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Autore: CathLan    01/05/2012    12 recensioni
Liam e Niall si sono già incontrati, ma non in una vita passata, no, proprio in questa, eppure sembrano non ricordare.
Dal 14° cap.-Niall era bello, perfino coperto di farina senza inibizioni sul tavolo della mia cucina. Ogni cosa di lui mi gridava di non perderlo, di afferrare la vita e viverla al suo fianco, anche se per poco.
L'amore non è per forza una quercia centenaria sopravvissuta a perturbazioni e terremoti, l'amore è anche semplice, come una bolla di sapone che bagnata dai raggi solari prende colori splendenti. L'amore può durare anni, come può semplicemente durare mesi o anche giorni, l'importante non è quanto, ma come. Puoi amare fino allo stremo anche solo per secondi, innamorandoti del sorriso di una commessa al supermercato o degli occhi di un signore seduto da solo su una panchina. L'importante non è quanto.-
{Accenni di Larry Stylinson}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14. Sorry, sorry

 


Spero accetterai le mie scuse anche quando,
dopo infinite lacrime,
sembrerà troppo tardi perfino per vivere. 

 

Ciao! Scusate il lieve -seh lieve- ritardo :)
Come sempre sono stra-contenta che la storia piaccia sempre di più, è una gioia regalarvi emozioni così forti :D
Riguardo a questo capitolo spero che le rivelazioni sul rapporto tra Harry e Louis non vi sconvolgano più di tanto :'D
Non so che altro dire -ma che novità- e quindi niente, scusate eventuali errori!
Un bacio grande^^ A presto!

 

 

Buona lettura

 

 

