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Autore: KikiAsuka    03/05/2012    7 recensioni
Uno strano individuo che segue Kaname, un imminente ballo scolastico e Sousuke alla ricerca di sè stesso. Seguiteci nell'ardua battaglia del nostro soldato preferito nello scoprire cosa vuol dire fare dell'ultimo anno scolastico l'anno più memorabile della sua vita!
Traduzione dalla fantastica fanfiction di Fabulist :D Spero vi entusiasti tanto quanto ha entusiasmato me!
Kiki.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Dazed an Confused
Autore: Fabulist
Originale: http://www.fanfiction.net/s/2423778/1/Dazed_and_Confused
Commenti della traduttrice: MISERIACCIAAAAAAAHHHH sono in stramega ritardo DD:  o meglio, in ritardo secondo i miei standard.
Vi chiedo davvero scusa Q_Q il fatto è che la traduzione è stata lunga e difficile, inoltre ho iniziato solo due giorni dopo aver finito l'altro a tradurla, cosa che solitamente invece faccio subito =W= pigrizia portami viaaa-

Spero non ci siano tanti errori di battitura, non ho avuto molto tempo per ricontrollarla Q__Q tra l'altro, per farmi perdonare cercherò di postare il prima possibile il prossimo capitolo, infatti ora finito qui mi metto subito al lavoro ù_ù.
Buona lettura!
Kiki

EDIT: ho aggiunto i titoli ai capitoli, sono talmente storduta che non m'ero accorta di essermeli dimenticati DD:  Gomenasai t___t.





Capitolo 7 - Occhio per occhio

 

 

 

Socchiusi gli occhi per vedere la grande folla raccolta, una mano a riparare gli occhi dal sole che mi accecava. Ero al 'Take Back the Night', la manifestazione che Kaname e il suo gruppo avevano organizzato. Ero circondato da un mare di donne, nel disperato tentativo di tenere sott’occhio l'unica di cui mi interessasse.

Kaname si era rifiutata di rivolgermi la parola dopo gli avvenimenti della sera precedente.
Non mi aveva aspettato fuori da casa quella mattina, né mi aveva lasciato camminare accanto a lei o guardarla negli occhi. L’avevo tristemente seguita a pochi metri di distanza. Che avrei potuto fare per tornare nelle sue grazie? Avevo raggiunto un punto di non ritorno? Fare il grande passo era forse l‘unico modo per riconciliarci?

"Pssssst!"

Oh no, non di nuovo.

"Psssssst!"

Ti dispiacerebbe darmi un minimo di tregua?

Sentii qualcuno tirare la manica della mia maglietta e mi voltai cupo per vedere - sorpresa, sorpresa - Kazuki fissarmi a sua volta, gli occhi enormi e acquosi e il suo viso che sembra una specie di buffa gomma da masticare rosa.

"Sì, Kazuki?" dissi stancamente.

Lei sorrise, torturandosi le mani. "Hai un aspetto gradevole in rosa, Sousuke".

"Eh?" Abbassai lo sguardo verso la t-shirt che Kaname aveva detto a tutti di indossare. Era rosa con scritta a grandi lettere nere la frase 'Questo è l’aspetto di un femminista'. Kaname mi aveva inoltre costretto a indossane una di dimensioni piuttosto piccole, quindi mi ci sentivo poco a mio agio. La sua giustificazione era che 'quale ragazzo sano di mente si sarebbe mai unito al Take Back the Night?' Nonostante la sua affermazione, avrei giurato di averne viste alcune di dimensioni maggiori nello scatolone dietro di lei. Non importava. Avrei fatto di peggio che indossare magliette rosa rimpicciolite se ciò faceva in modo che tra noi ci fosse anche una minima conversazione. Mi riscossi, grattandomi la parte posteriore della mia testa con una mano. "Ah... uh... Grazie."

"Il rosa è il mio colore preferito", rispose lei in tono lussurioso, facendo un passo verso di me.
Annuii nervosamente, cercando di indietreggiare. "Ah sì?"

"Mmh mmh..." mi aveva spinto con le spalle contro un gruppo di donne piuttosto robuste, ed era ora completamente premuta contro il mio braccio.

