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Autore: Medy    02/05/2012    2 recensioni
Sirius Black, ormai diplomato e quasi Auror non ha abbandonato i suoi modi irresponsabili da vero malandrino. Re delle notti folli , non è intenzionato a sacrificare la propria libertà.
Anche se un incontro forse cambierà la sua intera visione delle cose. Due occhi, profondi, capaci di arrivare a quell'animo che sembra irraggiungibile. Quel sorriso che tocca il cuore e i suoi modi di fare , saranno il Mix perfetto per gettare l'erede dei Black K.O. . Dolce come un Muffin, delicata come un sufflè, forte come il cacao, questo nuovo personaggio entrerà nella vita di Sirius come un uragano. Anche lei sarà coinvolta in qualcosa di troppo grande, che condurrà Sirius a prendere una delle decisioni più difficili e dolorose .... Ambientata nella OLD GENERATION, ritorno con una nuova FF...SPERANDO DI COLPIRVI E INCURIOSIRVI!! Baciii!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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-Wonderful Life is while you’r in the World-
- Eleventh Chapter-
 

 
“Dove eri finito, sucido topo”. Peter fu scaraventato contro il muro, e la bacchetta puntata alla gola. Sirius aveva ancora le ferite della battaglia vivide sul corpo e nel cuore, e la scena di quei corpi distesi in quel prato non facevano altro che tormentare i suoi sogni. James cercò di calmare l’amico, ma inutilmente, mentre Remus, per la prima volta sembrò appoggiare quel atteggiamento.
Peter non era accorso quando era stato chiamato. Non era intervenuto per proteggere gli amici, non aveva cercato di sventare Voldemort, ma , tipico da lui, era scappato via,eraa fuggito, per poi ritornare quando tutto aveva ripreso a procedere tranquillamente.
“Sirius…Mi manca il respiro…” Boccheggiò il piccolo uomo,  divenuto cianotico a causa della stretta di Sirius che incideva alla gola.
“Sirius , basta…” Lily prese Sirius per le spalle e lo allontanò.
“è uno schifoso…” Sussurrò Felpato. Gli occhi erano tutti puntati su di lui, e Silente, non proferì parola. L’atteggiamento del giovane era comprensibile. Una forte rabbia lo invadeva, lo stava logorando dall’interno. Troppa violenza stava vivendo e con lui anche gli altri. Troppo male stava attraversando il mondo, e l’unica cosa che potesse sventarlo era l’amore, l’amicizia, il stare insieme. Peter non seguiva questa linea,avendoli abbandonati del tutto.
“Peter siedi…” Silente indicò una poltroncina lontana da Sirius, che continuava a lanciargli occhiate infuocate. Codaliscia tremante si accomodò e abbassò il viso per concentrarsi sulla punta dei suoi piedi. Lo sguardo di Sirius era insistente, ma Peter mantenne i nervi saldi, o almeno ci provò.
“Voldemort ha puntato verso Durmestrangh … Vuole reclutare giovani maghi e sappiamo tutti che in quella scuola danno una particolare attenzione alle Arti Oscure…” Silente riprese il discorso. Espose a tutti i membri dell’Ordine della Fenice, le soffiate ricevute per quanto riguardava i movimenti di Voldemort. Nessuno chiese la fonte, tutti si fidavano dell’uomo e rimasero a fissarlo e ad ascoltarlo in silenzio. Silente era a conoscenza di informazioni utili, che avrebbe aiutato tutti o almeno cosi si sperava. Furono congedati tutti, non appena terminò la riunione. Tutti lasciarono il quartier Generale, e Sirius non ebbe la fortuna di prendere Peter che si smaterializzò quasi subito.
 
