Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Faust_Lee_Gahan    30/04/2012    4 recensioni
"Non riesco a fare altro che non sia scrivere il tuo nome su un pezzo di carta. Come se potesse servire."
[Sherlock/John]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Lividi Amniotici'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Titolo: Nei nostri luoghi

Summary: Non riesco a fare altro che non sia scrivere il tuo nome su un pezzo di carta. Come se potesse servire.

Pairing: Sherlock/John

Words: 969 (cazzo di numero è?)

Rating: PG

Desclaimers: Not mine, gnè.

Notes: Partecipa alla Sherlothon dello SFI, col prompt #12 (Telegramma): Team Canon!





Nei nostri luoghi



To look life in the face.

Always to look life in the face.

And to know it for what it is.

At last, to know it, to love it, for what it is.

And then, to put it away.”

(The Hours)





Sherlock.

Sherlock.

Non riesco a fare altro che non sia scrivere il tuo nome su un pezzo di carta. Come se potesse servire.

Perché ti sto scrivendo questa specie di lettera? Non è che posso mandartela, o qualcosa del genere. Dubito che riceviate posta da quelle parti. In ogni caso, tu neanche la leggeresti. Magari le daresti giusto un'occhiata, proprio perché riconosceresti la mia grafia.

Anche quando eri vivo leggevi a malapena le mie note. Dicevi che sono prolisso.

Tu invece preferivi i messaggi. Post-it. Telegrammi.

Abbiamo finito il latte STOP”

Eri conciso, tu. Che figlio di puttana che eri.

Anche quando sei morto mi hai lasciato un telegramma.

Sono un falso STOP Sto per morire STOP Addio John STOP”

No, non era una nota. Era un fottutissimo telegramma.

Uno si aspetta quantomeno un ultimo “ti amo” o stronzate del genere.

Non me ne sarebbe fregato niente se fosse stato uguale a qualche stupida scena di qualche stupido film spacciato per romantico ma alla fine solo trash, e non me ne sarebbe fregato niente se mi avessi detto cose scontate, trite e ritrite, smielate. Non me ne sarebbe fregato niente se invece, al contrario, fossi stato brutale e mi avessi detto che mi amavi, che io ero tuo, punto e basta. Non me ne sarebbe fregato niente. Sapevo allora e so anche adesso che certe cose si vedono solo nei film, e che nella realtà le cose non funzionano in questo modo. Non mi importava. Io volevo sentirtelo dire un'ultima volta. Ma no! Il grande Sherlock Holmes non poteva abbassarsi a siffatte scenette da romanzetto rosa. Lui era alta letteratura. Non poteva certo mettersi allo stesso livello di certi dialoghi scritti da un cervello con quoziente intellettivo pari a meno venticinque! Lui doveva fare cose impossibili, lui!

Eri davvero un figlio di puttana.

Un grandissimo figlio di puttana. Il peggiore che io abbia mai conosciuto, se proprio lo vuoi sapere.

Ma io ti amavo lo stesso. Ed eri mio.

Il problema vero, Sherlock, è che io ti amo ancora. E forse è questo che non mi fa dormire la notte. Questo e un altro paio di cosette, come la guerra che no, non è andata via – manco per il cazzo! - unita a una piacevole immagine di te spiaccicato al suolo.

La verità è che io spero ancora di vederti tornare. Per meglio dire, è una parte di me che non riesce a smettere di sperare. Da qualche altra parte invece, dentro di me, la realtà dei fatti – i fatti, i fatti, mi perseguitano ancora, perfino adesso che non ci sei! - ha un suo bizzarro e sarcastico modo di sgusciare fuori e darmi un suo personalizzatissimo calcio in culo.

Sto inseguendo sogni che oggi non bastano più.

