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Autore: Depeep    02/05/2012    4 recensioni
Ossequi! In questa raccolta si narrano alcune vicende che hanno visto come protagonisti diversi personaggi di SE quando erano piccoli. Spero che vi piaccia.
Di nascosto. - Non andava agli altri. Ma questa era la loro realtà, non la sua.
Anniversario. - - Grazie, Spirit - disse soltanto, afferrando il mazzo come se fosse stata costretta ad accettarlo.
Come i grandi. - Non avete mai colpa di nulla. Quella... è sempre mia.
Paura di un no. - Se lui non avesse voluto giocare, le avrebbe ugualmente detto di no.
Farfalla agrias. - Perché quell’espressione preoccupata, padre? E’ totalmente antiestetica.
Tetto di nuvole. - Ma non la vide, perché a nasconderla c’erano le nuvole.
Senza risposte. - - Gli strumenti non provano emozioni - bisbigliò l’altro con gli occhi umidi.
Cameratismo. - Il nostro è semplice cameratismo. Noi non siamo amici.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Black Star, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Come i grandi (Black*Star)

Se ne stava seduto sul muretto, stringendo tra le dita alcuni pezzi di quella bella statuetta di ceramica che aveva accidentalmente rotto. Tentava di nasconderli, ma dentro di sé sapeva che non sarebbe servito a niente. Era lui il bambino, lì. La colpa sarebbe stata automaticamente sua.
-Ehi, delinquente! Ti ho trovato, finalmente!
Il ragazzino si voltò con aria annoiata verso l'uomo dalla pelle ambrata che correva quasi goffamente verso di lui con un'espressione che non prometteva niente di buono.
-Ah, sei tu, Sid.
Il bambino si girò nuovamente, come se non avesse visto nulla, e tornò sui suoi pensieri, alzando lo sguardo verso quel sole che come al solito rideva divertito di ciò che accadeva di sotto.
L'uomo ansimò, sembrò calmarsi. Dopo pochi attimi di esitazione, si sedette agilmente accanto al ragazzo.
-Black*Star...
Il ragazzino fece finta di non sentire, continuando a dondolare le gambe che pendevano nel vuoto.
-Eh... Per caso hai preso una delle statuette di Shinigami-sama che si trovano all'ingresso della scuola? Non la troviamo più, e poi sai che lui ci tiene molto...
Il ragazzo non si voltò. -Se è vero che sono tanto importanti che se le custodisca bene, al posto di esporle così.
L'uomo era interdetto. Si chiedeva come potesse quel bambino che fino a pochi minuti prima era così spensierato assumere un tono tanto sostenuto.
-Black*Star, è successo qualcosa? Sei ancora un bambino, non dovresti essere teso!
Il bambino socchiuse gli occhi. -Sid, sai perché voglio diventare grande?
L'uomo invece spalancò i suoi, di occhi. Aveva toccato un tasto dolente. Doveva ancora imparare a parlare con quel ragazzo che -accidenti- era molto più complessato di quello che sembrava.
-Non lo so... Perché vuoi diventare un dio?
Era palesemente imbarazzato, e, mentre scrutava con sguardo quasi intimorito il suo interlocutore, desiderava aver intravisto sul suo volto quel leggero sorriso che, con tutta probabilità, non c'era davvero.
-Non dire sciocchezze- fece quest'ultimo di rimando, osservando con gli occhi bassi la gente grigia che animava la città -dei si nasce. E io sono nato dio.
L'uomo, conscio dell'indole del ragazzo, soffocò una risatina. Non era il momento adatto.
-Però...
Seguì uno strano silenzio, che tentava di bloccare con forza le parole del ragazzino.
-Però io sono un dio ancora piccolo, mentre voi siete grandi. Per voi è tutto facile. Non avete problemi. E, soprattutto- si girò di scatto verso l'uomo, piantandogli addosso le iridi sottili come fessure -non avete mai colpa di nulla. Quella... è sempre mia.
L'altro fece una smorfia. Aveva capito dove voleva andare a parare il ragazzo. -Perché sarebbe sempre colpa tua?
-Perché non sono... grande.
L'uomo non riuscì a trattenere un sonoro sospiro. A pensarci bene, spesso se accadeva qualcosa la colpa andava al piccolo. Ma, dopotutto, era solo un bambino, non era certo responsabile come poteva esserlo un adulto! Anche se non aveva completamente torto a sentirsi oppresso dalle tante volte in cui i "grandi" gli puntavano il dito contro.
-Beh... Forse hai ragione. Non devi averla presa tu per forza. Sarà stato Spirit. Sai quanto è maldestro, eh! L'avrà rotta, e poi avrà nascosto i pezzi per paura di Shinigami-sama. Oppure...
Tacque. Il bambino lo guardava. Scosse il capo.
-Ehi, senti, che ne dici se andiamo a prenderci un gelato?
Un lieve sorriso affiorò sul volto del ragazzino. -Sid. Un maxi cono al gusto di tutto.
L'uomo si alzò in piedi e gli scompigliò i capelli.
Solo in quel momento il ragazzino si ricordò di ciò che nascondeva tra le mani. Era riuscito a convincere l'adulto sul fatto che la colpa non fosse sempre sua, ma in quel caso, effettivamente, la colpa era sua. E lui era un ragazzo sincero.
-Ehi, Sid.
L'uomo si riscosse. -Sì?
L'altro tese le mani e le aprì, mostrando candidamente i minuscoli pezzi della statuetta che aveva frantumato.
-Ho rotto io la statuetta.

~

Note: Ok, eccomi di nuovo con un altro obbrobrioso capitolo della mia fic! Quanto è lungo questo, eh! Qui ho disegnato un Black*Star un po' più riflessivo, spero solo di non essere caduta nell'OOC... Ma io ce lo vedo bene nei panni del ragazzino che rivendica le sue ragioni! Inoltre non ho voluto parlare del problema del passato di Black*Star, e del fatto che la gente lo disprezzi per via della sua discendenza; ho preferito scrivere dell'infanzia del ragazzo insieme a quella specie di genitore che è stato Sid per lui. Avrete notato che io non scrivo mai i nomi dei personaggi, lascio che vengano presentati da... altri personaggi. Il perché, non lo so.
Ringrazio chi mi legge e chi mi recensisce, davvero, grazie di cuore! Spero di non annoiarvi, e se avete qualcosa di ridire in particolare su un punto, sarò ben lieta di accettare i vostri consigli!
See ya!
  
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