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Autore: ___MoonLight    01/05/2012    6 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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10

Falling



"Stupid me to believe
That I could depend on stupid you
And on the tip of my tongue,
Were words that came out all wrong"

[Kings Of Medicine – Placebo]



«Ordine! Ordine! Esigo ordine!» sbraitò il giudice, pestando con accanimento il suo martelletto senza ottenere risultati evidenti.
La sala era in subbuglio: tutti parlavano con tutti, i giornalisti si rivolgevano direttamente a Tony; alcuni tentavano di salire sul palco per intervistarlo e venivano respinti dalla sicurezza, la giuria si consultava concitata. Knight, dopo essersi ripreso dallo stupore, esibiva un sorriso tronfio e arrogante nell'osservare quel pandemonio. Si era poggiato con fare sprezzante al banco dell'accusa, in attesa che il processo riprendesse: era chiaro che pensava di avere già la vittoria in pugno.
Dopo il primo momento di esaltazione autocelebrativa, Tony si era calmato e aveva assunto un'espressione più seria, attendendo con pazienza che tutti tacessero per riprendere a parlare e rispondere ai miliardi di domande che gli sarebbero state poste di lì a pochi istanti. Tentava di ignorare le occhiate penetranti che gli scoccavano a turno Pepper, Ian e Kyle, rincarate da quelle altrettanto accusatorie di Rhodey poco più dietro.
Kyle aveva assunto una rassegnata faccia da funerale e sembrava aver accettato stoicamente il fatto che avrebbe perso la causa entro dieci minuti. Ian dal canto suo sfoggiava la sua solita espressione corrucciata, ma i suoi occhi mandavano lampi gelidi nella direzione del suo paziente. Pepper non sembrava condividere la loro pacatezza, perché aveva assunto un colorito tendente al bordò e si stava chiaramente imponendo di non alzarsi in piedi per piombare addosso al suo capo e acciuffarlo per un orecchio come un bambino pestifero di fronte a tutti. Tony deglutì a vuoto: l'avrebbe come minimo ucciso non appena fossero usciti di lì.
Però doveva ammettere che, nonostante temesse l’ira dei suoi "compagni di squadra" – veri e metaforici, in realtà – si sentiva molto meglio, come se si fosse tolto un pesante fardello dalle spalle. In più era nuovamente al centro dell'attenzione, e questo non poteva che fargli piacere nonostante il momento critico. Era soddisfacente venire guardato con stupore e ammirazione, e anche invidia, fintantoché chi lo faceva fosse rimasto all'oscuro delle sue vere condizioni, di cui era comunque fin troppo cosciente.
I membri della giuria stavano parlottando tra loro e con Stern, indecisi su come far procedere il processo dopo quella svolta inattesa. Tutti gli occhi erano puntati su Tony che, dal canto suo, fissava con svagato interesse il soffitto. Per passare il tempo si sistemò il tutore al braccio, allentandolo un po'; provò poi a muovere leggermente la protesi per sciogliersi la spalla indolenzita da quel peso inusuale. Ignorò gli sguardi ammonitori del suo trio difensore nell'osservare le sue manovre rischiose, ma necessarie per alleviare il proprio fastidio.
Pian piano il clamore che scuoteva il tribunale diventò un brusio concitato e si affievolì fino a spegnarsi del tutto, ma nessuno diede segno di voler parlare per primo. Stern conferiva sottovoce con un membro della giuria, apparentemente contrariato.
Alla fine, vedendo che nessuno sembrava avere idea di come sbloccare la situazione, Tony decise di farlo per loro:
«Oh, abbiamo finito?» disse con finta sorpresa, riscuotendo l'attenzione dei presenti già ampiamente appuntata su di lui.
«Abbiamo appena cominciato, signor Stark,» replicò di scatto Stern, interrompendo il suo confabulare.
Sembrava molto meno propenso ad essere paziente rispetto all'inizio del processo, e le sue guance cadenti fremevano d'indignazione.
«Conferma la sua ultima affermazione?» intervenne Knight, come se ce ne fosse davvero bisogno.
«Naturalmente. Devo ripeterla? Beh, sono Iron Man, e questo è quanto.»
«Obiezio–...» Kyle si fermò a metà e lasciò cadere nel vuoto la sua protesta, capendo che era completamente inutile ricorrere di nuovo alla scusa dello stato confusionale: così facendo avrebbe solo rafforzato i dubbi sulla già controversa integrità mentale di Tony.
«Voleva forse dire qualcosa, signor Andrews?» lo stuzzicò Knight, che sembrava godersela un mondo.
«Effettivamente sì. Vorrei richiedere una pausa dal processo per...» cominciò, ma Stern lo troncò sul nascere:
«Respinta. Non vedo alcun bisogno di una pausa, avvocato; continueremo fino a che lo riterremo necessario.»
«Capisco,» disse Kyle tra i denti, ma mantenne la sua solita espressione cordiale, anche se dentro ribolliva palesemente di frustrazione.
Ci fu uno scambio di sguardi velenosi tra lui e Knight, prima che a quest'ultimo fosse concesso di riprendere il contro-interrogatorio.
«Signor Stark, in seguito alla sua ultima dichiarazione ritengo necessaria una revisione della sua testimonianza riguardo ai fatti avvenuti il 5 gennaio alle Stark Industries, settore 16,» annunciò formalmente il Senatore, in un tentativo di riportare una parvenza di ufficialità nel tribunale dopo la breve parentesi da talk-show. «Naturalmente il fatto di aver prestato falsa testimonianza andrà a suo netto svantaggio e sarà aggiunto ai suoi capi d'accusa; dovrà pagare una salata multa, a meno che non voglia finire agli arresti per un bel po',» concluse soddisfatto.
«Pagherò quel che devo,» alzò le spalle Tony, noncurante.
Un paio di mesi agli arresti domiciliari non avrebbero mutato più di tanto la sua situazione, visto che non poteva comunque muoversi.
«Adesso, ci dica: cosa è successo veramente quella sera? Inizi pure la sua deposizione. E veda di essere sincero, le ricordo che ha prestato giuramento,» aggiunse aspramente il giudice, siglando le sue parole con un solenne battito di martelletto.
Tony si prese qualche secondo per raccogliere le idee e fu come se un sipario calasse sulla sua espressione giocosa per lasciare il posto ad ombre più cupe.
«Prima di arrivare allo scontro del 5 gennaio scontro devo fare un bel passo indietro. Al mio rapimento in Afghanistan, per l'esattezza,» esordì Tony, scatenando subito mormorii incuriositi dal pubblico.
