Quindi, questo capitolo è ancora incentrato su Rhies e su un altro personaggio che ultimamente è ovunque come funghi, ma spero di riuscire a inserire un minimo di azione e spargimenti di sangue nei prossimi capitoli :)
Quindi con questo credo di aver detto tutto ^^ vi lascio con questa sottospecie di banner :S
Buona lettura sonnambuli! È mezzanotte e dieci Dx
“Tutto
quello di cui avevo bisogno Era l’unica cosa che non ero
riuscivo a trovare.
E tu eri lì sulla
curva Che
aspettavi per farmi sapere che Lo costruiamo Per poi distruggerlo
Stiamo
costruendo tutto questo Per poi distruggerlo Non possiamo aspettare Per
ridurlo
in cenere”
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Park - Burn it Down]
Respirava
con calma, controllava il fiato a fatica mentre sentiva il cuore
pulsare con
forza, ne sentiva i battiti nelle orecchie, quanto era fastidioso
morire.
Davanti al ragazzo si
stagliava una costruzione imponente del colore della roccia chiara, la
reggia,
le numerose finestre pulite e le colonne alla base erano ricoperte di
muschio e
di piante rampicanti. Quel posto era ben protetto e sotto di esso si
trovava
una scalinata che dopo un centinaio di scalini di divideva in due;
queste due
scalinate portavano in zone diverse dell' immenso giardino sottostante
la
costruzione, su ogni rampa di scala splendeva un incantesimo che
disegnava
sigilli e pentacoli luminosi sulla superficie irregolare degli scalini.
Gli
incantesimi avevano nature differenti ma molto simili tra loro;
splendevano di
differenti incantesimi di indebolimento.
Il giardino era immenso,
rimaneva diviso in due parti; una delle quali ospitava feste e
spettacoli quasi
ogni sera e l' altra, spesso nascosta al popolo, accoglieva soldati
feriti,
reduci dalle guerre.
Iniziò a salire le scale
e sentì il piccolo ciondolo scaldarsi sotto la maglia, lo
proteggeva dagli
incantesimi di difesa cancellando momentaneamente i simboli luminosi su
cui
camminava.
Quando
giunse in cima alle scalinate le due guardie poste ai lati
dell’ ingresso si
irrigidirono per un breve istante. Con passo deciso le
superò e ignorò i loro
inchini e i saluti come aveva sempre fatto.
Altre
due guardie attendevano all' interno della reggia per poter
accompagnare gli
eventuali ospiti da un nobile, non perse tempo a guardarsi intorno.
Arazzi
rossi e dorati ricoprivano le pareti, sotto di lui un lungo tappeto dei
medesimi
colori contrastava con il colore scuro del pavimento.
Lo
scenario non cambiò neanche dopo parecchi metri, ma dopo un
paio di minuti alla
sua destra un arazzo dai colori inusuali copriva gran parte della
parete, si
soffermò un attimo ad osservarlo; era un’ insieme
di linee sinuose,
inizialmente chiare che sfumavano dolcemente fino ai toni
più scuri, formavano
tre volute durante il loro percorso, erano i tre Cicli.
Passò
oltre, chiedendosi cosa sarebbe successo alla prossima Cerimonia della
Successione
ma soprattutto quando, magari avrebbe fatto un salto al tempio dopo
aver
parlato con suo padre.
Superò
a passo sicuro la grande sala e un paio di corridoi prima di imboccare
una
rampa di ripide scale, tutti i servi e le guardie si inchinavano o
sorridevano
al suo passaggio felici di riavere il principe a casa.
Giunse
davanti a una porta di legno chiarissimo con serratura e inserti in
oro, fece
per bussare quando sentì numerose voci provenire
dall’ interno. Possibile che
si stesse svolgendo un Consiglio?
“È
tutto pronto?”
“Dobbiamo
fare in fretta.”
“…
bisogno”
Bussò
due volte, deciso e con forza e subito le voci al di là
della porta cessarono.
“Avanti.”