Potrei davvero spararle un proiettile di gomma alla testa, a questo punto. Dovetti però resistere alla tentazione. Sparare a una donna a una manifestazione di Take Back the Night non era probabilmente la più saggia idea. Anche se non erano armate e la mia abilità in battaglia era insuperabile, la differenza di quantità numerica era sicuramente un loro vantaggio. Iniziai a sudare, immaginando orde di donne armate di ventagli di carta giganti rincorrermi con intenti omicidi attraverso Tokyo.

Cercai di trovare un modo educato per scollare Kazuki dal mio corpo, ma lei si attaccò in modo ancor più morboso al mio braccio, oscillando avanti e indietro e canticchiando in modo abbastanza fastidioso una canzone che io non conoscevo.

"Sousuke..."

Feci una smorfia a quel tono... Un tono piuttosto calmo e rilassato. A quanto pareva Kaname aveva probabilmente deciso che non valesse nemmeno più la pena di arrabbiarsi ulteriormente. Quello avrebbe dovuto essere un sollievo per me, ma non lo era. Almeno quando era arrabbiata sapevo che le importava di quello che facevo.

"Se siete venuti qui a fare i piccioncini," disse lei, rivolgendosi non a me, ma piuttosto a Kazuki. "allora è meglio che ve ne andiate".

"Negativo, Chidori," dissi risolutamente. "Sono qui per aiutare le donne nella loro richiesta di sicurezza per sé stesse e di rispetto in questa nazione."

"Ah, è così galante!" strillò Kazuki, strofinando la guancia contro il mio braccio.

Guardai sconsolato Kaname girare sui tacchi e raggiungere Kyoko più avanti, cercando allo stesso tempo di rimuovere Kazuki dal mio braccio. Galante, eh? Più o meno.

Aggrottai la fronte. Kazuki sembrava essersi attaccata a me come una sorta di appiccicosa sostanza caramellosa. Avrebbero dovuto creare un'organizzazione apposta contro simili leziosi licheni.

"Sousuke?" tubò Kazuki, con un tono sdolcinato che mi fece rabbrividire. "Chiedimi di venire al ballo con te".

Cosa? Perché diavolo dovrei farlo?

"No," dissi seccamente, alzando la testa, elevandomi sulla punta dei piedi per guardare Kaname davanti a me mentre conversava con i membri di un altro gruppo.

Sembrò sconvolta, quindi si alzò anche lei sulle punte dei piedi per spostare il suo viso pericolosamente vicino al mio. "Perché no?"

Nemmeno la guardai. "Perché io amo Kaname."

Ecco. Va bene? Fine della questione. Spostati dalla mia faccia.

Lei rimase a bocca aperta, lasciò andare il braccio e indietreggiò lontana da me. Alla fine mi voltai per vedere delle lacrime sul suo viso. Avrei dovuto essere dispiaciuto? Non era colpa mia se aveva fatto una richiesta che non potevo soddisfare.

"Per-" balbettò, tenendo le mani a pugno lungo i fianchi. "Perché allora mi venivi dietro!"

Huh? Venirle dietro? Non ero consapevole del fatto che astenersi dal farle saltare le cervella a causa del suo costante comportamento da stalker fosse considerato un preludio romantico.
Ecco, era quello secondo me il più grande difetto della mente femminile. Potevano essere capaci di maturare più velocemente. Potevano essere più abili per quanto riguardava le questioni interpersonali. Potevano essere superiori a noi ragazzi sotto molti aspetti, ma c’era chiaramente qualcosa che non andava con le loro sinapsi recettive. A volte pensavo fossero tutte nate con una sorta di senso di percezione danneggiato. Era come se fossero capaci di captare solo quello che volevano o che si aspettavano di sentire. Io non avevo fatto nulla per incoraggiare Kazuki, eppure lei era lì che si comportava come se fossi stato in qualche modo disonesto con lei.

La fissai con sguardo assente. "Non ero a conoscenza dell'invio da parte mia di segnali favorevoli," dissi con calma. "Mi scuso se i miei intenti sono stati fraintesi."

Lei scosse la testa rapidamente, mentre grandi lacrime scendevamo drammaticamente dagli angoli degli occhi. Gridò "Pensavo che tu fossi diverso! Ma tutta quella gentilezza alla fine era solo una finta, non è vero? A te non interessa di nessuno, tu... tu... UOMO!" Poi si voltò e si mise a correre nella folla.

