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Falling
"Stupid
me to believe
That I could depend on stupid you
And
on the tip of my tongue,
Were
words that came out all wrong"
[Kings Of Medicine – Placebo]
«Ordine!
Ordine!
Esigo ordine!» sbraitò il giudice, pestando con
accanimento
il suo martelletto senza ottenere risultati evidenti.
La
sala era in subbuglio: tutti parlavano con tutti, i giornalisti si
rivolgevano direttamente a Tony; alcuni tentavano di salire sul palco
per intervistarlo e venivano respinti dalla sicurezza, la giuria si
consultava concitata. Knight,
dopo essersi ripreso dallo stupore, esibiva un sorriso tronfio e
arrogante nell'osservare quel pandemonio. Si era poggiato con fare sprezzante al banco dell'accusa,
in attesa che il processo riprendesse: era chiaro che pensava di
avere già la vittoria in pugno.
Dopo
il primo momento di esaltazione autocelebrativa, Tony si era calmato
e aveva assunto un'espressione più seria, attendendo con
pazienza
che tutti tacessero per riprendere a parlare e rispondere ai miliardi
di domande che gli sarebbero state poste di lì a pochi
istanti. Tentava
di ignorare le occhiate penetranti che gli scoccavano a turno Pepper,
Ian e Kyle, rincarate da quelle altrettanto accusatorie di Rhodey poco più dietro.
Kyle
aveva assunto una rassegnata faccia da funerale e sembrava aver
accettato stoicamente il fatto che avrebbe perso la causa entro dieci
minuti. Ian
dal canto suo sfoggiava la sua solita espressione corrucciata, ma i
suoi occhi mandavano lampi gelidi nella direzione del suo paziente.
Pepper
non sembrava condividere la loro pacatezza, perché aveva
assunto un
colorito tendente al bordò e si stava
chiaramente imponendo
di non alzarsi in piedi per piombare addosso al suo capo e acciuffarlo
per un
orecchio come un bambino pestifero di fronte a tutti. Tony deglutì a vuoto:
l'avrebbe come
minimo ucciso non appena fossero usciti di lì.
Però
doveva ammettere che, nonostante temesse l’ira dei suoi
"compagni
di squadra" – veri e metaforici, in realtà – si sentiva molto meglio, come se si fosse tolto un
pesante fardello dalle spalle. In più era nuovamente al
centro
dell'attenzione, e questo non poteva che fargli piacere nonostante il
momento critico. Era soddisfacente venire guardato con stupore e ammirazione, e anche invidia, fintantoché chi lo faceva fosse rimasto all'oscuro delle sue vere condizioni, di cui era comunque fin troppo cosciente.
I
membri della giuria stavano parlottando tra loro e con Stern, indecisi su
come far procedere il processo dopo quella svolta inattesa. Tutti
gli occhi erano puntati su Tony che, dal canto suo, fissava con
svagato interesse il soffitto. Per passare il tempo si
sistemò il
tutore al braccio, allentandolo un po'; provò poi a muovere
leggermente
la protesi per sciogliersi la spalla indolenzita da quel peso inusuale.
Ignorò gli sguardi
ammonitori del suo trio difensore nell'osservare le sue manovre
rischiose, ma necessarie per alleviare il proprio fastidio.
Pian
piano il clamore che scuoteva il tribunale diventò un brusio
concitato e si affievolì fino a spegnarsi del tutto, ma
nessuno
diede segno di voler parlare per primo. Stern conferiva sottovoce con
un membro della giuria, apparentemente contrariato.
Alla
fine, vedendo che nessuno sembrava avere idea di come sbloccare la
situazione, Tony decise di farlo per loro:
«Oh,
abbiamo finito?» disse con finta sorpresa, riscuotendo
l'attenzione
dei presenti già ampiamente appuntata su di lui.
«Abbiamo
appena cominciato, signor Stark,» replicò di
scatto Stern,
interrompendo il suo confabulare.
Sembrava
molto meno propenso ad essere paziente rispetto all'inizio del
processo, e le sue guance cadenti fremevano d'indignazione.
«Conferma
la sua ultima affermazione?» intervenne Knight, come se ce ne
fosse davvero
bisogno.
«Naturalmente.
Devo ripeterla? Beh, sono Iron Man, e questo è
quanto.»
«Obiezio–...»
Kyle si fermò a metà e lasciò cadere
nel vuoto la sua protesta,
capendo che era completamente inutile ricorrere di nuovo alla scusa
dello stato confusionale: così facendo avrebbe solo
rafforzato i
dubbi sulla già controversa integrità mentale di
Tony.
«Voleva
forse dire qualcosa, signor Andrews?» lo stuzzicò
Knight, che
sembrava godersela un mondo.
«Effettivamente
sì. Vorrei richiedere una pausa dal processo
per...» cominciò, ma
Stern lo troncò sul nascere:
«Respinta.
Non vedo alcun bisogno di una pausa, avvocato; continueremo fino a
che lo riterremo necessario.»
«Capisco,»
disse Kyle tra i denti, ma mantenne la sua solita espressione
cordiale, anche se dentro ribolliva palesemente di frustrazione.
Ci
fu uno scambio di sguardi velenosi tra lui e Knight, prima che a
quest'ultimo fosse concesso di riprendere il contro-interrogatorio.
«Signor
Stark, in seguito alla sua ultima dichiarazione ritengo necessaria
una revisione della sua testimonianza riguardo ai fatti avvenuti il 5
gennaio alle Stark Industries, settore 16,»
annunciò formalmente il
Senatore, in un tentativo di riportare una parvenza di
ufficialità
nel tribunale dopo la breve parentesi da talk-show.
«Naturalmente
il fatto di aver prestato falsa testimonianza andrà a suo
netto
svantaggio e sarà aggiunto ai suoi capi d'accusa;
dovrà pagare una
salata multa, a meno che non voglia finire agli arresti per un bel
po',» concluse soddisfatto.
«Pagherò
quel che devo,» alzò le spalle Tony, noncurante.
Un
paio di mesi agli arresti domiciliari non avrebbero mutato
più di
tanto la sua situazione, visto che non poteva comunque muoversi.
«Adesso,
ci dica: cosa è successo veramente
quella sera? Inizi pure la
sua deposizione. E veda di essere sincero, le ricordo che ha prestato
giuramento,» aggiunse aspramente il giudice, siglando le sue
parole
con un solenne battito di martelletto.
Tony
si prese qualche secondo per raccogliere le idee e fu come se un
sipario calasse sulla sua espressione giocosa per lasciare il posto
ad ombre più cupe.
«Prima
di arrivare allo scontro del 5 gennaio scontro devo fare un bel passo
indietro. Al mio rapimento in Afghanistan, per l'esattezza,»
esordì
Tony, scatenando subito mormorii incuriositi dal pubblico.
