OSCURE
PRESENZE A GODRIC'S HOLLOW
Godric's
Hollow, era un minuscolo villaggio abitato da soli maghi, e totalmente
circondato dai boschi.
A nord, il fiume Arion segnava il confine tra il boschetto al limitare
del villaggio
e l'inizio della foresta di Queerditch; mentre a sud, le ultime casette
della
vallata erano antecedenti alle fitte foreste di Stelehim.
Godric's Hollow, era un paesino famoso per due motivi: primo,
perchè nessun
visitatore vi giungeva mai. Secondo, perchè mai nessun
strano avvenimento
intaccava la quiete vigente.
Infatti, dopo il tragico omicidio dei signori Potter, avvenuto sedici
anni
prima (un argomento sul quale la gente ancora discuteva, quando era
proprio a
corto di pettegolezzi), nessun nuovo sconvolgimento aveva turbato la
ritmica,
monotona quotidianità locale.
Sembrava che neanche la terribile guerra che devastava l'intero mondo
magico
potesse violare quella tranquillità.
Quel giorno mezza estate, con i raggi del crepuscolo che iniziavano a
rischiarare il paesaggio, questa affermazione venne smentita per mano
di Harry
Potter; che si era appena Materializzato in prossimità
dell'inizio delle
foreste di Stelehim, e, dopo una breve occhiata attorno a
sé, aveva imboccato
il sentierino che attraversava un boschetto e conduceva nel centro del
villaggio.
Dire che lo stato interiore di Harry era tragico, non dava
assolutamente un
quadro sufficientemente realistico della sua situazione psicologica.
Nella sua mente, continuava ad andare in onda il film che aveva come
trama gli
avvenimenti della sera precedente; e ogni revisione dei fatti faceva
nascere
nel ragazzo una nuova serie di dubbi e inquietudini, che,
accavallandosi, gli
davano la concreta sensazione che la sua testa stesse per scoppiare.
La sera prima, Hermione era stata la prima a riprendersi dallo shock,
ed era
corsa giù per le scale chiamando a gran voce la signora
Weasley.
Ron era stato sollevato di peso e trasportato sul letto attorno al
quale Harry,
Hermione, Ginny e i Weasley avevano vegliato l'intera notte.
Verso le quattro del mattino, Ron aveva aperto gli occhi, e si era
guardato
attorno con aria smarrita.
Nel vederlo svegliarsi, Molly Weasley era scoppiata a piangere, e tutti
erano
parsi sollevati nel vedere che, nonostante fosse debolissimo, Ron stava
bene.
Tutti eccetto Harry.
Lui, invece, continuava ad essere attanagliato allo stomaco da un
terribile
senso di ansia.
Voldemort aveva posseduto il corpo di Ron; si era servito del suo amico
per
comunicargli quell'orrendo messaggio.
Nella memoria di Harry, era vivissimo il ricordo di quella voce gelida
e di
quegli orrendi occhi rossi che brillavano al posto di quelli di Ron.
Si sentiva responsabile per l'accaduto.
Per questo, quando i signori Weasley avevano spedito lui, Hermione e
Ginny a
letto, e avevano iniziato a contattare tutti i membri dell'Ordine per
riferire
l'accaduto, Harry ne aveva approfittato per scrivere un breve messaggio
e
infilare la porta:
A
tutti i
membri dell'Ordine:
Sono partito da solo alla ricerca degli Horcrux.
Dopo ciò che è successo, non riuscirei a portare
nessuno con me, sapendo di
condurlo a morte certa.
Vi prego di non cercarmi e di ricordare che questo viaggio lo avevo
intrapreso
assieme a Silente.
Ora, è il momento per me di continuarlo da solo.
Prima
di
andare a dormire nella stanza di Ginny, Hermione aveva lanciato a Harry
uno
sguardo molto significativo, che gli aveva fatto intuire che la sua
amica
avesse compreso le sue intenzioni.
Lei sapeva che, al risveglio, non avrebbe più trovato Harry.
Il fatto che non avesse tentato di fermarlo, faceva credere a Harry che
la
ragazza condividesse la sua opinione... cosa della quale non poteva
certo
biasimarla.
Il terribile evento della sera prima era stato una concreta, innegabile
prova
che chiunque gli stesse vicino, ormai, correva un terribile pericolo.
Harry era giunto al limitare del boschetto, e si era fermato a
contemplare
affascinato l'insieme di graziose casette che si stendevano lungo la
valle ai
suoi piedi.