 
 
 
 
 
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Era trascorsa una settimana da quando Sirius si era presentato nel cuore della notte fuori casa sua, e con presunzione aveva osato  baciarla per poi scappare via come un codardo. Quel gesto non aveva un motivo valido, nulla giustificava quell’atteggiamento inusuale da parte di quel presuntuoso codardo , dallo sguardo che dannava. Sonya era al corrente di tutto, e da brava amica cercò di non farle notare che d’allora, che da quel bacio, Sirius Black non si era fatto più rivedere. Lily , James e Remus andavano spesso al Bistrot, come ormai facevano da mesi, ma Angy era troppo orgogliosa per chiedere notizia di lui e loro erano troppo buoni per darle le informazioni che lei avrebbe tanto voluto ricevere.  C’erano spesso silenzi e sguardi imbarazzanti. Lei non sapeva se Sirius avesse informato gli amici dell’accaduto e per un attimo sperò che fosse un tipo silenzioso e riservato. Pensieri che dubitò nell’attimo stesso in cui apparvero nei suoi pensieri.
Quella mattina, Sonya e Angy avevano deciso di concedersi una giornata all’insegna del relax e dello Schooping. Natale era quasi alle porte e le stradine illuminate donavano alla città un’atmosfera magica. La neve che accarezzava le strade , le luci che illuminavano i negozi, il freddo che pungeva. Tutto ciò era adorabile, e Angy amava passeggiare  sotto la neve. Il Bistrot non ne avrebbe risentito per un giorno di pausa.
La meta di quel giorno fu i mercatini Vintage dell’EAST END. Angy si imbatte in quelle stradine adibite con bancarelle e Stand più svariati, che mettevano in asta oggetti Vintage di altri tempi. Si persero per un attimo in oggetti appartenuti ad abitanti del passato, abiti che richiamavo il secolo scorso, e musica di vecchia data.
“Ho mal di piedi”. Sonya per l’ennesima volta si lamentò ed Angy cercò di non darci un peso, ma purtroppo dopo l’ennesimo grido d’aiuto si vide costretta a voltarsi e seguirla a sedersi presso un pub frequentato da soli uomini, particolare che notarono, a loro malgrado, solo nell’istante in cui varcarono la soglia. Ma ciò non le intimorì, si accomodarono ad un tavolo e ordinarono due birre.
“Odio passeggiare troppo” Esclamò Sonya, guardando il locale con sguardo disgustato. Un forte odore di fritto proveniva dalle cucine, e gli uomini seduti ai tavoli erano sporchi dalla testa ai piedi. Erano coloro che lavoravano nei pressi del porto. Angy e Sonya erano le intruse.
“Hai accettato di venire con me, e adesso non lamentarti” La rimproverò l’amica, soghignando. Non era arrabbiata con lei, ma adorava punzecchiarla. Non avrebbe mai potuto essere arrabbiata con lei, non lo era stato nemmeno quando aveva cercato di cadere nelle braccia di Sirius….Sirius, odiava quel nome. Sonya sorrise all’amica, ma in un attimo cambiò l’espressione del volto. Guardò alle spalle di Angy con uno sguardo tra il deluso e il sorpreso.