Non
aveva mai raccontato chiaramente quel che era successo mentre era
prigioniero dei terroristi, né aveva intenzione di farlo
adesso, né
mai. La
SHIELD si era adoperata per insabbiare l'esatta dinamica della sua
fuga e non era mai stato interrogato dalle autorità in
proposito, ma
sapeva che la cosa sarebbe saltata fuori da sola in correlazione a
Stane e voleva togliersi subito il dente per evitare incursioni
impreviste da parte dell'accusa. Gli premeva mettre in chiaro che lui, coi sotterfugi di Stane e con quei bastardi dei Dieci Anelli, non c'entrava assolutamente nulla se non nel ruolo di vittima ignara. Ed egualmente colpevole di quei traffici illeciti, ma quello era un pensiero che tormentava a sufficienza le sue notti senza fare un mea culpa pubblico. Presagiva che in
futuro avrebbe comunque dovuto approfondire il suo rifiuto di continuare a
produrre armamenti, ma adesso gli sembrava una questione di
importanza secondaria.
«Vi
risparmierò i dettagli più crudi, ma vi basti
sapere che, qualunque
cosa dicano i miei diffamatori, non è stata affatto una
montatura né
un viaggio di piacere. Per farla breve: molti si chiedono come abbia
fatto a scappare ai terroristi. Semplice: grazie ad Iron Man.
L'armatura è nata in quella grotta e l'ho usata per crearmi
una via
di fuga, l'unica a cui avessi accesso,» spiegò
brevemente.
Il
pubblico pendeva dalle sue labbra e suo malgrado anche Knight
sembrava molto interessato, al di là del lato professionale
della
vicenda. Non si trattenne comunque dall'intervenire con la sua voce
infida:
«Avrei
due domande.»
«Non
ne dubitavo.» Tony alzò un sopracciglio, ma attese.
«La
prima è: come avrebbe fatto esattamente a creare un'armatura
così
tecnologicamente avanzata in una grotta, con, immagino, strumenti non
paragonabili a quelli delle sue industrie?»
«Era
molto più rudimentale della Mark III... intendo l'armatura.
Quella
era la Mark I, l'antenata di quella attuale,» si
frenò dal rivelare
altri dettagli, ma sapeva che il procuratore non avrebbe dimenticato
il fatto che sembravano esserci più armature in circolazione. «Il
punto è che usavo effettivamente materiali delle mie
industrie.
Missili, esplosivi, armi, componenti elettronici...» si
ritrovò a
stringere il pugno buono, di nuovo fremente di rabbia. «È
proprio questo il collegamento con Stane: riforniva i terroristi
sottobanco con le mie armi e attrezzature a mia insaputa, e ha
organizzato anche il mio rapimento per...»
«Obiezione:
ha già affermato questo in precedenza, ma dove sono le
prove?»
Tony esitò, serrando appena la mascella.
«Non credo di avere prove che...»
«Obiezione!»
intervenne Kyle, appena in tempo. «Abbiamo effettivamente prove
del
coinvolgimento di Stane nel rapimento del signor Stark,» annunciò,
sollevando
una chiave USB in modo che fosse ben visibile.
Tony
non riuscì a nascondere la sua perplessità: era
la chiave in grado
di aggirare i suoi stessi sistemi, con la quale Pepper doveva
recuperare i dati relativi alle sue industrie e progetti. Non
immaginava che avessero trovato anche prove del suo rapimento.
Perché
non gliel'avevano detto? Certo, non avevano parlato esplicitamente dell'Afghanistan mentre si preparavano all'udienza, ma quello gli sembrava un dettaglio decisamente rilevante, oltre che personale.
Knight
si era accorto della sua esitazione, ovviamente, ma prima che potesse
farlo notare a tutti intervenne Ian:
«Vostro
Onore, il signor Stark non è a conoscenza di questa prova
perché è
stata raccolta durante il suo periodo di degenza. Potete controllare
i registri dell'ospedale, che ho qui con me. Non era materialmente in
grado di saperlo e nella concitazione del momento non ne è
stato informato,» concluse.
«Esattamente
quel che volevo sottolineare.» confermò Kyle. «Inoltre, non pensavamo avrebbe avuto così tanta rilevanza in sede processuale,» specificò, e
Knight strinse le
labbra piccato.
Tony
scoccò un'occhiata eloquente ai suoi tre angeli custodi: gli
dovevano un po' di spiegazioni riguardo a quella prova, soprattutto
sul vero perché non l'avessero messo al corrente della sua
esistenza, visto che gli sembrava tutto, meno che "poco rilevante".
Magari pensavano che, qualunque cosa ci fosse là dentro, fosse troppo
"instabile" per vederla. Il
pensiero lo punse nel vivo.
«Il
video qui contenuto potrebbe risultare piuttosto crudo e turbare sia
i membri della corte che l'imputato, per cui consiglierei una pausa
per permettere alla giuria di visionarlo in privato,»
azzardò Kyle,
confermando i suoi sospetti.
«Io
non ho problemi a visionarlo qui ed ora,
in pubblico,»
puntualizzò Tony senza nascondere il suo fastidio.
«In
giro ci sono sicuramente video peggiori con me come protagonista.
Almeno in questo dovrei essere vestito,»
aggiunse poi in tono
forzatamente beffardo.
«Vediamo
questa prova decisiva, allora,» li sollecitò
Knight, che sembrava
sperare con tutto se stesso che il loro fosse un bluff.
La
giuria concordò con uno schiocco del martelletto.
Tony
intercettò lo sguardo di Kyle, con un'aria che prometteva
una lunga
discussione dopo il processo. L'avvocato s'incupì di
rimando, forse
con una vaga aria contrita, e Tony notò il modo in cui
guardò di
sottecchi Pepper, che stava insolitamente evitando di guardarlo in faccia, quando non aveva distolto gli occhi da lui per tutto il processo.
"Ovviamente..." pensò con amarezza.
Ora
sapeva con chi doveva prendersela, almeno.
Ci
fu un breve armeggiare con una TV e un pc portatile, nel quale fu
inserita l'USB. Pochi secondi dopo Tony si trovò a fissare
se stesso
proiettato sullo schermo, legato, bendato e tenuto sotto il tiro dei suoi
carcerieri mentre una voce che era abituato a sentire principalmente
nei suoi incubi accusava apertamente Obadiah di aver mentito riguardo al
"bersaglio da eliminare". Smise
di ascoltare e guardò lo schermo con aria trasognata,
sperando solo
che il video finisse presto per non dover continuare a fissare il suo
stesso volto sporco di sangue e terrorizzato. Almeno i contorni del primo magnete infisso nel suo petto si distinguevano appena, e ringraziò la scarsa qualità del video.
