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Autore: Shuchan    23/11/2006    2 recensioni
[HOUSE/CAMERON] House si trova in guai seri con la legge, ma a chi puo rivolgersi?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

Cameron era rimasta a casa per riposarsi, in quei giorni non aveva ne sentito ne tanto meno visto House.
Era una domenica, ma non una qualsiasi. Infatti quello stesso giorno di diversi anni fa, Gregory House era venuto alla luce.

Cameron sentiva l’irrefrenabile desiderio di vederlo, così decise di andare da lui con la scusa degli auguri, dato che il regalo glielo aveva gia dato settimane prima.

***

House era a casa, strimpellava qualche accordo con la chitarra e ripensava alle parole che la Cuddy gli aveva detto qualche giorno fa “il malinteso con Cameron è chiarito, ora sta a te decidere cosa fare”.
Significava forse che le aveva parlato al posto suo? Se così fosse Cameron aveva veramente capito?

House non aveva il coraggio di accertarsene di persona, in passato aveva sofferto troppo da riuscire a trovare la forza per farlo. Fatto sta che con la scusa di chiederle quando sarebbe tornata a lavoro, decise di andare a casa sua.

***

Cameron si infilò il cappotto ed uscì, salì in macchina e si diresse verso la casa del suo capo.
Le strade erano piuttosto trafficate a quell’ora, infatti ci mise più del previsto.

***

House arrivò in pochi minuti evitando il traffico grazie alla sua moto, che aveva ritirato pagando una multa salatissima.

Si avvicinò alla porta ed iniziò a bussare.

***

Cameron scese dalla macchina ed arrivò davanti casa di House, suonò il campanello ma non ci fu nessuna risposta.

***

House iniziò a temere che Cameron non volesse vederlo, se avesse continuato a bussare, avrebbe buttato giu la porta così pensò a qualche altro modo per contattarla.

Prese il cellulare e la chiamò a casa. Da fuori sentì il telefono che squillava.
Non gli rimaneva da fare, che chiamarla al cellulare.

***

Cameron stava rinunciando a suonare il campanello quando il cellulare le squillò.

CAMERON: pronto?

HOUSE: ehi… dove sei?

CAMERON confusa: dove sei tu

HOUSE: te l'ho chiesto prima io. Quand'è che la smetterai di rispondermi sempre con un'altra domanda?

CAMERON: sono davanti casa tua...

House non riuscì a trattenere un ghigno divertito.

CAMERON si sentì presa in giro: che hai da ridere?

HOUSE: indovina dove sono

CAMERON: di certo non sei a casa tua

HOUSE: sono dove eri tu, fino a un minuto fa

CAMERON: House, non sono in vena di indovinelli

HOUSE: sono davanti casa tua

CAMERON: stai scherzando?

HOUSE: pare proprio di no. Che mi dovevi dire?

CAMERON: era una sciocchezza

HOUSE: se lo fosse stata non saresti venuta da me ma mi avresti telefonato o avresti aspettato di dirmelo a lavoro

House ci azzeccava sempre, con lui era impossibile mentire.

HOUSE: sto arrivando, non te ne andare

La sua voce le sembrò quasi una supplica.

CAMERON: tu che mi dovevi dire?

HOUSE: una sciocchezza

CAMERON: per me vale quel ragionamento e per te no?

HOUSE: sotto al tappeto c’è un duplicato della chiave, aspettami dentro non ti vorrei trovare congelata al mio arrivo

CAMERON: non c’è bisogno… non era niente di importante dico davvero…

HOUSE: allora resto io qua finchè non torni

L’aveva incastrata tanto per cambiare, ormai Cameron si sentiva spalle al muro.

CAMERON: ti aspetto…

HOUSE: sto arrivando, e vedi di farti trovare o diventerò molto cattivo

Ed attaccarono.
Cameron sollevò il tappeto e prese la chiave.
Quella casa non era cambiata di una virgola dall’ultima volta che l’aveva vista.

Non sapeva bene come comportarsi, si levò il cappotto e lo appese all’ingresso.
Si sentiva come un ladruncolo in una casa che non era la sua. Si fece strada insicura, vide che sul divano c’era una chitarra, probabilmente fino a poco fa lui la stava suonando.

Cameron non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirlo suonare a quel pianoforte che tanto attirò la sua attenzione la prima volta che venì.

Per ammazzare l’attesa decise di fare un’innocua perlustrazione in quell’appartamento anche per capire meglio chi fosse Gregory House.
La cucina era perfettamente in ordine, ci avrebbe scommesso che House non l’aveva mai usata. Al massimo poteva arrivare ad utilizzare il microonde.

Rispetto a casa sua, in quella c’erano pochissimi libri, nessuno avrebbe detto che quello fosse l’appartamento di un medico.
House di sicuro avrebbe detto che tutti i libri che aveva letto gli si erano fissati in testa.

L’esplorazione la portò ad arrivare davanti la soglia della sua camera da letto.
Chissà quante donne avevano avuto modo di entrarci.
Cameron sapeva che non sarebbe stato carino, ma non resistette ed entrò.