Non aveva mai raccontato chiaramente quel che era successo mentre era prigioniero dei terroristi, né aveva intenzione di farlo adesso, né mai. La SHIELD si era adoperata per insabbiare l'esatta dinamica della sua fuga e non era mai stato interrogato dalle autorità in proposito, ma sapeva che la cosa sarebbe saltata fuori da sola in correlazione a Stane e voleva togliersi subito il dente per evitare incursioni impreviste da parte dell'accusa. Gli premeva mettre in chiaro che lui, coi sotterfugi di Stane e con quei bastardi dei Dieci Anelli, non c'entrava assolutamente nulla se non nel ruolo di vittima ignara. Ed egualmente colpevole di quei traffici illeciti, ma quello era un pensiero che tormentava a sufficienza le sue notti senza fare un mea culpa pubblico. Presagiva che in futuro avrebbe comunque dovuto approfondire il suo rifiuto di continuare a produrre armamenti, ma adesso gli sembrava una questione di importanza secondaria.
«Vi risparmierò i dettagli più crudi, ma vi basti sapere che, qualunque cosa dicano i miei diffamatori, non è stata affatto una montatura né un viaggio di piacere. Per farla breve: molti si chiedono come abbia fatto a scappare ai terroristi. Semplice: grazie ad Iron Man. L'armatura è nata in quella grotta e l'ho usata per crearmi una via di fuga, l'unica a cui avessi accesso,» spiegò brevemente.
Il pubblico pendeva dalle sue labbra e suo malgrado anche Knight sembrava molto interessato, al di là del lato professionale della vicenda. Non si trattenne comunque dall'intervenire con la sua voce infida:
«Avrei due domande.»
«Non ne dubitavo.» Tony alzò un sopracciglio, ma attese.
«La prima è: come avrebbe fatto esattamente a creare un'armatura così tecnologicamente avanzata in una grotta, con, immagino, strumenti non paragonabili a quelli delle sue industrie?»
«Era molto più rudimentale della Mark III... intendo l'armatura. Quella era la Mark I, l'antenata di quella attuale,» si frenò dal rivelare altri dettagli, ma sapeva che il procuratore non avrebbe dimenticato il fatto che sembravano esserci più armature in circolazione. «Il punto è che usavo effettivamente materiali delle mie industrie. Missili, esplosivi, armi, componenti elettronici...» si ritrovò a stringere il pugno buono, di nuovo fremente di rabbia. «È proprio questo il collegamento con Stane: riforniva i terroristi sottobanco con le mie armi e attrezzature a mia insaputa, e ha organizzato anche il mio rapimento per...»
«Obiezione: ha già affermato questo in precedenza, ma dove sono le prove?»
Tony esitò, serrando appena la mascella.
«Non credo di avere prove che...»
«Obiezione!» intervenne Kyle, appena in tempo. «Abbiamo effettivamente prove del coinvolgimento di Stane nel rapimento del signor Stark,» annunciò, sollevando una chiave USB in modo che fosse ben visibile.
Tony non riuscì a nascondere la sua perplessità: era la chiave in grado di aggirare i suoi stessi sistemi, con la quale Pepper doveva recuperare i dati relativi alle sue industrie e progetti. Non immaginava che avessero trovato anche prove del suo rapimento. Perché non gliel'avevano detto? Certo, non avevano parlato esplicitamente dell'Afghanistan mentre si preparavano all'udienza, ma quello gli sembrava un dettaglio decisamente rilevante, oltre che personale.
Knight si era accorto della sua esitazione, ovviamente, ma prima che potesse farlo notare a tutti intervenne Ian:
«Vostro Onore, il signor Stark non è a conoscenza di questa prova perché è stata raccolta durante il suo periodo di degenza. Potete controllare i registri dell'ospedale, che ho qui con me. Non era materialmente in grado di saperlo e nella concitazione del momento non ne è stato informato,» concluse.
«Esattamente quel che volevo sottolineare.» confermò Kyle. «Inoltre, non pensavamo avrebbe avuto così tanta rilevanza in sede processuale,» specificò, e Knight strinse le labbra piccato.
Tony scoccò un'occhiata eloquente ai suoi tre angeli custodi: gli dovevano un po' di spiegazioni riguardo a quella prova, soprattutto sul vero perché non l'avessero messo al corrente della sua esistenza, visto che gli sembrava tutto, meno che "poco rilevante". Magari pensavano che, qualunque cosa ci fosse là dentro, fosse troppo "instabile" per vederla. Il pensiero lo punse nel vivo.
«Il video qui contenuto potrebbe risultare piuttosto crudo e turbare sia i membri della corte che l'imputato, per cui consiglierei una pausa per permettere alla giuria di visionarlo in privato,» azzardò Kyle, confermando i suoi sospetti.
«Io non ho problemi a visionarlo qui ed ora, in pubblico,» puntualizzò Tony senza nascondere il suo fastidio. «In giro ci sono sicuramente video peggiori con me come protagonista. Almeno in questo dovrei essere vestito,» aggiunse poi in tono forzatamente beffardo.
«Vediamo questa prova decisiva, allora,» li sollecitò Knight, che sembrava sperare con tutto se stesso che il loro fosse un bluff.
La giuria concordò con uno schiocco del martelletto.
Tony intercettò lo sguardo di Kyle, con un'aria che prometteva una lunga discussione dopo il processo. L'avvocato s'incupì di rimando, forse con una vaga aria contrita, e Tony notò il modo in cui guardò di sottecchi Pepper, che stava insolitamente evitando di guardarlo in faccia, quando non aveva distolto gli occhi da lui per tutto il processo.
"Ovviamente..." pensò con amarezza.
Ora sapeva con chi doveva prendersela, almeno.
Ci fu un breve armeggiare con una TV e un pc portatile, nel quale fu inserita l'USB. Pochi secondi dopo Tony si trovò a fissare se stesso proiettato sullo schermo, legato, bendato e tenuto sotto il tiro dei suoi carcerieri mentre una voce che era abituato a sentire principalmente nei suoi incubi accusava apertamente Obadiah di aver mentito riguardo al "bersaglio da eliminare". Smise di ascoltare e guardò lo schermo con aria trasognata, sperando solo che il video finisse presto per non dover continuare a fissare il suo stesso volto sporco di sangue e terrorizzato. Almeno i contorni del primo magnete infisso nel suo petto si distinguevano appena, e ringraziò la scarsa qualità del video.
