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Autore: MaxT    01/05/2012    2 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam

Cara Scarlettheart, grazie mille della tua puntualissima recensione.
Yan Lin non mi ha raccontato come facesse col bambino, ma credo che gli anni sessanta, dopo il disastro di Nerissa, siano stati un periodo di calma piatta fino al 1984, l'anno in cui è ambientato La Luce al tramonto, ma nel frattempo Chen era già adulto e sposato.
Probabilmente in quegli anni l'Oracolo avrà evitato di disturbarla con ogni cosa che non riguardasse strettamente la Terra.
Lo so che non è elegante per Yan Lin avere avuto una relazione extramatrimoniale, ma non c'era possibilità di nascondere il suo ruolo di guardiana a un marito possibilmente geloso.

Cara Atlantis Lux, sono felicissimo di sentirti di nuovo tra i lettori di Profezie. Grazie per la bella e graditissima recensione.
La congrega stessa si ritrova in una situazione delicata: anche limitare le interazioni tra i mondi è un modo di interagire con essi dalle conseguenze non facilmente prevedibili, vista la molteplicità di interpretazioni che può avere 'distruggere un mondo'.

Cara Silvia Gi, sono proprio contento di leggere la tua recensione in tempo per includere qui un piccolo ringraziamento. Temevo proprio che i tuoi impegni ti avessero allontanato, e sarebbe proprio un peccato perdere una lettrice così fedele.
Condivido in pieno il tuo giudizio sulla storiella raccontata sullo speciale Cinque, di cui ho recuperato solo pochissimi elementi, come i nomi delle divinità.
Yan Lin è un personaggio che mi piace molto, cui ho cercato di dare spessore sia in questo capitolo, sia in La Luce al tramonto che le dedica diverse pagine.


Ciao Danira, la tua recensione al primo capitolo mi fa moltissimo piacere.
Condivido il tuo rimpianto per com'era WITCH i primi anni; anch'io ho insistito a comprarlo fino a un paio di anni fa, sperando che si riprendesse.


Grazie Sweet Witch, sono contento che la storia ti sia piaciuta, e spero che sarà all'altezza delle tue aspettative fin alla fine.


Qualche parola su questo capitolo. Cronologicamente, gli avvenimenti sono avvenuti il giorno dopo il colloquio tra Elyon e Vera, quindi dovrebbe essere contemporaneo a 'E i ranocchi stanno a guardare' e precedere 'Il peso di un'antica profezia', ma ho preferito posticiparlo sia per non interrompere a metà il punto di vista delle WITCH, sia per avere più tempo di rivederlo. Non ne sono ancora soddisfatto come del precedente, ma vale comunque la pena di pubblicarlo in quanto spiega alcuni dei comportamenti che le gocce e Vera terranno nel seguito.
Purtroppo non ho avuto tempo per preparare un disegno, in quanto sono impegnato con un paio di concorsi di pittura, ma spero che il capitolo desti comunque qualche interesse.
Buona lettura
MaxT

 

Profezie

 
 

Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane.
La controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian.
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile.
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.
Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta le false guardiane e infine la falsa Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
Informata da Caleb, la vera Elyon decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.
Nel frattempo Vera fa sperimentare nuove armi segrete, come fruste capaci di iniettare narcotici e sistemi per materializzare armi pesanti in vista del confronto finale.
Cinque mesi dopo, la situazione precipita improvvisamente per un casuale ma burrascoso incontro di Taranee con le gocce a Midgale. L'Oracolo acconsente a chiudere la muraglia per precauzione e ne fa dare preavviso a Elyon, che però decide di dover assolutamente parlare con Vera al più presto.
Elyon, quindi, decide di teletrasportarsi immediatamente nel suo mondo. Preoccupato per la sua sorte, L'Oracolo convoca immediatamente le Guardiane, inviandole a recuperarla. Queste intervengono in tempo per sottrarla a due Nemesis che stavano cercando di catturarla. Ma nel trasportarla a Kandrakar, inaspettatamente trascinano con loro una delle due, Dora.
A Kandrakar, Elyon viene costretta a rivelare che il colpo di stato di Vera era stato frutto di un loro accordo per far realizzare la profezia della tirannide nel modo meno dannoso possibile. Vera aveva assunto una pozione per dimenticare questo accordo, ma la sua memoria sarà ripristinata pronunciando in sua presenza
una frase concordata, che comunica a Dora che viene rimandata a Meridian come messaggera.
Dora ritorna e ripristina i ricordi di Vera, aggiungendo che Elyon vuole parlarle, ma riferisce anche che a Kandrakar sia lei che la ex-regina sono state minacciate.
Quando Elyon viene condotta al cospetto di Vera, questa rifiuta di tirarsi in disparte e ammettere pubblicamente la montatura, con la scusa che Elyon non ha mantenuto una vecchia promessa, e che non può comunque garantirle dalle vendette di Kandrakar; tuttavia mantiene la promessa di riportarla a casa, libera, in attesa del confronto finale.
Le WITCH apprendono da Cornelia l'esito di questa missione. Taranee è fortemente risentita sia verso Cornelia, che ha sempre spalleggiato Elyon pur avendo intuito i suoi piani, sia verso Will, accusata di essere sempre più simile all'Oracolo. Pochi giorni dopo, però, Will si confida con Matt in un locale pubblico, e casualmente Taranee e Hay Lin sentono questo sfogo; mentre Taranee si rabbonisce, Hay Lin è in preda ai dubbi sul suo ruolo e il suo futuro, e si mette in contatto con la nonna Yan Lin che la rassicura, senza però poterle rivelare il segreto dell'Antica Profezia sulla quale si fonda Kandrakar.


