Con
un po’ di fatica eccomi di nuovo qui! Ci vediamo alla fine del chap.
Buona lettura!
Time is
running out
Non
credeva che sarebbe più uscita da lì.
Non dopo che aveva visto David e Brandon prendersi a pugni come due acerrimi nemici.
Non dopo che David era svenuto, non dopo che lei aveva passato le ultime due ore a fissare Brandon, con un misto di biasimo e comprensione, in quegli occhi così chiari che ci si era persa come in un mare ghiacciato.
Insomma,
non dopo che loro tre sembravano essersi arresi ad essere dei prigionieri,
senza più alcuno stimolo a reagire.
E
poi David si era svegliato.
Sharon
aveva provato ad avvicinarsi, anche solo per assicurarsi che stesse bene, ma il
ragazzo l’aveva fulminata con lo sguardo.
Così
si era rimessa seduta terra, le ginocchia strette forte al petto.
Erano
soli.
David
fissava il letto mentre si tastava con noncuranza la guancia che Brandon gli
aveva colpito; Brandon guardava oltre le sbarre, forse pensando a qualcosa che
nessuno di loro avrebbe mai capito.
Tanto
meno lei.
Avrebbero
potuto continuare così in eterno, con quel silenzio logorante, perché quando
qualcosa si rompe, si frantuma, è difficile farla tornare a posto.
Sharon
nascose il viso tra le braccia incrociate.
“Non
dovevamo finire così, non noi”
Come
tre condannati. Come tre nemici.
Fino
a qualche ora prima, malgrado le sbarre, malgrado il Signore Oscuro, sembrava
che tutto si potesse risolvere.
Erano
insieme, e tanto bastava.
Ma
ora c’era evidentemente più di qualcosa che non andava.
E i
veggenti, si sa, hanno una sensibilità particolare per certe cose.
C’era
vendetta nell’aria.
Vendetta
di un figlio verso un padre.
E
lei lo sapeva da tempo. Da molto prima di finire in quella cella, da ancora
prima di conoscere David e di sapere chi fosse suo padre.
Perché
lei aveva visto.
“
Il futuro si può cambiare, è per questo che hai questo dono” le avevano sempre
detto.
“
Ma questa volta no…perché così deve andare.
Non
sempre si può cambiare la storia, non sempre è giusto farlo.”
Eppure…avrebbe
pagato fior di galeoni per riavere subito la Vista, per sapere se in qualche
modo ciò che aveva visto tanti anni prima potesse avere un corso differente.
Per
sapere se poteva esserci una qualche soluzione.
Ma
il tempo stringeva.
Tic,
tac.
Le
chiavi erano vicine. Troppo.
Sharon
si alzò di scatto attaccandosi alle sbarre, giusto un attimo prima che
Snape apparisse poco lontano, dopo aver
svoltato l’angolo.
Entrambi
i ragazzi si precipitarono accanto a lei.
Speranza.
Esaltazione. Euforia.
Sharon
si voltò verso David. Lui non la vide.
Vide
solo le chiavi appese alla coda del serpente.
Vide tutto ciò che la parola ‘libertà’ poteva
significare per lui in quel preciso momento.
Non
vide le lacrime di Sharon, né la gioia mista a paura di Brandon.
“
Forse l’unica soluzione sarebbe stata lasciarti chiuso qui dentro”
“You try to change the world and you
never see it's all a game to me
You try to change the world and you never
see that it's all a game”
-Standing All Alone, Not By
Choice-
Hermione
voleva cambiare il mondo.
Era
sicura di poterlo fare, di essere abbastanza forte.
Eppure
quando giunse trafelata nell’immenso salone d’ingresso del maniero, dove i
segni del combattimento di tre giorni prima erano ancora ben visibili, Hermione
si rese conto di quanto si fosse illusa.
Gli
Auror erano già arrivati. Pochi Auror in effetti, non più di una ventina.
E
tra diversi visi conosciuti c’erano Harry e Ron.
Hermione
si portò le mani alla bocca soffocando un gemito che le era nato nel petto.
C’era
anche Draco, magnifico come sempre, con una cinquantina di Mangiamorte.
Esperti,
spietati. Non come quei giovani che Hermione si sorprese di vedere tra gli
Auror.
“
Ma chi diavolo ha mandato il ministero? Sono tutti dei ragazzini!”
Avevano
la speranza negli occhi, era vero, la stessa speranza che un tempo aveva avuto
anche lei, la stessa speranza che l’aveva resa grande.
Ma
la speranza da sola non basta.
Non
contro cinquanta Mangiamorte, non contro il Signore Oscuro.
Poteva
fermarlo lei, certo. Poteva piombare lì mezzo
e supplicarlo di non combattere.
Avrebbe
potuto dirgli di farlo per lei, per David, per loro.
Ed
invece Hermione si nascose.
Dietro
una colonna nera che sembrò inghiottire anche la flebile luce che emanava.
Non
fece nulla.
Osservò
e basta.
