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Autore: MrsHousekeeper    02/05/2012    1 recensioni
Traduzione della bellissima "Something Old" scritta da Maple Fay su ff.net. Mrs. Hughes ha lasciato Downton Abbey, a causa di un certo maggiordomo e di una gran brutta situazione che sembra non poter trovare soluzione. Ma è davvero così? Oppure anche la ferita più grave, con il tempo, smette di sanguinare? Carson/Hughes molto atipica, ambientata qualche anno dopo il Christmas Special.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornare, ma tra feste e ponti è stata una settimana dura :) 

Grazie a voi che resistete nella lettura... Potete recensire, non mi lamenterò!

Vederlo così, sulle scale di Grantham House, le aveva fatto male più di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Sapeva, naturalmente, che lui sarebbe rimasto a Downton – e che sua signoria non l'avrebbe lasciato andare, in parte per il senso di colpa che Charles provava, in parte per la responsabilità che doveva affrontare – ma trovarsi davvero ad incontrarlo, faccia a faccia, le aveva spezzato il cuore un'altra volta.

Certo, sempre che prima avesse iniziato a guarire.

Se il tempo fosse passato, se le stagioni fossero cambiate da allora a quel momento, lei non lo sapeva.


Quindici mesi prima

Era stanca, così stanca. Tre giorni di tè, feste serali e cocktail, di ospiti che vagavano per la casa e lasciavano una gran confusione al loro risveglio. Tre giorni di rapido andare su e giù per le scale, zittendo strane cameriere e lacchè che ridevano troppo forte nei corridoi, assicurandosi che la porta fra il corridoio degli uomini e quello delle donne fosse correttamente chiusa ogni notte...

Soltanto un paio d'ore ancora e il peggio sarebbe finito, si disse, serrando la mascella nello spostarsi in fretta per il pianterreno cercando Charles – nessuno l'aveva visto nell'ultima ora o quasi, e dal momento che la festa era al culmine il maggiordomo doveva semplicemente essere presente. Dopotutto, non poteva credere che lui tenesse lady Edith in minor ossequio di Lady Mary – e aveva fatto tutto ciò che aveva potuto per rendere anche la sua festa di fidanzamento emozionante e meravigliosa..

« Mrs. Hughes? Siete impegnata? »

C'era così bisogno di trovarlo subito. « No, Mrs. Crawley. Come posso esservi utile? »

Isobel Crawley le mostrò la mano, fasciata alla bell'e meglio in quello che sembrava un fazzoletto un po' usato. « Sembra che mio figlio sia un po' troppo entusiasta, stasera. È riuscito a rompere un bicchiere di champagne e mi sono tagliata, piuttosto malamente, temo. C'è una cameriera che sta già pulendo, ma mi chiedevo se voi poteste aiutarmi... »

« Certo, » annuì Elsie, la mente concentrata su ciò che doveva fare. « Se volete seguirmi... »


Perché non era andata a prendere il necessario da sola? Sarebbe stato molto più appropriato lasciare Mrs. Crawley ad aspettare nella biblioteca piccola finché lei non fosse tornata a medicarle la ferita.

Il crepacuore sarebbe stato altrettanto tremendo, ma forse qualcosa avrebbe potuto salvarsi, fra le macerie della sua vita. Ma era troppo tardi per pensarci, ora, quando ormai non c'erano che rovine.


Bizzarri suoni attutiti provenivano dal suo salottino. Questo avrebbe dovuto fermarla, farla voltare verso Mrs. Crawley per chiederle di aspettare nella deserta sala della servitù – ma era esausta, e di fretta, e voleva solo trovare Charles e che lui l'abbracciasse fino ad addormentarsi e...


...e lui era lì, proprio nel suo salottino, con una cameriera, il cui nome Elsie nemmeno riusciva a ricordare, decisamente svestita e scompostamente sopra di lui...

...e Mrs. Crawley reagì prima che Elsie avesse tempo di farlo, e iniziò a gridare contro di loro, e allora O'Brien apparve dal nulla e diede un'occhiata all'interno, e impallidì di colpo non appena vide Charles e quella piccola...cosa...

...e di colpo si ritrovò di sopra, seduta su una sedia in una stanza che non riusciva a riconoscere attraverso la nube scura che sembrava circondarle la testa, e Lady Grantham era lì a tenerle la mano mentre Mrs. Crawley parlava e parlava e parlava, e il volto di Lord Grantham era pallido com'era stato quello di Miss O'Brien, i suoi occhi bruciavano e lui stringeva i denti e usciva a passo pesante dalla stanza, probabilmente per trovare Charles...