«Ti sei svegliato un po' in ritardo, non credi?» Louis, con quel suo solito modo sfacciato e critico di rispondere mi stava letteralmente scavando la fossa.
Infondo non era solo un tipo ironico, giovanile e spensierato, quando voleva era capace di sbatterti la verità addosso come uno schiaffo in piena faccia.
«Non posso farci niente, non mi va che stasera se ne esca con quel tipo» borbottai, giocherellando con il tappo della bottiglietta d'acqua. Ne avevo bevuta metà, attaccato da una sete strana.
Lui annuì e poi rivolse un'occhiata a Harry. I loro sguardi quando si incrociavano non erano mai semplici sguardi, si dicevano tutto e si rispondevano anche, non so nemmeno bene come.
Era anche per questo che quel pomeriggio avevo deciso di andare a parlare con loro, mi avrebbero chiarito un po' le idee. Se avessi raccontato tutto a Zayn con tutta probabilità avrebbe preso un aereo per Londra solo per potermi prendere a calci.
«Insomma, perché non glielo dici e basta?» chiese il riccio, serio.
«Cosa?»
«Che ti piace, non comprendo nemmeno come tu faccia a non ammetterlo. Ogni volta che lo guardi te lo mangi con gli occhi, lo adori.»
Strabuzzai gli occhi sorpreso da tutta quella loro perspicacia. «Come avete fatto a capire che sono interessato a lui? Mi ha detto Zayn che ve ne siete accorti da tempo.»
Hazza si strinse nelle spalle larghe, mentre Lou sorrise sornione. «Anche se lo sembriamo non siamo del tutto andati, sai? E poi sospettavamo già che tu fossi omosessuale.»
Cosa?! «Che cosa?!» non riuscii a esiliare tutta la sorpresa che mi colse. Io non ero omosessuale o almeno non prima di conoscere Niall.
«Dai, il modo in cui quando eravamo in piscina perdevi la testa per il culo di Louis o la pelle bronzea di Zayn non erano normali, non credi?»
«Non è vero.»
«Invece sì, ma non c'è niente di cui vergognarsi, gli istinti sono normali, soprattutto per noi uomini.» Harry, Harry e la sua fottuta bocca.
«Quindi ve ne siete accorti da tempo» arrendersi era l'unica cosa sensata da fare, non sarebbe servito a nulla cercare d'aggrapparmi al nulla, tanto meno arrampicarmi sugli specchi, sarei scivolato rovinosamente.
«Sì ed è ora che tu lo ammetta.»
Louis sospirò e dopo tutto quel tempo passato a fissarci, sorridendo ad ogni constatazione del più piccolo, prese possesso della parola: «La cosa più importante è che tu prenda coscienza dei tuoi sentimenti per Niall. Non puoi continuare a prenderlo in giro, anche se non lo fai propriamente apposta.»
«Se ne andrà» come sempre parlai a sproposito, dando voce ai pensieri più reconditi e segreti.
Gli occhi verde acqua di Harry si spalancarono, mentre quelli di Louis si chiusero, nascondendo le iridi celesti. Ma non parlarono, come a darmi il via libera. «Mancano circa quattro mesi e se ora dovessimo attaccarci l'uno all'altro ancor più di quanto già è accaduto.. soffriremo, lo so. Soprattutto lui. Non mi va.»
«Cosa pensi eh? Chi ha mai raccontato che l'amore deve essere per forza idilliaco, senza problemi e ripensamenti? L'amore è bello perché è ingiusto, sbagliato e caotico, non puoi fermarti a pensare, altrimenti lo perdi. Tu Liam stai perdendo il tuo treno e nemmeno te ne rendi conto» scrollò il capo amareggiato, rialzando le palpebre. Non avevo mai visto Louis tanto infervorato. «Non è vero che non si può soffrire in amore, anzi, è una delle clausole. Liam afferra quello che viene, vivi la vita per quello che è senza preoccuparti del futuro, oppure perderai tutto, oltre che Niall. Vivi questi quattro mesi come un inizio, non come una cosa che porterà ad una fine. E se dovesse andare male, almeno avrai ricordi e sensazioni e non rimpianti grandi come montagne.»
Seguitò un lungo silenzio, poi un gran botto, causato dai pugni di Harry che sbatterono contro il tavolo della sua cucina -perché sì, ci trovavamo a casa sua- con una potenza inaudita. La bottiglietta barcollò e mi scivolò dalle mani aprendosi. L'acqua prese a scivolare ovunque, come un torrente in piena che sgorga e supera gli argini. Scattai in piedi per non bagnarmi e lo stesso fece Louis, mentre Harry rimase seduto, con le gocce che dal tavolo si rovesciavano verso il basso, sui suoi jeans scuri.