Riconobbe la voce fredda e autoritaria del padre, aprì la
porta e subito almeno
una decina di occhi si puntarono su di lui; si erano girati tutti,
tranne uno
che continuava a dargli le spalle; lunghi capelli argentei coprivano
quasi
tutta la schiena fasciata da abiti neri, anche quando parlò
l’ uomo non vi
voltò, rimase a contemplare il paesaggio fuori dalla
finestra.
“Padre.”
Fece un lieve inchino con la testa “Sono tornato.”
Suo
padre aveva fatto uscire tutti, o meglio, quasi tutti, era rimasto
l’ uomo dai
capelli argentei che continuava però a osservare fuori dalla
finestra e a
restare in silenzio come una statua, sembrava quasi non esserci nella
stanza insieme
a loro.
“Allora,
l’ hai trovata?” Si aspettava quella domanda.
“No
padre, ho fatto alcune ricerche, anche alle Grandi Biblioteche ma non
sono
riuscito a trovare nulla.” A dire il vero era riuscito a
trovare qualcosa, ma
erano testi poetici ispirati a draghi e a ninfe, niente di che
interessava a
lui, a suo padre. Lo vide sbuffare e appoggiare la testa al palmo della
mano,
le dita si infilarono nei capelli ancora scuri.
“Possibile
che l’ Ala d’ Argento non si riesca a
trovare?” Chiese più a se stesso che al
figlio, erano due anni che cercava, inutilmente, la cercava
–l’ arma, la
creatura o qualunque cosa fosse- da quando aveva ucciso con tanto
piacere suo
padre; ricordava quel giorno come se fosse passata solo una manciata di
giorni;
il pavimento della sala del trono distrutto e sporco, il corpo di suo
padre a
terra e una figura vestita d’ oscurità sopra di
lui, aveva visto il suo gesto
lento e terribile, l’ assurda precisione con cui aveva
tagliato la giugulare e
il sangue che sgorgava velocemente aprendosi come una rosa sul terreno
grigio.
“Se
è l’ Ala d’ Argento che cercate posso
dirvi io dove trovarla.” L’ uomo alla
finestra di voltò mostrando una carnagione estremamente
pallida e un volto
inquietante, occhi del colore dell’ ambra ricordavano quegli
dei felini, mentre
la maglia probabilmente in pelle era ridotta in stracci e mostrava gran
parte
del torace ampio e pallido, coperto da arabeschi scuri e contorti.
“Anzi, non
ci sarà neanche bisogno di cercarla” Si
fermò un attimo, sorridendo e mostrando
una fila di denti bianchissimi e appuntiti “sta venendo lei
da noi.”
“Padre…”
L’ aveva riconosciuto, era il Generatore che avevano
incontrato alla locanda,
che cosa ci faceva un Generatore nei territori umani, per di
più nella reggia?
Era impossibile non riconoscere i Generatori, avevano tutti
più o meno lo
stesso aspetto malsano e pallido, li distingueva in particolare i segno
che
portavano sul torace e sul costato, era impossibile che suo padre non
se ne fosse
accorto.
“Tranquillo
Rhies, lo so, ma ci sta aiutando.” Lo rassicurò
suo padre alzandosi dalla sedia
e volgendo lo sguardo verso Azue che sembrava avere un’
espressione quasi
divertita, aveva l’ aria di uno che era sicuro di
sé.
“Solo
una piccola curiosità; a che vi serve l’ Ala
d’ Argento?” Chiese inclinando la
testa da un lato, i capelli argentei scivolarono dolcemente dalla sua
spalla
andando a coprire parte del petto. Rhies spostò lo sguardo
sul padre mentre un
brivido fastidioso gli correva su per la schiena.
“Non
dovrebbe interessarti.” Rispose lanconico il re, il figlio
tornò con lo sguardo
sul Generatore e non gli avrebbe più tolto lo sguardo di
dosso, la sua
espressione era cambiata.
