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Autore: clylar    02/05/2012    2 recensioni
Era lì da mezz’ora e continuava a fissare le due lastre di marmo che aveva davanti: identiche, legate da un filo di parentela e accomunate dallo stesso nome che le identificava. Ciò che le distingueva era la data sotto i nomi e il disegno di un aquilone che decorava la lapide più recente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Claire Bennet, Mr. Bennet, Peter Petrelli, Sylar
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Una birra fresca

 

Sylar scese dalla moto lasciandola ordinatamente nel posteggio. Se si metteva a contare i chilometri fatti in giro, “a vanvera”, neanche ci riusciva. 
A volte un giorno è più complicato di un altro, ma quello passato era proprio stato uno schifo totale.

“Dio se ho sete, se ci fosse una birra, bella fresca.”

Arrivato davanti all’appartamento usò il suo mazzo di chiavi per entrare e si diresse in cucina. Dopo che il tormento dei ricordi passati si era a poco a poco smorzato aveva continuato a pensare a Claire, e ancora lo stava facendo: come l’aveva vista, come l’aveva “sentita”: “Sylar”, disse con una smorfia, “A quanto pare si è dimenticata il mio nome.”

E mentre chiudeva il frigo e apriva il tappo della tanto desiderata birra fresca, arrivò la botta, vicino all’osso occipitale e  lo spedì a sbattere contro l’anta di acciaio del frigo, spaccandogli il naso.

Poi più niente.

 

“Ma porca miseria, Gabriel”, Peter mollò di botto la mazza che aveva in  mano e cercò di mettere l’amico in posizione sdraiata.

“Peter, cosa succede?”

“Niente Emma, torna a dormire.”

Naturalmente Emma sentendo il trambusto era corsa in cucina:

“Ma è Gabriel, Peter ma cosa gli hai fatto? Mio Dio quanto sangue, è pallido, davvero tanto pallido, ma respira? 
Non sarà ...”

“Emma stai tranquilla, adesso si rimette.”

Sempre se non gli ho beccato il punto giusto

“Adesso lo tiro su, verso il divano.”

Cavolo se pesi amico!

“Ti aiuto” si offrì la ragazza.

“No, non fare sforzi, non va bene.”

“Dai Peter, lo so cosa posso fare”, e continuando a rimproverare il marito per quel che aveva fatto, lo aiutò a mettere il malcapitato sul divano.

E rimasero lì a guardarlo.

“Ghiaccio?” chiese Emma.

“Eh!, mi sa che ormai non gli servirà poi a molto. Ce la farà da solo... credo” e con due dita gli raddrizzò il naso rotto e storto.

 

Che cazzo! Ma quante birre mi sono fatto per avere un mal di testa del genere?

Aspetta un attimo, la birra non mi fa più effetto da un bel po’!

Aprì gli occhi e scoprì che anche la vista era andata, ci vedeva male, tipo come quando doveva usare gli occhiali: era tutto offuscato.
Tentò di alzarsi, ma una mano lo spinse giù.

“Sta fermo, tra un po’ ti passa, hai preso una bella botta!”

“Ho preso? Sono caduto?” Aveva riconosciuto la voce di Peter.

“Più o meno.”

“Cosa vuol dire più o meno?”

“E dai Gabriel. Sono le quattro del mattino, entri scassinando la porta d’ingresso! Cosa avrei dovuto fare? Potevi essere chiunque: un ladro, un maniaco. Ti ho atterrato con la mia mazza!” disse infine tutto gongolante.

Sylar riuscì a mettere a fuoco la mazza che gli veniva sventolata davanti: si andava un po’ meglio.

“Ho usato le chiavi, non ho scassinato.”

“Le chiavi? Quali chiavi?”

“Quelle dell’appartamento” e si tirò su a sedere.

“Giuda ... che male! Ce le ho le chiavi Peter, vivevo anch’io qui una volta, non ti ricordi? Hai preso una botta in testa anche tu?