Capitolo 73
Il costo del riflesso

 



“In tutta questa storia, le bugie hanno dimostrato una forte tendenza a diventare verità”
Carol


Meridian, locale dietro la sala del trono

Quando l’acqua verde le ricopre lentamente i polsi, Vera sente che la debolezza comincia ad  abbandonarla, scacciata dal fuoco che le risale lungo le vene.  Immerge ancora di più gli avambracci nella vaschetta sagomata, sentendosi ristorare dall’energia mistica della fonte sulla parete del locale di servizio.
“E’ una di quelle giornate?”, le chiede una voce da dietro le spalle.
“Tutte le giornate sono di quelle, ormai”. Si volta verso la porticina che dà sulla grande sala del trono, a guardare la ragazza in divisa scura apparsa dal niente. “Tu sei Wanda, vero?”.
“Questa volta hai indovinato, Luce”, le risponde avvicinandosi, poi tace osservando la luminosità del prezioso liquido spegnersi lentamente mentre la regina ne assorbe l’energia. Nell'aria c'è odore di sapone profumato e di talco. Attraverso la finestrella aperta del piccolo locale di servizio, i rumori attutiti della città sottostante riempiono il silenzio imbarazzato, mentre lo sguardo della ragazza in divisa corre sugli armadietti, gli specchi, il lettino e i lavelli del piccolo locale triangolare accostato all'angolo nordest della sala del trono, evidentemente destinato a camerino delle regine.
Alla fine, è Vera a parlare: “Sai, Wanda... è stato un colpo anche per me. Fino a quel momento, avevo creduto davvero di avere agito per salvare voi. O almeno, credo di averlo creduto. Da allora, però, sono successe tante cose che anche ora posso dire di avere solo ricordi di ricordi”.
“Non serve che ti giustifichi. Non ce l'ho con te per questo, e  ti posso assicurare neppure le altre amiche ti portano alcun rancore”.
“Questo perché ora sanno tutta la storia dall'inizio. Ma cosa penserebbero di me i cittadini di Meridian, che non dovranno saperne il vero motivo?”. Estrae gli avambracci dal lavello e va fin alla finestrella, facendo gocciolare un po' d'acqua sul pavimento, dove forma piccole macchie fosforescenti. Osserva verso la città, seminascosta dalla piccola finestrella. “Non posso sopportarlo, Wanda, non posso! So che così sto tradendo quella che ero, ma se avessi accettato di trascinarmi nella polvere da sola avrei tradito ciò che sono adesso”.
Wanda le appoggia una mano sulla spalla. “Non preoccuparti, te l'ho già detto, per me non è cambiato niente. Sono sempre pronta ad andare fin in fondo”, poi la spinge delicatamente di nuovo verso la vaschetta. “Finisci di ricaricarti, ora. Avremo bisogno di molta della tua energia anche oggi”.
Vera la guarda, tornando ad immergere gli avambracci nel bagno dalla fosforescenza ormai smorzata. “Le tue compagne Nemesis mi seguiranno senza condizioni, perché sono io che le ho create. Ma tu, Wanda? Tu non sei stata creata da me. Non hai messo in gioco il tuo nome e il tuo viso con tutto un mondo. Per che cosa combatterai, allora?”.
Wanda attende un attimo, prima di rispondere. “Vera, io combatterò per dimostrare qualcosa a Kandrakar. Dal momento in cui ci hanno liberate dalla schiavitù e hanno promesso di richiamarci,  ho dedicato tutti i miei sforzi, tutte le mie scelte, tutti i miei pensieri per diventare degna del ruolo di guardiana, come Will. Il mio sogno era di poter prendere il suo posto quando lei si sarebbe ritirata a vita privata per farsi una famiglia.  Io avrei rinunciato anche a questo in modo da poterli servire meglio per tutti i giorni di tutta la mia vita, e così sarei diventata una guardiana migliore di lei”. Si interrompe un attimo, abbassando lo sguardo. “Poi abbiamo fatto tanti errori, noi tutte, e li abbiamo pagati cari. Mentre continuavamo ad aspettare una chiamata che non veniva, Kadma ci ha scaricate, e abbiamo dovuto arrangiarci in mille modi per sopravvivere. Abbiamo cominciato a pensare, tutte noi, che questa chiamata non sarebbe venuta più perché non ce ne eravamo dimostrate degne”. Alza lo sguardo, stringendo gli occhi con risentimento. “Ma poi abbiamo capito che non gli era mai importato niente di noi, che la loro promessa era stata solo uno zuccherino per mettersi la coscienza a posto prima di scaricarci a Kadma”.
Vera annuisce attenta. “E' per vendetta verso Kandrakar, quindi”.
“Non per vendetta. Per dimostrare che io sarei stata una guardiana capace quanto Will, anzi più di lei. Ma se non ho potuto dimostrarlo servendo loro, glielo dimostrerò combattendo contro di loro. Ti sono sempre grata per avermene dato la possibilità”.
“E' per questo che hai rinunciato a tutto? A differenza di altre gocce, non hai chiesto né agi, né incarichi di prestigio per consolarti di ciò che hai perso lasciando Midgale. Con il tuo ruolo, non hai neppure la possibilità di costruirti una vita sociale”.
Wanda scrolla le spalle, cupa. “Tutto quello che ho fatto prima è stato un girare a vuoto. L'atletica, il nuoto, le arti marziali... nonostante i risultati che ottenevo così facilmente, con l'alone di segretezza che avvolgeva la nostra vita non avrei mai avuto la possibilità di gareggiare in una squadra olimpica. No, non ho rinunciato a niente, venendo qui, perché non avevo niente da perdere. Nel bene e nel male, quest'impresa mi ha riempito la vita”.
Quando Vera estrae i polsi e li lascia sgocciolare nel lavabo, Wanda prende un asciugamano ripiegato da un armadietto e glielo porge, ma lei lo rifiuta. “Lascia che mi si asciughi addosso. Non voglio sprecarne neanche una goccia” dice, andando a passi lenti verso la porta.