La giuria si dichiarò soddisfatta della prova e Knight non trovò nulla da obiettare, con suo evidente fastidio.
Tony riprese a respirare solo quando lo schermo si spense finalmente con un sibilo e la chiave tornò nelle mani di Kyle. Adesso poteva percepire gli occhi di Pepper fissi su di sé, ma non si voltò verso di lei, sentendo un bruciore estraneo che gli pizzicava lo stomaco al pensiero che gli avesse mentito... per cosa, poi? Per proteggerlo?
In quella grotta c'era stato in carne ed ossa – torture, privazioni e sofferenze incluse – e Pepper credeva davvero che un video del genere potesse turbarlo? Si riservava il diritto di essere quantomeno offeso, per non dire furibondo, per essere stato considerato così fragile.
Knight gli impedì di elucubrare troppo su quello che stava interpretando come un raggiro da parte di persone che considerava fidate e riprese il contro-interrogatorio con più foga di prima:
«Dunque, stando a quanto abbiamo appena visto, aveva degli ottimi motivi per covare del rancore nei confronti di Stane: la vita in quei tre mesi non dov'essere stata facile.»
«Affatto, signor Knight. Non gliela auguro minimamente,» ribattè Tony lapidario, eliminando per una volta qualsiasi traccia di scherzo dalla sua voce.
«Ma a questo penseremo in seguito; non vorrei dover affrontare troppe problematiche in una sola volta. Vorrei comunque sottolineare alla giuria che l'imputato aveva un movente più che valido per l'omicidio di Obadiah Stane.»
Fece una pausa per permettere a tutti di assorbire l'informazione.
Tony si accorse di aver serrato nuovamente con forza entrambi i pugni e si costrinse a rilassarli, controllando poi con discrezione che ciò non avesse causato danni alla protesi. Le giunzioni delle dita si erano leggermente allentate, e badò bene a nascondere il braccio oltre il bordo del tavolo.
«Passiamo alla mia seconda domanda, prima di divagare troppo. Le forze militari Statunitensi hanno registrato una grossa esplosione nell'area in cui era stato tenuto prigioniero e hanno in seguito confermato la distruzione del covo dei Dieci Anelli...» Knight lanciava di tanto in tanto un'occhiata a quel che sembrava un rapporto ufficiale.
A quanto pare lo SHIELD non era riuscito ad arrivare anche a quelli, o forse non aveva voluto, seguendo chissà quale "procedura standard". Si appuntò mentalmente di chiedere chiarimenti anche a Fury: gli sembrava di essere tenuto all'oscuro di troppi dettagli, ultimamente.
«Sono stati trovati segni di un violento scontro armato, oltre ad alcuni corpi carbonizzati corrispondenti a diversi ricercati e criminali internazionali e a quello di un noto fisico rapito qualche anno fa in...»
«Yinsen?» esalò Tony, senza riuscire a trattenersi.
Non si aspettava che ne avessero ritrovato il corpo: avrebbe voluto esserne informato. Gli doveva la vita e non sapeva nemmeno che avessero trovato il suo corpo. Si chiese se l'avessero sepolto, e dove, ma non era sicuro di voler conoscere la risposta.
Knight lo stava fissando interrogativo.
«Si chiamava Ho Yinsen,» disse Tony, quasi con fierezza e donandogli così la dignità di un nome, per quanto fosse comunque un riconoscimento infimo a fronte di ciò che aveva fatto per lui. «Era il mio interprete e compagno di prigionia. È stato ucciso durante la nostra fuga.»
Omise, dandosi del vigliacco, che l'aveva fatto per fargli guadagnare tempo, regalandogli la vita che non avrebbe dovuto sprecare.
Knight per una volta sembrò incerto su come proseguire, disorientato dall'improvvisa serietà dell'imputato.
«Cosa c'entra la mia fuga con tutto questo?» lo riscosse bruscamente Tony, tentando di allontanarsi da quei ricordi troppo vividi.
«La distruzione della base è stata opera sua, a quanto afferma.» riprese Knight, ora di nuovo impassibile.
«Lo affermo nuovamente.»
«Ha ucciso delle persone. Conferma anche questo?» insistette Knight.
Tony si trovò a fissarlo con sguardo vacuo, mentre una fulminea reminiscenza di quegli attimi gli balenava inevitabilmente dinanzi agli occhi. Rivide Yinsen, crivellato di proiettili e riverso su dei sacchi di sabbia impregnati del suo stesso sangue, con ancora la forza di parlargli un'ultima volta. Un'ondata di nausea gli torse lo stomaco al pensiero di ciò che era venuto dopo: fiamme, urla e spari si sovrapposero nelle sue orecchie. Si obbligò a tornare al presente, ma aveva serrato di nuovo i pugni con tanta veemenza da indolenzirsi la mano buona e aver allentato ulteriormente il polso della protesi.
«Erano... terroristi,» cominciò incerto, senza sapere se quello fosse l'inizio di una confessione in piena regola o una semplice constatazione dei fatti.
In ogni caso, avvertì un senso di nausea ben marcato.
«Obiezione!» intervenne prontamente Kyle. «Vostro Onore, chiedo espressamente che vengano affrontate le problematiche relative al problema "Iron Man". Questi avvenimenti non influenzano in alcun modo diretto quelli del 5 gennaio né la questione della sua identità; ne spiegano solo l'origine,» affermò, notando il profondo disagio del suo assistito.
Stern sembrò pensarci un attimo, poi annuì.
«Obiezione accolta. La questione della sua prigionia non è chiusa, ma verrà affrontata in un altro momento. Vista la quantità delle sue accuse è molto probabile che avremo tutto il tempo necessario per discuterne approfonditamente in futuri processi.
Signor Knight, continui il contro-interrogatorio tralasciando gli eventi in Afghanistan,» sentenziò risoluto, e sia Kyle che Knight sembrarono concordi, per una volta.
Affrontare troppi capi d'accusa insieme non avrebbe favorito nessuna delle due parti e quello in particolare sembrava una questione troppo spinosa per essere risolta rapidamente come volevano entrambi.
Tony deglutì a forza, e per un attimo, impalato com'era sul banco degli imputati, con centinaia d'occhi che lo scrutavano e una condanna che incombeva su dilui, si sentì di nuovo la canna di un mitra puntata alla testa.
E il processo era appena iniziato.


***


Pepper era sicura che Tony stesse soffocando.