Oh, e quindi sarei un uomo? Doveva essere un insulto?

Sentii un aurea minacciosa dietro di me e mi voltai per vedere le donne alte e ben costruite contro le quali ero stato spinto precedentemente fissarmi.
Apparentemente quello di Kazuki veniva considerato un insulto da queste parti.

Alzai le mani in segno di pace, indietreggiando lentamente. "Ah, buongiorno. Scusatemi."

Sembravano perplesse, le vidi incrociare le braccia sul petto e guardarmi come un leone avrebbe fatto con la sua preda. Lo dico per esperienza. Quando ero nella savana una leonessa una volta mi guardò allo stesso modo.

Proprio quando sembrava che la situazione stesse per diventare troppo difficile per me, Kyoko si avvicinò e mi afferrò per il braccio, offrendo alle donne un sorriso di scuse, e mi trascinò via. "Sousuke", mi disse una volta fuori pericolo, il suo tono esasperato. «È vero che ami Kaname?"

Whoa! Da dove le era uscito fuori?

Kyoko sembrò leggermi la mente. "Me lo ha detto Kisa. Lo ha saputo da Mizuki, che lo ha saputo da Keyra, che lo ha saputo da Hana, che ha ricevuto una telefonata da Keiko che l’ha sentito gridare da Naoko a Mai dietro la cabina telefonica laggiù". Scosse la testa con decisione. "Ma questo non è importante. È vero?"

La mia mente vacillò, quasi sbalordito dalla velocità e dall'efficienza della rete di comunicazione di cui si erano servite quelle ragazze. La Mithril avrebbe potuto imparare molto dai suoi dipendenti di sesso femminile. Avrei dovuto avvisare i miei superiori immediatamente.

"Allora Sagara, è vero?"

"Uh... che cosa?"

Kyoko mise le mani sulle mie braccia, scuotendomi un po‘, parlando con la voce più sbrigativa che le avessi mai sentito usare. "Che ami Kaname!"

Oh... ecco...

Lei sospirò, guardandomi come se fossi assolutamente senza speranza. Aveva assolutamente ragione. "Se è vero, allora diglielo. Kaname è davvero arrabbiata con te."

Abbassai lo sguardo ai miei piedi, mettendo le mani in tasca.

"Io davvero non vi capisco", disse lei. "È così ovvio che siete entrambi innamorati, quindi dichiaratevi e smettetela di farvi male l‘un l‘altra."

Non ero sicuro fosse un buon consiglio. L'amore sembrava un percorso sicuro verso l‘inferno. Che buono poteva venire dal dichiarare tali potenti, paralizzanti, limitanti e dolorosi impulsi? Non sarebbe stato meglio tenere tutto dentro di sè e lasciarlo morire in silenzio? Avevo già tentato di comunicare i miei sentimenti, sia che si trattasse di balbettanti divagazioni o di attività seminudiste in piscina, e guarda dove mi aveva portato. Kaname era fredda come sempre.

Lei mi guardò a bocca aperta, gli occhi lampeggianti che mi apparivano ancor più grandi a causa delle spesse lenti dei suoi occhiali. "Davvero non lo capisci, vero?"

La guardai subito. Capire cosa?

"Pensavo tu stessi solo facendo finta, che forse eri timido e dato che non sapevi esternare i tuoi sentimenti eri solito mettere su questa facciata, ma... Alla fine non ti senti altro che stordito e confuso (*), non è vero?"

Stordito e confuso, eh? Sì, dava l‘idea.

Guardò verso di me incuriosita. " Tu… hai paura di dire a Kaname i tuoi sentimenti?"

Deglutii, ma non dissi nulla, il sudore che mi copriva la fronte. Era così ovvio?

A quanto pare fu il mio silenzio a parlare, perché lei sorrise.

"Questo è ridicolo, Sagara!" rise. "Guardati intorno... A quasi tutti qui è successo un giorno o quell‘altro di innamorarsi, e ne hanno sempre ricavato qualcosa di buono!"

Mi guardai intorno. Un’onda di donne arrabbiate mi fissavano.

Lei aggrottò la fronte. "Ok, forse era un cattivo esempio. Ma, se fossimo da qualsiasi altra parte, capiresti cosa voglio dire. L'amore è solo una parte di tutta... tutta la questione, lo capisci?"

Tutta la questione?