Una volta passate nella grande sala del trono, Wanda getta un’occhiata verso il portone d'ingresso a sesto acuto: i battenti laccati di verdeazzurro e dalle lucide nervature di bronzo sono ancora ben serrati, ma le sue compagne dovrebbero arrivare da un minuto all’altro. “Sai, Vera, ieri ci siamo stupite tutte quando hai offerto a Irene e Carol di tornare sulla Terra”.
“Per Irene l’ho fatto d’impulso. Abbiamo parlato di uomini, e non volevo condannarla a vivere qui per sempre senza la possibilità di trovarne qualcuno come vuole lei”. A voce più bassa aggiunge: “E poi, per dirla onestamente, non ci è poi così indispensabile”.
L'altra si acciglia. “Forse a te. E Carol?”.
“Carol avrebbe dovuto comunque riaccompagnare Elyon sulla Terra, e lì è in grado di fare quello che vuole. Se avesse deciso di restare, la scorta non sarebbe stata in grado né di riportarla indietro, né di tornare qui. Meglio saperlo prima, non ti pare?”.
L’altra annuisce, poi volge il capo verso l’ingresso ancora serrato del salone. “Sta arrivando Terry”.
Le sue parole sono sottolineate dal sonoro agitarsi di una campanella di bronzo in alto sopra l'ingresso.
A un cenno di Vera, i due grandi battenti iniziano ad aprirsi silenziosamente da soli.

Theresion entra, ricambiando con un cenno il saluto marziale dei due soldati di guardia all'esterno; si avvicina scostando un ciuffo di capelli candidi dagli occhi, quindi osserva con disapprovazione la porticina ancora aperta della stanza e le maniche rimboccate di Vera. “Ecco come se ne va tanta acqua magica! Non ti basta più l’energia dei tuoi blasonatissimi mitocondri Escanor?”.
“Purtroppo no”, risponde la regina tirandosi giù le ampie maniche della veste blu scuro e gettando un'occhiata verso il portone per accertarsi che si sia ben richiuso. “Le Nemesis si stanno esercitando intensivamente, e io sono la sorgente dei loro poteri”.
L'espressione di riprovazione di Terry non cambia. “Non discuto che serva, ma… lo sapete che abbiamo già consumato una buona metà delle scorte di acqua magica che avevamo accantonato nei dodici mesi della falsa Elyon?”.
“Già metà…”, ripete Vera con un pensiero di rimpianto al prezioso liquido ormai sbiadito lasciato a ristagnare nel lavabo. Meglio non raccontare del bagno che si era fatta il giorno prima nel suo appartamento...
Theresion continua: “Per esempio, solo ieri il sistema di controllo della rete a nodi ha registrato più di cento teletrasporti, quasi tutti delle Nemesis. Sai quanto…”.
“In realtà sono molti di più”, la interrompe Wanda.
“Molti di più…”, ripete l’altra spalancando inorridita gli occhioni dall’iride gialla. “E... e io che vado sempre a piedi per… !”.
“Venite a sedervi”, invita Vera, facendo strada verso il tavolone posto dietro la pedana del trono.
Seguendola, Wanda dice: “Terry, passa alla palestra sotterranea dopo questa riunione. Ti farò vedere perché non possiamo fare a meno di addestrarci”. Poi, prima di sedersi, chiude gli occhi un attimo, come concentrata, per trasmettere un messaggio col pensiero.

