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Autore: La sposa di Ade    03/05/2012    2 recensioni
Volute di fumo si innalzavano dalla macerie di quella che una volta era stata la capitale più fiorente del mondo degli Umani, l’ immensa e sfarzosa Ethis era ora ridotta a un campo di battaglia per un’ ultima guerra.
Una figura, pallida e barcollante, affacciata alla finestra della sua stanza osservava con occhi di pece quello scenario troppo familiare, così poco era passato; quel breve periodo di dopoguerra in cui chiunque si trascinava in cerca di una luce, seppur effimera, era finito. Sostituito da ciò che di peggio si poteva immaginare.
Il suono della battaglia, cozzare di armi, schizzi di sangue e morte si era diffuso ovunque, un requiem caotico risvegliava una sete di sangue che da tempo sperava di aver abbandonato, sperava di averla lasciata in quella cella due anni prima insieme a tutto quel sangue che aveva versato solo per il desiderio di uccidere. Con una daga legata al polso e ciò che restava dell’ Ala d’ Argento avrebbe combattuto, gustandosi tutto il sangue che sarebbe riuscita a versare.
6° Classificata
al contest ‘Aboliamo gli Happy Endings!’ indetto da
WodkaEiffel
Genere: Angst, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dirty souls'
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Ci sono riuscita finalmente! Se devo ringraziare qualcuno in particolare beh, ovviamente è Homicidal Maniac che mi ha persuaso a suon di padellate a non mettermi a scrivere altre cavolate se non quella riportata qui sotto :D Grazie! E ringrazio moltissimo anche la musica dei Linkin Park che mi ha ispirato :D
Quindi, questo capitolo è ancora incentrato su Rhies e su un altro personaggio che ultimamente è ovunque come funghi, ma spero di riuscire a inserire un minimo di azione e spargimenti di sangue nei prossimi capitoli :)
Quindi con questo credo di aver detto tutto ^^ vi lascio con questa sottospecie di banner :S
Buona lettura sonnambuli! È mezzanotte e dieci Dx

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Capitolo 15. Sfide.

Tutto quello di cui avevo bisogno Era l’unica cosa che non ero riuscivo a trovare.
E tu eri lì sulla curva Che aspettavi per farmi sapere che Lo costruiamo Per poi distruggerlo Stiamo costruendo tutto questo Per poi distruggerlo Non possiamo aspettare Per ridurlo in cenere

[Linkin Park - Burn it Down]

Respirava con calma, controllava il fiato a fatica mentre sentiva il cuore pulsare con forza, ne sentiva i battiti nelle orecchie, quanto era fastidioso morire.
 