Non compresi, fino a che non aprì le labbra carnose, puntando le iridi verdazzurre in quelle cielo dell'amico. «E perché questi consigli non li hai seguiti pure tu? La verità è che predichi bene e razzoli male, Lou. Da dove ti è uscita tutta questa gran predica mh? Sono proprio curioso» l'acidità del suo tono era inaudita, non l'avevo mai sentito rivolgersi a qualcuno in quel modo, almeno non a Louis.
Da che avevo memoria il loro rapporto era sempre stato ai limiti della decenza, così perfetto da far male. Un rapporto tanto aperto e allo stesso tempo chiuso intorno a loro da far apparire tutto il resto una schifezza. Tutti, chi più e chi meno, stando accanto a loro si erano sentiti almeno un po' gelosi. Ci eravamo passati anche io e Zayn e chissà quanti altri prima e dopo.
«Di cosa stai parlando?» rispose il castano dai capelli lisci, con una traccia di preoccupazione e nervosismo sul volto piccolo.
«Non fare il finto tonto» sputò l'altro, spingendo la sedia all'indietro per potersi alzare e raggiungere la nostra altezza.
Mi sembrava di assistere alla scena di un film, quelle in cui i due amici si azzannano senza pietà per chissà quale motivo, mentre il terzo incomodo rimane a fissarli senza capirci niente. Mi domandai se avessi dovuto far qualcosa, magari calmare Harry, magari spronare Louis a parlare, ma la risposta fu negativa. Se mi fossi messo in mezzo avrebbero probabilmente attaccato pure me, per di più ingiustamente.
«Cosa vuoi che ti dica eh?» si decise Lou, alzando di poco la voce già di per sé acuta. «Ho scelto lei da tempo, pensavo te ne fossi fatto una ragione.»
Un tornado di pensieri, domande, risposte e grida prese a vorticarmi per la testa, implacabili. Ho scelto lei? Chi? Eleanor. Perché? Chi doveva scegliere? Harry. E perché? Da quanto? Da sempre. Impossibile.
Ritornai alla realtà solo quando un silenzio acuto ci assalì. Il riccio se ne stava zitto, coi pugni serrati lungo i fianchi e lo sguardo puntato sull'amico, mentre l'altro guardava altrove, con le braccia incrociate sul petto.
Il loro rapporto non era perfetto, probabilmente non lo era neanche mai stato.
Ora che li guardavo meglio, uscendo un attimo dal loro involucro, potevo vedere molto nitidamente tutte le crepe, i graffi e i buchi di cui non mi ero mai reso conto. Un cieco, mi ero comportato da tale.
«Lo so, me la fai presente ogni giorno la tua scelta, non sono sordo» la voce roca di Hazza era spenta, di nuovo a livelli normali.
«E allora perché tutta questa sceneggiata? Dovevi sfogarti? Ti è forse capitato qualcosa di brutto al lavoro e hai voluto manifestare il tuo disappunto in questo modo?»
No, non era quello. Louis non capiva, non vedeva. Nella boscaglia fitta che erano gli occhi di Harry non vedeva il vento forte che si abbatteva sulle cime degli alberi e che li scrollava come miseri steli d'erba. Se solo fosse stato solo, allora la pioggia si sarebbe messa ad inondare quella foresta movimentata, lasciandosi andare completamente, distruggendola ed annientandola.
Da quanto andava avanti quell'amore? Perché non me ne ero reso conto? Zayn lo aveva fatto? Lo sapeva?
«Perché tu non hai deciso di lasciarti andare agli eventi? Perché hai avuto paura del futuro?»
Mi salii la nausea. Anche io sarei finito come loro? Con Niall troppo lontano anche solo per pensarlo?
«Non è vero, io ho scelto lei, ho scelto un futuro diverso.»
Il più piccolo annuì. Le sue labbra si distesero lentamente, come a rallentatore, gli angoli si sollevarono e le fossette presero forma sulle sue guance ancora rosse di rabbia. Quello non era un sorriso, non era niente. Quella era una smorfia di dolore, mascherata da sorriso. «Vorrei stare solo, se non vi dispiace.»
Senza fiato annuii. Era successo tutto così velocemente che quasi non riuscivo a capacitarmene.
«Ci sentiamo domani, magari» mi azzardai a balbettare, osservando con la coda dell'occhio i passi lenti e decisi di Louis portarlo lontano da me, da Harry.
Era questo che intendeva? Avrei perso tutto proprio come era appena successo a lui?
La porta sbatté, segno che tutto era appena finito davvero.
Il riccio sospirò, si portò le mani tra i capelli e si accucciò per terra, inerme.
Non mi avvicinai, non ce la feci. Aveva detto di voler restare da solo e l'avrei assecondato. L'indomani sarei andato ad accertarmi del suo stato.
«Ciao Hazza.»
Non avrei permesso che una simile cosa accadesse pure a me e a Niall, no.