La
giuria si dichiarò soddisfatta della prova e Knight non
trovò nulla
da obiettare, con suo evidente fastidio.
Tony
riprese a respirare solo quando lo schermo si spense finalmente con
un sibilo e la chiave tornò nelle mani di Kyle. Adesso poteva
percepire gli occhi di Pepper fissi su di sé, ma non si
voltò verso
di lei, sentendo un bruciore estraneo che gli pizzicava lo stomaco al
pensiero che gli avesse mentito... per cosa, poi? Per proteggerlo?
In quella grotta c'era stato in carne ed ossa – torture, privazioni e sofferenze incluse – e Pepper credeva davvero che un video del genere potesse turbarlo? Si riservava il diritto di essere quantomeno offeso, per non dire furibondo, per essere stato considerato così fragile.
Knight
gli impedì di elucubrare troppo su quello che stava
interpretando come un raggiro da parte di persone che considerava
fidate e riprese il contro-interrogatorio con più foga di
prima:
«Dunque,
stando a quanto abbiamo appena visto, aveva degli ottimi motivi per
covare del rancore nei confronti di Stane: la vita in quei tre mesi
non dov'essere stata facile.»
«Affatto,
signor Knight. Non gliela auguro minimamente,»
ribattè Tony
lapidario, eliminando per una volta qualsiasi traccia di scherzo
dalla sua voce.
«Ma
a questo penseremo in seguito; non vorrei dover affrontare troppe
problematiche in una sola volta. Vorrei comunque sottolineare alla
giuria che l'imputato aveva un movente più che valido per
l'omicidio
di Obadiah Stane.»
Fece una pausa per permettere a tutti di
assorbire l'informazione.
Tony
si accorse di aver serrato nuovamente con forza entrambi i pugni e si
costrinse a rilassarli, controllando poi con discrezione che
ciò non
avesse causato danni alla protesi. Le giunzioni delle dita si erano leggermente
allentate, e badò bene a nascondere il braccio oltre il bordo
del
tavolo.
«Passiamo
alla mia seconda domanda, prima di divagare troppo. Le forze militari
Statunitensi hanno registrato una grossa esplosione nell'area in cui
era stato tenuto prigioniero e hanno in seguito confermato la
distruzione del covo dei Dieci Anelli...» Knight lanciava di
tanto
in tanto un'occhiata a quel che sembrava un rapporto ufficiale.
A
quanto pare lo SHIELD non era riuscito ad arrivare anche a quelli, o
forse non aveva voluto, seguendo chissà quale "procedura standard". Si appuntò mentalmente di chiedere
chiarimenti anche a Fury: gli sembrava di essere tenuto all'oscuro di
troppi dettagli, ultimamente.
«Sono
stati trovati segni di un violento scontro armato, oltre ad alcuni
corpi carbonizzati corrispondenti a diversi ricercati e criminali
internazionali e a quello di un noto fisico rapito qualche anno fa
in...»
«Yinsen?»
esalò Tony, senza riuscire a trattenersi.
Non
si aspettava che ne avessero ritrovato il corpo: avrebbe voluto
esserne informato. Gli doveva la vita e non sapeva nemmeno che avessero trovato il suo corpo. Si chiese se l'avessero sepolto, e dove, ma non era sicuro di voler conoscere la risposta.
Knight
lo stava fissando interrogativo.
«Si
chiamava Ho Yinsen,» disse Tony, quasi con fierezza e donandogli così la dignità di un nome, per quanto fosse comunque un riconoscimento infimo a fronte di ciò che aveva fatto per lui.
«Era il mio
interprete e compagno di prigionia. È stato ucciso durante
la nostra
fuga.»
Omise, dandosi del vigliacco, che l'aveva fatto per
fargli
guadagnare tempo, regalandogli la vita che non avrebbe dovuto sprecare.
Knight
per una volta sembrò incerto su come proseguire,
disorientato
dall'improvvisa serietà dell'imputato.
«Cosa
c'entra la mia fuga con tutto questo?» lo riscosse
bruscamente Tony, tentando di allontanarsi da quei ricordi troppo vividi.
«La
distruzione della base è stata opera sua, a quanto
afferma.»
riprese Knight, ora di nuovo impassibile.
«Lo
affermo nuovamente.»
«Ha
ucciso delle persone. Conferma anche questo?»
insistette Knight.
Tony si trovò a fissarlo con sguardo vacuo, mentre una
fulminea reminiscenza di quegli attimi gli balenava inevitabilmente dinanzi agli occhi.
Rivide Yinsen, crivellato di proiettili e riverso su dei sacchi di
sabbia impregnati del suo stesso sangue, con ancora la forza di
parlargli un'ultima volta. Un'ondata di nausea gli torse lo stomaco al
pensiero di ciò che era venuto dopo: fiamme, urla e spari si
sovrapposero nelle sue orecchie. Si obbligò a tornare al
presente, ma aveva serrato di nuovo i pugni con tanta veemenza da
indolenzirsi la mano buona e aver allentato ulteriormente il polso
della protesi.
«Erano... terroristi,» cominciò incerto, senza sapere se quello fosse l'inizio di una confessione in piena regola o una semplice constatazione dei fatti.
In ogni caso, avvertì un senso di nausea ben marcato.
«Obiezione!» intervenne prontamente Kyle. «Vostro Onore, chiedo espressamente che vengano affrontate le
problematiche relative al problema "Iron Man". Questi
avvenimenti non influenzano in alcun modo diretto quelli del 5 gennaio
né la questione della sua identità; ne spiegano
solo
l'origine,» affermò, notando il profondo disagio del
suo
assistito.
Stern
sembrò pensarci un attimo, poi annuì.
«Obiezione
accolta. La questione della sua prigionia non è chiusa, ma
verrà
affrontata in un altro momento. Vista la quantità delle sue
accuse
è molto probabile che avremo tutto il tempo necessario per
discuterne approfonditamente in futuri processi.
Signor
Knight, continui il contro-interrogatorio tralasciando gli eventi in
Afghanistan,» sentenziò risoluto, e sia Kyle che
Knight sembrarono
concordi, per una volta.
Affrontare
troppi capi d'accusa insieme non avrebbe favorito nessuna delle due
parti e quello in particolare sembrava una questione troppo spinosa per
essere
risolta rapidamente come volevano entrambi.
Tony deglutì a forza, e per un attimo, impalato com'era sul banco degli imputati, con centinaia d'occhi che lo scrutavano e una condanna che incombeva su dilui, si sentì di nuovo la canna di un mitra puntata alla testa.
E
il processo era appena iniziato.
***
Pepper
era sicura che Tony stesse soffocando.
