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Autore: margheritanikolaevna    01/05/2012    7 recensioni
Volete sapere la verità sulla morte di Aiden Burn? E vedere Mac Taylor come non l'avete mai visto?
Prima classificata e vincitrice del "Premio Giuria" al "The insanity contest", indetto da Liena90 su efp.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mac Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Parte seconda
 
"L’assassina non era Laura, come pensavamo all’inizio, bensì Elle, la moglie legittima!” disse Mac dopo aver mandato giù un boccone della bistecca ai ferri che aveva preparato per cena “ Vedi, Claire, ci ha detto di averlo fatto per odio e gelosia. In pratica, veniva sempre per seconda: il marito faceva l’amore ogni volta prima con Laura e lei si sentiva di troppo, aveva capito di essere diventata un incomodo, un’estranea in casa propria”.
Sorrise, posò la forchetta accanto al piatto e allungò la mano verso il bicchiere.
“Non l’ha lasciato perché l’amava” continuò.
Bevve un sorso, inghiottì il vino e riprese, meditabondo.
“L’amava tanto da ucciderlo… per rabbia, dopo che lui le aveva riso in faccia e le aveva detto che si stava comportando come una stupida, che i suoi timori erano infondati e  che doveva farsela passare”.
“E adesso le è passata” concluse poi, con amarezza.
“Ma non voglio rattristarti con queste storie!” riprese, dopo qualche minuto di silenzio durante il quale aveva finito la sua bistecca.
“Piuttosto, ho una sorpresa per te!” esclamò.
Si alzò da tavola, uscì dalla stanza da pranzo, prese la giacca che aveva gettato sul divano del salotto, infilò una mano nella tasca interna e ne trasse due foglietti giallo chiaro.
Con aria soddisfatta e felice, li appoggiò sulla tovaglia candida, accanto al cestino del pane.
“Ecco, Claire” disse sorridendo “Sono due biglietti per andare a sentire la Madama Butterfly al Metropolitan: so quanto adori l’opera lirica e quante volte mi hai pregato di portartici. Ricordi quando, cinque anni fa, avevo comprato due biglietti come questi e tu eri così felice che finalmente mi fossi deciso ad accompagnarti?Poi sono stato trattenuto al lavoro per quel duplice omicidio, ho fatto tardi e abbiamo perso lo spettacolo: tu sei stata tanto dolce a non farmi pesare la cosa, ma so che ci sei rimasta male”.
“Quindi” continuò “dato che domani sarà il nostro anniversario e che finalmente è tornata in città la stessa compagnia che cinque anni fa ci siamo lasciati scappare per colpa mia, e proprio con la medesima opera di Puccini che ti fa impazzire, non potevo fare altro che prendere di nuovo i biglietti!”.
Guardò l’orologio che aveva al polso e pensò che domani, a quell’ora, sarebbero stati comodamente seduti su due poltroncine di velluto imbottito, vestiti eleganti, e lui avrebbe trascorso l’intera serata ad ammirare Claire, considerato che poche cose sulla faccia della Terra lo annoiavano quanto il canto lirico.
“Mi faresti l’onore di accompagnarmi?”.
E non era finita. I biglietti per l’opera non erano la sola sorpresa che Mac aveva riservato a sua moglie: un paio di giorni prima, infatti, era passato per caso di fronte alle vetrine scintillanti di Tiffany e, obbedendo a un impulso segreto del quale non avrebbe saputo dare conto, era entrato. Un paio di meravigliosi orecchini di perle, semplici ma elegantissimi, avevano attirato subito la sua attenzione e, sicuro che sarebbero stati perfetti ai lobi delicati di Claire, il detective li aveva comprati senza pensarci su nemmeno un istante e senza contrattare, nonostante il prezzo fosse evidentemente eccessivo. Insomma, aveva lasciato l’azzimato commesso con la sensazione di avere di fronte un fedifrago con la coscienza sporca e non invece un marito innamorato. 
Adesso, il raffinato scatolino turchese col suo bel nastro bianco latte giaceva accuratamente nascosto sotto il tovagliolo di Claire, con accanto un biglietto sul quale aveva scritto il suo nome.
Vero: non c’era nessun bisogno di farle un regalo così costoso, anzi forse lei l’avrebbe persino rimproverato perché aveva speso buona parte del suo stipendio per quegli adorabili affarini, ma che importava? Il suo sorriso, anche solo il sorriso di un istante, non aveva prezzo.
Il trillo rabbioso del campanello fece sobbalzare Mac Taylor; irritato contro chiunque avesse osato interrompere la sua cena con Claire, il detective andò borbottando ad aprire la porta.
Non appena schiuse uno spiraglio Aiden Burn, senza attendere che lui l’invitasse a entrare, si precipitò in casa tanto repentinamente che Mac - nonostante non avesse alcuna voglia di sorbirsi estranei tra i piedi in quel momento - non poté che lasciarla passare e richiudere la porta dietro di lei.
