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Autore: Flaren_    30/04/2012    4 recensioni
Una ragazza come tante altre, sognatrice, timida e romantica.
Un ragazzo inglese, più studente che professore, sicuro di sè, e senza un problema al mondo, ma con un segreto che si porta dietro da anni.
Cosa succederà a Ronnie quando Lucas, un misterioso ragazzo neolaureato, diventerà il suo professore di Letteratura?
L'amore per Shakespeare, per Oxford e un Liceo Classico di Roma sono le uniche cose che li legano, ma che riusciranno ad intrecciare i loro destini in un modo inimmaginabile, forse. O forse no.
Tra aforismi, tulipani olandesi e segreti mai svelati, può sbocciare l'amore tra un professore e una studentessa?
{Believe significa "credi". Credi in te stesso, credi nel Destino, credi nell'Amore. Credi in quello che vuoi, ma non smettere mai di farlo, perchè se non credi in niente... il niente è tutto quello che avrai. }
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12: Lupo


Lucas POV
Dannazione, non mi aveva scoperto per un soffio! Ma cavolo, era arrivata vicina, tremendamente vicina … grazie a Dio quando ero a Eton avevo studiato anche recitazione. Porca miseria, non pensavo che la madre di Ronnie potesse collegare me a mio zio … era passato più di un decennio, accidenti!
E se la madre avesse chiacchierato troppo, magari con qualche amico giornalista, non ci sarebbe voluto molto prima che qualcuno notasse l’effettiva somiglianza … per la prima volta nella mia vita odiai gli occhi azzurri tipici della famiglia Evans. Cazzo. E se qualcuno avesse notato la somiglianza tra me e mio zio … non ci sarebbe voluto molto per capire che un rampollo di una famiglia del genere non va in un altro Paese per diventare un professore sottopagato – ricevevo davvero una miseria, poco più di mille euro al mese – in un liceo qualsiasi… sarebbe bastato scavare un po’, e chiunque ricordasse gli eventi dell’anno precedente non ci avrebbe messo molto a fare due più due … mettendo in mezzo anche i miei genitori, magari … già immaginavo i titoli sui giornali scandalistici! Sarebbero arrivati i paparazzi da ogni dove, e la mia tranquillità precaria sarebbe definitivamente andata a farsi fottere. 
Dovevo assolutamente parlare con la madre di Ronnie, e in fretta, anche.
Perché non posso stare in pace? Perché io? Perché adesso? Perché?
E come se non bastasse, dovevo anche cercare di capire in che guaio si fossero cacciate Ronnie e la sua amica. Quella era capace di picchiare il capo di una gang o roba simile!
Dio, quanti problemi.
 