Era notevolmente impallidito non appena avevano cominciato a parlare del suo rapimento e adesso aveva un colorito cereo. Si allentava in continuazione il colletto della camicia ed evitava stoicamente di guardare nella sua direzione, in un atteggiamento d'indifferenza decisamente insolito per lui. Se l'era davvero presa così tanto per il fatto di avergli tenuto nascosto quel filmato?
Vista la delicatezza dell'argomento aveva insistito con Kyle per renderglielo noto solo se strettamente necessario, ma mai avrebbero immaginato che sarebbe stato lui stesso a portare il processo in quella direzione. Sperò solo che fosse in grado di sostenere il resto dell'udienza senza ulteriori danni.
Ian sembrava altrettanto preoccupato. A un tratto si accostò a Pepper, bisbigliandole di voler parlare seriamente con Tony del rapimento, se proprio aveva quest'astio verso gli psicologi. Pepper concordò sottovoce, più per cortesia che altro. Apprezzava la buona volontà del medico, ma dubitava che Tony avrebbe mai accettato un'offerta simile, intento a nascondere le proprie paure persino a se stesso.
Riprese a concentrarsi sull'udienza, con un filamento d'angoscia ad annodarle lo stomaco.
«Torniamo a questa sua identità segreta,» dichiarò Knight. «Sa dirci con esattezza quando ha iniziato ad utilizzare la "Mark III" per intervenire di persona in conflitti bellici e perché l'ha fatto?»
«La prima volta è stata in Gulmira. Ho estirpato il gruppo dei Dieci Anelli che era di stanza lì. E ho usato le mie armi solo in casi estremi e per legittima difesa. Ho poi lasciato che gli abitanti del luogo facessero il resto,» sintetizzò, ringraziando mentalmente di non essersi sporcato le mani anche in quell'occasione. «Per quanto riguarda il perché, mi sembrava di averlo chiarito nella mia conferenza stampa un anno fa: ho di meglio da offrire a questo mondo che cose che esplodono. Dopo aver visto le mie armi usate in quel modo, ho deciso che potevo fare almeno questo per cercare di rimediare al mio modo di agire. E a quello di mio padre. Siamo stati mercanti di morte troppo a lungo,» concluse mestamente, per poi riprendere con più vigore:
«I miei interventi successivi in veste di Iron Man erano mirati a distruggere le armi delle Stark Industries che Stane ha contrabbandato sotto al mio naso nei vent'anni in cui ha gestito con me, o meglio senza di me l'azienda.»
Non riuscì ad evitare la stizza che trapelò dalla sua voce a quelle ultime parole, e si costrinse a controllarsi per non dare altri appigli all'accusa.
«Finora sono intervenuto in Afghanistan, Gulmira, Wakanda, Vietnam, Sokovia... e potrei continuare. Non so ancora quante partite di armamenti siano finite sul mercato nero,» ammise, senza celare la sua frustrazione.
Ci fu un mormorio di stupore misto a consenso dal pubblico, come impressionato dalla sua fermezza e insolità gravità, oltre che preoccupato al pensiero che armamenti di fattura superiore quali erano quelli delle Stark Industries circolassero sottobanco nelle mani sbagliate. Le sue motivazioni non sembravano averli colpiti particolarmente, ma lui non vi badò: sapeva perché combatteva e tanto bastava. Non si era mai curato di ciò che diceva la gente di lui e non avrebbe cominciato a farlo proprio ora che sapeva di fare la cosa giusta.
Knight ruppe la sua bolla di confidenza, ricominciando a pungolarlo.
«Un nobile intento, signor Stark, che però ha causato più problemi di quel che aveva previsto... discuteremo in seguito anche riguardo alla sua dubbia scelta di revocare il suo contratto con l'esercito.»
L'affermazione di Knight suonò più come una minaccia, ma Kyle non intervenne: la situazione era ancora stabile e il procuratore non sembrava intenzionato ad affrontare formalmente la questione, ma solo a menzionarla per innervosirli.
«Non ci sono testimonianze attendibili dello scontro avvenuto in Gulmira, né dei successivi, quindi dovremo fidarci della sua parola,» stabilì poi con riluttanza. «Ma cosa ci dice riguardo allo scontro avvenuto con i Whiplash al suo rientro, di cui è stato invece testimone il Colonnello Rhodes?»
Il colonnello in questione si agitò sulla sua sedia ed evitò lo sguardo risentito e incredulo di Tony. Non riusciva a credere che avesse rivelato il suo coinvolgimento in quell'episodio per pura ripicca. E adesso avrebbe dovuto svicolare anche a quelle accuse...
«È stato un malinteso,» spiegò, con un'alzata di spalle distratta. «Mi hanno scambiato per una minaccia, presumo un drone, e mi hanno attaccato; non ho risposto al fuoco e ho usato solo gli anti-missili. Non uso la Mark III per divertimento, Knight, se è questo che sta tentando di dimostrare.»
"Anche se in effetti volare è divertente..." si trovò a pensare con una punta di rammarico.
«Ha comunque dimostrato una certa noncuranza, visto che ha fatto precipitare un pilota della Air Force,» puntualizzò Knight. «È stato un incidente, e comunque gli ho salvato la vita. Il suo paracadute era difettoso, le consiglio di rileggere il rapporto,» continuò con aria di sfida, sperando che il pilota avesse menzionato il suo intervento in extremis.
«Molto eroico, da parte sua,» lo schernì Knight, lasciando comunque cadere quella linea ad'attacco. «Tornando all'armatura... come definirebbe "Iron Man", se non un'arma?»
«Non la definirei affatto "arma", signor Knight. Fa parte di me, è controllata da me. È una sorta di... estensione del mio corpo,» tagliò corto Tony, esitando a utilizzare il termine tecnico.
Lo fece lui al posto suo.
«Quindi sta dicendo che è una specie di "protesi", giusto?»
Pepper trattenne a stento un'esclamazione preoccupata e Kyle s'irrigidì di colpo: sembrava quasi che Knight avesse intuito qualcosa, ma era impossibile, visto che Tony era stato immobile per la maggior parte del processo. La protesi era celata dal tutore e ciondolava inerte appesa al suo collo, invisibile a occhi indiscreti. Comunque fosse, il discorso si stava spostando in una direzione pericolosa.
Tony represse un brivido e il braccio destro sembrò pesare più che mai. Doveva riuscire a sfuggire a quelle domande infide, o avrebbe finito per lasciarsi sfuggire qualcosa, con la sua maledetta parlantina...