“Ah Già, è vero, ma cosa saranno . . . quattro anni che non vieni più qui. E poi sono mesi che non ti fai più sentire!”

“Ma cosa centra? Avevi detto: Vieni quando vuoi, la porta è sempre aperta per te!” disse guardando il suo quasi fratello in faccia. E in quel momento si accorse di Emma, prima riusciva a vedere solo una figura indistinta, ora la vista gli era tornata quasi del tutto e vide che effettivamente i mesi trascorsi avevano, come dire, lasciato il segno.

“Ciao Emma, a quanto pare mi devo congratulare.”

Lei sorrise e lui si stupì, come sempre, delle emozioni positive che emanava tutte le volte che gli stava vicino: era il suo salvatore e lo sarebbe stato per sempre.

“Già”, si mise una mano sulla pancia “volevamo che lo sapessi ma non riuscivamo a rintracciarti.”

“Di quanti mesi sei?”

“Sei, e va tutto bene” e senza preavviso gli prese una mano e gliela appoggiò sulla pancia.

Sylar da prima si irrigidì, gli sembrava un gesto così poco adatto a uno come lui ma poi sentì il bambino scalciare, e gli mancò il fiato.

“E’ speciale, è come noi, ne sento già il potere” disse assorto.

“Visto Peter, ha riconosciuto subito il suo padrino!”

“Emma ...”

“E dai, con Claire non ha mai fatto così.”

Sylar guardò interrogativamente Peter.

“Io vorrei che fosse Claire la madrina, anche perché ci tiene TANTO anche lei” e caricò la frase guardando verso la moglie.

“E io, invece, voglio che sia tu il padrino” disse Emma di ricambio guardando con occhi pieni di speranza Gabriel “se non fosse per te, io non sarei neanche qui.”

“Senti non ti sentire costretto” iniziò Peter per alleggerire la richiesta “anch’io lo vorrei, ma so che non vuoi pressioni e”

“O.k.” fu la risposta e mise giù le gambe dal divano.

Padrino, io? Se sta bene a loro avere per padrino del proprio figlio un serial killer io non mi faccio problemi

Emma e Peter si scambiarono un’occhiata un po’ perplessa: era stato più facile del previsto.

Claire ci rimarrà male, ma le parlerà Emma, tra donne si intendo meglio.

E per Peter la questione era risolta.

Sylar tese la mano e si alzò aiutato dall’altro ragazzo, lo abbracciò e fece le congratulazioni a entrambi.

“O.k. avete già scelto il nome?

“Nathan se è maschio, Gabrielle se è femmina” disse Emma sempre con un dolce sorriso.

“Ottimo”, Sylar si guardò intorno “C’è niente da mangiare? Perché se no mi sa che mi tocca morire sul serio stavolta.”

 

Dopo mezz’ora stavano tutti e tre al tavolo in cucina: Peter e Gabriel con una buona tazza di caffè e Emma con una camomilla.

“Oggi sono andato al cimitero” disse di punto in bianco.

“Lo immaginavo, sono due anni giusto?”

“Si.”

“Mi dispiace Gabriel”, disse il ragazzo, Emma allungò semplicemente una mano e l’appoggiò sul suo braccio, ma tutto il calore che riuscì a trasmettergli valeva più di mille parole.

La guardò negli occhi: perché non si era innamorata di lui invece che di Peter? In fin dei conti era il suo salvatore, sarebbe potuto andare benissimo così e, magari, lui si sarebbe potuto innamorare di lei, era la “damigella”, quella in pericolo ed indifesa, quella da salvare.

Di colpo gli tornò in mente l’immagine di Claire come l’aveva vista in cimitero.

Strinse la mano di Emma, disse “Grazie, sto bene” a Peter, poi:

“Ho visto Claire, era lì.”

Peter si irrigidì subito: “Strano aveva detto che non ci sarebbe andata, mi ero offerto di accompagnarla” e prese la sua tazza e la portò al lavello.