Era
notevolmente impallidito non appena avevano cominciato a parlare del
suo rapimento e adesso aveva un colorito cereo. Si allentava in
continuazione il colletto della camicia ed evitava stoicamente di
guardare nella sua direzione, in un atteggiamento d'indifferenza
decisamente insolito per lui. Se
l'era davvero presa così tanto per il fatto di avergli
tenuto
nascosto quel filmato?
Vista
la delicatezza dell'argomento aveva insistito con Kyle per
renderglielo noto solo se strettamente necessario, ma mai avrebbero
immaginato che sarebbe stato lui stesso a portare il processo in
quella direzione. Sperò
solo che fosse in grado di sostenere il resto dell'udienza senza
ulteriori danni.
Ian
sembrava altrettanto preoccupato. A un tratto si accostò a Pepper,
bisbigliandole di voler parlare seriamente con Tony del rapimento, se
proprio aveva quest'astio verso gli psicologi. Pepper
concordò
sottovoce, più per cortesia che altro. Apprezzava la buona
volontà
del medico, ma dubitava che Tony avrebbe mai accettato un'offerta
simile, intento a nascondere le proprie paure persino a se stesso.
Riprese
a concentrarsi sull'udienza, con un filamento d'angoscia ad annodarle lo stomaco.
«Torniamo
a questa sua identità segreta,»
dichiarò Knight. «Sa
dirci con esattezza quando ha iniziato ad utilizzare la "Mark
III" per intervenire di persona in conflitti bellici e
perché
l'ha fatto?»
«La
prima volta è stata in Gulmira. Ho estirpato il gruppo dei
Dieci
Anelli che era di stanza lì. E ho usato le mie armi solo in
casi
estremi e per legittima difesa. Ho poi lasciato che gli abitanti del
luogo facessero il resto,» sintetizzò, ringraziando mentalmente di non essersi sporcato le mani anche in quell'occasione. «Per
quanto riguarda il perché, mi sembrava di averlo chiarito
nella mia
conferenza stampa un anno fa: ho di meglio da offrire a questo mondo
che cose che esplodono. Dopo aver visto le mie armi usate in quel
modo, ho deciso che potevo fare almeno questo per cercare di
rimediare al mio modo di agire. E a quello di mio padre. Siamo stati
mercanti di morte troppo a lungo,» concluse mestamente, per
poi
riprendere con più vigore:
«I
miei interventi successivi in veste di Iron Man erano mirati a
distruggere le armi delle Stark Industries che Stane ha
contrabbandato sotto al mio naso nei vent'anni in cui ha gestito con
me, o meglio senza di me l'azienda.»
Non riuscì ad evitare la stizza che
trapelò dalla
sua voce a quelle ultime parole, e si costrinse a controllarsi per non dare altri appigli all'accusa.
«Finora sono intervenuto in Afghanistan,
Gulmira, Wakanda, Vietnam, Sokovia... e potrei continuare. Non so ancora quante partite di armamenti siano finite sul mercato
nero,» ammise, senza celare la sua frustrazione.
Ci
fu un mormorio di stupore misto a consenso dal pubblico, come
impressionato dalla sua fermezza e insolità
gravità, oltre che preoccupato al pensiero che armamenti di
fattura superiore quali erano quelli delle Stark Industries
circolassero sottobanco nelle mani sbagliate. Le
sue motivazioni non sembravano averli colpiti particolarmente, ma lui
non vi badò: sapeva perché combatteva e tanto
bastava. Non si era
mai curato di ciò che diceva la gente di lui e non avrebbe
cominciato a farlo proprio ora che sapeva di fare la cosa giusta.
Knight
ruppe la sua bolla di confidenza, ricominciando a pungolarlo.
«Un
nobile intento, signor Stark, che però ha causato
più problemi di
quel che aveva previsto... discuteremo in seguito anche riguardo alla
sua dubbia scelta di revocare il suo contratto con
l'esercito.»
L'affermazione
di Knight suonò più come una minaccia, ma Kyle
non intervenne: la
situazione era ancora stabile e il procuratore non sembrava
intenzionato ad affrontare formalmente la questione, ma solo a menzionarla per innervosirli.
«Non
ci sono testimonianze attendibili dello scontro avvenuto in Gulmira,
né dei successivi, quindi dovremo fidarci della sua
parola,»
stabilì poi con riluttanza. «Ma
cosa ci dice riguardo allo scontro avvenuto con i Whiplash al suo
rientro, di cui è stato invece testimone il Colonnello
Rhodes?»
Il
colonnello in questione si agitò sulla sua sedia ed
evitò lo
sguardo risentito e incredulo di Tony. Non
riusciva a credere che avesse rivelato il suo coinvolgimento in
quell'episodio per pura ripicca. E adesso avrebbe dovuto svicolare
anche a quelle accuse...
«È
stato un malinteso,» spiegò, con un'alzata di
spalle distratta. «Mi
hanno scambiato per una minaccia, presumo un drone, e mi hanno
attaccato; non ho
risposto al fuoco e ho usato solo gli anti-missili. Non uso la Mark
III per divertimento, Knight, se è questo che sta tentando
di
dimostrare.»
"Anche
se in effetti volare è divertente..." si
trovò a
pensare con una punta di rammarico.
«Ha comunque dimostrato una certa noncuranza, visto che ha fatto precipitare un pilota della Air Force,» puntualizzò Knight.
«È stato un incidente, e comunque gli ho salvato la vita. Il suo paracadute era difettoso, le consiglio di rileggere il rapporto,» continuò con aria di sfida, sperando che il pilota avesse menzionato il suo intervento in extremis.
«Molto
eroico, da parte sua,» lo schernì Knight, lasciando comunque cadere quella linea ad'attacco.
«Tornando
all'armatura... come definirebbe "Iron Man", se non
un'arma?»
«Non
la definirei affatto "arma", signor Knight. Fa parte di me,
è controllata da me. È una sorta di...
estensione del mio corpo,»
tagliò corto Tony, esitando a utilizzare il termine tecnico.
Lo
fece lui al posto suo.
«Quindi
sta dicendo che è una specie di "protesi", giusto?»
Pepper
trattenne a stento un'esclamazione preoccupata e Kyle
s'irrigidì di
colpo: sembrava quasi che Knight avesse intuito qualcosa, ma era
impossibile, visto che Tony era stato immobile per la maggior parte
del processo. La
protesi era celata dal tutore e ciondolava inerte appesa al suo
collo, invisibile a occhi indiscreti. Comunque
fosse, il discorso si stava spostando in una direzione pericolosa.
Tony
represse un brivido e il braccio destro sembrò pesare
più che mai.
Doveva riuscire a sfuggire a quelle domande infide, o avrebbe finito
per lasciarsi sfuggire qualcosa, con la sua maledetta parlantina...
S'illuminò
all'improvviso quando si rese conto che inconsapevolmente Knight gli
aveva offerto una via di fuga.