Un attimo dopo, due Nemesis in divisa si materializzano accanto a loro. Una è a capo scoperto, con le minuscole treccine davanti alle orecchie che la identificano come Dora. L’altra indossa il casco, che fa subito sparire con un gesto della mano come per abbattere un cappuccio; la coda di capelli infilata nel colletto la identifica come Megan. “Ciao”, “Ehilà”, salutano, e si siedono anche loro al tavolone, fianco a fianco, di fronte alla Luce.
“Ciao ragazze”, le accoglie Vera, “Vi abbiamo chiamato per discutere di cosa non ha funzionato l’altro ieri, durante l’incursione di Elyon e delle guardiane”.
“Ah!”. Dora si stringe tra le spalle, preparandosi alla lavata di capo.
Wanda inizia: “L’errore più ovvio lo avete fatto voi: avete parlato in azione, e avete rotto il vostro manto dell’invisibilità. Senza questa sciocchezza, avreste potuto stordire Elyon al primo colpo”.
“Eh… già…”, ammette Dora a occhi bassi.
Accanto a lei, invece, Megan ribatte: “Però, se le altre Nemesis fossero arrivate in tempo, forse avremmo vinto lo stesso, e magari catturato qualcuna delle guardiane. Irene ha avvertito noi, e noi abbiamo avvertito le altre due in volo. Ora, sappiamo bene che in quella forma non sarebbero riuscite a teletrasportarsi, ma dov’erano tutte le altre?”.
Vera preferisce non rimarcare che due anni prima era solita teletrasportarsi anche in forma di civetta: dopotutto, lei è lei. Meglio essere pragmatici e puntare sui discorsi importanti. “Quindi, un punto debole è stato la comunicazione dell’allarme”, constata.
“Già”, conviene Wanda, “Abbiamo sempre dato per scontato che tutto il gruppo potesse coordinarsi da solo usando la telepatia. Ma se tutte possono fare una cosa, c’è il rischio che nessuna la faccia”.
“Ci vorrebbe una sala operativa”, propone Theresion, “Due persone per volta, che nel loro turno abbiano solo il compito di tenere il contatto mentale con le altre e con i sistemi di sorveglianza. Così mi scaricherebbero da un grosso impegno, e mi darebbero il tempo di fare ciò che Vera sta per chiedermi”.
Gli sguardi curiosi delle Nemesis si volgono verso la regina.
Vera resta un attimo sorpresa, poi dice: “Allora saltiamo al secondo punto, il peggiore. Catturando Dora, l’Oracolo si è appropriato dei suoi ricordi, con moltissime informazioni segrete sul nostro sistema difensivo”.
“Brutta faccenda”, dice Wanda tra sé e sé.
Vera riprende: “Ormai l’Oracolo sa troppo del nostro sistema difensivo. Io e Terry dovremo sfruttare questo mese che ci resta per cambiare più cose possibile”.
“E magari mettere i nostri caschetti in grado di rivelare anche le Guardiane”, suggerisce Megan un po' stizzita, “Oppure anche la prossima volta potremmo trovarci come cieche davanti a loro”.
“Non è una cosa facile”, risponde Vera pensierosa, “Non abbiamo idea di che incantesimo utilizzino per rendersi invisibili. E comunque, dovremo evitare che la cattura di una sola di voi possa tornare ad avere conseguenze catastrofiche per la segretezza del nostro sistema difensivo”.
“E quindi?”, chiedono le due Nemesis a una sola voce.
“Quindi d’ora in poi tutte quelle che agiranno in prima linea potranno sapere solo il minimo indispensabile delle novità che io e Terry dovremo escogitare. Tu, Wanda, resta pure con noi in rappresentanza di tutte”. Rivolta alle altre: “Voi andate pure ad addestrarvi”.
Le due si alzano, si congedano con un impeccabile saluto militare meridiano e svaniscono nel consueto baluginio.

