitarre.
La ragazza andò a prendere le corde, pensando a Izzy * come fa ad essere così bello?! E non mi ha più guardata, uff! Annabelle ma che ti prende?! Sembri una ragazzina; guarda ti sta battendo anche il cuore! Calmati e porta queste benedette corde a testa alta!*
Annabelle ricomparve con le corde e le diede a Jeremy che le imbustò e le diede ai due. Annabelle salutò, mentre loro stavano uscendo e il moro ,quando stava per chiudere la porta, si girò e le sorrise. Annabelle sentì il cuore saltare.
“Eeeeh l’amoreee!” disse Jeremy, con aria sognante.
“Jeremy, ma cosa dici???” disse quella imbarazzatissima e se ne andò nel magazzino a sistemare i nuovi pacchi.
Elizabeth, intanto, aveva raggiunto il locale e si era messa a lavorare. Sembrava una giornata tranquilla, non c’erano molti clienti o almeno non i soliti maniaci che ci provavano sempre con lei.
Mentre pensava a quello che avrebbero dovuto mangiare per cena lei e sua sorella, sentì “Scusa, dolcezza, ma mi stai ascoltando?” chiese una voce roca.
Elizabeth alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte due ragazzi. Quello che stava di fianco al ragazzo che aveva parlato aveva i capelli ricci neri che ricadevano selvaggi sulle spalle e sul viso e aveva la carnagione molto scura e sogghignava. L’altro, invece, era bello…bello da star male. Aveva lunghi capelli rossicci, carnagione molto chiara, occhi verdi chiarissimi e la guardava con aria arrogante.
“Allora i nostri caffè!” chiese forse per la terza volta.
“ Sisi arrivano subito!” disse lei andando a preparare due caffè facendo cadere una tazza a terra, mentre il rosso e il riccio guardandola se la ridevano.
Lei sbuffò e s’impose di stare calma e di non sbirciare i movimenti del rosso, che a quanto pareva si chiamava Axl. Che nome strano.
“Ecco i vostri caffè!” e mise le tazze di fronte a loro, che incominciarono a bere come se non avessero mai assaggiato un caffè.
“Però! Sei un po’ imbranata, ma il caffè lo sai fare bene!” disse quello riccio, mentre Axl sogghignava.
“Io non sono imbranata! Ero solo soprapensiero!” disse Elizabeth, stizzita.
“Dai Slash, poverina!” Elizabeth non fu riconoscente al rosso, perché questa sua frase suonava tanto come una presa in giro e mise il broncio.
“Vabbè dai! Noi andiamo. Ci rivedremo presto ehmm, aspetta com’è che ti chiami?”chiese Axl.
“Elizabeth!” disse lei con una nota isterica nella voce.
“Elizabeth!” ripetè Axl, facendole l’occhiolino, mentre lei arrossiva.
“Ci vediamo dolcezza!” salutò Slash e uscirono lasciando Elizabeth irritata, ma allo stesso tempo stupita da quei due strambi ragazzi. Soprattutto da uno.
 

  
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