S'illuminò all'improvviso quando si rese conto che inconsapevolmente Knight gli aveva offerto una via di fuga.
«Esattamente: una protesi è il termine giusto. Quindi ammetto di essere in possesso di alcune "protesi ad alta tecnologia", ma questo non vuol dire che voglia utilizzarle a scopo offensivo,» dichiarò in scioltezza e riacquistando il suo solito mezzo ghigno; qualcuno dal pubblico ridacchiò.
"Ora tutti sanno che ho delle 'protesi'... ma non di che tipo," pensò soddisfatto, mantenendo un sorriso trionfante sul volto: aveva evitato di essere nuovamente accusato di falsa testimonianza, oltre a sottolineare l'inoffensività delle armature.
«E di quante di queste "protesi" dispone al momento?» lo incalzò Knight, imperterrito.
Tony ci pensò un attimo, contando ostentatamente sulle dita buone; decise di includere solo la Mark II nel conteggio, visto che la I e la III erano distrutte, più la protesi del braccio e della futura gamba.
«Tre, ma al momento solo una è operativa, più o meno. In effetti, non saprei se definirla propriamente "protesi" essendo questa parte intergante del mio corpo, ma...» stavolta un mormorio di risatine accompagnò la sua voce.
Il giudice e Knight sembravano chiedersi se si trovassero ancora in tribunale o in qualche luogo più sconcio.
«No, aspettate, sono serissimo!» Tony alzò la voce per sovrastare la momentanea confusione.
«Ne saremmo convinti, signor Stark, se solo non continuasse a farsi beffe della corte...» commentò il Giudice.
«Continuo a sostenere il termine "arma" per definire Iron Man: non può essere chiamata protesi, considerando che–...» iniziò Knight, deciso, solo per essere interrotto:
«Oh, aspetti, non me lo dica, ho capito dove vuole arrivare: è troppo grande per essere definita tale. Ho indovinato?» lo anticipò Tony con un sogghigno malizioso e scatenando ancora l'ilarità del pubblico.
«... non volevo metterla esattamente in questi termini, ma il concetto è quello,» concesse questi, alzando gli occhi al cielo. «E così torniamo alla mia accusa, cioè che l'unica definizione possibile per "Iron Man" è "arma",» concluse alla svelta, con soddisfazione.
«Obiezione: tecnicamente non può stabilirlo, visto che non ha potuto esaminarla... o sbaglio, avvocato?» intervenne Kyle con un mezzo sorriso provocatore.
«Possiamo sempre chiedere al signor Stark di farcela esaminare,» rispose prontamente Knight.
«Dipende a quale protesi si riferisce e se sarà lei a occuparsi di questo "sporco compito",» tossicchiò Tony, prima di riprendere a parlare in tono semiserio:
«Ciò che mi richiede è comunque impossibile: una è andata distrutta in seguito allo scontro, un'altra è obsoleta e le altre sono difettose o in fase di progettazione. E no, non potreste comunque esaminarle senza un mandato; e no, non potreste chiederne il cedimento perché equivarrebbe a cedere me stesso, e questo mi porrebbe sotto un contratto di schiavitù... o di prostituzione, a seconda dei punti di vista.»
«Non sono un esperto...
» cominciò Stern, arrischiandosi suo malgrado a intervenire.
«
Di prostituzione? Certo che no, andiamo, è un Senatore!» esclamò, battendo col palmo sul banco a dare enfasi.
Pepper nascose il volto tra le mani con un sospiro rassegnato, mentre Kyle tamburellava nervosamente sul tavolo, fissando con intensa concentrazione dei documenti. Era diventato paonazzo. Non bastava che il suo cliente non facesse nulla per aiutarlo a difenderlo, no: doveva anche allestire uno spettacolo di cabaret dai risvolti squallidi di fronte alla corte... si sentiva sprofondare pian piano dietro il banco della difesa.
«Silenzio! Silenzio in aula! Chiudiamo la questione delle "definizioni per Iron Man" e torniamo allo scontro, per carità!» esplose il giudice, anche lui con un colorito che tendeva al rosso acceso.
«Sono d'accordo. Sa, è una questione che mi preme molto affrontare,» dichiarò Tony, leggero, sottilmente compiaciuto nell'essere riuscito a dirottare l'argomento del processo.
Stava cominciando ad abbassare di nuovo la guardia e Kyle gli fece un cenno imperioso: doveva mantenere la calma, ancora per un po'.
«Allora ci dica quel che è successo, visto che è così impaziente,» lo incalzò Knight.
«L'avrei fatto ore fa, se me ne aveste dato modo,» replicò pungente Tony.
Ricevette l'ennesima occhiataccia da parte del giudice, ma non vi badò e iniziò a raccontare tutto da quando Stane aveva dichiarato di aver fatto il doppiogioco. Descrisse l'aggressione subita, tralasciando il dettaglio del reattore estratto dal suo petto e sostituendolo con un suo "prototipo" custodito in cassaforte; omise il congegno che l'aveva paralizzato e descrisse di essere stato minacciato con una banale pistola; dichiarò di essere svenuto dopo che Stane l'aveva tramortito, e che dopo essere rinvenuto si era precipitato alle Industries per fermarlo.
Kyle annuì: tutto liscio, per una volta. Avevano preparato un piano d'emergenza nel caso la sua copertura fosse saltata e per ora Tony sembrava incline a seguirlo, anche se non aveva incluso il soccorso di Rhodes nella narrazione, dettaglio che comunque non incideva sui fatti principali. Pareva aver riacquistato un minimo di serietà, anche se l'avvocato sapeva che sarebbe stata solo momentanea.
«... l'ho raggiunto e poi ci siamo scontrati. Io ho avuto la meglio, ovviamente. Stane è precipitato nel reattore cacciandomi in questo macello e io mi sono risvegliato in un letto d'ospedale. È tutto,» alzò le spalle in conclusione.
Knight si aprì in un sogghigno infido a quelle parole, e Kyle già sapeva dove avrebbe puntato: Tony aveva saltato a piè pari la descrizione dello scontro. Quel procuratore era un pignolo e un perfezionista: avrebbe voluto i dettagli e l'esatto sviluppo del combattimento per perorare le sue accuse di omicidio volontario.
«Non proprio tutto, signor Stark; a mio avviso mancano le dinamiche che l'hanno portata su quel letto d'ospedale.»