**


Fissai le spalle ossute di Niall, cercando di non farmi prendere dalla solita strana sensazione che poi mi cacciava sempre nei guai. «Ti stai preparando?» chiesi, come se il suo corpo mezzo nudo posto davanti all'armadio a muro non fosse abbastanza chiaro.
«Già» rispose secco, afferrando una camicia bianca e un maglioncino rosso.
I piedi si mossero da soli, portandomi proprio alle sue spalle. «Non andare» la voce mi uscii talmente poco sicura da risultare quasi un sussurro.
«Liam non cominciare, non sono un capriccio, okay?» lo disse senza nemmeno voltarsi, troppo concentrato com'era a cercare qualcosa di decente da indossare. «Non voglio che la gelosia ti spinga a cercarmi, voglio che l'amore ti spinga a non perdermi.»
Aveva ragione, maledettamente ragione. Non potevo svegliarmi solo quando se ne stava andando, eppure meglio tardi che mai, no? No, ero un coglione e basta.
Eppure non potevo lasciar perdere, la scena a cui avevo assistito quella mattina non mi lasciava stare, vorticandomi nella mente ogni sacro santo minuto, ricordandomi che se solo avessi mollato la presa allora sì che sarebbe stato tutto perso.
Ma come avrei potuto fare? Non era giusto mettersi in mezzo in quel momento, l'unica cosa era ammettere i miei sentimenti e poi lasciare scegliere a Niall.
All'improvviso la speranza che i sentimenti dell'irlandese non si fossero affievoliti nonostante i miei continui sbagli prese possesso di ogni fibra del mio corpo.
Un respiro più profondo degli altri mi strappò ai pensieri e tornai al presente, dinanzi alla sua schiena tirata dall'ansia.
«Metti il maglione rosso, il rosso ti dona.» Il rosso risaltava la sua pelle diafana ed il colore straordinario dei suoi occhi.
«Sai cosa mi fa incazzare?» ruotò col corpo, sbattendomi in faccia tutta la sua rabbia. «Che non ci andrei davvero ora.»
Ultimamente erano tutti un pochino acidi e sulle spine, notai. «Se vuoi andare vai» risposi, non sapendo come cavarmi fuori da quella situazione.
«Certo che ci vado, se lo voglio!» scrollò il capo afflitto. «Il punto è che non voglio, preferirei ventimila volte di più stare qui a casa a contare i nei sul tuo corpo.»
Una molla scattò dentro, rimbalzandomi ovunque, colpendo stomaco, cuore e polmoni che si misero a tremare come impazziti. «Contali», di nuovo, parlai a sproposito. «No, cioè, se vuoi stare a casa rimani. Non intendevo, sì, cioè» mi fermai, stavo solo affondando sempre di più, meglio stare zitti.
Un suo sopracciglio chiaro si curvò, insieme agli angoli delle sue labbra rosee. «Gli dirò che ho avuto un imprevisto.»
Prese il cellulare dai jeans che fortunatamente indossava ancora e prese a trafficare coi piccoli tasti.
Mi fece riflettere molto, il modo in cui aveva rinunciato a quel ragazzo solo per me, io che gli avevo dato solo problemi e preoccupazioni fino a quel momento. Dovevo piacergli davvero molto.
«Non voglio che rinunci, se ti andava di uscire, insomma non voglio tu ti perda questa cosa per me» ripresi, ancora incerto. Non era mia intenzione sottrargli delle occasioni.
Scrollò il capo e rimise via il telefono. «Sto qua perché mi va Liam e poi a me nemmeno piace Trystan.»
«Va bene.»
«Ora però ti conviene trovare qualcosa da fare, altrimenti penso che ti ucciderò» scherzò, infilandosi una maglietta a caso per non rimanere a petto nudo.
«Che ne dici di metterci a cucinare? E' quasi ora di cena.»
Annuendo mi prese per un polso e mi trascinò fuori dalla sua camera. Aveva fame. «Facciamo le cotolette?»
«Hai voglia di cucina italiana?» domandai, una volta in cucina.
Mi lasciò andare e prese la carne dal frigo, insieme alle uova. «Già.»
Io sistemai il tavolo e presi il resto degli ingredienti, tra cui il pan grattato. «Io ho voglia di torta a dirla tutta, al cioccolato.»
«La faccio io, tu fai le cotolette» suggerì, sorridendomi dall'altro lato del ripiano della cucina.
«Ma se non sai cucinare!»
Si strinse nelle spalle. «Mia mamma la fa spesso, qualche volte stavo anche a guardarla.»
«Ciò non vuol dire tu sappia farla.»
«Me ne frego e te la faccio.»
Gliela diedi vinta. «Fa' come vuoi.»
Sembrò soddisfatto perché sorrise tutto contento. Sarebbe uscita fuori una cosa strana, dal gusto per niente paragonabile a quello di una torta al cioccolato, ma l'avrei mangiata comunque, tanto per dargli soddisfazione. Mi sarei sacrificato solo per vederlo sorridere felice.