Quando fu dentro, Mac si accorse che la ragazza era sconvolta: i capelli arruffati, i vestiti in disordine e, quel che è peggio, una vistosa ferita sullo zigomo sinistro, che sanguinava abbondantemente. Barcollò appena, mentre si faceva strada nell’appartamento, tanto che Mac la afferrò per un braccio nel timore che potesse sentirsi male e cadere a terra.
“Aiden” esclamò il poliziotto, sorpreso e preoccupato “Che cosa ti è successo? Sei stata aggredita?”.
Lei annuì.
Poi, mentre Mac l’aiutava a sedersi, disse: “È stato Pratt: si è accorto che lo stavo seguendo e mi ha attirato in una trappola facendomi credere che aveva intenzione di violentare anche la donna il cui appartamento stava tinteggiando in questi giorni…è successo a due isolati da qui e ho pensato che forse tu potevi…”.
“Bastardo!” mormorò il detective “Hai fatto benissimo a venire qui, adesso prendo la giacca e ti accompagno in ospedale”.
“Credo che volesse uccidermi” continuò Aiden, scostandosi dal viso una ciocca di capelli sporchi di sangue “Mi ha colpita e poi trascinata dentro un’auto ferma in un vicolo, ma io ho lottato e l’ho morso con tutte le mie forze al braccio”.
“Ricordi il posto?” fece Mac, afferrando un piccolo blocco per appunti che teneva accanto al telefono “E l’auto, sei riuscita a riconoscere il modello o a vedere la targa?”.
“Mac, sei sempre il migliore!” pensò Aiden con un lieve sorriso “Ecco l’istinto del detective che viene fuori”.
Ci rifletté su per qualche secondo e poi rispose “Uhm… sì, il posto era un parcheggio all’aperto qui vicino, un luogo isolato, di fronte alla casa dove Pratt sta lavorando in questi giorni e la macchina” esitò ancora un momento, cercando di richiamare alla mente i dettagli di quegli attimi drammatici.
Nel frattempo il tenente aveva preso nota di ciò che la ragazza gli stava dicendo, segnando tutto sul suo blocchetto: quei pochi dati potevano rivelarsi la loro arma segreta per incastrare finalmente D.J. Pratt non solo per stupro, ma addirittura per tentato omicidio.
“La macchina era una Cadillac nera, ma purtroppo della targa ricordo solo gli ultimi due numeri, “7 e 5”. Sai Mac? Credo che quel bastardo avesse deciso di ammazzarmi lì dentro…” aggiunse alla fine, ancora sotto shock.
Mac sollevò lo sguardo su di lei e si accorse di quanto fosse pallida e sofferente; sebbene cercasse con tutte le sue forze di mostrarsi coraggiosa, era evidente che l’incontro con Pratt l’aveva profondamente segnata.
“Aspetta” disse Mac, facendo un passo verso di lei “Stai sanguinando parecchio; non muoverti, vado in cucina a prendere un po’ di ghiaccio da mettere sulla ferita”.
 
***
 
Aiden Burn cominciò finalmente a rilassarsi: l’adrenalina che l’aggressione di quel criminale le aveva lasciato in circolo si stemperava ora nella stanchezza. Poteva tirare un sospiro di sollievo: era al sicuro, adesso, e Mac l’avrebbe aiutata.
Aveva fatto bene a rivolgersi a lui; se c’era una persona in grado di sbattere in galera Pratt quello era Mac Taylor!
Mentre aspettava che il tenente tornasse, la ragazza non resistette alla curiosità di ficcare un po’ il naso nell’appartamento.
Quel luogo era circondato, infatti, da una sorta di alone di mistero: nessuno tra gli agenti della sua ex squadra e, più in generale, nessuno di quanti lavoravano al Dipartimento vi aveva più messo piede da quella tragica mattina di settembre del 2001, quando la vita di tutti i cittadini di New York era stata irrimediabilmente sconvolta.
C’era chi pensava che Mac Taylor avesse fatto della casa dove aveva vissuto, insieme  a sua moglie Claire, gli anni più felici una specie di santuario dedicato alla memoria della morta, nel quale non erano ammessi estranei.
Altri, invece, osservando quanto il tenente fosse riservato - talvolta fino all’eccesso - riguardo ai suoi sentimenti e alla sua vita privata, credevano semplicemente che si fosse rassegnato al suo lutto e non amasse parlarne non nessuno, né condividerlo, per non richiamare alla memoria attimi dolorosi del suo passato.
Certo lui le aveva detto di non muoversi, ma che male c’era a dare un’occhiatina in giro? Del resto, non avrebbe toccato nulla.
Si alzò lentamente e si diresse verso la sala da pranzo, dalla quale proveniva una luce calda e tremolante.