“E ora, Luce?”, chiede Wanda.
“E ora…”. Vera fa un rapido riepilogo mentale degli argomenti. “Cosa mi dici dei mosconi narcotizzati che avete trovato nella trappola della rete a nodi?”.
“Che devo dirti? Quattro mosconi neri e pelosi. Vuoi che li interroghi?”.
Theresion interviene: “A quanto pare, le Guardiane hanno sondato lo spazio teletrasportando dei mosconi, prima di dislocarsi di persona. Si vede che sapevano della nostra rete a nodi”.
Wanda si adombra ancora di più. “Qualche spia?”.
“No”, risponde Vera con un cenno noncurante della mano, “Era un metodo già noto. Il problema è: come possiamo contrastare la loro tecnica di sondaggio?”.

Senza alcun preavviso, Irenior si materializza alle spalle di Vera ed esordisce, eccitata: “Senti!”
“Ah!”, sobbalza Vera, poi si volta irritata. “Ma… ma devi sempre farmi questi scherzi, tu?”.
“Senti l’idea che mi è venuta, Luce!”, insiste Irenior, sedendosi disinvoltamente sul tavolo tra lei e Theresion, “La maggiore complicazione della faccenda dell’altro giorno è che Elyon ha messo la pulce nell’orecchio dell’oracolo che noi potremmo farci il sigillo di Phobos, e per questo lui manderà le sue scugnizze ad appoggiare la piccoletta”.
“E con ciò?”.
“E con ciò, perché non la preveniamo e offriamo al pelato tutti quei libri che vuole più la copia del Cuore su un vassoio d’argento, vuoto a rendere? Se ci liberiamo di quella roba, lui non avrà più scuse per andare contro i millenari principi eccetera eccetera”.  Ammicca a Vera: “Non sono un genio?”.
“Cosa?”, si indigna Wanda, “Vorresti mercanteggiare con i nostri nemici?”.
“Nemici che ci siamo fatte da sole!”, risponde Irenior, “Non ti ricordi più? La storia che ci ha raccontato Vera all’inizio era tutto meno che vera”.
“Kandrakar era contro di noi fin da prima!”, ribadisce Wanda alterata. “Dimentichi che Kadma ci ha scaricate sulla strada? Che quella carogna ci ha fatto sparire tutti i documenti? E che l’Oracolo aveva promesso di richiamarci, e invece non ha più ripensato a noi?”.
“Sì, ma…”.
“Calma, calma!”, le interrompe Vera, ingoiando il rospo di essere appena stata definita bugiarda, “Irene, non credere che non ci avessi pensato”.
“Ah, brava! E quindi?”.
“Tieni conto che non esiste nessun rapporto di fiducia reciproca tra noi e Kandrakar. In primo luogo non saprei come contattarli”.
Irenior la gratifica di un altro sorriso geniale. “Metti uno striscione sul castello! Prima o poi ci guarderanno, stanne certa!”.
“Sì, che lo veda tutta la città! Brava, Irene Lane, meriti davvero la patente di genio!”.
Irenior non si mostra turbata dal sarcasmo. “Scrivilo in inglese! Mica lo capiranno tutti, qui? Devo dirtele io, queste cose, Luce?”.
Vera cerca di mantenersi calma, e continua: “E poi noi non possiamo fidarci della loro parola; se andassimo lì, ci darebbero certo un... un nebbioso benvenuto e un invito trattenerci molto a lungo nella loro torre”.
“Si può risolvere. Un messaggero…”.
“Lasciami finire. Adesso vedila dal loro punto di vista. Anche se gli consegnassi i libri e la copia del Cuore di Kandrakar, chi garantirà loro che non ne conserveremo delle copie?”.  Così dicendo Vera giunge le mani; negli interstizi tra le dita comincia a filtrare un bagliore che le rende rosse in trasparenza, e lascia indovinare l’ombra delle ossa attraverso la pelle; poi un rumore di risucchio, una folata di vento…
Un attimo dopo, la dimostrazione è finita: apre le mani, mostrando una nuova copia del Cuore di Kandrakar dai vaghi lucori violetti.