“Si
invece.” Dal volto del Generatore era sparita ogni traccia di
divertimento, i
suoi occhi ora erano ambra ghiacciata, si pizzicò quel poco
di maglia che gli
restava addosso “visto come mi hanno trattato i tuoi
commensali poco tempo fa,
credo che tu me lo debba. Come minimo.” Adorava le sfide, e
in tutti i suoi anni
di vita ne aveva affrontate tante, ma con il tempo diventavano troppo
facili,
da quando aveva superato quel periodo credeva di potersi considerare
alla pari
di un re, se non addirittura superiore, ma c’ era ancora una
sfida che voleva
affrontare, e si trovava lì apposta.
“Potrei
mentirti.” Disse Eiron sogghignando. Era stata normale la
reazione che avevano
avuto le persone che fino a poco tempo prima erano sedute in quella
stanza,
naturalmente un Generatore incuteva paura, ma questo non li aveva
fermati dall’
aggredirlo quando lo avevano scoperto, il re li aveva lasciati fare,
aspettando
la sua reazione che non era tardata ad arrivare, quando i suoi occhi
erano
diventati due pozze di tenebra e filamenti d’ ombra erano
usciti dal suo corpo
avvolgendoli lentamente, la maggior parte di loro si era calmata ma uno
era
rimasto ucciso, non era certo che l’ avesse fatto solo per
difesa, perché
durante quei pochi attimi non aveva smesso di sorridere, si divertiva
ad
uccidere anche chi non comportava una seria minaccia e il re si era
anche
accorto che mentre lo faceva non aveva mai smesso di fissarlo, come per
sfida, dopodiché
tutti avevano iniziato ad ignorarlo e a lasciarlo stare un
po’ per paura e un
po’ per muto rispetto.
“Mi
aspetto comunque una risposta.” Disse il Generatore
sollevando appena le
braccia. Rhies guardò con nervosismo il padre, ne avevano
parlato tempo prima e
suo padre si era assicurato che la sua vendetta restasse segreta.
Continuava a
riuscire a malapena a distogliere lo sguardo dal Generatore e le poche
volte
che lo faceva aveva la sensazione di essere in pericolo, come
inseguito, ma a
lui bastava osservare.
“Voglio
usarla.” Per poi liberarmene.
“Mi
aspettavo un’ idea più originale.” Il
suo volto tornò come poco prima, il viso
di distese e apparve quasi un’ espressione amichevole, mosse
qualche passo
verso di loro prima di fermarsi con un’ espressione
interdetta.
“Dimenticavo,
l’ Ala d’ Argento non è in ottime
condizioni, è un po’ rovinata, ma dovrebbe
andare bene lo stesso” Finì sollevando gli angoli
della bocca in quello che non
si poteva chiamare esattamente un sorriso.
Passò
tra i due posando una mano sulla spalla del re e socchiudendo
leggermente gli
occhi rivolgendosi al principe, adorava le sfide.
“Non
credevo di poterti ritrovare qui.” Lo sussurrò
appena per non farsi sentire dal
re che si era già scrollato dalla sua stretta troppo dura e
fredda.
“Buona
giornata.” Li salutò sulla porta consapevole di
avere un paio di occhi puntati
sulla schiena e canticchiando un motivetto allegro.
“Padre”
Iniziò Rhies, ma venne subito interrotto dalla voce di suo
padre, più o meno
rassicurante.
“Tranquillo
figliolo, questa guerra la vinceremo” Disse mettendogli una
mano sulla spalla.
Tutto era cambiato eppure era tutto uguale a due anni prima,
un’ altra guerra
avrebbe devastato i mondi e ucciso innumerevoli persone e
chissà, forse un’
altro re sarebbe morto.