“Cosa c’è?” Chiese Angy confusa, Sonya cercò di distogliere lo sguardo dal punto che aveva attirato la sua attenzione, in modo da non far voltare l’amica, ma fu inutile. Angy si voltò e incontrò il volto maledetto e beffardo. Un enorme sorriso era dipinto sul suo volto. Rideva allegramente e si accomodò ad un tavolo poco lontano dal  loro, e in sua compagnia c’era una donna. Una donna a dir poco spettacolare . Aveva lunghi capelli castani che le accarezzavano la schiena, occhi grandi e di un profondo castano scuro e un sorriso dolce, forse il più dolce che Angy avesse mai visto. Anche l’espressione di Sirius era un’espressione diversa. Non aveva il solito ghigno beffardo, o il solito sguardo da dannato. Aveva il volto rilassato, morbido. IL sorriso era sincero e i modi che ebbe con lei furono galanti e garbati. Angy si sentì cedere la terra dai sotto i piedi e una rabbia la invase, le contorse le budella e la fece voltare di scatto verso l’amica, che non potè non notare il movimento nervoso della gamba, segno di un ‘esplosione imminente.
“Sarà solo un’amica..:” Sonya cercò di trovare una giustifica a ciò che era evidente.
“Non mi interessa” Squittì stizzita Angy, battendo un pugno sul tavolo, e attirando l’attenzione verso di se. Anche Sirius e la misteriosa donna si voltarono e Felpato deglutì quando vide i capelli di Angy, erano inconfondibili. Li avrebbe riconosciuti a miglia di distanza. Il viso di Sonya apparve e lo salutò nervosamente.
“Ci ha viste….” Sussurrò lei tra i denti. Angy si irrigidì , ma cercò di mantenere la calma. Cosa che diventò difficile non appena lui le fu accanto, e con aria da cane bastonato chiese cosa ci facessero li.
“Siamo andate a fare un giro per i Mercatini Vintage e…”
“Non sono affari che ti riguardano”. Angy interruppe l’amica per mostrare a quel bastardo quanto le desse fastidio la sua presenza in quel momento. Sonya, imbarazzata, cercò di trovare una distrazione, che non arrivò, come le birre.
Sirius si irrigidì e non rispose. La rabbia di Angy aveva un motivo valido, e lui era responsabile. Quel bacio , il bacio della sera dell’attacco. Era stato un gesto avventato, un gesto sciocco, anche perché da allora non aveva fatto rivedere la sua brutta faccia. Come poteva spiegarle il motivo di quel Gesto, quando nemmeno lei sapeva il perché. Era arrivato fuori quella porta e aveva esitato qualche minuto prima di trovare il coraggio di bussare. Voleva solo parlare, solo parlare con qualcuno che non conoscesse nulla di lui, ma non appena l’aveva vista tutte le parole erano morte, sparite, e i gesti avevano preso il sopravvento. Gli occhi di Angy erano colmi di rabbia. Rabbia per non aver ricevuto le giuste risposte , per essere stata lasciata confusa a meditare sul perché.
“Va bene, non voglio disturbarti ulteriormente…” Sussurrò lui, salutò Sonya con un cenno del capo e si indirizzò verso la sua accompagnatrice, che non appena si accomodò saettò lo sguardo verso le due ragazze e chiese informazioni.
“Andiamo via..” Disse Angy, che in quel momento si sentiva un vuoto allo stomaco e la testa pesante, ingombrante. Sonya non disse nulla, si alzò con l’amica e rimanendo i soldi al tavolo se ne andarono. Sirius le seguì solo con lo sguardo, ma non si preoccupò di alzarsi con loro e seguirle. Naturalmente Angy non si stupì. Ritornarono a casa, e cancello i Mercatini Vintage dall’elenco dei posti preferiti.
 