“You will be the death of me
Bury it
I won't let you bury it
I won't let you smother it
I won't let you murder it
And our
time is running out
And our time is running out
You can't push it underground
You can't stop it screaming out
How did it come to this?”
- Time is running out, Muse-
-
Non puoi proprio fare a meno di me vero, Potter?-
Harry
rispose al mezzo ghigno di Draco con un’alzata di spalle.
Draco
era euforico.
Non
come pochi giorni prima, quando sembrava che combattesse per pura inerzia.
Harry
si oscurò in volto e con un cenno della mano chiamò Ron accanto a sé.
-
Mi raccomando, state attenti. Rimanete uniti e non disperdetevi…Malfoy oggi è
diverso- gli sussurrò Harry senza voltarsi.
-
Che intendi?-il rosso strinse di più la bacchetta tra le mani stranamente
sudate.
La
vista di tutti quei Mangiamorte che li scrutavano come avvoltoi, non era
propriamente incoraggiante.
-
Non lo so…ma ha l’aria di uno che non ha più niente da perdere…e la cosa lo
eccita-
Ron
sgranò gli occhi per poi tornare indietro e riferire agli altri le disposizioni
del bambino sopravvissuto.
-Ne
avete ancora per molto? Potter, credevo che fossi venuto qui per riprenderti
qualcosa…- alle ultime parole di Draco un brusio divertito si diffuse tra i
Mangiamorte, risultando fastidioso ed irritante per chi si trovava dall’altra
parte, leggasi gli Auror,e che fece letteralmente infuriare Harry.
-Dopo
non dite che sono cattivo se perdo la pazienza…- continuò il biondo con
assoluta noncuranza.
Era
calmo, sin troppo.
“
Ho perso tutto, ormai.”
Era
vero, ma forse dopo la decisione che aveva preso poche ore prima all’insaputa
di tutti, poteva quasi dirsi soddisfatto. Libero.
Ma
questo nessuno poteva saperlo.
Harry
avanzò di qualche passo, la bacchetta ancora puntata a terra.
-Credimi
Malfoy, non vedo l’ora che tu perda il controllo…Expellarmius!
Hermione
chiuse gli occhi di scatto. Non voleva vedere.
Si
ricordava ancora della promessa di Harry e di Ron.
Non
avrebbero mai ucciso Draco.
Eppure
sapeva bene che ormai di quella promessa era rimasto solo un ricordo.
La
situazione si era evoluta in un modo che non avrebbe immaginato neanche nei
suoi sogni, o incubi che dir si voglia, più fervidi ed era consapevole che
adesso Draco non era più soltanto un nemico fra tanti, ma Il Nemico.
Non
suo, per quanto volesse credere il contrario, ma di tutto il mondo là fuori.
E
lei non voleva vederlo combattere con il suo migliore amico.
Non
voleva vederli uccidersi.
Quando
Hermione riaprì gli occhi però, di Draco ed Harry non c’era più traccia.
Si
costrinse a cercarli tra l’ammasso di mantelli neri e il fumo provocato dagli
incantesimi che volavano tra Auror e Mangiamorte, ma il risultato fu sempre lo
stesso.
Non
c’erano.
“
Per Merlino, Draco che diavolo vuoi fare?”
Niente
di particolare in verità.
Soltanto
un duello privato.
Harry
e Draco, la Speranza e il Terrore, si stavano fronteggiando su una delle torri
del maniero.
C’era
la neve. Tanta neve che ricopriva le pietre scure e consumate dal vento.
Tutto
quel bianco era accecante.
-
Che c’è Malfoy, preferivi un posticino più intimo?- lo schernì Harry rendendosi
conto di dove lo avesse smaterializzato Draco.
Draco
sorrise, non un ghigno, ma qualcosa di più simile al principio di una risata
divertita.
-
No, Potter, voglio solamente essere io ad avere l’onore di ucciderti e non
voglio interferenze, questa infondo è la nostra guerra…io ti porto via qualcosa
e tu la rivuoi indietro. Semplice. Degli altri là sotto non mi interessa, come
infondo non interessano neanche a te-
Complicità.
Harry
guardò Draco nell’unico occhio visibile come se avesse capito il vero senso di
quelle parole.
Come
se le condividesse, in qualche modo.
-
Non mi hai portato via solo David, ma anche Hermione. Pagherai per questo-
-
Non erano tuoi, Potter-
-
Sta zitto….Petrificus totalus!-
Draco
si spostò elegantemente di lato evitando l’incantesimo stentato che
l’agitazione di Harry aveva reso molto meno efficace.
-Che
c’è Sfregiato, ti da fastidio vero? Ti fa imbestialire solo pensare che l’abbia
messa in cinta e che poi abbia avuto un bastardo da lei? Peccato che l’abbia
scoperto solo da poco…- si stava facendo del male da solo, il bel Malfoy,
rivangando il passato e rivestendolo di uno squallore che non aveva mai avuto.
-
Sei un fottuto bast…- biascicò Harry.