I tetti di tegole rosse luccicavano alla luce dei raggi del sole di
prima
mattina; grossi cespugli bordavano i muri intonacati, e file di fiori
multicolori spiccavano in tutti i giardini.
I sentierini che intercorrevano tra le molteplici abitazioni
scintillavano di
granelli d'argento, e uno di questi s'inerpicava lungo il modesto
rilievo di
una collinetta, dove facevano capolino numerose lapidi di pietra,
antecedenti
ad un'ulteriore concentrazione di alberi.
Harry sentì una morsa serrargli le viscere.
Lassù, vi era il cimitero di Godric's Hollow, e tra quelle
lapidi si
nascondevano quelle dei suoi genitori.
Col cuore in gola, Harry s'incamminò lungo il ripido
sentiero.
Giunto alla sommità della collinetta, attraversò
il piccolo cancello di legno
col fiato corto per l'emozione, e iniziò immediatamente ad
aggirarsi tra le
molte file di lapidi.
Leggeva i nomi incisi con impazienza, procedendo rapidamente e senza
soffermarsi su nessun dettaglio.
Quando finalmente trovò quello che stava cercando,
l'emozione fu tale che si
stupì di riuscire a mantenersi in piedi, visto l'esagerato
tremolio delle sue
ginocchia.
Incisi su due semplici lapidi di pietra, seguiti da una data di nascita
che
differenziava di un anno, e da una di morte risalente a sedici anni
prima,
campeggiavano i nomi di Lily e James Potter.
Tutto ciò che rimaneva al mondo dei suoi genitori, delle due
persone che più di
qualsiasi altre avrebbe voluto vicino, erano lì davanti a
lui.
Due pietre mute, fredde, insignificanti; esistenti solo per ricordare
al mondo
che quelle due persone hanno vissuto, ma che ora non ci sono e non ci
saranno
mai più.
Senza che questi potesse fare assolutamente nulla per impedirlo, le
lacrime
cominciarono a scorrere sul volto di Harry, che si
inginocchiò e sfiorò con le
dita la lapide di sua madre,fremendo al contatto con la fredda pietra
liscia.
Ripensò ai racconti di Sirius su James, di quando entrambi
erano ragazzi
spensierati che giocavano a fare gli arroganti.
Ripensò al disprezzo di zia Petunia nei confronti della
sorella, e di come
invece Lupin aveva definito sua madre una persona splendida, di come
Lumacorno
l'aveva ritenuta addirittura una delle sue migliori studentesse...
La tristezza divampava nel ragazzo, che rimase inginocchiato piangendo
in silenzio,
sconvolto da quel rapido susseguirsi di intense emozioni.
Dopo aver pianto per almeno mezz'ora, Harry si asciugò gli
occhi e riuscì a
trovare un minimo di autocontrollo.
Non serviva a niente divulgare nei ricordi.
Lui, Harry, avrebbe fatto molto di più.
Avrebbe ritrovato e distrutto gli Horcrux rimanenti, e poi avrebbe
fatto fare a
quel bastardo che aveva distrutto la sua famiglia la stessa fine che
avevano
fatto i suoi genitori; se non peggio.
Animato da una nuova ondata di coraggio, Harry distolse lo sguardo
dalle lapidi
di sua madre e suo padre.
Fu allora che la vide.
Una figura mingherlina, avvolta in un lungo mantello nero, si aggirava
nell'angolo opposto del cimitero.
A giudicare dai movimenti del capo, si stava guardando attentamente
attorno
come per accertarsi di essere sola.
Nascosto dietro alla lapide di suo padre, Harry rimase a osservare con
apprensione la sagoma scura.
Non sapeva perchè, ma quella figuretta gli provocava uno
strano senso di
inquietudine.
Dopo un ultimo sguardo attorno a sé, la sagoma si
voltò, facendo frusciare
sull'erba il lungo mantello nero, e si mise a correre con
agilità alla volta
del bosco, scomparendo ben presto alla vista.
Harry si rialzò, ancora immerso nelle sue riflessioni.
Il sole era ormai alto nel cielo, e un vuoto allo stomaco unito ad
un'improvvisa sensazione di freddo, ebbero la meglio sulla
curiosità di Harry
di scoprire chi fosse lo strano individuo.
Dopo un ultimo sguardo alle lapidi della sua famiglia, Harry si
voltò, e scese
il sentiero diretto verso il centro del villaggio.