Ronnie POV
« Mamma, Alex starà da noi per un po’. » annunciai, entrando in salotto, dove lei stava lavorando al pc.
« Spero non sia un gran disturbo. » aggiunse la diretta interessata, timidamente.
La mamma si alzò in piedi, sorridente. « Ma no, Alessia, che disturbo e disturbo! Lo sai che qui sei sempre la benvenuta … Ronnie, dì a Giada di aiutarti a fare il letto per lei, stasera.
« Grazie mille. » la ringraziò l’altra, e poi salimmo in camera mia.
Lei posò la borsa a terra, sul tappeto bianco, e poi si buttò sul mio letto a peso morto.
« Non mi va di tornare a casa mia. » si lamentò, con la faccia sepolta su un cuscino.
« Tranquilla, verrò con te. Se vuoi può venire anche Santini. »
Lei sbuffò sonoramente. « Se, lui. Quello non si sa nemmeno difendere da Cardi, figurati se può essere d’aiuto. Uno come Hans servirebbe! »
Incrociai le braccia, contrariata. « Assolutamente no. Hans non verrà da nessuna parte. » iniziai, ma mi balenò in mente un’idea: e se fosse venuto Lucas? « Potrebbe venire Lucas con noi » suggerii, infatti.
Lei alzò la testa, per squadrarmi con aria  decisamente irritata. « Manco per sogno! Lucas, come lo chiami tu, è un professore. Anche se voi siete amici picci pocci e roba simile, non lo voglio tra i piedi. » sentenziò, irremovibile.
« Primo, non siamo “amici picci pocci”, e secondo, è abbastanza alto e forte da tenere testa a tuo padre, in caso. » replicai. « Non possiamo andare noi due da sole, ci serve un maschio - che non sia Hans. »
Lei si mise seduta, senza mollare però il mio cuscino. Sembrò rifletterci sopra, ma poi s’illuminò. « E se venissero Galante e Arcangeli? »
Feci una smorfia a sentire quei due nomi. « Sì, proprio, scommetto che muoiono dalla voglia di aiutarci. E poi, cosa potrebbero fare quei due bellimbusti, se non specchiarsi in giro? Sono praticamente delle mammolette! »
Okay, non erano mammolette, ma sinceramente l’idea di condividere l’aria con uno dei due – o peggio, con tutti e due – mi dava il voltastomaco. Erano dei completi, totali, innegabili idioti che passavano i pomeriggi tra le gambe di una ragazza diversa ogni giorno, oppure a lucidarsi i muscoli frutto di ore e ore in palestra.
« Però anche il padre di Arcangeli lo picchiava … » mormorò lei, chinando la testa.
Vero, lo avevo dimenticato. Tutto ciò prima che la madre si decidesse a buttarlo fuori di casa, con l’aiuto dello zio.
« Sì, ma … » iniziai, cercando qualcosa per replicare, ma non ne trovai. « E Galante, il suo amichetto? »
« Lui può non venire. » ammise lei, e io sospirai. Meglio uno che due. Sempre se Arcangeli avesse accettato.
« Mi arrendo. Proviamo con Arcangeli. Lo devo chiamare ora? »
«Prima lo facciamo, meglio è. »
Annuii, e afferrai il cellulare, cercando nella rubrica il numero che mai avevo usato. Con un sospiro, feci partire la chiamata.
« Oh, chi è? »
La solita finezza. « Ehm, ciao, Lupo,  sono Ronnie. » lo salutai, impacciata.
« Ah, ciao. Dimmi. »
Perlomeno tagliava corto, anche se il tono non era scortese. « Bè, ecco, Alex passerà un po’ di tempo a casa mia, e ci servirebbe qualcuno che ci accompagni a casa sua per prendere un po’ di vestiti … sai, nel caso … »
« Nel caso il padre dia di matto. » completò lui, amaro.
« Bè, sì. » ammisi, rossa in volto. « E’ che non ci è venuto nessun altro in ment…»
« Va bene, arrivo. » m’interruppe, sorprendendomi. Mi ero aspettata di doverlo pregare, e magari di dovermi offrire di fargli i compiti per un mese. « Siete a casa tua?»
« S-sì. Ti ricordi dov… »
 « Sì, sì, tranquilla, la settimana scorsa ho dovuto accompagnare a casa tua mia madre. Sono ancora a scuola, il tempo di arrivare  e sono da voi. A dopo. » disse, e chiuse la conversazione.
Praticamente, aveva fatto tutto lui. A meno che non  soffrissi di amnesia, quello non poteva essere Lupo Arcangeli. Forse avevo battuto la testa?
« Allora? Ha detto di sì? »
Annuii, ancora scossa. « Sembrava di buon umore. »
« Meno male. » sospirò lei, sollevata.
Una decina di minuti dopo mi squillò il cellulare, e scendemmo giù.
Vidi subito la moto rossa fiammante di Arcangeli, che da lontano sembrava pure bello.
Giacca di pelle, camicia bianca, jeans scuri. Se non lo avessi conosciuto mi sarebbe parso anche piuttosto attraente.
« Scusate il ritardo, ma Francesco mi ha trattenuto. »
Già, l’adorabile Franceschino, il suo amichetto del cuore.
« Ehm, ma voi avete qualcosa  per venirmi dietro? In tre non entriamo, sulla moto. »
Cavolo, non ci avevo pensato. « Bè, Alex ha il motorino … »
« Già, che è parcheggiato nel garage di casa mia. » disse lei, abbattuta.
« Una sola di voi due può venire. » sentenziò lui, come se non fosse già ovvio.
« Vengo io. » affermai, allora. Non avevo nessuna intenzione di far passare ad Alex più tempo del necessario in quella casa.
« No. » mi corresse l’altra. « Tu non sai quello che mi serve, e poi, così potrò spiegare tutto a mamma. »
« Ma … » tentai di replicare, scioccata. Lei. In quella casa. Sola. Con Arcangeli? Magari quello se la filava e poi l’avevamo fatta, la frittata.
« Non correrà rischi. So bene cosa si deve fare in certi casi. » mi rassicurò lui, e un’ombra passò nei suoi occhi verdi.
« Va bene. » mi arresi. « Però dovete muovervi, ok? »
« Ok. » assentì lui, e porse un casco rosso alla mia amica.
Mentre lei si dirigeva verso la moto, ammirandola – adorava quel genere di cose -, io afferrai Arcangeli per un braccio. « Guida piano, ha tutto ha uno dei fianchi distrutti, con un livido enorme. » gli sussurrai.
Lui annuì gravemente. « Da quel che sapevo, Lovìa non alzava le mani sulla sua famiglia! Solo una volta è successo! »
« Sì, di solito usa insulti e improperi, ma penso che l’altra sera sia successo qualcosa di grave … era davvero scossa. »
« Capisco. Farò attenzione. »
Quel lato serio di Lupo mi colpì, non lo avevo mai visto in quel modo, senza dire stronzate e senza scherzare.
« Sarà meglio per te. »
 