**

 

«Fra un'ora e mezza circa dovrebbe essere pronta» si chinò per impostare il timer sul forno elettrico e poi si rialzò, voltandosi verso di me. Mi regalò un sorriso tutto denti. «A che punto sei lì?»
«Devo solo metterle sul fuoco, ma direi di aspettare, altrimenti per il dessert ci toccherà attendere troppo.»
Annuì e si staccò dal ripiano della cucina per venirmi accanto. Osservò con occhio critico il mio lavoro e poi, quando gli sembrò tutto a posto, posò lo sguardo su di me. «Intanto cosa facciamo?»
Ci pensai su, mi guardai intorno, tuttavia non mi venne alcuna idea. «Non lo so.» Ora mi avrebbe ucciso?
«Non hai proprio fantasia, sai?» prima di potermene anche solo rendere conto mi ritrovai il volto coperto da farina bianca e zucchero, miscugli usati poco prima dall'irlandese per il preparato della torta. Sgranai gli occhi e li soffermai sulla sua mano. «Dimmi che non hai veramente osato lanciarmi quella roba!»
Cacciò fuori la lingua e prendendo un'altra manciata della roba che stava sul tavolo me la lanciò, questa volta mi finì tra i capelli. «Non sono io, sono le mie mani!»
Ridendo ci buttammo alla cieca e afferrando la polvere biancastra ce la lanciammo, finendo per sembrare dei fantasmi.
Continuammo a giocare finché non esaurimmo la farina e lo zucchero da gettarci addosso.
«Sei bellissimo» ironizzò, sfiorandomi con l'indice una guancia. Il dito appena usato per ripulirmi se lo portò alle labbra. «Anche piuttosto dolce. Ti potrei anche mangiare» dichiarò sornione, leccandosi la falange.
Il cuore risalì fino ad arrivarmi in gola. Non mi ero reso conto di quanto ci fossimo avvicinati per poterci sporcare a vicenda, eravamo sì e no a qualche centimetro di distanza l'uno dall'altro. «Con tutto lo zucchero che mi hai lanciato, ti farò venire le carie.»
«Rischierò» sospirò, allungandosi oltremisura verso il mio volto. Sentivo il suo alito fresco soffiare sulle mie labbra socchiuse e mandarmi scariche di adrenalina per tutto il corpo.
L'immagine di quella volta, la nostra prima volta insieme mi inondarono la mente, come un mare implacabile. La schiuma sbatteva contro le pareti del mio cervello, solleticandomi.
Decisi di mandare tutto all'aria in un istante, non appena l'ennesima onda si infranse contro il cervello, sbattendomi addosso la realtà dei fatti.
Spensi quei miseri centimetri di distanza mandando tutto a fuoco, impossessandomi della sua bocca senza riserve. Indugiai sulle sue labbra, mordicchiando e leccando. Le sue braccia nivee si allacciarono al mio collo e le mie mani andarono ad attaccarsi alla sua vita asciutta. Lo spinsi indietro, facendolo cozzare contro il tavolo, lui ci si sedette su e divaricò le gambe quel tanto che bastava per farmici incastrare nel mezzo. Non appena le sue labbra mi diedero il permesso insinuai la lingua nel suo antro caldo, la feci passare sui denti e poi arrivata la sua le facemmo roteare assieme, come in una danza tribale, sfrenata. Avevamo entrambi voglia, voglia di tutto e poi del niente.
Con le dita tracciai i lineamenti dolci del suo volto, mentre le sue si infilarono tra i miei capelli impiastricciati.
Sentivo caldo ovunque, no, non era un caldo come quello che provi d'estate sotto il sole con la sabbia incollata ai piedi bagnati di mare, era un calore. Il calore di due corpi che desiderosi si sono cercati e finalmente trovati, che si sono persi e che dopo tempo si ritrovano e non possono fare a meno di toccarsi.
Perché a pensarci bene l'amore è proprio un calore che ti assale, che ti impone di bramarne altro sempre più bollente e nascosto. L'amore è semplice sfiorarsi, toccarsi, respirare nella bocca dell'altro, sulla pelle coperta di brividi del tuo compagno. E' un sentirsi. Con tutto.
Portò le gambe attorno alle mie, circondandomi completamente, sospirando forte quando i nostri bacini -inevitabilmente- si scontrarono.
Niall era bello, perfino coperto di farina senza inibizioni sul tavolo della mia cucina. Ogni cosa di lui mi gridava di non perderlo, di afferrare la vita e viverla al suo fianco, anche se per poco.
L'amore non è per forza una quercia centenaria sopravvissuta a perturbazioni e terremoti, l'amore è anche semplice, come una bolla di sapone che bagnata dai raggi solari prende colori splendenti. L'amore può durare anni, come può semplicemente durare mesi o anche giorni, l'importante non è quanto, ma come. Puoi amare fino allo stremo anche solo per secondi, innamorandoti del sorriso di una commessa al supermercato o degli occhi di un signore seduto da solo su una panchina. L'importante non è quanto.
Mi staccai dalle sue labbra lo stesso necessario per parlare. «Scusa, scusa se me ne sono accorto così tardi» ad ogni sillaba le nostre bocche si sfioravano, incendiandomi.
Ciò che mi opprimeva era sapere se Louis avrebbe mai chiesto scusa ad Harry, se per loro si sarebbe sistemato tutto o semplicemente avrebbero lasciato sfuggire quel loro amore. Perché sì, loro si amavano tanto, entrambi allo stesso modo. Semplicemente Lou aveva preso la scelta sbagliata, era da tempo che riflettendo mi ero accorto di pensare che Eleanor non fosse adatta per lui e ora ne comprendevo le ragioni. Il futuro, il destino di Louis era Harry e nessun altro. Ma lo avrebbe compreso?
Anche per loro sarebbero bastate delle semplici scuse sussurrate a fior di labbra?
«Sarebbe la tua risposta?»
Annuii e posai la fronte contro la sua, serrando le palpebre. «Sì, è troppo forte tutto questo per permettermi di buttarlo via.»
«Facciamo l'amore?» il modo ingenuo con cui me lo chiese era paradossale.
Non riuscendo a sopprimere il sorriso che affiorò sul mio volto assentì. 
«Sì.» 


 


**Anticipazioni**

 

«E' da un po' che non vedo Harry e Louis, sarà successo qualcosa?» perfino Niall si era reso conto del cambiamento che era avvenuto da quel giorno.
Mi strinsi nelle spalle. «Hanno litigato.»
«Louis non vuole ammetterlo.»
Sgranai gli occhi sorpreso. Niall sapeva? «Cosa?»
«Che ama Harry, molte volte le persone sono così stupide da perdere le opportunità più grandi di una vita.»


 

                                                                                                                   

  
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