*****
"L'impennato",
unica
locanda di Godric's Hollow, era per questo frequentata da tutti i
membri del
villaggio.
Questo fattore, le competeva il diritto di potersi vantare di possedere
un
repertorio di clientela molto ampio rispetto a quello di molte altre
taverne
inglesi.
Vi si potevano trovare, infatti, tavoli occupati da gruppi di maghi
benvestiti,
che dialogavano con garbo tra loro, e, a poca distanza, altri tavoli
occupati
invece da straccioni della peggior specie.
Flick Speculator, proprietario della locanda da oltre venti anni, era
un uomo
basso e robusto, che quel giorno se ne stava appostato dietro il
bancone.
Non sapeva ancora che il ricordo di quella mattina di metà
agosto, quando un
giovane, sconosciuto ragazzo occhialuto era entrato nella sua locanda,
aveva
ordinato una Burrobirra, e gli aveva fatto una domanda che mai nessuno
nella
sua ampia varietà di clientela gli aveva mai posto, avrebbe
popolato i suoi
pensieri per molti mesi a venire.
- Dov'è la vecchia casa dei Potter? - ripeté
Flick, fissando il giovane negli
occhi.
Occhi di un verde smeraldino, che davano all'uomo una fastidiosa
sensazione di
familiarità con quello sguardo.
Harry dal canto suo, annuì.
- Sa dirmi dove si trova? -
- E perchè mai saresti interessato alla vecchia casa dei
Potter? - chiese
sospettoso il locandiere - Sai, si dice che da quando... sì
insomma DA
QUEL GIORNO l'abitazione sia maledetta... -
Harry sospirò spazientito - Senta, ho le mie buone ragioni
per voler sapere dove
si trova quel posto; se lei ne è al corrente sarebbe
così gentile da
riferirmelo senza tante cerimonie? -
E fa anche l'arrogante! si scandalizzò
Filck.
Harry rimase in attesa.
- Va bene, - borbottò infine il locandiere - La casa dei
Potter si trova appena
un po' fuori il villaggio, in prossimità dell'inizio della
foresta di
Queerditch. Segui il sentiero che porta a nord, la troverai lungo la
riva del
fiume Arion. -
In fondo, si consolò Flick, lui il ragazzo lo aveva
avvertito... se poi questi
voleva correre lo stesso il rischio di visitare una casa maledetta
erano affari
suoi.
- Grazie, - disse Harry, soddisfatto.
Bevve una lunga sorsata di Burrobirra, e lanciò uno sguardo
fuori dalla
finestra.
E la vide di nuovo.
La figura mingherlina ammantata di nero correva lungo la strada
deserta, e fu a
portata della vista di Harry solo per qualche istante.
Poi sparì oltre il rettangolo di visuale che la finestra
forniva.
Senza pensarci, Harry balzò in piedi e corse verso l'uscita
della locanda.
- Torna indietro brutto... - lo richiamò Flick.
Harry, arrivato in mezzo alla via, si guardò attentamente
attorno.
Ma dello strano tipo col mantello nero non c'èra
più traccia.
- Héi tu... -
Harry rivolse uno sguardo assente al locandiere che gli era corso
dietro in
gran fretta, e ora ansimava nel tentativo di riprendere fiato.
- Credi... huff... di potertela svignare... huff... huff ... senza
pagare?! -
Harry realizzò che, nella fretta di uscire in strada, se ne
era completamente
dimenticato.
- Ecco qui, - mormorò in tono di scusa, infilando una
manciata di zellini nella
manona del locandiere.
Ma quest'ultimo per poco non lasciò cadere a terra la
monete.
Fissava la fronte di Harry con gli occhi sgranati dallo stupore,
finché il
ragazzo non si accorse che un improvviso alito di vento aveva spostato
i
capelli dalla sua fronte, mettendo in bella vista la cicatrice a forma
di
saetta.
L'oste puntò l'indice tozzo contro Harry - Tu
sei… -
Cercando di riappiattirsi la frangia, Harry non gli diede il tempo di
finire la
frase.
Girò sui tacchi, e si allontanò in tutta fretta
lungo il sentiero che conduceva
a nord.
*****
Il
luogo dove
Harry Potter aveva trascorso il suo primo, immemore anno di vita, era
una
piccola casetta seminascosta dagli alberi che davano inizio alla
foresta di
Queerditch.