Davanti al ragazzo si stagliava una costruzione imponente del colore della roccia chiara, la reggia, le numerose finestre pulite e le colonne alla base erano ricoperte di muschio e di piante rampicanti. Quel posto era ben protetto e sotto di esso si trovava una scalinata che dopo un centinaio di scalini di divideva in due; queste due scalinate portavano in zone diverse dell' immenso giardino sottostante la costruzione, su ogni rampa di scala splendeva un incantesimo che disegnava sigilli e pentacoli luminosi sulla superficie irregolare degli scalini. Gli incantesimi avevano nature differenti ma molto simili tra loro; splendevano di differenti incantesimi di indebolimento.
Il giardino era immenso, rimaneva diviso in due parti; una delle quali ospitava feste e spettacoli quasi ogni sera e l' altra, spesso nascosta al popolo, accoglieva soldati feriti, reduci dalle guerre.
Iniziò a salire le scale e sentì il piccolo ciondolo scaldarsi sotto la maglia, lo proteggeva dagli incantesimi di difesa cancellando momentaneamente i simboli luminosi su cui camminava.
Quando giunse in cima alle scalinate le due guardie poste ai lati dell’ ingresso si irrigidirono per un breve istante. Con passo deciso le superò e ignorò i loro inchini e i saluti come aveva sempre fatto.
Altre due guardie attendevano all' interno della reggia per poter accompagnare gli eventuali ospiti da un nobile, non perse tempo a guardarsi intorno.
Arazzi rossi e dorati ricoprivano le pareti, sotto di lui un lungo tappeto dei medesimi colori contrastava con il colore scuro del pavimento.
Lo scenario non cambiò neanche dopo parecchi metri, ma dopo un paio di minuti alla sua destra un arazzo dai colori inusuali copriva gran parte della parete, si soffermò un attimo ad osservarlo; era un’ insieme di linee sinuose, inizialmente chiare che sfumavano dolcemente fino ai toni più scuri, formavano tre volute durante il loro percorso, erano i tre Cicli.
Passò oltre, chiedendosi cosa sarebbe successo alla prossima Cerimonia della Successione ma soprattutto quando, magari avrebbe fatto un salto al tempio dopo aver parlato con suo padre.
Superò a passo sicuro la grande sala e un paio di corridoi prima di imboccare una rampa di ripide scale, tutti i servi e le guardie si inchinavano o sorridevano al suo passaggio felici di riavere il principe a casa.
Giunse davanti a una porta di legno chiarissimo con serratura e inserti in oro, fece per bussare quando sentì numerose voci provenire dall’ interno. Possibile che si stesse svolgendo un Consiglio?
“È tutto pronto?”
“Dobbiamo fare in fretta.”
“… bisogno”
Bussò due volte, deciso e con forza e subito le voci al di là della porta cessarono.
“Avanti.” Riconobbe la voce fredda e autoritaria del padre, aprì la porta e subito almeno una decina di occhi si puntarono su di lui; si erano girati tutti, tranne uno che continuava a dargli le spalle; lunghi capelli argentei coprivano quasi tutta la schiena fasciata da abiti neri, anche quando parlò l’ uomo non vi voltò, rimase a contemplare il paesaggio fuori dalla finestra.
“Padre.” Fece un lieve inchino con la testa “Sono tornato.”
 