...e poi era arrivata Lady Mary, e si era inginocchiata sul pavimento accanto a lei senza fare la minima attenzione al suo nuovo vestito, e si era voltata verso sua madre e aveva detto fermamente, « Dovrebbe andarsene. Se papà non lo manderà via, lo farò io. »

...e allora Elsie aveva sentito la propria stessa voce, quieta e monocorde e flebile come un'eco: « No, milady. Non dovete farlo. Sono io che dovrei andarmene. »



Come avrebbe potuto tornare là dopo aver visto tutte quelle cose? Come avrebbe potuto sedere su quello stesso divanetto e lavorare alla lista delle lenzuola, ricordando con tanta nitidezza ogni forma, ogni colore, ogni suono?

L'avrebbe fatta impazzire in una settimana.


« Elsie, ti prego... »

Lei lo oltrepassò, mordendosi il labbro forte abbastanza da farlo sanguinare. Lui fece per trattenerla, toccandole il gomito; lei si liberò della sua stretta e dallo sguardo negli occhi di lui avrebbe giurato che si aspettasse che lei stesse per schiaffeggiarlo.

Voleva farlo. Con tutta se stessa. Lo voleva quasi quanto avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che tutto sarebbe andato bene, anche se lei per prima non ci credeva.

« Non ho niente da dirti, Charles Carson. E neppure ho voglia di ascoltare nulla che tu possa voler dire a me. »

« Ma devi! Non puoi credere una sola parola di tutto questo! Io non riesco nemmeno a ricordare la maggior parte di... Lei... Lei deve aver messo qualcosa nel mio vino, oppure... »

« E da quando il maggiordomo beve vino prima che la più importante festa dell'anno sia terminata? »

Lui chinò il capo, il petto che si sollevava con sforzo. In qualsiasi altro momento sarebbe stata preoccupata che il suo cuore potesse fare di nuovo i capricci, ma adesso non poteva interessarle di meno.

« Sono stato avventato, Elsie, avventato e stanco e stupido e... Cos'altro vorresti che dicessi? »

« Niente. Non c'è niente che tu possa dire in grado di farmelo dimenticare. » Deglutì a fatica e si portò una mano sul volto tentando di nasconderlo da lui, di negare il dolore e la rabbia. « Quella ragazza ha detto a sua signoria che tu le sei stato appresso fin dal momento in cui ha messo piede in questa casa. Che l'avevi seguita ovunque per tre giorni, facendo ogni genere di allusioni, e quando l'hai incrociata ai piani inferiori tu avresti dato a lei il vino... »

« Elsie, tu devi sapere che è tutta una bugia! » La sua testa si rialzò di colpo mentre l'afferrava per le spalle, lo sguardo febbrile ed implorante che premeva su quello di lei. « E sua signoria le ha creduto? »

« Devi ammetterlo – di solito è l'uomo a drogare la bevanda di una donna, non il contrario, » sussurrò, chiudendo gli occhi e pregando di trovare abbastanza forza e compostezza. « E la ragazza non ha una sola macchia sulla sua reputazione, mentre... » Si fermò, mordendosi il labbro.

« Mentre io sono stato sul palcoscenico, il che potrebbe avermi portato a qualunque cosa, è questo che vorresti dire? Mio Dio, Elsie, è stato secoli fa! E sua signoria lo sa da anni ormai! »

« C'è una certa differenza tra sapere che qualcosa è successo molto tempo fa ed è stato ormai messo a riposo, e vederlo tornare dalla tomba a perseguitarti. »

Charles la lasciò andare e fece qualche passo indietro, il volto tirato e cinereo le lasciar pendere le braccia prive di controllo lungo i fianchi.

« Che cosa devo fare perché tutto questo si allontani, Elsie? Dimmelo e lo farò. »


Avrebbe potuto chiedergli di lasciare il suo posto e andarsene con lei. Non avrebbe più avuto una reputazione, ma a lei non sarebbe importato di lavorare per entrambi, finché ne avesse avuto la forza, finché ci fosse stato un posto che l'avrebbe assunta.

Avrebbe potuto chiedergli di dimenticarsi della ragazza, di voltare le spalle alla sua vergogna e alla propria responsabilità e vivere la vita che avevano immaginato tanto tempo prima, insieme, sempre insieme, con niente al mondo in grado di separarli.

Ma sapeva nel profondo di sé che il suo senso del dovere e dell'onore non gli avrebbe mai permesso di fare nulla del genere.

E per quanto desiderasse credere ad ogni parola che lui aveva detto, il suo cuore era una grande ferita aperta, e non avrebbe smesso di sanguinare.


« Penso che entrambi sappiamo cosa tu devi fare. »

« Dimmi che mi credi. »

« Non posso. »

Gli voltò le spalle e se ne andò, oltrepassando la porta sempre chiusa del proprio salottino senza degnarla neppure di un'occhiata.

  
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