«Esattamente:
una protesi è il termine giusto. Quindi ammetto di essere in
possesso di alcune "protesi ad alta tecnologia", ma questo
non vuol dire che voglia utilizzarle a scopo offensivo,»
dichiarò
in scioltezza e riacquistando il suo solito mezzo ghigno; qualcuno
dal pubblico ridacchiò.
"Ora
tutti sanno che ho delle 'protesi'... ma non di che tipo,"
pensò soddisfatto, mantenendo un sorriso trionfante sul volto: aveva
evitato di
essere nuovamente accusato di falsa testimonianza, oltre a sottolineare l'inoffensività delle armature.
«E
di quante di queste "protesi" dispone al momento?» lo
incalzò Knight, imperterrito.
Tony
ci pensò un attimo, contando ostentatamente sulle dita buone;
decise di
includere solo la Mark II nel conteggio, visto che la I e la III
erano distrutte, più la protesi del braccio e della futura
gamba.
«Tre,
ma al momento solo una è operativa, più o meno.
In effetti, non
saprei se definirla propriamente "protesi" essendo questa
parte intergante del mio corpo, ma...» stavolta un mormorio
di
risatine accompagnò la sua voce.
Il giudice e Knight sembravano chiedersi se si trovassero ancora in
tribunale o in qualche luogo più sconcio.
«No,
aspettate, sono serissimo!» Tony alzò la voce per
sovrastare la
momentanea confusione.
«Ne
saremmo convinti, signor Stark, se solo non continuasse a farsi beffe
della corte...» commentò il Giudice.
«Continuo
a sostenere il termine "arma" per definire Iron Man: non
può essere chiamata protesi, considerando che–...»
iniziò Knight,
deciso, solo per essere interrotto:
«Oh,
aspetti, non me lo dica, ho capito dove vuole arrivare: è
troppo
grande per essere definita tale. Ho indovinato?» lo
anticipò Tony
con un sogghigno malizioso e scatenando ancora l'ilarità del
pubblico.
«...
non volevo metterla esattamente in questi termini, ma il concetto
è
quello,» concesse questi, alzando gli occhi al cielo.
«E
così torniamo alla mia accusa, cioè che l'unica
definizione
possibile per "Iron Man" è "arma",» concluse alla svelta,
con soddisfazione.
«Obiezione:
tecnicamente non può stabilirlo, visto che non ha potuto
esaminarla... o sbaglio, avvocato?» intervenne Kyle con un
mezzo
sorriso provocatore.
«Possiamo
sempre chiedere al signor Stark di farcela esaminare,»
rispose
prontamente Knight.
«Dipende
a quale protesi si riferisce e se sarà lei a occuparsi di
questo
"sporco compito",» tossicchiò Tony, prima di
riprendere a
parlare in tono semiserio:
«Ciò
che mi richiede è comunque impossibile: una è
andata distrutta in
seguito allo scontro, un'altra è obsoleta e le altre sono difettose o in fase di
progettazione. E no, non potreste comunque esaminarle senza un
mandato; e no, non potreste chiederne il cedimento perché
equivarrebbe a cedere me stesso, e questo mi porrebbe sotto un
contratto di schiavitù... o di prostituzione, a seconda dei
punti di
vista.»
«Non sono un esperto...»
cominciò Stern, arrischiandosi suo malgrado a intervenire.
«Di prostituzione? Certo che no, andiamo, è un
Senatore!» esclamò, battendo col palmo sul banco a dare enfasi.
Pepper
nascose il volto tra le mani con un sospiro rassegnato, mentre Kyle
tamburellava nervosamente sul tavolo, fissando con intensa
concentrazione dei documenti. Era
diventato paonazzo. Non bastava che il suo cliente non facesse nulla
per aiutarlo a difenderlo, no: doveva anche allestire uno spettacolo
di cabaret dai risvolti squallidi di fronte alla corte... si sentiva
sprofondare pian piano dietro il banco della difesa.
«Silenzio!
Silenzio in aula! Chiudiamo la questione delle "definizioni per
Iron Man" e torniamo allo scontro, per carità!»
esplose il giudice, anche lui con un colorito che tendeva al rosso
acceso.
«Sono
d'accordo. Sa, è una questione che mi preme molto
affrontare,»
dichiarò Tony, leggero, sottilmente compiaciuto nell'essere riuscito a dirottare l'argomento del processo.
Stava
cominciando ad abbassare di nuovo la guardia e Kyle gli fece un cenno
imperioso: doveva mantenere la calma, ancora per un po'.
«Allora
ci dica quel che è successo, visto che è
così impaziente,»
lo incalzò Knight.
«L'avrei
fatto ore fa, se me ne aveste dato modo,» replicò
pungente Tony.
Ricevette
l'ennesima occhiataccia da parte del giudice, ma non vi badò
e
iniziò a raccontare tutto da quando Stane aveva dichiarato
di aver
fatto il doppiogioco. Descrisse
l'aggressione subita, tralasciando il dettaglio del reattore estratto
dal suo petto e sostituendolo con un suo "prototipo"
custodito in cassaforte; omise il congegno che l'aveva paralizzato e
descrisse di essere stato minacciato con una banale pistola;
dichiarò
di essere svenuto dopo che Stane l'aveva tramortito, e che dopo essere rinvenuto si era precipitato alle Industries per fermarlo.
Kyle
annuì: tutto liscio, per una volta. Avevano preparato un
piano
d'emergenza nel caso la sua copertura fosse saltata e per ora Tony
sembrava incline a seguirlo, anche se non aveva incluso il soccorso di Rhodes nella narrazione, dettaglio che comunque non incideva sui fatti principali. Pareva aver riacquistato un minimo di
serietà, anche se l'avvocato sapeva che sarebbe stata solo
momentanea.
«... l'ho raggiunto e
poi ci siamo scontrati. Io ho avuto la meglio, ovviamente. Stane
è
precipitato nel reattore cacciandomi in questo macello e io mi sono
risvegliato in un letto d'ospedale. È tutto,»
alzò le spalle in
conclusione.
Knight
si aprì in un sogghigno infido a quelle parole, e Kyle
già sapeva
dove avrebbe puntato: Tony aveva saltato a piè pari la
descrizione
dello scontro. Quel
procuratore era un pignolo e un perfezionista: avrebbe voluto i
dettagli e l'esatto sviluppo del combattimento per perorare le sue
accuse di omicidio volontario.
«Non
proprio tutto,
signor Stark; a mio avviso mancano le dinamiche che
l'hanno portata su quel letto d'ospedale.»
«Credo
che lei abbia qualche problema d'attenzione, signor Knight, ma mi
limiterò a ripetere quel che ho appena dichiarato: ho usato
l'arma
Iron Man solo
per contrastare e difendermi da Stane, non perché mi
avesse rubato l’arma... o meglio, anche per quello.