“Però…” . Irene cerca qualcosa da dire, e come al solito lo trova: “Potresti mettere su una bella bancarella di souvenir!”.
Theresion, che durante il battibecco era rimasta in disparte seminascosta da Irenior, non può fare a meno di protestare: “Vera, lo sai quanta energia ci è costato materializzare quel coso inutile?”.
La Luce di Meridian se lo riguarda tra le mani, pensando che forse non sarà del tutto inutile. “Bene, Irene, ti ho risposto? Non è ora di andare a preparare il pranzo alle nostre amiche?”.
“Ma no, Luce, le ragazze hanno appena fatto colazione”.
“Almeno, vorresti levare il tuo florido didietro dal mio tavolo delle riunioni?”.
“Ah, sì”, dice pigramente Irenior, e si sposta su una delle sedie libere.
Non più seminascosta dal corpo di Irene, Theresion riprende: “Vera,  tu sei la goccia di Elyon, e pensi in modo simile al suo. Secondo te, quale sarà la sua strategia per vincere?”.
Vera ci riflette un attimo: “Beh, per me Elyon cercherà di arrivare a me con qualche trucco, forse assumendo l’identità di qualcuna di voi; poi cercherà di teletrasportarmi sulla Terra, da dove non saprei tornare. Allora, tutte voi restereste senza alcun potere, e andreste a prendere i tappeti rossi per lei”.
Le altre restano a disagio. “Detta così, sembra facile”, commenta Irenior.
“Sembra, appunto”, commenta asciutta Wanda. “Ma non lo sarà”. Poi, rivolta a Vera: “Ma non capisco proprio perché tu abbia tanti problemi a teletrasportarti lì come fa Carol, che non ha un decimo dei tuoi poteri!”.
Theresion aggiunge: “Elyon potrebbe fare ciò che hai detto solo se la muraglia fosse disattivata. E non credo che l’Oracolo ti vorrebbe sulla Terra”.
Vera ci riflette un attimo. Non crede che Ellie possa, né voglia, teletrasportarla a Kandrakar, dove il potere dell’Oracolo sovrasta ogni altro. E quindi?
Irenior interrompe ancora le sue riflessioni: “Luce, credi che la piccoletta verrà qui con le sue amiche, o che le pianterà in asso appena possibile?”.
Vera si stringe regalmente nelle spalle. “Chi lo sa? Sono certa che quando è arrivata qui non avesse un piano preciso, altrimenti avrebbe rischiato che glielo leggessimo nel pensiero. Per me, conta solo sulla Corona di Luce”.
Wanda interviene: “A questo punto, sarebbe interessante essere sicuri che quella che hai tu sia la corona vera. Altrimenti è chiaro che ce l’ha Elyon”.
Vera si irrigidisce. “E' verissima! Non ti basta la mia parola? Ti ho già detto che non intendo indossarla!”.
Wanda insiste, alzando la voce: “Dovresti provarla, invece! Se fosse quella vera, Elyon non te l’avrebbe lasciata. Ma non te l’avrebbe lasciata neppure se fosse pericolosa. Perché non lo fai, dunque? Sei sempre schiava dei suoi imprinting?”.
Irenior interviene: “Magari c’è un sortilegio che la trasformerà in un rospo”.
“Ma che dici!”, la liquida Wanda, “Se Vera fosse stata trasformata in rospo, come avrebbe potuto impersonare Elyon per un anno?”.
Irene risponde stizzita: “Guarda che Elyon l'abbiamo impersonata io e Dora per quasi tutto il tempo”.
“Si, ma questo non era nei suoi piani originali. Per lei, tu saresti dovuta restare Irma e basta!”.
Theresion interrompe il piccolo battibecco: “Potrebbe sempre esserci un incantesimo che renda Vera obbediente a Elyon”.
Wanda tace di malumore: questa possibilità non è da scartare.
Vera, sollevata per la fine di questa insistenza, lancia un’occhiata di gratitudine all’indirizzo di Theresion. “Grazie Terry”.
“Non c’è di che, Luce. Ma, giusto se servisse: dove li fai tenere, i tappeti rossi?”.