«Credo che lei abbia qualche problema d'attenzione, signor Knight, ma mi limiterò a ripetere quel che ho appena dichiarato: ho usato l'arma Iron Man solo per contrastare e difendermi da Stane, non perché mi avesse rubato l’arma... o meglio, anche per quello. Insomma, lui voleva venderla a una cellula terrorista, non mi sento affatto in colpa per aver scongiurato una potenziale catastrofe!» Tony impose alla sua voce più veemenza di quanto avesse mai fatto dall’inizio del processo.
«Quindi noi dovremmo fidarci del fatto che lei, Anthony Edward Stark alias Iron Man, sia un supereroe da ringraziare per aver estirpato la compagnia dei Dieci Anelli e aiutato l'esercito a proteggere tutti, distruggendo Whiplash e interferendo in azioni militari di massima...»
«Esatto, un "grazie" non sarebbe di troppo! E le ho già detto com'è andato l'incidente dei Whiplash e può chiedere a Rhodey se davvero vuole–...»
Knight lo ignorò totalmente e sovrastò la sua voce:
«... segretezza e che il signor Stane, il quale lei afferma fosse in possesso delle sue armi e della sua tecnologia...»
«Devo davvero ripeterle tutto da capo?» sbottò Tony, agitandosi sulla sua sedia a rotelle e facendo un brusco gesto col braccio immobilizzato che per puro miracolo non si disarticolò dalla spalla.
«...delle quali, voglio ricordare, il governo era all’oscuro, sia morto in seguito a una disputa piuttosto accesa tra due congegni robotici all'avanguardia,» continuò Knight, irrefrenabile. «Inoltre lei non è esattamente nelle "condizioni" adatte per poter deporre una testimonianza attendibile, signor Stark.»
«Obiezione! Il signor Knight sta mettendo in dubbio la credibilità dell’imputato: questa è diffamazione!» intervenne Kyle, d'impeto.
«Respinta.» dichiarò stoicamente Stern.
Tony prese un lungo respiro profondo, facendo eco a Pepper: questa volta doveva davvero dare fondo a tutto il suo carisma e alla sua abilità di convinzione. Riottenere credibilità dopo aver ammesso di aver testimoniato il falso non rientrava nel suo piano... se mai ne aveva avuto uno.
«"Condizioni" adatte? Cosa intende per... ah no, aspetti, voglio divertirmi io a indovinare: mi ritiene qualcosa come un pazzo criminale con manie di onnipotenza e furie omicide, non è vero? Credo che abbia sbagliato soggetto: quello è Stane. Certo, concordo sul fatto di essere un narcisista... e magari sì, ho un po' di manie di protagonismo del tutto giustificate, ma massacrare gente per divertimento non rientra nelle mie priorità. Quello lo fanno i "cattivi" mentre io me ne sto seduto qui a sentire voi che blaterate,» concluse seccamente.
Knight fece un gesto di falsa ammirazione che gli fece quasi saltare i nervi, e si sentì ancor più vicino al limite quando l'avvocato riprese a parlare:
«L'esempio che ci sta dando in quest'aula non è esattamente quel che riterrei "nella norma".»
«Sono assolutamente stabile, psicologicamente abile e intendo perfettamente, procuratore Knight. Se ora volesse chiudere questo penoso teatrino per decidere delle mie facoltà cognitive gliene sarei immensamente grato.»
Tony sfoggiò un sorrisino glaciale, che esprimeva chiaramente cosa avrebbe realmente voluto dirgli.
«Ma, Signor Stark, capisce che dopo la sua falsa deposizione non sarà più così facile crederle. Senza contare il fatto che lei continua a dichiarare di essere perfettamente sano di mente quando...»
«Obiezione: questa è diffamazione e lo ripeto per l'ennesima volta, signor giudice.»
«Accolta. Signor Knight, proceda più adagio e moderi i termini verso l’imputato.»
«Scusate, vostro Onore,» rispose Knight, sfuggente. «Volevo dire: i fatti dimostrano apertamente un certo squilibrio nella mente del nostro imputato; squilibrio che potrebbe essere stato dettato dalla sua lunga permanenza in Afghanistan e...»
«Signor Knight, sono perfettamente d'accordo sul fatto che il periodo di prigionia sia determinante nei successivi sviluppi della vita del signor Stark, ma la invito un'ultima volta ad attenersi ai fatti del 5 gennaio fino a discrezione della corte,» lo interruppe spazientito il giudice. «Un'ulteriore domanda non pertinente a questi avvenimenti le causerà un'ammonizione.»
Tony esultò tra sé nel vedere la faccia interdetta dell'avvocato.
Knight sembrò aver appena ingoiato qualcosa di molto amaro e molto bruciante, perché sforzò un sorrisetto non molto convincente prima di riprendere a parlare con una vena d'astio represso:
«E dunque, atteniamoci ai fatti. Quegli stessi fatti che lei sta cercando di evitare dall'inizio del processo, signor Stark, e cioè: cosa è accaduto esattamente su quel tetto?»
Tutti tacquero per qualche istante.
Tony si aggiustò la cravatta, fingendosi disinvolto mentre scavava negli abissi dei suoi ricordi per cavarne fuori qualcosa di credibile. I primi momenti dello scontro erano chiari... la faccenda diventava complessa dal congelamento dell'armatura di Stane in poi.
Era atterrato più o meno integro sul tetto... e poi?
Da lì iniziavano ricordi confusi e frammentari, ma poco importava. Doveva solo restare calmo: il suo pubblico era lì; doveva solo... intrattenerlo.
«Dunque... quando sono intervenuto per fermare Iron Monger, o Stane, che dir si voglia, quel folle stava per incenerire la qui presente signorina Potts.»
Gli occhi di tutti i presenti si spostarono su di lei, che maledisse tra sé Tony per averla messa in mezzo. Fortunatamente riprese subito a parlare per evitarle domande imbarazzanti:
«L'ho fermato appena in tempo, con un po' troppo impeto. Infatti siamo finiti a combattere in mezzo alla tangenziale...» ammise Tony, a disagio.
In quell'occasione aveva davvero rischiato di ferire o uccidere qualcuno. Per fortuna, da quanto ne sapeva, c'erano stati solo un paio di contusi lievi.
«... causando un'infinità di danni a cose, edifici e persone,» concluse Knight, pungente, «Abbiamo un elenco molto dettagliato di quanto le verranno a costare i risarcimenti, signor Stark. Trovo ironico che quella strada sia dedicata proprio a suo padre; immagino sarebbe lusingato nel vedere come l'ha ridotta.»