Suo padre aveva fatto uscire tutti, o meglio, quasi tutti, era rimasto l’ uomo dai capelli argentei che continuava però a osservare fuori dalla finestra e a restare in silenzio come una statua, sembrava quasi non esserci nella stanza insieme a loro.
“Allora, l’ hai trovata?” Si aspettava quella domanda.
“No padre, ho fatto alcune ricerche, anche alle Grandi Biblioteche ma non sono riuscito a trovare nulla.” A dire il vero era riuscito a trovare qualcosa, ma erano testi poetici ispirati a draghi e a ninfe, niente di che interessava a lui, a suo padre. Lo vide sbuffare e appoggiare la testa al palmo della mano, le dita si infilarono nei capelli ancora scuri.
“Possibile che l’ Ala d’ Argento non si riesca a trovare?” Chiese più a se stesso che al figlio, erano due anni che cercava, inutilmente, la cercava –l’ arma, la creatura o qualunque cosa fosse- da quando aveva ucciso con tanto piacere suo padre; ricordava quel giorno come se fosse passata solo una manciata di giorni; il pavimento della sala del trono distrutto e sporco, il corpo di suo padre a terra e una figura vestita d’ oscurità sopra di lui, aveva visto il suo gesto lento e terribile, l’ assurda precisione con cui aveva tagliato la giugulare e il sangue che sgorgava velocemente aprendosi come una rosa sul terreno grigio.
“Se è l’ Ala d’ Argento che cercate posso dirvi io dove trovarla.” L’ uomo alla finestra di voltò mostrando una carnagione estremamente pallida e un volto inquietante, occhi del colore dell’ ambra ricordavano quegli dei felini, mentre la maglia probabilmente in pelle era ridotta in stracci e mostrava gran parte del torace ampio e pallido, coperto da arabeschi scuri e contorti. “Anzi, non ci sarà neanche bisogno di cercarla” Si fermò un attimo, sorridendo e mostrando una fila di denti bianchissimi e appuntiti “sta venendo lei da noi.”
“Padre…” L’ aveva riconosciuto, era il Generatore che avevano incontrato alla locanda, che cosa ci faceva un Generatore nei territori umani, per di più nella reggia? Era impossibile non riconoscere i Generatori, avevano tutti più o meno lo stesso aspetto malsano e pallido, li distingueva in particolare i segno che portavano sul torace e sul costato, era impossibile che suo padre non se ne fosse accorto.
“Tranquillo Rhies, lo so, ma ci sta aiutando.” Lo rassicurò suo padre alzandosi dalla sedia e volgendo lo sguardo verso Azue che sembrava avere un’ espressione quasi divertita, aveva l’ aria di uno che era sicuro di sé.
“Solo una piccola curiosità; a che vi serve l’ Ala d’ Argento?” Chiese inclinando la testa da un lato, i capelli argentei scivolarono dolcemente dalla sua spalla andando a coprire parte del petto. Rhies spostò lo sguardo sul padre mentre un brivido fastidioso gli correva su per la schiena.
“Non dovrebbe interessarti.” Rispose lanconico il re, il figlio tornò con lo sguardo sul Generatore e non gli avrebbe più tolto lo sguardo di dosso, la sua espressione era cambiata.
“Si invece.” Dal volto del Generatore era sparita ogni traccia di divertimento, i suoi occhi ora erano ambra ghiacciata, si pizzicò quel poco di maglia che gli restava addosso “visto come mi hanno trattato i tuoi commensali poco tempo fa, credo che tu me lo debba. Come minimo.” Adorava le sfide, e in tutti i suoi anni di vita ne aveva affrontate tante, ma con il tempo diventavano troppo facili, da quando aveva superato quel periodo credeva di potersi considerare alla pari di un re, se non addirittura superiore, ma c’ era ancora una sfida che voleva affrontare, e si trovava lì apposta.
“Potrei mentirti.” Disse Eiron sogghignando. Era stata normale la reazione che avevano avuto le persone che fino a poco tempo prima erano sedute in quella stanza, naturalmente un Generatore incuteva paura, ma questo non li aveva fermati dall’ aggredirlo quando lo avevano scoperto, il re li aveva lasciati fare, aspettando la sua reazione che non era tardata ad arrivare, quando i suoi occhi erano diventati due pozze di tenebra e filamenti d’ ombra erano usciti dal suo corpo avvolgendoli lentamente, la maggior parte di loro si era calmata ma uno era rimasto ucciso, non era certo che l’ avesse fatto solo per difesa, perché durante quei pochi attimi non aveva smesso di sorridere, si divertiva ad uccidere anche chi non comportava una seria minaccia e il re si era anche accorto che mentre lo faceva non aveva mai smesso di fissarlo, come per sfida, dopodiché tutti avevano iniziato ad ignorarlo e a lasciarlo stare un po’ per paura e un po’ per muto rispetto.
“Mi aspetto comunque una risposta.” Disse il Generatore sollevando appena le braccia. Rhies guardò con nervosismo il padre, ne avevano parlato tempo prima e suo padre si era assicurato che la sua vendetta restasse segreta. Continuava a riuscire a malapena a distogliere lo sguardo dal Generatore e le poche volte che lo faceva aveva la sensazione di essere in pericolo, come inseguito, ma a lui bastava osservare.
“Voglio usarla.” Per poi liberarmene.
“Mi aspettavo un’ idea più originale.” Il suo volto tornò come poco prima, il viso di distese e apparve quasi un’ espressione amichevole, mosse qualche passo verso di loro prima di fermarsi con un’ espressione interdetta.
“Dimenticavo, l’ Ala d’ Argento non è in ottime condizioni, è un po’ rovinata, ma dovrebbe andare bene lo stesso” Finì sollevando gli angoli della bocca in quello che non si poteva chiamare esattamente un sorriso.
Passò tra i due posando una mano sulla spalla del re e socchiudendo leggermente gli occhi rivolgendosi al principe, adorava le sfide.
“Non credevo di poterti ritrovare qui.” Lo sussurrò appena per non farsi sentire dal re che si era già scrollato dalla sua stretta troppo dura e fredda.
“Buona giornata.” Li salutò sulla porta consapevole di avere un paio di occhi puntati sulla schiena e canticchiando un motivetto allegro.
“Padre” Iniziò Rhies, ma venne subito interrotto dalla voce di suo padre, più o meno rassicurante.
“Tranquillo figliolo, questa guerra la vinceremo” Disse mettendogli una mano sulla spalla. Tutto era cambiato eppure era tutto uguale a due anni prima, un’ altra guerra avrebbe devastato i mondi e ucciso innumerevoli persone e chissà, forse un’ altro re sarebbe morto.
 