La prima impressione che ebbe il ragazzo dell'abitazione, era che
essere
disabitata non le donava per niente.
Al tetto mancavano alcune tegole, crepe profonde solcavano le facciate
laterali, che recavano solo un accenno di quello che una volta doveva
essere
stato un muro intonacato.
Tutt'attorno, nel giardino non più curato, le erbacce
crescevano incolte, e
strati di edera ricoprivano la corteccia di un albero secco, a lato
della
casetta.
La porta d'ingresso cigolò sonoramente quando Harry ne
abbassò la maniglia
arrugginita.
Il ragazzo era pronto a farsi strada districando fitte ragnatele,
convinto che
l'aspetto interno dell'abitazione fosse coerente con quello esterno.
Certamente non era preparato a ciò che vide dopo aver
richiuso la porta dietro
di sé e aver lanciato un primo sguardo al salottino.
Illuminata dalla fioca luce solare che filtrava dai vetri impolverati
delle
finestre, vi era una confortevolissima stanza occupata da un ampio
tavolo di
legno, circondato da pesanti seggiole di noce, un comodo divano marrone
e due
poltrone nere.
Un'enorme libreria stracolma di libri rilegati in pelle, occupava
un'intera
parete.
La certezza era una sola: quel posto era sicuramente
abitato da
qualcuno.
E il misterioso inquilino deve essere un fanatico del pulito,
meditò
Harry, osservando la superficie del tavolo, tanto lucida da fare
concorrenza a
quello dei Dursley.
Eppure pensò Harry il
locandiere mi aveva detto che questo posto è
considerato maledetto dagli abitanti del villaggio da quando sono stati
ritrovati i corpi dei miei genitori... ma allora... chi c'è
venuto ad abitare?
E come mai da fuori la casa sembra disabitata? Forse chi ci abita si
sta
nascondendo?
La risposta arrivò pochi attimi dopo,
preannunciata dal sonoro cigolio
della porta d'ingresso.
Harry si tuffò dietro al divano, e lasciò
sporgere il capo quel tanto che
bastava per osservare di nascosto l'ormai familiare figura mingherlina
ammantata di nero che aveva richiuso la porta dietro di sé,
si era voltata, e
aveva gettato indietro il cappuccio.
Un
estraneo
che lo vedesse per la prima volta, e che fosse al corrente del fatto
che aveva
diciassette anni, avrebbe sicuramente detto che Draco Malfoy non
dimostrava la
sua età.
A giudicare infatti dal visetto appuntito ancora imberbe, dalla statura
minuta
e dall'esile costituzione, gli si poteva attribuire un massimo di
quattordici
anni.
Ad accentuare la sua aria infantile, c'era quell'espressione impaurita
e allo
stesso tempo preoccupata che i suoi occhi azzurri riflettevano
perennemente da
qualche mese a quella parte.
Un'espressione che faceva intendere a colpo d'occhio che Draco non era
maturo
neanche sul piano psicologico.
A chiudere in bellezza, c'erano i lisci capelli di un biondo quasi
bianco e la
carnagione mortalmente pallida che conferivano al suo aspetto quel
tocco
spettrale che, a saputa di chi lo conosceva, molto si addiceva alla sua
personalità.
Il ragazzo emanava anche una misteriosa aura di terrore, che
però chiunque
fosse a conoscenza della sua situazione, non avrebbe esitato a
giustificare...
I tormenti di
Draco, avevano avuto inizio
l'anno precedente; di preciso quando aveva ricevuto il Marchio Nero.
In quel momento,
Draco aveva avuto
l'impressione che il mondo dorato dove aveva vissuto l'intera vita si
fosse
infranto come un sogno, facendolo destare in una realtà
sconosciuta quanto
terribile.
Una realtà dove non esisteva altro se non dolore, violenza e
morte.
Dieci lunghi mesi scanditi giorno per giorno da angosce, minacce da
parte del
Signore Oscuro, e da una disperazione crescente.
Aver assistito all'omicidio di Silente era stato, per Draco, il colpo
di grazia
al suo equilibrio psicologico.
Oltre ad aver preso piena coscienza del fatto che mai
sarebbe stato in
grado di arrivare a commettere una simile crudeltà, infatti,
sapeva che col
vecchio Preside era morta la sua ultima speranza di sottrarsi al volere
di Lord
Voldemort.
Disperato... è questo l'aggettivo giusto
per descrivere lo stato in cui
Draco si presentò in seguito al cospetto del suo padrone.