Meridian, sotterraneo, mezz’ora dopo

“Eccoci al varco”, dice festosa Irenior fermandosi alla biforcazione del tunnel, “Fa sempre un po’ di effetto, vero?”, poi inforca i suoi occhiali iridescenti.
“Vero”, conviene Theresion. Come le altre volte, la galleria sembra addentrarsi in una diramazione velata da festoni di ragnatele, detriti e animaletti schifosi vivi e morti di ogni tipo, e pervasa da un odore di marcio che prende la gola, lo stomaco e quant’altro una puzza possa prendere. Ma le basta inforcare a sua volta gli occhiali per far svanire alla vista e all’olfatto tutte queste cose repellenti, e la diramazione si rivela per quello che è: la parete di fondo non appare più solida e impenetrabile, ma chiusa da una normalissima porta sotto la quale filtra un filo di luce ambrata.

Appena oltre, le due si ritrovano nella prima sala della palestra-poligono delle Nemesis. Nel lungo stanzone dalle pareti imbottite, due di loro col casco si stanno fronteggiando con le fruste alla mano, mentre Wanda, seduta in disparte su un cavallo da palestra, si alza per venire incontro alle nuove arrivate. “Ciao ragazze”.
“Ciao Wanda”, risponde Terry, “Avevi detto che volevi spiegarmi qualcosa, vero?”.
“Sì”. Poi, rivolta alle altre: “Ragazze, mi lasciate il campo cinque minuti?”.
Le altre due si fanno svanire il casco, rivelandosi come Dora e Megan, e si portano in disparte, appoggiandosi a una spalliera.
Wanda porge un ciottolo a Theresion, poi si fa apparire il casco e la frusta, e si porta al centro del locale, a dieci metri da lei. “Ora prova a colpirmi!”.
“Ma no, perché dovrei farlo?”, chiede conciliante l’altra; poi, senza alcun preavviso, scaglia il sasso. A vuoto: appena prima di essere raggiunta, la figura in divisa svanisce.
Un attimo dopo, Terry sente come una carezza alla guancia sinistra. “Ehi! Cosa mi hai fatto?”, protesta.
“Niente”, risponde Wanda, rivelandosi cinque passi alla sua sinistra; guizzando, la frusta finisce di ritirarsi nell’impugnatura. “Non temere, non ti ho narcotizzata”.
“Ottima dimostrazione”, rispose un po’ seccata Theresion, “A proposito, che cosa voleva dimostrare?”.
Irenior risponde ridacchiando: “Che le W.I.T.C.H. possono fare a meno di tirarle sassi”.
Wanda si solleva la visiera, ricambiando con un’occhiataccia delle sue l’amica impertinente, e risponde: “La nostra manovra consiste nel teletrasportarsi a lato dell’avversario e rendersi invisibili al tempo stesso. Le due operazioni richiedono due diverse sequenze di operazioni mentali, che prendono il loro tempo. Noi ci alleniamo per ridurre questo tempo di reazione. Potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte”.
Megan interviene: “E se venissimo ferite, c’è un’altra sequenza nella quale ci alleniamo: teletrasporto, invisibilità e trasformazione in sé stesse. Ci permette di essere risanate immediatamente”.
Dora aggiunge: “Questa è essenziale: dobbiamo farlo prima di perdere coscienza, sennò addio. E dobbiamo saperlo fare anche in condizioni di dolore e panico”.
“E’ il trucco con cui sono sopravvissuta alla freccia avvelenata”, aggiunge Wanda, “Anche se da solo non è bastato a contrastare l’effetto del veleno”.
Theresion annuisce di malumore: ciò non toglie che il costo energetico di questo addestramento sia difficilmente sostenibile. “Vorrei rifare la prova”, dice andando a prendere il sasso dall’altra parte dello stanzone.
“Va bene”, consente Wanda un po’ sorpresa, e si riporta nella posizione di partenza, abbassando la visiera.
Ritornando in posizione, Theresion aggiunge: “Però, se vuoi dimostrarmi di avere i riflessi davvero pronti, non dovrai avvantaggiarti leggendomi il pensiero”.
“Lo prometto, non ti leggerò il pensiero”, acconsente Wanda; sotto la visiera calata, si intuisce un ghigno sicuro.
Theresion inizia a dire: “Almeno per questa…”. D’improvviso, s’interrompe e fa il gesto di scagliare il sasso, e vede l'altra svanire immediatamente; però lei, anziché lanciarlo dritto, si volta e lo lancia verso la posizione in cui l’altra è ricomparsa la prima volta. Con un cozzo come di plastica, il ciottolo ferma la sua parabola a mezz'aria e cade al suolo.
Wanda riappare un po’ disorientata, guardando il sasso fermarsi ai suoi piedi. “Come hai fatto?” chiede, passando le dita su un piccolo graffio della sua visiera.
Anche dal gruppo delle spettatrici giunge qualche smozzicata frase di stupore.
Theresion sogghigna. “Cara Wanda, i tuoi riflessi son davvero pronti, ma dovresti aggiungere qualcosa di nuovo al tuo metodo: un pizzico di imprevedibilità”.