 
 
 
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“Sei sicuro di ciò che stai facendo ?”
“SI”
“Il signor Oscuro non tollera i bugiardi…”
“Lo SO…”
“Bene, seguimi…..”  
 
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Un ticchettio alla porta. Sirius alzò lo sguardo e incrociò gli occhi dell’amico occhialuto, che entrò nella stanza con titubanza.
“Ehi Sposino…” Esclamò Sirius alzandosi dal letto, e abbracciando l’amico. Nonostante non vivesse più con lui , James era sempre di passaggio. Ogni giorno lui e Lily si assicuravano che nella casa dei Malandrini tutto procedesse per il meglio.
“Come mai rinchiuso in camera?” Chiese James notando che , nonostante fosse Venerdi sera, l’amico era a poltrire nella sua camera. Non era da lui.
“Non avevo voglia di uscire. Sono stanco” Fece spallucce e voltò le spalle, per non mostrare lo sguardo dipinto sul suo volto. Uno sguardo tra il confuso e il triste. Quella sera, come le altre , i pensieri erano i protagonisti, e nemmeno la Vodka li avrebbe fatti andar via.
“La Gringoth e il fegato te ne saranno grati” Enfatizzò James gettandosi di peso sul letto . Sirius gli si gettò accanto e rimasero in silenzio a fissare il soffitto.
“Cosa c’è Sir?” James conosceva troppo bene l’amico e sapeva che quel silenzio era una richiesta di essere ascoltato. Sirius scosse il capo. E la domanda ripartì nuovamente.
“Non ho le certezze che voglio” Rispose lui. Una risposta senza senso, ma che James comprese al volo. Era una situazione gia vissuta, ma in quelle condizioni c’era lui, non Sirius , che all’epoca non avrebbe mai potuto avere pensieri del genere. Adesso però, forse un po’ per gli eventi, un po’ per la maturità acquisita, erano affiorati in lui.
“Quali sono le certezze che tu vuoi?”. Sirius guardò l’amico con aria confusa.
“Non ne ho idea…” Rispose , provocando un sorriso sul volto di James. Era incredibile. Era un turbine di incertezze quel ragazzo. Incertezze che stavano affiorando solo adesso.
“Pensaci. Pensa ciò che davvero vuoi, ciò che davvero aspetti . Ad esempio, cosa vuoi che accada domani?”
“Che domande sciocche Ramoso…E che ne so…. Tu cosa vuoi che ti accada domani?”.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda” Puntualizzò James
“Lily ti sta contagiando..:” Rimproverò Sirius scuotendo il capo e sorridendo.
“Io per domani voglio una buona colazione con mirtilli e Yogurt…” Esclamò James , ritornando al discorso lasciato poco prima. Sirius strabuzzò gli occhi e scoppiò a ridere.
“Mirtilli e Yogurt?”
“Si, e con Lily accanto a me…. Questo voglio per domani…” Sirius capì il punto del discorso. Comprese ciò che James aveva cercato, con la sua testa vuota, di spiegargli. Le incertezze erano dovute al fatto che lui non sapeva cosa davvero volesse dalla vita, o almeno ancora doveva sapere. Vivere giorno per giorno, come la vita si presentava, senza chiedere ciò che davvero lui volesse. Tutto ciò era la vita di Sirius, che stava iniziando ad apparire scomoda. Nonostante fosse ancora un ragazzino di 19 anni, aveva bisogno di certezze concrete.
“Sei stato limpido come una sfera di cristallo…” Concluse Sirius alzandosi dal letto, indossò il cappotto di Montone e si diresse verso l’uscio della porta.
“Dove vai Felpato?”. La voce lo raggiunse in tempo.
“A prendere le mie certezze…” Esclamò , sorrise all’amico e lo lasciò .
 