-Stupeficium-
lo interruppe Draco colpendolo dritto
in mezzo al petto.
Il
bambino sopravvissuto barcollò per un attimo.
-
Non va bene Potter, se continui così non mi divertirò per niente-
Harry
si drizzò di nuovo, lanciandogli a
sorpresa un Sectumsempra, stavolta ben mirato.
Colpito.
La
bella camicia di broccato nero e dorato di Draco gli si squarciò sul petto
lasciando liberi rivoletti si sangue che tinsero di rosso la neve candida ai
suoi piedi.
Draco
fissò per un attimo, come ipnotizzato, le goccioline purpuree che ora
intaccavano in modo quasi sacrilego il manto latteo.
Non
una smorfia gli distorse il viso.
-
Va meglio, Potter-
-
Non hai ancora visto niente, Malfoy- rimbeccò Harry tornando calmo e
controllato.
Draco
si spostò i capelli dal visto lasciando scoperta la maschera argentea, prima di
piegarsi leggermente sulle ginocchia e puntare la bacchetta.
Ora
si faceva sul serio.
-
Che nascondi dietro quella maschera, Malfoy? Me lo sono sempre chiesto- lo
interrogò all’improvviso il bambino sopravvissuto, mentre si piazzava anche lui
in posizione d’attacco.
Draco
si portò una mano al volto in un gesto istintivo, quasi come per controllare
che la maschera ci fosse ancora.
Come
per assicurarsi che il suo segreto non si fosse svelato.
-
Bhe, continua a chiedertelo sfregiato. Ora preparati, fammi vedere chi sei-.
“I need
to play with the one I hate
I like to see him suffer”
-
Revenge, Eurythmics-
-Snape!
Ma come diavolo…- sussurrò David, quasi temendo che il serpente fosse soltanto
un miraggio causato dal pugno ricevuto.
“
Poche storie ragazzino abbiamo andare via di qui”
-Che
ha detto?- chiese Sharon a David, visto che lei di serpentese non ci capiva
proprio nulla.
-
Che ce ne dobbiamo andare- le rispose lui senza neanche guardarla-…forza Snape
dammi le chiavi!- David si accucciò afferrando con avidità il mazzo di chiavi
che il serpente gli stava facendo dondolare davanti alla faccia.
Tentò
un paio di volte ad infilarle nella serratura ma era così agitato che la mano
tremante glielo impediva.
La
mano di Brandon si posò sulla sua
-Lascia,
faccio io- gli propose gentilmente il moro, in una muta richiesta di pace.
David
lo scansò con indifferenza.
-
Sono capace di farlo da solo, Brandon-
Dopo
qualche secondo e qualche occhiata dubbiosa , erano fuori.
Snape
si issò sul braccio di David che fremeva per la voglia di uscire dai quei sotterranei.
“
Non ti agitare, suppongo che siate disarmati, vero?”
-
Ci hanno tolto le bacchette- gli rispose David
-
Non sarà facile passare inosservati. Snape ce l’ ha fatta perché è un serpente.
Ma noi siamo senza bacchette e senza armi- analizzò Sharon tentando di ignorare
il peso che le gravava nel petto.
“
Non preoccupatevi. David ti ho portato una cosa”
Solo
allora il giovane si accorse del mucchietto di stracci logori che il serpente
teneva saldamente per la coda.
“
Che cos’è?” gli chiese David parlandogli in serpentese.
Sharon
e Brandon si scambiavano sguardi preoccupati.
Il
serpente gli porse il suo prezioso carico.
Quello
che poi si rivelò un vecchio cappello, consunto e rattoppato.
Ma
non un cappello qualunque.
Il
Cappello Parlante.
Fine
penultimo capitolo.
“
Penultimo capitolo”. Mi sembra passato un secolo da Maggio, da quando ho
cominciato questo mio progetto, che partendo con Povero diavolo si concluderà a
breve con la Maschera d’argento.
Alla
fine di questo chap mi sono messa a pensare a quando credevo che pubblicare una
fic fosse cosa per chi avesse talento, non per una come me che scriveva solo
per riempire le giornate a volte vuote e un po’ tristi. Ho sorriso ripensando a
quando avevo stabilito che la fic non sarebbe durata più di 5 o 6 chap, e
invece stiamo per raggiungere i 17. Credevo di voler scrivere una semplice
storia, ma alla fine nella storia ci sono caduta dentro anche io.
Nella
rassegnazione di Draco, nell’idealismo di Sharon, nell’amore di Hermione e
nella rabbia di David, c’è un po’ di quello che sono io.
Non
c’è retorica in quello che faccio, non voglio dare insegnamenti a nessuno.
Perciò
comunque andrà a finire, prendete questa fic per quello che è.
Un
mio piccolo grande sogno che ho steso nero su bianco.
E
non c’è niente di più bello di un sogno realizzato.
È
superfluo dire che tutto questo è stato possibile sopratutto grazie ai vostri
commenti e al vostro supporto. Perciò continuate così!
Alla
prossima! (>_<)