"La vita", rispose lei alla mia domanda inespressa. "L'amore è solo una parte di essa. Succede. Sai, alcune persone passano i loro giorni solo a desiderarlo. Dovresti ritenerti fortunato per quello che ti è successo".

Anche se ero ancora scettico sul fatto che esternare un così travolgente sentimento fosse una buona idea, ero disposto a prendere in considerazione le qualità positive della situazione in cui mi trovavo. Io stesso ero riuscito a scarabocchiarne una lista durante la lezione di filosofia, no? Del risollevamento del morale e tutto il resto? Tuttavia, il fatto che l'amore mi distraesse dalla mia missione di proteggere Kaname ancora mi turbava. Per quello non sembrava esserci alcuna soluzione.

Kyoko sembrò frustrata dalla mia mancanza di risposte. Dal canto mio, io non sapevo cosa dirle. Mi sentivo ancora scombussolato dall‘argomento.

Lei sospirò. "Questo mi ricorda un proverbio africano che ho sentito una volta." Alzò l‘indice, recitando la frase. "'Il vento non può rompere un albero che si piega.'"

Uh... okay.

Lei aspettò una qualche mia reazione, ma io rimasi ancora in silenzio. A quel punto alzò gli occhi. "Sagara, tu tendi a combattere ogni cosa! Se hai così tanta paura di innamorarti, è ovvio che finisci per subirne solo gli aspetti negativi! Devi solo... seguirlo. Adattarti".

Adattarmi! Non potevo credere di non averlo mai considerato prima! La mia missione in questo ambito richiedeva soltanto di adeguarsi: cambiare abitudini, essere più flessibile, imparando dall’ambiente in cui mi trovavo. Forse i miei sentimenti per Kaname non erano un punto di non ritorno così drastico come sembravano. Forse potevo trovare un equilibrio. Forse avrei potuto farlo funzionare. Forse se ne seguivo la rotta le cose sarebbero funzionate. Dovevo solo adattarmi. Secondo le leggi della natura, i maschi potevano essere affettuosi e allo stesso tempo protettivi verso le loro compagne. Avrei potuto trovare un modo. Avrei trovato un modo.

Annuii con decisione. "Grazie, Tokiwa. Tuo consiglio mi è stato molto utile. Interverrò sulla questione immediatamente."

Lei sorrise, poi sembrò pensarci meglio e mi afferrò per il braccio. "Aspetta! Sagara... solo... Diglielo mentre siete soli ... ok? Prendila in disparte o qualcosa del genere... non spiattellarlo così, in mezzo alla folla."

"Capito", dissi cupamente. "Immagino le informazioni debbanno rimanere il più riservate possibile".

"Uh... Sì, esatto", rispose lei ansiosa.

Infilai lamano in una tasca nei pantaloni e tirai fuori una granata tascabile. Invece che sprigionare un gas velenoso, come sarebbe avvenuto nel caso in cui questa fosse stata una missione militare, questa avrebbe causato solo un odore estremamente sgradevole e avrebbe causato una leggera sensazione di prurito agli occhi. Sarebbe giusto bastato per far disperdere un po' la folla, e permettermi di prendere Kaname da parte.

Tirai via il perno e alzai il braccio per prepararmi a lanciare.

"Sagara! Che cosa stai facendo!" Kyoko afferrò il mio braccio, estremamente allarmata.

"Non ti preoccupare, Tokiwa. Nessuno rimarrà ferito. Semplicemente-"

"Sagara, guardati intorno! Questo non è il posto adatto!"

Aggrottai la fronte, l'immagine di un fiume di donne armate di ventagli di carta che mi riaffiorava nella mente di nuovo. Forse aveva ragione. Il punto era che ormai avevo tirato il perno. Mi guardai intorno per vedere rapidamente se oil perno fosse caduto in un punto in vista, ma la folla era troppo pressante , non riuscivo a vedere nulla tranne i piedi della gente.

Hmm...

Una cabina telefonica vuota catturò la mia attenzione. La porta era leggermente aperta. Se fossi riuscito a lanciare la granata attraverso la piccola apertura, avrei ridotto al minimo gli effetti di essa sulla folla. Con il perno disperso da qualche parte e senza altre opzioni in mente, cambiai direzione del mio lanco e gettai rapidamente la granata. Feci appena in tempo; del fumo cominciò subito a riempire la cabina telefonica nel momento in cui la granata ci finì dentro.