 
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Con un tonfo chiuse la porta del Bistrot, le luci furono spente e Angy si voltò per incamminarsi verso casa. La piccola vespa era stata presa da Sonya, per raggiungere il centro. Quella sera avrebbe camminato sotto le stelle, con la neve che le picchiettava sulle spalle. Nonostante nevicasse, la serata era incantevole. Proprio come la sua adorata Londra. Si coprì per bene e si incamminò verso casa.
La gente le passava accanto, con sorrisi e regali, pronti per essere scartati tra li a qualche giorno. Il natale era alle porte e non c’era persona, o luogo che non lo ricordasse. Tutto era pronto per accogliere quella festa tanto attesa.
Improvvisamente il suo cammino fu illuminato , e i suoi pensieri furono interrotti da un rombo assordante. Angy si voltò e vide lui, saltare giu dalla moto e raggiungerla.
“Ehi…” Disse sorridendo. Un sorriso diverso, un sorriso allegro, che non fu ricambiato. Angy si voltò e continuò a camminare, non aveva voglia di restare li a perdere tempo a parlare con lui. Non aveva nulla da dirgli. Sirius le si parò d’avanti e non la lasciò proseguire.
“Ehi Angy. Volevo accompagnarti a casa”. Esclamò lui, cercando di strapparle una parola. Ma Angy rimase con le labbra serrate, e con il volto corrugato.
“Su, non fare quella faccia. Vieni sulla moto che ti porto a casa. Sta nevicando e fa freddo” Altre proposte, altri tentativi,tutti inutili, Angy incrociò le braccia al petto e continuò a fissarlo, con sguardo che lo trafisse. Alzò il viso verso il cielo, cercando di trovare coraggio. Poi si rivolse nuovamente a lei.
“Va bene, sono un egocentrico, stronzo, senza scrupoli. Ma non posso farci nulla se ….” Si fermò, e deglutì. Stava per dire ciò che provava. Stava rivelando a qualcuno, che non fosse James, Lily , Remus e altri, ciò che aveva dentro.
“se…continua …” Angy parlò, curiosa di sentire le solite parole, che ogni uomo era pronto a rivolgere ad una donna, solo per ingannarla.
“Se le tue labbra mi tentano … se i tuoi occhi mi trafiggono….e se…”
“Sirius , queste cose te le suggerisce Remus, o magari le sogni di notte, pensando a me?” Angy lo interruppe, non aveva voglia di ascoltare paroline dolci, stupide parole, che avrebbero perso significato nel giro di poco, che non avrebbero avuto valore nel momento in cui avrebbe ripreso a camminare. Lo gettò da parte e ritornò sui suoi passi, con Sirius alle calcagne che non demordeva.
“Angy davvero, aspetta…” Non aveva mai corso dietro ad una donna, e forse quella era la certezza che cercava . Le certezze che non aveva mai avuto, erano li di fronte a lui. Con capelli e occhi inconfondibili.
“Non ho voglia di aspettare… Non so nemmeno il  motivo per cui se qui, e perché continui a seguirmi. Non c’è motivo. Io e te non ci conosciamo nemmeno… Da dove sei spuntato?” Si era voltata nuovamente e si era ritrovata a pochi centimetri da lui con un dito accusatorio. E la rabbia che continuava a fremere.
“Ma che dici, non ci conosciamo? La neve ti ha raffreddata il cervello?” Sirius sorrise a quelle parole sensa senzo, o con il senso che erano parole di una donna incavolata nera.
“No , la neve dovrebbe raffreddare te e i tuoi bollenti spiriti. Idiota”. Angy stava parlando a vanvera, segno che stava per cedere. Sirius, gettò la testa di lato  e l’osservò e nuove certezze, riaffiorarono in lui. Era stupenda, bellissima, non sapeva quanti aggettivi avrebbe  potuto utilizzare per descriverla. Dal primo giorno in cui l’aveva visto, non aveva avuto dubbi su quello, e poi la sua sicurezza, la sua allegrai , la sua tenacia. Tutto ciò era perfetto, perfetto per costringere Sirius a starle dietro e cercare di rimediare a un comportamento sciocco, che avrebbe voluto ripetere anche in quel momento. Il viso imbronciato era una tentazione.
“Vieni con me, ti accompagno a casa…” Cercò di prenderla per mano e portarla alla moto, ma lei si scansò .
“Perché non porti la tua amichetta dell’altro giorno?” . Sirius scoppiò a ridere ed Angy si sentì sciocca e confusa. Cosa aveva detto di tanto divertente? Non era a conoscenza di questa sua bravura nel far ridere le persone in quel modo.
“Sei gelosa!” Esclamò , ritornando a guardarla.
“Io? Ma sei scemo”. Angy arrossì e schiaffeggiò lievemente il braccio di Sirius.
“Non c’è nulla di male, anzi. Mi lusinga molto” . Un nuovo ghigno, un nuovo sorriso beffardo. Nuovamente Sirius Black.
“Non farti strane idee…” Esclamò lei, cercando di apparire calma e nascondere l’imbarazzo.
“Era mia cugina Andromeda…” Per la prima volta Sirius aveva visto la necessità di dare una giusta spiegazione, per far capire il fraintendimento. Lei meritava le giuste risposte, e lui era deciso a dargliele tutte. Vedeva in lei ciò che in altre non aveva mai visto. Non aveva un perché, non c’era una motivazione valida. Ma lui lo sapeva e ciò gli bastava.
“Avrei dovuto presentartela, anche perché lei mi ha chiesto di te…” Sirius vide l’espressione di Angy mutare. Osò presumere che una luce di felicità attraverso il suo sguardo.
“Ha visto il modo in cui sei andata via e voleva che io ti fermassi per spiegare tutto, ma…”
“Ma il tuo spirito egocentrico te lo ha impedito..:” Lo interruppe lei, ritornando calma.
“Si, forse…” Sirius assecondò le sue parole, anche perché una sfuriata era inopportuna, di fronte a tutte quelle persone . Le porse nuovamente la mano, e lei, senza esitare la prese. Le spiegazioni di tutto sarebbero arrivate, adesso voleva solo ritornare a casa, con lui.
Angy salì e si aggrappò saldamente a Sirius, che accelerò e sfrecciò verso casa. Guardò Angy dallo specchietto. E ci fu la risposta alla domanda di James:  Riguardare i suoi occhi. Era ciò che avrebbe voluto per domani 
  
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