Tony sorvolò sull'osservazione e ribatté pungente:
«Se c'è una cosa della quale non mi sono mai preoccupato è la mia disponibilità economica. Ora, se ha finito di irritarmi, riprenderei la mia deposizione,» replicò con distacco.
Era troppo occupato a cercare di ricordare qualcosa per prestargli veramente ascolto o per raccogliere le sue provocazioni.
«Poi... poi. Ho cercato di ragionare con lui, cioè Stane, a parole ma... non ha funzionato. Gli ho detto di piantarla e arrendersi e mi ha risposto scaraventandomi contro un autobus, il che credo possa universalmente considerarsi come un "no". Quindi ho continuato con le maniere forti, anche perché lui non aveva nessuna intenzione di lasciarmi vivo e non si preoccupava dei "danni collaterali". Ho cercato di allontanarlo dalla città e di sfuggirgli, ma era riuscito anche lui a far sollevare quell'ammasso di metallo da terra. Anche se era terribilmente lento. E non molto areodinamico... una squallida imitazion,.» prese tempo, passando al setaccio gli avvenimenti di quella sera.
«Volavate sopra la città?» intervenne Knight.
«Sopra il terreno delle Stark Industries. In modo che quando fosse precipitato non avrebbe corso il rischio di ferire o uccidere nessuno, e mi sarei comunque premurato di deviarne la rotta in caso contrario. Soddisfatto? Grazie,» rispose seccato Tony, che s'innervosiva sempre più mano mano che iniziavano a sfuggirgli i dettagli. «La sua armatura non era progettata per resistere alle basse temperature, così è precipitato per un accumulo di ghiaccio sui propulsori...»
S'interruppe, frastornato.
«Il mio reattore... quello dell'armatura,» si corresse in fretta, «funzionava male e ho perso potenza. Credo di essermi schiantato. Ricordo solo una forte botta in testa, poi... non so.»
Emise uno sbuffo di frustrazione: ricordava suoni e sensazioni, ma non quello a cui corrispondevano.
Un forte schianto metallico e un colpo alla schiena: doveva essere stato l'atterraggio sul tetto. Ricordava la gamba che rifiutava di muoversi, poi un dolore lancinante al volto. Infine il nero totale. Trasalì e dominò l'impulso di portarsi la mano alla ferita quando il moncherino si contrasse di riflesso. Prese un respiro, scuotendo appena la testa. Knight gli aveva chiesto qualcosa, ma non aveva colto le sue parole.
«Cosa?»
«Come si è provocato quelle ferite?» scandì di nuovo l'avvocato.
«Vorrei ricordare a tutti i presenti la parziale amnesia del mio cliente,» intervenne Kyle, serafico.
«Dovrà pur ricordare qualcosa, anche solo un dettaglio.»
«Signor Knight, sembra provare gusto a importunare il mio cliente; la prego di...»
«Signor Andrews, l'avvocato non sta facendo altro che il proprio lavoro: porre domande. Terremo conto dell'amnesia del signor Stark, ma questo non lo esonera dal rispondere.» lo interruppe Stern, con più calma del solito.
Lo sguardo penetrante di Knight si fissò su Tony, che si mosse a disagio. Doveva dire qualcosa... qualunque cosa che...
«Ricordo solo un lampo blu. Un forte lampo blu,» ripetè, un po' assente. «E vetri dappertutto.»
scosse la testa, portandosi inconsapevolmente la mano alla benda.
Gli tintinnavano le orecchie e si sentiva ronzare la testa.
«Un'esplosione, forse. Credo ci fosse del sangue, ed ero sicuramente ferito, ma... non lo so,» sospirò infine, confuso, e riportò lo sguardo su Knight, per nulla impressionato da quella che probabilmente riteneva una simulazione per scampare al contro-interrogatorio. «Nient'altro: il mio successivo ricordo è il soffitto di un ospedale.»
«Non è neanche lontanamente soddisfacente, ma ce lo faremo bastare. In ogni caso il suo stato fisico attuale potrebbe illuminarci e chiarire le dinamiche di questo fantomatico scontro.»
Tony annuì rigidamente, imponendosi la calma. Era strano che Knight insistesse così tanto su quel particolare: dove voleva andare a parare?
Anche Kyle era inquieto: tutto ciò non gli piaceva affatto, ma non poteva obiettare perché in teoria dovevano essere in grado di documentare lo stato di salute di Tony... in pratica non potevano assolutamente farlo o almeno, non del tutto e in modo veritiero.
«Che cosa coprirebbe la benda, di preciso?» cominciò il suo esame Knight.
«Un occhio bionico che spara raggi laser, signor Knight,» rispose impassibile Tony, ma non potè evitare di farsi sfuggire un sorrisetto in direzione di Ian, che si limitò a scuotere appena la testa con un mezzo sorriso sotto i baffi.
Il messaggio era chiaro: non aveva ancora rinunciato a quella folle idea...
«Potrebbe fingere un po' di serietà?» lo rimbeccò il giudice, che sembrava aver ormai deciso di non perdonare più le stravaganze di Tony.
«Va bene, va bene, nasconde una chirurgia plastica: il mio bel viso è rimasto ferito da uno dei vetri prima citati e io non ho intenzione di andare in giro con uno sfregio da pirata per il resto della mia vita.»
"Come qualcuno di mia conoscenza..." aggiunse tra sé, non propriamente divertito al pensiero.
«Dottor Mitchell, potrebbe spiegarcelo in termini più specifici?» sospirò Stern.
Mitchell sobbalzò come se avesse preso la scossa, ma si ricompose in fretta:
«Il signor Stark ha subito un delicato intervento. La pelle allo stato attuale è estremamente fotosensibile e l’esposizione a qualsiasi fonte luminosa sarebbe dannosa,» spiegò conciso.
«Il braccio è rotto?»
«Spalla lussata,» replicò Tony, muovendola debolmente senza aver bisogno di simulare la smorfia di dolore.
«E la gamba? Che fine ha fatto?» continuò Knight serratamente, convinto che prima o poi qualcosa avrebbe ottenuto.
La sua pessima scelta di parole accentuò il nervosismo di Tony:
«Me la sono rotta, avvocato. Pensavo l'avesse notato. Sa, non è proprio una cosa che passa inosservata,» asserì acidamente, desiderando che fosse realmente così.