Insomma, lui
voleva venderla a una cellula terrorista, non mi sento affatto in
colpa per aver scongiurato una potenziale catastrofe!» Tony
impose
alla sua voce più veemenza di quanto avesse mai fatto
dall’inizio
del processo.
«Quindi
noi dovremmo fidarci del fatto che lei, Anthony Edward Stark alias
Iron Man, sia un supereroe da ringraziare per aver estirpato la
compagnia dei Dieci Anelli e aiutato l'esercito a proteggere tutti,
distruggendo Whiplash e interferendo in azioni militari di
massima...»
«Esatto, un
"grazie" non sarebbe di troppo! E le ho già detto
com'è
andato l'incidente dei Whiplash e può chiedere a Rhodey se
davvero
vuole–...»
Knight
lo ignorò totalmente e sovrastò la sua voce:
«...
segretezza e che il signor Stane, il quale lei afferma fosse in
possesso delle sue armi e della sua tecnologia...»
«Devo
davvero ripeterle tutto da capo?» sbottò Tony,
agitandosi sulla sua
sedia a rotelle e facendo un brusco gesto col braccio immobilizzato
che per puro miracolo non si disarticolò dalla spalla.
«...delle
quali, voglio ricordare, il governo era all’oscuro, sia morto
in
seguito a una disputa piuttosto accesa tra due congegni robotici
all'avanguardia,» continuò Knight, irrefrenabile.
«Inoltre
lei non è esattamente nelle "condizioni" adatte per poter
deporre una testimonianza attendibile, signor Stark.»
«Obiezione!
Il signor Knight sta mettendo in dubbio la credibilità
dell’imputato: questa è diffamazione!»
intervenne Kyle, d'impeto.
«Respinta.»
dichiarò stoicamente Stern.
Tony
prese un lungo respiro profondo, facendo eco a Pepper: questa volta doveva
davvero dare fondo a tutto il suo carisma e alla sua abilità
di
convinzione. Riottenere credibilità dopo aver ammesso di
aver
testimoniato il falso non rientrava nel suo piano... se mai ne aveva
avuto uno.
«"Condizioni"
adatte? Cosa intende per... ah no, aspetti, voglio divertirmi io a
indovinare: mi ritiene qualcosa come un pazzo criminale con manie di
onnipotenza e furie omicide, non è vero? Credo che abbia sbagliato soggetto: quello è Stane. Certo, concordo
sul fatto di essere un narcisista... e magari sì, ho un po'
di manie
di protagonismo del tutto giustificate, ma massacrare gente per
divertimento non rientra nelle mie priorità. Quello
lo fanno i "cattivi" mentre io me ne sto seduto qui a
sentire voi che blaterate,» concluse seccamente.
Knight
fece un gesto di falsa ammirazione che gli fece quasi saltare i
nervi, e si sentì ancor più vicino al limite
quando l'avvocato
riprese a parlare:
«L'esempio
che ci sta dando in quest'aula non è esattamente quel che
riterrei
"nella norma".»
«Sono
assolutamente stabile, psicologicamente abile e intendo
perfettamente, procuratore Knight. Se ora volesse chiudere questo
penoso
teatrino per decidere delle mie facoltà cognitive gliene
sarei
immensamente grato.»
Tony
sfoggiò un sorrisino glaciale, che esprimeva chiaramente
cosa
avrebbe realmente voluto dirgli.
«Ma,
Signor Stark, capisce che dopo la sua falsa deposizione non
sarà più
così facile crederle. Senza contare il fatto che lei
continua a
dichiarare di essere perfettamente sano di mente quando...»
«Obiezione:
questa è diffamazione e lo ripeto per l'ennesima volta,
signor giudice.»
«Accolta.
Signor Knight, proceda più adagio e moderi i termini verso
l’imputato.»
«Scusate,
vostro Onore,» rispose Knight, sfuggente. «Volevo
dire: i fatti
dimostrano apertamente un certo squilibrio nella mente del nostro
imputato; squilibrio che potrebbe essere stato dettato dalla sua
lunga permanenza in Afghanistan e...»
«Signor
Knight, sono perfettamente d'accordo sul fatto che il periodo di
prigionia sia determinante nei successivi sviluppi della vita del
signor Stark, ma la invito un'ultima volta ad attenersi ai fatti del
5 gennaio fino a discrezione della corte,» lo interruppe
spazientito
il giudice. «Un'ulteriore
domanda non pertinente a questi avvenimenti le causerà
un'ammonizione.»
Tony
esultò tra sé nel vedere la faccia interdetta
dell'avvocato.
Knight
sembrò aver appena ingoiato qualcosa di molto amaro e molto
bruciante, perché sforzò un sorrisetto non molto
convincente prima
di riprendere a parlare con una vena d'astio represso:
«E
dunque, atteniamoci ai fatti. Quegli stessi fatti che lei sta
cercando di evitare dall'inizio del processo, signor Stark, e
cioè:
cosa è accaduto esattamente su quel tetto?»
Tutti
tacquero per qualche istante.
Tony
si aggiustò la cravatta, fingendosi
disinvolto
mentre scavava negli abissi dei suoi ricordi per cavarne fuori
qualcosa di credibile. I
primi momenti dello scontro erano chiari... la faccenda diventava
complessa dal congelamento dell'armatura di Stane in poi.
Era
atterrato più o meno integro sul tetto... e poi?
Da
lì iniziavano ricordi confusi e frammentari, ma poco
importava.
Doveva solo restare calmo: il suo pubblico era lì; doveva
solo...
intrattenerlo.
«Dunque...
quando sono intervenuto per fermare Iron Monger, o Stane, che dir si
voglia, quel folle stava per incenerire la qui presente signorina
Potts.»
Gli
occhi di tutti i presenti si spostarono su di lei, che maledisse tra
sé Tony per averla messa in mezzo. Fortunatamente
riprese subito a parlare per evitarle domande imbarazzanti:
«L'ho
fermato appena in tempo, con un po' troppo impeto. Infatti siamo
finiti a combattere in mezzo alla tangenziale...» ammise
Tony, a
disagio.
In
quell'occasione aveva davvero rischiato di ferire o uccidere
qualcuno. Per fortuna, da quanto ne sapeva, c'erano stati solo un
paio di contusi lievi.
«...
causando un'infinità di danni a cose, edifici e
persone,» concluse
Knight, pungente, «Abbiamo un elenco molto dettagliato di
quanto le
verranno a costare i risarcimenti, signor Stark. Trovo ironico che
quella strada sia dedicata proprio a suo padre; immagino sarebbe
lusingato nel vedere come l'ha ridotta.»