Immagino che tu sappia cosa è successo l'altra notte. Meglio, così evito i particolari. Tanto c'era il tuo amatissimo teschio a guardarmi, e da lui potrai estorcere tutti i dettagli che vuoi. Mi guarda sempre. Lo chiamo Barry, ultimamente, sai? E' evidente che non sono riuscito nel mio intento, in ogni caso, altrimenti non sarei qui due giorni dopo a scriverti questa stupida lettera. Dovresti ringraziare Harry e Mrs Hudson. Io, dal canto mio, non sono sicuro di doverle ringraziare. Era quello il calcio in culo che intendevo.

Sherlock.

Io continuo a cercarti. In questa casa che non riesco a lasciare ogni fottutissimo angolo mi parla di te. Per ogni centimetro ho un ricordo che non posso – non voglio – scollarmi di dosso. Più vorrei dimenticarti, e più mi attacco a te. Un po' come succedeva quando eri vivo, e quando lo ero anch'io.

Respiravo più forte, quando eri con me.

Adesso. Adesso viviamo un giorno da grandi, noi. Adesso mi è tornato l'asma, lo sapevi?

Sto guardando un baratro dall'alto adesso. Vedo un vuoto abissale tra quello che sono ora e quello che ero prima, insieme a te.

Vorrei che mi prendessi per mano. Il salto lo farei senza pensarci due volte, o anche una sola, se ti fa piacere. Non avrei paura, perché con te, in fondo, non ne avevo mai.

A pensarci, io e te facevamo un gioco da grandi, non è vero, Sherlock? Giocavamo a prendere il vento, noi, e forse lo sapevamo fare.

Facevamo un gioco da grandi, noi, Sherlock. Solo che sei caduto, inciampando su qualche anima mediocre. Forse la mia. Probabilmente la mia. E il gioco è finito.

Mi odieresti per quest'affermazione, lo so.

Era un gioco da grandi, e non era adatto a noi.

Tu mi davi un po' di te – la parte più dolce – e ti prendevi un po' di me. Io respiravo più forte.

Forse non lo sai che quei giorni non tornano più. O forse non lo so io.

Perdonami, sono prolisso ancora una volta. Forse avresti preferito un più veloce:

Mi manchi STOP Ti prego torna STOP La mia anima si sta accartocciando sta andando a male guardala mentre sparisce e diventa un puntino piccolo piccolo poi lontano lontano lontano STOP”

Invece no. Sono prolisso. Sono mediocre. E probabilmente anche sdolcinato e melenso, con questa stupida, stupida, stupida lettera. Non posso farci niente.

L'unica cosa che posso fare mentre ti aspetto – mentre incollo quelle immagini, mentre cerco sogni che oggi non nascono più - è cercarti.

Ti cercherò nella cucina dove, coi tuoi esperimenti fuori dal mondo, distruggevi più che creare, e, se vuoi saperlo, lo facevi anche con le persone. Ti cercherò sulla tua poltrona, accanto al tuo violino, al tuo teschio. Ti cercherò nei buchi di proiettile sul muro. Ti cercherò nei fondi del tè. Ti cercherò nei laboratori della Bart's, dove ti ho visto la prima volta. Ti cercherò fuori, sul marciapiede della Bart's, dove ti ho visto l'ultima volta. Ti cercherò in ogni strada di Londra. Ti cercherò dove mi facevi più male. Ti cercherò nelle mie cavità polmonari, ti cercherò alla bocca dello stomaco, ti cercherò attraverso le mie arterie.

Tornerò a cercarti ancora lì.

Nei nostri luoghi. E nei ricordi.

John





Notes, again:

Sadneeeeess. A cominciare dalla canzone omonima dei Subsonica il cui testo ha ispirato molte righe, quelle in corsivo. In ogni caso la trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=6SfSef8Oyss&ob=av2e

Dedicata senza ombra di dubbio a Luisella, Barbarella e tutta la combriccola Comiconara (sì, uso i nomi in codice vrenzolo XD) per queste giornate passate insieme! Non vi merito, davvero. ♥

Il solito doveroso ma mai sofferto ringraziamento a Sonia ♥

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Faust_Lee_Gahan