Era infatti convinto che il suo fallimento, oltre a condurlo a morte
certa,
sarebbe stato la causa anche di quella dei suoi genitori.
Di ciò che accadde, aveva memoria solo di qualche flash,
unito al ricordo di un
dolore inimmaginabile.
Era la prima volta che provava sulla sua pelle i terribili effetti
della
Maledizione Cruciatus, e ciò che lo stupì, fu che
dopo ciò che Voldemort gli
aveva fatto, lui era ancora vivo.
Inerte e ansimante, disteso sulla schiena sul freddo pavimento di
marmo, Draco
si era sentito troppo debole per riuscire a sfogare in gemiti il dolore
che
ancora sentiva sconquassargli ogni nervo del corpo.
Ricordava l'orribile ghigno del Signore Oscuro, che pareva invece
alquanto
divertito da quella scena.
E Draco voleva solo che finisse, voleva essere ucciso subito
perchè il dolore e
l'umiliazione erano diventati insostenibili.
E invece no.
Sempre con il perfido ghigno stampato sul volto serpentino, Lord
Voldemort si
era avvicinato, e, fissandolo dall'alto della sua postazione, aveva
sibilato: -
Forse puoi essermi ancora utile, Draco. Sei giovane... ti concedo
un'ultima
possibilità. Se mi deluderai, nessun Malfoy
rimarrà a popolare questo mondo.
Non sei il primo a cui affido questo incarico... ma spero per te che tu
sia
l'ultimo. -
Ancora troppo scosso e dolorante, Draco non aveva capito il senso di
quelle
parole, e neanche il perchè Lord Voldemort si fosse
premurato di fargli trovare
a Godric's Hollow quella casetta pronta ad accoglierlo.
Troppe attenzioni per uno che lo aveva deluso, quasi tradito, e che
sarebbe
stato ucciso se non avesse portato a termine quella missione.
Quella strana missione.
Era suo compito ritrovare un antico oggetto appartenuto a Godric
Grifondoro
nascosto da qualche parte a Godric's Hollow.
Da giorni, Draco girovagava privo di ispirazione per le foreste e per i
luoghi
più appartati del paesino ben attento a non farsi
sorprendere, conscio del
fatto che un'intera squadra di Auror era stata mobilitata per trovarlo
e
spedirlo ad Azkaban.
Come suo padre.
Il ragazzo non sapeva se gli incutesse più timore l'idea di
trascorrere il
resto della sua vita in una prigione o la consapevolezza che, se non
avesse
ritrovato presto quel dannato oggetto, sarebbe stato veramente ucciso.
A coronare il tutto, lui non aveva neanche la più pallida
idea di dove
cercarlo, questo oggetto.
Ma comunque era questa la vita che lo aspettava?
Vivere nell'eterno timore di sbagliare qualcosa, in un infinito stato
di
angoscia e con il pericolo di morte sempre appostato dietro l'angolo?
Draco avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una possibilità
di sottrarsi a quel
destino... ma ora che Silente era morto, sapeva di non avere speranze.
Quella mattina era tornato nella sua casetta dopo un'altra infruttuosa
esplorazione convinto che al peggio non ci fosse mai fine e che la
sventura lo
avesse preso di mira.
Queste sue convinzioni non poterono che rafforzarsi quando, voltandosi,
si
ritrovò faccia a faccia con la sua alta occhialuta,
apparentemente
incazzatissima nemesi.
Continua...
NOTE:
Eccomi qui alle prese
con un nuovo capitolo. Intanto vorrei chiarire con tutti voi che io non
ho la
minima idea di quanti anni abbiano di differenza James e Lily Potter...
perciò
molto semplicemente ho sparato a caso.
Sì, lo so che Qeerditch è una palude e non una
foresta, ma scoprirete nei
prossimi capitoli che il nome di quella foresta e la foresta in
sé, saranno le
chiavi che apriranno molte porte...
I nomi delle altre foreste e del fiume li ho presi dai libri di
Shannara, dei
quali sono una vera fissata.
Altra cosetta che avrete sicuramente notato: dalla mia descrizione
risulta un
Draco un po' diverso da quello della Rowling... e questo primo
perchè io me lo
sono sempre immaginato così, secondo perchè nella
mia storia volevo che
l'aspetto di Draco fosse coincidente con l'immagine che
A prestissimo, lo prometto.
babydoll