Tony
sorvolò sull'osservazione e ribatté pungente:
«Se
c'è una cosa della quale non mi sono mai preoccupato
è la mia
disponibilità economica. Ora, se ha finito di irritarmi,
riprenderei
la mia deposizione,» replicò con distacco.
Era troppo occupato a
cercare di ricordare qualcosa per prestargli veramente ascolto o per
raccogliere le sue provocazioni.
«Poi...
poi. Ho cercato di ragionare con lui, cioè Stane, a parole
ma...
non ha funzionato. Gli ho detto di piantarla e arrendersi e mi ha risposto
scaraventandomi contro un autobus, il che credo possa universalmente
considerarsi come un "no". Quindi ho continuato con le
maniere forti, anche perché lui non aveva nessuna intenzione
di
lasciarmi vivo e non si preoccupava dei "danni collaterali". Ho
cercato di allontanarlo dalla città e di sfuggirgli, ma era
riuscito
anche lui a far sollevare quell'ammasso di metallo da terra. Anche se
era terribilmente lento. E non molto areodinamico... una squallida
imitazion,.» prese tempo, passando al setaccio gli
avvenimenti di
quella sera.
«Volavate
sopra la città?» intervenne Knight.
«Sopra
il terreno delle Stark Industries. In modo che quando fosse
precipitato non avrebbe corso il rischio di ferire o uccidere
nessuno, e mi sarei comunque premurato di deviarne la rotta in caso contrario. Soddisfatto? Grazie,» rispose seccato Tony, che
s'innervosiva sempre più mano mano che iniziavano a
sfuggirgli i
dettagli. «La
sua armatura non era progettata per resistere alle basse temperature,
così è precipitato per un accumulo di ghiaccio
sui propulsori...»
S'interruppe, frastornato.
«Il
mio reattore... quello dell'armatura,» si corresse in fretta,
«funzionava male e ho perso potenza. Credo di essermi
schiantato.
Ricordo solo una forte botta in testa, poi... non so.»
Emise
uno
sbuffo di frustrazione: ricordava suoni e sensazioni, ma non quello a
cui corrispondevano.
Un
forte schianto metallico e un colpo alla schiena: doveva essere
stato l'atterraggio sul tetto. Ricordava la gamba che rifiutava di muoversi, poi un dolore lancinante al volto. Infine il nero
totale. Trasalì e dominò l'impulso di portarsi la
mano alla ferita
quando il moncherino si contrasse di riflesso. Prese
un respiro, scuotendo appena la testa. Knight gli aveva chiesto
qualcosa, ma non aveva colto le sue parole.
«Cosa?»
«Come
si è provocato quelle ferite?» scandì
di nuovo l'avvocato.
«Vorrei
ricordare a tutti i presenti la parziale amnesia del mio cliente,»
intervenne
Kyle, serafico.
«Dovrà
pur ricordare qualcosa, anche solo un dettaglio.»
«Signor
Knight, sembra provare gusto a importunare il mio cliente; la prego
di...»
«Signor
Andrews, l'avvocato non sta facendo altro che il proprio lavoro:
porre domande. Terremo conto dell'amnesia del signor Stark, ma questo
non lo esonera dal rispondere.» lo interruppe Stern, con
più calma
del solito.
Lo
sguardo penetrante di Knight si fissò su Tony, che si mosse
a
disagio. Doveva
dire qualcosa... qualunque cosa che...
«Ricordo
solo un lampo blu. Un forte lampo blu,» ripetè, un
po' assente. «E
vetri dappertutto.»
scosse la testa, portandosi
inconsapevolmente la
mano alla benda.
Gli
tintinnavano le orecchie e si sentiva ronzare la testa.
«Un'esplosione,
forse. Credo ci fosse del sangue, ed ero sicuramente ferito, ma... non lo
so,» sospirò infine,
confuso, e riportò lo sguardo su Knight, per nulla
impressionato da
quella che probabilmente riteneva una simulazione per scampare al
contro-interrogatorio. «Nient'altro:
il mio successivo ricordo è il soffitto di un
ospedale.»
«Non
è neanche lontanamente soddisfacente, ma ce lo faremo bastare. In
ogni caso
il suo stato fisico attuale potrebbe illuminarci e chiarire le
dinamiche di questo fantomatico scontro.»
Tony
annuì rigidamente, imponendosi la calma. Era strano che
Knight
insistesse così tanto su quel particolare: dove voleva
andare a
parare?
Anche Kyle
era inquieto: tutto ciò non gli piaceva affatto, ma non
poteva
obiettare perché in teoria dovevano essere in grado di
documentare
lo stato di salute di Tony... in pratica non potevano assolutamente
farlo o almeno, non del tutto e in modo veritiero.
«Che
cosa coprirebbe la benda, di preciso?» cominciò il
suo esame
Knight.
«Un
occhio bionico che spara raggi laser, signor Knight,» rispose
impassibile Tony, ma non potè evitare di farsi sfuggire un
sorrisetto in direzione di Ian, che si limitò a scuotere
appena la
testa con un mezzo sorriso sotto i baffi.
Il
messaggio era chiaro: non aveva ancora rinunciato a quella folle
idea...
«Potrebbe
fingere un po' di serietà?» lo rimbeccò
il giudice, che sembrava
aver ormai deciso di non perdonare più le stravaganze di
Tony.
«Va
bene, va bene, nasconde una chirurgia plastica: il mio bel viso
è
rimasto ferito da uno dei vetri prima citati e io non ho intenzione
di andare in giro con uno sfregio da pirata per il resto della mia
vita.»
"Come
qualcuno di mia conoscenza..." aggiunse tra sé, non
propriamente divertito al pensiero.
«Dottor
Mitchell, potrebbe spiegarcelo in termini più
specifici?» sospirò Stern.
Mitchell
sobbalzò come se avesse preso la scossa, ma si ricompose in
fretta:
«Il
signor Stark ha subito un delicato intervento. La pelle allo stato
attuale è estremamente fotosensibile e
l’esposizione a qualsiasi
fonte luminosa sarebbe dannosa,» spiegò conciso.
«Il
braccio è rotto?»
«Spalla
lussata,» replicò Tony, muovendola debolmente
senza aver bisogno di
simulare la smorfia di dolore.
«E
la gamba? Che fine ha fatto?» continuò Knight
serratamente,
convinto che prima o poi qualcosa avrebbe ottenuto.
La
sua pessima scelta di parole accentuò il nervosismo di Tony:
«Me
la sono rotta, avvocato. Pensavo l'avesse notato. Sa, non è
proprio
una cosa che passa inosservata,» asserì
acidamente, desiderando
che fosse realmente così.
«La
caduta sul tetto ha provocato la lesione dei crociati e dei menischi;
inoltre ha la tibia fratturata in vari punti, mentre il
perone...»