Meridian, laboratorio della torre Nord

“Avanti, Carol, entra pure”, invita Vera seduta all’ampia scrivania del laboratorio di magia.
Aperta la porta, Carol si fa avanti, osservando il grande stanzone a forma di ciambella. Ha già visto dall’interno questo locale, ma solo nei suoi viaggi extracorporei nel cuore della notte. Di giorno dà un’impressione diversa: è intonacato di bianco, e le tante finestre tutt’attorno lo rendono senz’altro la stanza più luminosa del palazzo. Attorno, le librerie contengono scansie di quaderni d’appunti, pergamene antiche, vasi di sostanze chimiche ben allineati come in un’antica farmacia, vetrine rigurgitanti degli oggetti più strani e, all’occhio di un profano, completamente inutili. E poi, gli specchi: specchi grandi, specchi piccoli, specchi deformanti, opalescenti, neri…
E infine, allineati su un grande banco da lavoro, centinaia di pupazzi di pezza, statuette di terracotta in stile meridiano, bambole di plastica e nani da giardino.
“Quelli li ho portati io, da Midgale” dice riconoscendoli, “Mi sono spesso chiesta a cosa ti servissero”.
“Un giorno lo saprai”, le risponde Vera evasiva, “Per l'intanto, accomodati pure”, e le indica la poltroncina davanti alla scrivania.
“Grazie”. Si siede cercando di sembrare disinvolta, ma è emozionata. In questo luogo tutto parla di magia, per chi la sa riconoscere. Sa che qui hanno svolto le loro ricerche molti sovrani del passato, non escluso Phobos. Se è stata convocata proprio qui, vorrà certo dire qualcosa d’importante.

“Allora, Carol, so che ti piaceva poter passare il confine tra i mondi. Ci sei stata molto utile, finché hai potuto farlo”.
L’altra annuisce speranzosa. “Sì, lo ammetto, mi piaceva”.
“E vorresti tornare a rifarlo?”, le chiede con uno sguardo penetrante, “Vorresti avere la possibilità di consultare ancora testi di magia tra i più rari di questo mondo? Di avere ancora accesso all’acqua magica per rinforzare le tue energie?”.
Carol deglutisce a vuoto: lo vorrebbe, e come. Non aveva più osato sperarci.
“Che cosa dovrei fare, per tutto questo?”, chiede con la bocca asciutta.
Vera sorride percependo l’interesse dell’altra. Si fa apparire in mano la copia del Cuore di Kandrakar, e gliela fa dondolare davanti agli occhi desiderosi. “Usando un oggetto come questo, e le conoscenze di questi due tomi – batte con la mano su due grossi volumi rilegati in pelle, appoggiati sulla scrivania – Phobos realizzò un sigillo in grado di forzare la Muraglia di Kandrakar.  Questa barriera agisce sul portale naturale come un macigno in un ruscello: lo ostruisce, finché l’acqua si cerca una nuova strada, anche dividendosi in molti rivoli. Il sigillo di Phobos era in grado di controllare questi rivoli. Poteva aprire nuovi portali in luoghi voluti, accessibili a piedi senza alcun bisogno di teletrasporto”.
“Cosa vuoi fare con questi portali?” chiede Carol guardando avidamente i due volumi, e sfiorandoli con le dita gelide come se fossero la pelle di un amante tanto desiderato da togliere ogni coraggio.
“Ci permetterebbe di riconquistare la nostra libertà”, risponde Vera in tono suadente, “La libertà di muoverci tra i mondi che le regine di Meridian e i loro collaboratori hanno sempre avuto”.
Carol prende fiato, osservando i lucori all’interno della sfera di ametista appoggiata davanti a lei. “Come la useresti? Voglio dire… nell’immediato?”.
“Se sarà pronto prima del confronto finale, lo useremo per trasferire qualche agente sulla Terra e inserire delle cimici nelle case delle Guardiane e di Elyon, e nei luoghi in cui si ritrovano. Sapere i loro piani in anticipo ci darebbe un certo vantaggio”.
“Spiare? Non colpire?”.
“No, non colpire. Solo spiare. Cimici, copiatura dei pensieri e così via. Sarebbe un lavoro di grande fiducia, e saresti ricompensata con l’accesso a sempre più libri di magia”. Osserva le reazioni di Carol, e infine aggiunge: “Potresti perfino liberarti di quei registratori di pensieri”.
Carol porta sognante la mano agli orecchini, poi è come se si riscuotesse. “Vera, mi dispiace, ma non mi conviene accettare in questo momento. Se tu, tra un mese, dovessi perdere la tua battaglia, questi orecchini saranno la prova inconfutabile che non ho preso parte al colpo di stato”. Allontana da sé il finto Cuore di Kandrakar.
Vera si acciglia risentita, e solleva il talismano facendolo oscillare tra le dita. “Io ne ho bisogno ora, che sono sovraccarica di altre priorità. Se tra un mese vincerò, poi la mia offerta per te potrebbe non essere così generosa come adesso. Pensaci ancora: potresti mangiarti le dita fin alle nocche per non aver accettato ora”.
Carol annuisce, rammaricata. “Forse. Ma molto tempo fa ci dicesti che per tutte noi era già pronto un posto nella Torre delle Nebbie. Da allora in poi, in tutta questa storia le bugie hanno dimostrato una forte tendenza a diventare verità. Io non ve lo auguro di certo, ma se succederà così, non ho nessun desiderio di condividere il vostro destino”.

 

 

 

 

  
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