“Ha bisogno di aiuto Peter” continuò.

“Non mi pare proprio, abbiamo cenato insieme la settimana scorsa, stava bene” e mentre continuava a lavare la tazza guardò la moglie come per cercare conferma. Emma abbassò gli occhi.

“Sta cedendo Peter, è tirata come una corda di violino, ha bisogno di aiuto.”

Sbattendo la tazza sul lavello il ragazzo si voltò:

“Non del tuo!” disse alzando la voce.

“Peter io sento cosa prova, so cosa prova” e prese in mano la tazza che aveva davanti solo per tenere fra le mani qualcosa. “Voglio aiutarla.”

“No”

“Posso farlo Peter”

“No”

“Lo sai che posso farlo”

“Ho detto di no!”

Sylar sorrise e strinse la tazza.

“Dillo, avanti Peter, dillo.” Emma si alzò e andò verso il marito “Ti sta solo provocando, non dargli retta”

“Dai Peter, lo sento cosa provi, sei deluso, sei arrabbiato, dai dimmelo, avanti, dimmi il perché non vuoi  che l’aiuti”

Peter trattenne il fiato, contò fino a cinque e poi urlò:

“Perché, cazzo, è colpa tua! Perché hai rovinato tutto” e si avvicinò a Sylar mentre Emma tentava di fermarlo.

“E’ colpa tua se tutto è andato a puttane, le hai tolto l’unica cosa che contava davvero per lei, l’hai spazzata via  e non le hai neanche lasciato dei resti su cui piangere. Quella tomba è vuota lo sai vero Sylar! E adesso che ti rode la coscienza vuoi fare il buon samaritano, adesso che lei si è trovata un suo modo di sopravvivere, vuoi di nuovo mandare tutto per aria per aiutarla?”

Peter era quasi senza fiato.

Me lo ha urlato in faccia, finalmente!

In fin dei conti se gli era rimasto lontano dopo quel che era successo c’era un motivo. Eppure, se già sapeva, perché sentirselo dire faceva così male?

“Smettetela di fare gli idioti. Stiamo parlando di cose serie” disse Emma “Peter urlare a squarcia gola non gli farà più male di quello che le tue parole gli hanno già fatto.”

Peter guardò la moglie: era arrabbiata. Quello stronzo di Sylar riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lui.

Si sedette sulla sedia.

“Se vuoi dirmi che ti scusi, che non le pensavi davvero le cose che hai detto, lascia perdere. Mi faresti solo incazzare di più”, finalmente era riuscito a lasciare la presa sulla tazza.

“Claire non sta bene”, disse Emma tenendo le mani sulle spalle del marito.

“Perché tu?”, chiese lui stavolta con voce rassegnata. “E non dirmi perché sei empatico perché ti spacco la faccia con queste mani, Gabriel Gray.”

Gabriel guardò Peter negli occhi: quell’uomo che era stato un suo nemico, che aveva creduto un fratello e che ora era il suo unico amico; quell’uomo che lo odiava eppure lo amava come un fratello al tempo stesso. Poteva raccontargli tutto?.

“Perché è mancato tanto così" e strinse indice e pollice quasi  a toccarsi, “tanto così”, ripeté con rabbia stringendo i denti, “che io e Claire ci mettessimo insieme e se credi che fosse perché c’era Noah ti sbagli di grosso: c’era qualcosa tra di noi ed era serio.”

Come faccio a parlare del passato se fa male solo pensarci.

Lui, uno sfigato, uno psicopatico, un serial killer senza possibilità di redenzione, aveva creduto di trovare il suo piccolo pezzo di paradiso qui, sulla terra, con il suo bambino e la sua mamma: ci aveva sperato, ci aveva creduto.

E ho perso tutto.

Ecco il secondo capitolo, volevo solo precisare una cosa: Emma ci sente e parla senza problemi, consideratelo un regalino di nozze di Sylar!

  
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