Alex POV
« Dai, sali. Non morde mica. » scherzò, ma non era perché avevo paura che continuavo a fissare la sua moto senza salirci sopra.
«E’ una Yamaha R1, vero? Però ci hai fatto qualche miglioramento … » osservai, girando intorno a quella meraviglia. Avrei baciato il terreno di una discarica per averne una simile!
« Sì. Il motore è stato potenziato, è diventata un vero gioiellino. » mi spiegò, ammirato. « Ti interessi di motori? »
« Sono l’unica femmina in una tribù di cugini maschi. Per forza di cose, sì. » assentii, ridendo. « Mio cugino ha una Honda DN 01. Non male, ma questa è meglio. »
« Grazie. »
Sembrava compiaciuto, doveva tenerci molto. « E la tua BMW che fine ha fatto? »
« Bè, ce l’ho ancora, in garage. Questa è stata un regalo per i miei diciotto anni. »
« Ah, capisco. Magari me ne regalassero una così! »
Rise.« Diciamo che ci ho messo due anni per convincere mia madre. Comunque, facciamo il nostro giro? » chiese, indicando con un cenno del capo il casco che avevo in mano.
Sospirai. « O ora o mai più. »
M’infilai il casco e salii dietro di lui, stringendolo con un braccio, mentre con l’altro salutavo Ronnie, che era decisamente preoccupata. Povera, le stavo dando un sacco di problemi.
« Tieniti forte. » mi avvertì lui, e io obbedii, e feci bene: due secondi dopo stavamo sfrecciando alla velocità della luce sulla strada, schivando auto e pedoni per miracolo.
« A quanto arriva? »
« Con i miglioramenti? Anche a duecento! » gridò, per farsi sentire nonostante il rombo del motore e il vento che sfrecciava con noi.
Gridai, quando evitammo per un pelo un tir che aveva frenato di scatto, e quando, arrivati in una via libera, accelerò ancora di più, il mio grido si trasformò in eccitazione. Avevo sempre adorato le moto, i loro rombi, e soprattutto chi le guidava.
Inchiodò bruscamente proprio davanti al portone di casa mia, e sospirai. Il viaggio era durato così poco?
« Al ritorno lo rifacciamo? » chiesi, implorante, e lui rise, togliendosi il caso. Rise ancora, mostrando i denti candidi e perfetti – quando eravamo alle medie aveva portato anche lui l’apparecchio.
« Scusa, non ci sento tanto, una pazza isterica mi ha urlato nell’orecchio tutto il tempo. »
« Bah, chiudi il becco, Arcangeli. » sbuffai, tirandogli la borsa addosso per scherzare.
Scosse la testa, massaggiandosi teatralmente un orecchio, e io sospirai. Almeno mi ero fatta quattro risate.
« Su, andiamo. » sospirai, e lui mi diede una pacca sulla spalla che per poco non mi fece cadere, comprensivo.
Stavo per affrontare mio padre, e per di più con l’ultima persona con cui mi sarei aspettata di farlo: Lupo Arcangeli – che poi, che cacchio di nome gli avevano dato?! Lupo? Bleah.

Flar's Notes ****************************
Scusate, ma sono giù di morale, e non so come sia venuto fuori questo capitolo... il fatto è che io non riesco a scrivere se non sono motivata, e mi sembra che la storia non vi stia piacendo più di tanto adesso :'(
Non sono il tipo che implora recensioni, però un commentino me lo lascereste? Per favore >.<
Scusate, è un periodo abbastanza difficile adesso per me, perdonatemi lo sfogo >.<
Un bacio dalla vostra depressa Flar
   
 
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