«La caduta sul tetto ha provocato la lesione dei crociati e dei menischi; inoltre ha la tibia fratturata in vari punti, mentre il perone...» Ian stava completamente improvvisando, ma Knight lo interruppe bruscamente:
«Dove sono riportati questi dettagli nella cartella medica? Non riesco a trovarli.»
«Non c'è stato tempo e modo di verbalizzarli,» tentò d'istinto Mitchell, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero da Kyle, che aveva invece preparato una scusa credibile su un ritardo burocratico dell'ospedale.
«Beh, non ho di certo un bell’aspetto, devo ammetterlo... direi che la giuria può convenire con il dottor Mitchell riguardo alla mia precaria salute fisica,» intervenne Tony cercando di salvare la situazione, per una volta al momento giusto.
«L'assenza di referti medici è una grave mancanza, avvocato Andrews. In questo caso le prove sono lampanti agli occhi di tutti, ma s'impegni a presentare tutta la documentazione necessaria,» lo rimproverò il giudice, fissandolo severamente.
Kyle si mosse a disagio, ma annuì scusandosi per il ritardo; le cose non si mettevano bene... se avessero deciso di constatare tramite un medico legale le condizioni di Tony sarebbe stata la fine.
«Ah, e potrebbe spiegarci il perché dei guanti? Pare che il dottor Mitchell abbia dimenticato di verbalizzare anche questo...»
Tony guardò istintivamente Ian, allarmato.

Reggimi il gioco.”
«Mi sono ustionato in seguito all’esplosione del reattore. Davvero, non so quanto potreste essere felici di vedere le mie mani in questo momento,» disse, cercando di risultare convincente e allo stesso tempo restio a togliersi i guanti, senza sembrare spaventato.
Non era affatto facile.
«Se era vicino al reattore al momento dell'esplosione, mi spiega perché non ha ustioni e bruciature anche sul resto del corpo?» lo stuzzicò Knight, intuendo di aver imboccato finalmente la strada giusta.
«Pretenderebbe che allestisca uno strip-tease qui in tribunale per "mostrare il mio corpo bruciacchiato"?» tentò di sdrammatizzare Tony, sentendosi sprofondare.
«Mi riferivo al suo viso. A parte l'occhio, è integro e privo di ustioni.»
«Le ricordo che la Mark III dispone di un elmo, rivestito di oro e titanio e resistente ad altissime temperature.»
«Quindi in teoria anche le mani erano protette.» gli fece notare Knight, illuminandosi.
«Mi sono scottato le mani perché le onde del reattore hanno interferito con quelle del mini-reattore causando un surriscaldamento dei propulsori anteriori,» inventò sul momento, rifacendosi alla terribile esperienza del suo interveto chirurgico e dell'interferenza fra due reattori.
«Perché non l'ha detto subito?»
«Obiezione: non l'ha chiesto in modo esplicito. L'imputato ha indicato la fonte principale dei suoi danni fisici, per cui ha tecnicamente risposto alla sua precedente domanda,» intervenne Kyle, convinto.
«Respinta.» dichiarò invece il giudice.
Ci fu un momento di gelido silenzio in cui Tony si trovò a desiderare di poter svanire dal banco dei testimoni in uno sbuffo di fumo.
«Signor Stark, ho la netta impressione che si stia arrampicando sugli specchi aggiungendo sempre nuovi dettagli alla sua deposizione per svicolare alle mie domande, che in realtà ritengo piuttosto innocue... il che rende il tutto ancora più sospetto,» continuò perfido Knight. «E la sua precedente falsa testimonianza non l'aiuta affatto. Dice di essersi scontrato con Stane, ma non è in grado di spiegarci nel dettaglio com'è morto, né come si è provocato tutte queste lesioni, ma è in grado di ricordare interferenze tra reattori e i danni subiti dalla sua armatura senza problemi. Non è ben chiaro il motivo del sovraccarico del reattore stesso, visto che mi sembra improbabile un malfunzionamento nell'istante in cui eravate sul tetto. E per finire, non è in grado di dimostrare di essere stato nel pieno possesso delle sue facoltà mentali mentre si scontrava col suo collega,» terminò con soddisfazione.
Tony si sentì improvvisamente la bocca secca. La situazione peggiorava di minuto in minuto...
Pepper gli aveva detto che era stata lei a sovraccaricare il reattore, su suo ordine, ma non poteva dirlo... non poteva assolutamente dirlo. L'avrebbe coinvolta a sua volta nel processo e lui non aveva intenzione di ripagare così tutto il tempo e la pazienza che gli aveva dedicato in vita sua. Le intimò con lo sguardo di tacere, avendo colto un movimento sospetto da parte sua.
«Vuole aggiungere ancora qualcosa?»
Tony prese un profondo respiro, sforzandosi di apparire fiducioso, e si poggiò con fare spavaldo al banco dei testimoni sporgendosi appena verso il procuratore.
«In realtà avrei qualcosa da aggiungere,» esordì serio, alzando appena il braccio immobilizzato, del tutto dimentico del tutore.
«Lei,» puntò pericolosamente l'indice destro in direzione di Knight, «mi sta mettendo in difficoltà, lo ammetto. Ma se continua a...»
Nessuno, neanche lui, seppe mai come avrebbe voluto finire la frase, perché fu troncata da un secco clangore metallico che riecheggiò nell'aula.
Il tribunale divenne improvvisamente più muto di una tomba. Tony fissava ancora Knight, ma gli occhi di questo erano puntati altrove, allibiti.
Precisamente per terra, ai piedi del banco dei testimoni.
Tony prese un respiro profondo e guardò il polso destro ancora sollevato, provando un tuffo al cuore.
"Oh, cazzo."
Si puntellò sul banco col braccio sano e si sporse per vedere il pavimento, dove giaceva inerte la mano della protesi, sfrigolando appena e animata da un residuo di energia.
Nessuno sembrava avere il coraggio di parlare.
Erano tutti pietrificati; persino i giornalisti erano ammutoliti.
"Parla, Tony. Avanti, di' qualcosa. Qualunque cosa, anche la più stupida!"
«Qualcuno mi dà una mano?»




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Revisione effettuata il 21/02/2018


Note Delle Autrici:

Ed ecco un capitolo lungo il triplo dei precedenti... Ops, c'è scappata la mano!
E ora Tony è ancora più nei casini... ma se la caverà, in un modo o nell'altro. C'è ancora tanto tempo... :3
Ringraziamo Rogue92 e alliearthur, che continuano a seguirci e a recensire :D Vi amiamo <3
Alla prossima!

Moon&Light



 



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