Sbuffò
con forza pentendosene subito, temendo di aver svegliato la persona
sdraiata
sul letto vicino, controllò la figura coricata; il volto
rilassato e
leggermente rugoso aveva il solito e inquietante pallore interrotto
appena da
ciocche di capelli scuri e disordinati originariamente raccolti in una
crocchia, le labbra fin troppo rosse leggermente socchiuse, il torace
si alzava
e abbassava regolarmente al ritmo del respiro, sul suo torace un libro
aperto a
faccia in giù. Si avvicinò lentamente a sua madre
nel timore di svegliarla, da
quando era finita la Grande Guerra si era ammalata e da allora
né medici né guaritori
o sacerdoti erano riuscita a guarirla dalla sua malattia che nessuno
sembrava
conoscere, erano due anni che andava avanti soffrendo e nonostante
l’ età
avanzata sembrava voler vivere a tutti i costi.
Prese
il libro e fece per chiuderlo e riporlo sulla mensola lì
affianco quando notò
un particolare disegno sulla pagina aperta, erano segno che aveva
già visto,
erano quelli dei Generatori, controllò meglio la pagina e
vide che erano
scritte parecchie cose sul loro conto, spostò lo sguardo su
sua madre che
sembrava dormire tranquillamente e poi sul libro e le spiacevoli
notizie che
riportava, che suo padre stesse coinvolgendo anche lei?
“I
Generatori non sono
esseri umani, o almeno, ora non lo sono più.
Si dice
che prima dei tre Cicli –anni del Giorno, del Crepuscolo e
della Notte- esseri
Umani e Creature Oscure vivessero
pacificamente in cui nessuno invadeva i territori altrui, nessuno
faceva guerre
e le razze erano ben distinte perché raramente questi due
gruppi entravano in
contatto e quando accadeva era solo un leggero scambio di sguardi, ed
erano
quelli gli specchi in cui si poteva leggere chiaramente il futuro
prossimo, la
creatura –umana o Oscura che fosse- avrebbe ucciso milioni di
avversari a costo
di avere salva la vita.
Ma questi
sono tempi lontani, gli anni del Giorno sono finiti e da troppo tempo
sono
stati sostituiti con gli anni del Crepuscolo; anni difficili, in
cui le
occhiate tra le varie razze non sono né diffidenti
né indifferenti, nelle
pupille altrui si può leggere chiaramente una forte
ostilità.
Si
è pronti a fare la guerra, certo!
È quello che urlano quasi inconsciamente
le menti degli ubriaconi nelle taverne, delle famiglie felici e persino
dei
poveri.
I
conflitti furono numerosi, iniziarono assieme agli anni del Giorno; sia
gli
umani che le creature Oscure iniziarono a cacciare nei territori
altrui,
uccidendo e distruggendo abitazioni, foreste e lande.
Ma chi mai
potrà prevedere ciò che accadrà negli
anni della Notte? Che quelle occhiate
inizialmente innocue potrebbero arrivare addirittura ad uccidere?
I
Generatori appaiono poco dopo la prima metà degli anni del
Giorno, nascono come
Necromanti in grado di parlare con morti e spiriti. Con l’
avvento del secondo
Ciclo le forze della natura si mossero e il mondo dell’
aldilà si avvicinò
impercettibilmente a quello degli umani e delle creature Oscure. Questi
individui, già in grado di stabilire un contatto, riuscirono
a far risorgere,
seppur momentaneamente, i morti e con il tempo anche a controllarli e a
renderli schiavi obbedienti, guerrieri o abili lavoratori.
Molte
altre creature mutarono con il tempo, alcune si estinsero, altre
nacquero e
altre ancora mutarono così profondamente da diventare
totalmente diverse,
persino alcuni esseri umani, considerati creature perfette, subirono
molti
cambiamenti, in particolare cambiò la loro anima; spesso
sembrava sporcarsi
ogni volta che un morto veniva riportato a vivere, talvolta invece
sembrava
sparire completamente; mai si era vista un’ animo
più scuro di questi individui
che ora si facevano chiamare Generatori.
I
Generatori sono esseri perfetti, perché non hanno
un’ anima.”
Chiuse
il libro con un movimento secco stringendolo tra le mani,
salutò la madre che
per una volta sembrava dormire tranquillamente e uscì
portandosi dietro il
libro.