Ian stava completamente improvvisando, ma Knight lo interruppe
bruscamente:
«Dove
sono riportati questi dettagli nella cartella medica? Non riesco a
trovarli.»
«Non
c'è stato tempo e modo di verbalizzarli,»
tentò d'istinto
Mitchell, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero da Kyle, che aveva
invece preparato una scusa credibile su un ritardo burocratico
dell'ospedale.
«Beh,
non ho di certo un bell’aspetto, devo ammetterlo... direi che
la
giuria può convenire con il dottor Mitchell riguardo alla
mia
precaria salute fisica,» intervenne Tony cercando di salvare
la
situazione, per una volta al momento giusto.
«L'assenza
di referti medici è una grave mancanza, avvocato Andrews. In
questo
caso le prove sono lampanti agli occhi di tutti, ma s'impegni a
presentare tutta la documentazione necessaria,» lo
rimproverò il giudice, fissandolo severamente.
Kyle
si mosse a disagio, ma annuì scusandosi per il ritardo; le
cose non
si mettevano bene... se avessero deciso di constatare tramite un
medico legale le condizioni di Tony sarebbe stata la fine.
«Ah,
e potrebbe spiegarci il perché dei guanti? Pare che il
dottor
Mitchell abbia dimenticato di verbalizzare anche questo...»
Tony
guardò istintivamente Ian, allarmato.
“Reggimi
il gioco.”
«Mi
sono ustionato in seguito all’esplosione del reattore.
Davvero, non
so quanto potreste essere felici di vedere le mie mani in questo
momento,» disse, cercando di risultare convincente e allo
stesso
tempo restio a togliersi i guanti, senza sembrare spaventato.
Non
era affatto facile.
«Se
era vicino al reattore al momento dell'esplosione, mi spiega
perché
non ha ustioni e bruciature anche sul resto del corpo?» lo
stuzzicò
Knight, intuendo di aver imboccato finalmente la strada giusta.
«Pretenderebbe
che allestisca uno
strip-tease qui in tribunale per "mostrare il
mio corpo bruciacchiato"?» tentò di sdrammatizzare
Tony,
sentendosi sprofondare.
«Mi
riferivo al suo viso. A parte l'occhio, è integro e privo di
ustioni.»
«Le
ricordo che la Mark III dispone di un elmo, rivestito di oro e titanio
e resistente ad altissime temperature.»
«Quindi
in teoria anche le mani erano protette.» gli fece notare
Knight,
illuminandosi.
«Mi
sono scottato le mani perché le onde del reattore hanno
interferito
con quelle del mini-reattore causando un surriscaldamento dei
propulsori anteriori,» inventò sul momento,
rifacendosi alla
terribile esperienza del suo interveto chirurgico e dell'interferenza
fra due reattori.
«Perché
non l'ha detto subito?»
«Obiezione:
non l'ha chiesto in modo esplicito. L'imputato ha indicato la fonte
principale dei suoi danni fisici, per cui ha tecnicamente risposto
alla sua precedente domanda,» intervenne Kyle, convinto.
«Respinta.»
dichiarò invece il giudice.
Ci
fu un momento di gelido silenzio in cui Tony si trovò a
desiderare
di poter svanire dal banco dei testimoni in uno sbuffo di fumo.
«Signor
Stark, ho la netta impressione che si stia arrampicando sugli specchi
aggiungendo sempre nuovi dettagli alla sua deposizione per svicolare
alle mie domande, che in realtà ritengo piuttosto
innocue... il che rende il tutto ancora più sospetto,»
continuò perfido Knight. «E
la sua precedente falsa testimonianza non l'aiuta affatto. Dice di
essersi scontrato con Stane, ma non è in grado di spiegarci
nel
dettaglio com'è morto, né come si è
provocato tutte queste
lesioni, ma è in grado di ricordare interferenze tra
reattori e i danni subiti dalla sua armatura senza problemi. Non
è ben chiaro il motivo
del sovraccarico del reattore stesso, visto che mi sembra improbabile
un malfunzionamento nell'istante in cui eravate sul tetto. E per
finire, non è in grado di dimostrare di essere stato nel
pieno
possesso delle sue facoltà mentali mentre si scontrava col
suo
collega,» terminò con soddisfazione.
Tony
si sentì improvvisamente la bocca secca. La situazione
peggiorava di
minuto in minuto...
Pepper
gli aveva detto che era stata lei a sovraccaricare il reattore, su suo
ordine, ma non poteva dirlo... non poteva assolutamente
dirlo.
L'avrebbe coinvolta a sua volta nel processo e lui non aveva
intenzione di ripagare così tutto il tempo e la pazienza che
gli
aveva dedicato in vita sua. Le intimò con lo sguardo di
tacere,
avendo colto un movimento sospetto da parte sua.
«Vuole
aggiungere ancora qualcosa?»
Tony
prese un profondo respiro, sforzandosi di
apparire fiducioso, e si poggiò con fare spavaldo al banco
dei
testimoni sporgendosi appena verso il procuratore.
«In
realtà avrei qualcosa da aggiungere,»
esordì serio, alzando appena
il braccio immobilizzato, del tutto dimentico del tutore.
«Lei,»
puntò pericolosamente l'indice destro in direzione di Knight,
«mi
sta mettendo in difficoltà, lo ammetto. Ma se continua
a...»
Nessuno, neanche lui,
seppe mai come avrebbe voluto finire la frase, perché fu
troncata da
un secco clangore metallico che riecheggiò nell'aula.
Il
tribunale divenne improvvisamente più muto di una tomba.
Tony
fissava ancora Knight, ma gli occhi di questo erano puntati altrove,
allibiti.
Precisamente
per terra, ai piedi del banco dei testimoni.
Tony
prese un respiro profondo e guardò il polso destro ancora
sollevato,
provando un tuffo al cuore.
"Oh,
cazzo."
Si
puntellò sul banco col braccio sano e si sporse per vedere
il
pavimento, dove giaceva inerte la mano della protesi, sfrigolando
appena e animata da un residuo di energia.
Nessuno
sembrava avere il coraggio di parlare.
Erano
tutti pietrificati; persino i giornalisti erano ammutoliti.
"Parla,
Tony. Avanti, di' qualcosa. Qualunque cosa, anche
la più
stupida!"
«Qualcuno
mi dà una mano?»
Revisione effettuata il 21/02/2018
Note Delle Autrici:
Ed ecco un capitolo lungo il triplo dei precedenti... Ops, c'è scappata la mano!
E ora Tony è ancora più nei casini... ma se la caverà, in un modo o nell'altro. C'è ancora tanto tempo... :3
Ringraziamo Rogue92 e alliearthur, che continuano a seguirci e a recensire :D Vi amiamo <3
Alla prossima!
Moon&Light
© Marvel