Quando mise piede nella stanza, ciò che vide la lasciò senza fiato: un tavolo rotondo coperto da un’elegante coperta di tela di Fiandra color avorio, un mazzo di peonie fresche al centro, posate d’argento e piatti di porcellana (pieni di qualcosa che lei, nella penombra, non riuscì a distinguere) che risplendevano alla luce tremula di due candele.
Ma la cosa che la sconvolse fu che quella tavola impeccabile, che aveva tutta l’aria di essere stata preparata per una cenetta romantica coi fiocchi, era apparecchiata per due.
Si avvicinò, sbalordita: possibile che Mac avesse un ospite a cena? E, in quel caso, perché non le aveva detto nulla? Forse aveva una relazione e non voleva renderla pubblica…
Certo, considerò la ragazza, da uno come lui avrebbe potuto aspettarsi una cosa del genere. E, tuttavia, qualcosa non quadrava, glielo diceva l’istinto: non c’era nessun altro in casa oltre loro due, di questo era sicura, e, se la persona misteriosa con la quale Mac aveva appuntamento non era ancora arrivata, a che scopo accendere già le candele e lasciare che il cibo si freddasse nei piatti prima del tempo?
In preda a una strana sensazione, che stava cominciando a trasformarsi in sottile inquietudine, Aiden si accostò alla tavola continuando a scrutarne i dettagli, fino a che non notò qualcosa di colorato sporgere appena da sotto l’angolo d’un tovagliolo inamidato: infilò la mano e ne trasse uno scatolino turchese che, come quasi ogni donna sulla faccia del pianeta, riconobbe immediatamente.
Tiffany?
La faccenda si faceva sempre più strana.
Prendendo l’astuccio, aveva spostato il tovagliolo rivelando anche la presenza di una piccola busta marmorizzata: il nome che vi lesse scritto sopra trasformò la sua sorpresa in sbalordimento puro, misto a qualcosa che assomigliava già alla paura.
Claire?
“Mio Dio” mormorò, tenendo tra le mani quel piccolo pezzetto di carta rivelatore.
In un lampo, tutto le fu chiaro: Mac, il razionale, rigoroso Mac Taylor, era impazzito per il dolore. La morte della moglie aveva spezzato la sua anima in maniera molto più profonda di quanto ciascuno dei suoi amici avrebbe mai potuto immaginare.
La sua mente di acciaio lucido non era riuscita a reggere il peso del dolore e aveva ceduto: non potendo sopportare di continuare a vivere senza Claire, aveva rimosso la sua perdita.
Claire Conrad Taylor non era morta, per suo marito.
Continuava a vivere nel suo cervello annebbiato, abitando il suo cuore straziato come aveva abitato quella casa anni prima. 
Era chiaro: Mac, solo al mondo, senza nessuno al suo fianco, per andare avanti aveva avuto bisogno di mettere in scena quella farsa tragica. Ogni giorno, ogni notte. Per cinque lunghissimi anni.
Quella follia non faceva male a nessuno, in fondo, ma gli era indispensabile per sopravvivere; coltivarla dentro di sé - comprese -  era l’unica cosa capace di rendere sopportabile la sua vita infelice.
L’ex agente sentì il cuore stringersi in una morsa di compassione per la solitudine disperata di quell’uomo buono, onesto, che la sorte aveva colpito tanto duramente.
Eppure, capiva anche di dover fare qualcosa: la vita di troppe persone dipendeva dalla capacità di giudizio di Mac Taylor e, per quanto gli volesse bene e sentisse pena per lui, si rendeva conto che aveva bisogno di aiuto. Doveva assolutamente curarsi, trovare qualcuno che lo aiutasse a riprendere il contatto con la realtà.
“Aiden!” la voce severa di Mac la fece improvvisamente sobbalzare.
“Maledizione” continuò lui, furioso come la ragazza non lo aveva mai visto prima “Che cosa ci fai qui? Ti avevo detto di non muoverti!”.
Fece due passi verso di lei, il volto livido, le mani tese in avanti e negli occhi uno sguardo indecifrabile.
Aiden sapeva di trovarsi davanti a un uomo stravolto, forse non in grado di controllarsi, ma continuava a fidarsi ancora di lui.
Andiamo, lui era Mac Taylor, pensava: era suo amico, avevano lavorato insieme per anni e una vocina dentro di lei le diceva che non avrebbe mai potuto farle del male.
“M-mi dispiace” rispose la ragazza, posando sul tavolo la busta che ancora le era rimasta in mano “Non volevo essere invadente, scusami”.
“Ma…”.
Si avvicinò e gli mise una mano sul braccio; scosse la testa, gli occhi umidi di lacrime di commozione.
“Mac” disse, guardandolo fisso in viso "Ho visto il biglietto e il regalo: mio Dio, ma com’è possibile?”.
  
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