Il letto non era fatto, sopra di esso c’era un lenzuolo buttato da una parte.
La camera era piuttosto spoglia rispetto al resto della casa che aveva un aria vissuta.
Apparte il letto e un armadio, c’èra solo un piccolo comodino.

Cameron si avvicinò, vide che su di esso c’erano un paio di confezioni di Vicodin vuote, poi notò una fotografia coperta poggiata lì vicino.
La prese, appena la vide fu pervasa da una ventata di inquietudine, la foto raffigurava House e Stacy, sembrava essere stata scattata poco prima dell’operazione alla gamba.

Cameron si era seduta sul letto, e continuava a fissarla seppur più lo faceva, più soffriva.
Una voce la fece trasalire.

HOUSE: disturbo?

Cameron era stata sorpresa in flagrante, in camera sua, con in mano la prova del misfatto.

CAMERON: non… non ti avevo sentito entrare… perdonami non avrei dovuto…

House non sembrava per niente scocciato, si avvicinò a lei e guardò la foto.

HOUSE: quant’è vero che la curiosità è donna. Quella ce l’aveva scattata il piccolo Jimmy davanti all’ospedale. Non è un bel posto per fare delle foto, non ti pare?

Il tono di House era calmo, sembrava che Stacy per lui fosse solo un lontano ricordo. Cameron non seppe come rispondere, si sentiva veramente uno schifo per quello che aveva fatto.

CAMERON: House… dico davvero… non so come scusarmi…

HOUSE: ti sembro forse arrabbiato? Lo sarei stato se non ti avessi ritrovato al mio ritorno

Cameron non potè fare a meno di sorridere per quell’affermazione.

CAMERON: allora, che mi dovevi dire?

HOUSE: dei due quella che è a casa dell’altro sei te. Che mi dovevi dire?

CAMERON sorridendo maliziosamente: l’ho chiesto prima io

House con lei si stava veramente bene, non sentiva quasi più il dolore alla gamba.

CAMERON: intanto usciamo di qua

HOUSE: hai paura di non riuscirti a controllare e saltarmi addosso se restiamo qui?

Cameron ammiccò senza rispondergli e si diresse in salotto seguita da House.

CAMERON: sono tutt’orecchi

HOUSE: la scusa che avevo era sapere quando saresti tornata a lavoro

Cameron fu piacevolmente sorpresa dalla sincerità che House dimostrò sin dall’inizio.

CAMERON: e il vero motivo?

HOUSE: ci sono dei teppisti che girano intorno casa mia, posso dirgli che ci sei tu a proteggermi? Tanto abituata come sei ad evadere e a mettere fuori combattimento i tirapiedi di Volger, per te un paio di bulletti saranno uno scherzo, vero?

CAMERON incrociando le braccia: eri partito così bene, rovinare i momenti tanto toccanti è ereditario nella tua famiglia?

HOUSE: lo chiedi perché non vorresti che tuo figlio avesse questa peculiarità?

La domanda di House era intenzionalmente provocatoria, e riuscì nel suo intento dato che lasciò Cameron senza le parole per replicare.

CAMERON: questo è un colpo basso

HOUSE: ora tocca a lei dottoressa, cosa mi doveva dire?

CAMERON mise le mani lungo i fianchi: non credere di finirla così, non mi hai detto praticamente nulla

HOUSE: hai parlato con Cuddy?

Il suo tono si fece improvvisamente serio, quindi di conseguenza, anche quello di Cameron.

CAMERON: si…

HOUSE: le credi?

CAMERON: forse non dovrei?

HOUSE: perché a lei hai creduto e a me no?

CAMERON: probabilmente ero troppo sconvolta in quel momento per darti ascolto

Cameron gli aveva rivelato una sua debolezza, House capì che era arrivato il suo turno.

HOUSE: quando ho sentito la notizia dell’incidente al telegiornale mi si è gelato il sangue nelle vene. Ho capito che una persona non prova mai veramente paura se non è per qualcun’altro…

Cameron lo ascoltava con attenzione ma con il timore che da un momento all’altro avesse negato tutto intendendolo come uno scherzo.

HOUSE: …ho avuto paura di perderti anche se in realtà tu non eri mai stata veramente mia…

CAMERON flebilmente: perché dici questo

HOUSE: non voglio che nessun’altro uomo ti porti via da me, non lo sopporterei

Cameron era inaspettatamente rilassata, come se aspettasse quel momento da sempre ma sapeva in fondo, che non sarebbe mai successo.

CAMERON: House…

HOUSE: aspetta fammi finire. Tu sei la donna che amo, l’unica che è riuscita ad amare un uomo che non voleva essere amato… ho paura di soffrire però ho capito che soffrirò ancora di più se non sarai mia…

CAMERON gli sorrise malinconicamente: dovevo sopravvivere ad un disastro aereo per poter ricevere una dichiarazione da te?

Cameron non li diede il tempo di rispondere, sempre se avesse risposto, che lo baciò appassionatamente.
House dopo un po si distanziò da lei.

HOUSE: tu che mi dovevi dire?

Cameron lo baciò di nuovo e sorridendo gli disse:

“Buon Compleanno”
  
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