Sbuffò con forza pentendosene subito, temendo di aver svegliato la persona sdraiata sul letto vicino, controllò la figura coricata; il volto rilassato e leggermente rugoso aveva il solito e inquietante pallore interrotto appena da ciocche di capelli scuri e disordinati originariamente raccolti in una crocchia, le labbra fin troppo rosse leggermente socchiuse, il torace si alzava e abbassava regolarmente al ritmo del respiro, sul suo torace un libro aperto a faccia in giù. Si avvicinò lentamente a sua madre nel timore di svegliarla, da quando era finita la Grande Guerra si era ammalata e da allora né medici né guaritori o sacerdoti erano riuscita a guarirla dalla sua malattia che nessuno sembrava conoscere, erano due anni che andava avanti soffrendo e nonostante l’ età avanzata sembrava voler vivere a tutti i costi.
Prese il libro e fece per chiuderlo e riporlo sulla mensola lì affianco quando notò un particolare disegno sulla pagina aperta, erano segno che aveva già visto, erano quelli dei Generatori, controllò meglio la pagina e vide che erano scritte parecchie cose sul loro conto, spostò lo sguardo su sua madre che sembrava dormire tranquillamente e poi sul libro e le spiacevoli notizie che riportava, che suo padre stesse coinvolgendo anche lei? 

I Generatori non sono esseri umani, o almeno, ora non lo sono più.
Si dice che prima dei tre Cicli –anni del Giorno, del Crepuscolo e della Notte-  esseri Umani e Creature Oscure vivessero pacificamente in cui nessuno invadeva i territori altrui, nessuno faceva guerre e le razze erano ben distinte perché raramente questi due gruppi entravano in contatto e quando accadeva era solo un leggero scambio di sguardi, ed erano quelli gli specchi in cui si poteva leggere chiaramente il futuro prossimo, la creatura –umana o Oscura che fosse- avrebbe ucciso milioni di avversari a costo di avere salva la vita.
Ma questi sono tempi lontani, gli anni del Giorno sono finiti e da troppo tempo sono stati sostituiti con gli anni del Crepuscolo; anni difficili, in cui le occhiate tra le varie razze non sono né diffidenti né indifferenti, nelle pupille altrui si può leggere chiaramente una forte ostilità.

Si è pronti a fare la guerra, certo! È quello che urlano quasi inconsciamente le menti degli ubriaconi nelle taverne, delle famiglie felici e persino dei poveri.
I conflitti furono numerosi, iniziarono assieme agli anni del Giorno; sia gli umani che le creature Oscure iniziarono a cacciare nei territori altrui, uccidendo e distruggendo abitazioni, foreste e lande.
Ma chi mai potrà prevedere ciò che accadrà negli anni della Notte? Che quelle occhiate inizialmente innocue potrebbero arrivare addirittura ad uccidere?
I Generatori appaiono poco dopo la prima metà degli anni del Giorno, nascono come Necromanti in grado di parlare con morti e spiriti. Con l’ avvento del secondo Ciclo le forze della natura si mossero e il mondo dell’ aldilà si avvicinò impercettibilmente a quello degli umani e delle creature Oscure. Questi individui, già in grado di stabilire un contatto, riuscirono a far risorgere, seppur momentaneamente, i morti e con il tempo anche a controllarli e a renderli schiavi obbedienti, guerrieri o abili lavoratori.
Molte altre creature mutarono con il tempo, alcune si estinsero, altre nacquero e altre ancora mutarono così profondamente da diventare totalmente diverse, persino alcuni esseri umani, considerati creature perfette, subirono molti cambiamenti, in particolare cambiò la loro anima; spesso sembrava sporcarsi ogni volta che un morto veniva riportato a vivere, talvolta invece sembrava sparire completamente; mai si era vista un’ animo più scuro di questi individui che ora si facevano chiamare Generatori.
I Generatori sono esseri perfetti, perché non hanno un’ anima.”

 
Chiuse il libro con un movimento secco stringendolo tra le mani, salutò la madre che per una volta sembrava dormire tranquillamente e uscì portandosi dietro il libro.


  
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