Lasciai andare un sospiro, mentre mi asciugavo il sudore dalla fronte. Probabilmente avrei fato meglio a imparare a pensare di più su quelle cose. D'altra parte, conoscendo la mia fortuna, probabilmente mi sarebbe capitato di esitare l'unica volta in cui vi era una minaccia reale, e non sarebbe servito a niente.

Kyoko mi spine da parte, spingendomi tra la folla. "Basta esitare!" disse, la sua voce solitamente tranquilla che quasi pareva comica nel suo tentativo di essere severa. "Va

', prendila da parte, e diglielo!"

Grugnii in un cenno di assenso, passando tra la folla il più velocemente che potevo, facendomi strada verso la chioma di capelli blu.

Ero ormai a pochi metri da lei, allungai una mano per afferrarle il braccio quando la folla si ritirò a formare un cerchio, e una Kazuki piuttosto angosciata venne verso di noi.

Era un disastro totale. Le lacrime le rigavano il viso ei suoi occhi erano gonfi, rossi e iniettati di sangue. Aveva i capelli spettinati, quasi selvaggi, e intorno a lei si diffondeva un odore terribile.

"Kaname!" singhiozzò. "Kaname Ho bisogno di andare in un ospedale o qualcosa del genere!"

Oh merda.

Kaname le si avvicinò in fretta, arricciando il naso, ma prendendole spalle di Kazuki per calmarla. "Naoko, cos’è successo?"

Kazuki sembrava fuori di sé, gesticolava selvaggiamente, e tremava. "Ero seduto nella cabina telefonica laggiù, a farmi gli affari miei, quando un... una... una specie di granata è volata verso di me, e prima di rendermene conto ero circondata da un fumo nero e quasi non respiravo e questo... questo odore! E i miei occhi ! "

Kyouko prese Kazuki per un braccio, borbottando qualcosa a proposito del pronto soccorso, e la portò via.

Quando furono scomparse tra la folla, Kaname si girò verso di me, gli occhi infuriati e la sua mano che stringeva il ventaglio di carta comparso dal nulla. "Sousuke!" gridò, la forza e il volume del suo urlo mi fecero fare un passo indietro. "Avresti anche potuto scaricarla più dolcemente! Non c'era bisogno di lanciarle una granata!"

Scossi la testa rapidamente. "No, Chidori, hai frainteso. L’ho fatto senza volerlo, è stato un incidente, Io-"

"È sempre un incidente!" ruggì lei. "Ne ho abbastanza dei tuoi 'incidenti'! Vai via!"

"Ma Kaname, l‘uomo mascherato-"

Lei brandì l‘harisen, tirando indietro il braccio, pronta a colpire. "Mi prenderò le mie responsabilità!"

"Ma c’è qualcosa di molto importante che devo-"

WHACK! Dritto alla testa

"Stai-lontano-da-me!" scandì ogni sillaba con dei colpi di harisen, ognuno perfettamente al centro della mia fronte.

"Ehi, Kaname. Questo tizio ti sta disturbando?"

Aprii gli occhi lentamente, mentre Kaname ritirava il ventaglio e lo metteva via, d‘ovunque fosse il posto nel quale lo nascondeva. Il mio sollievo per la mia ritrovata incolumità venne subito annullato nel momento in cui vidi Noumen in piedi vicino a noi. Come al solito, era composto, affascinante e... non indossava una maglietta rosa.

Kaname sorriso era fin troppo euforico quando si girò verso di lui. "Un‘incomprensione", disse dolcemente tra i denti.

"Oh, che peccato", disse lui, sorridendomi prima di tornare con il suo sguardo verso Kaname. Alzò il braccio e sfiorò lievemente con lapunta delle dita il suo avambraccio.

Appena li vidi i pugni mi si chiusero ermeticamente, le immagini della sera prima che lampeggiavano nella mia mente. Solo poche ore prima erano le mie dita a toccare quella pelle... Ero io la persona a cui stava sorridendo. Il solo vedere quel lurido bastardo toccarla mi fece ribollire il sangue.

Stavo per obiettare, quando fui interrotto . "Hey ascolta," disse Noumen a bassa voce. "Non vorrei interrompere questa nobile causa, ma ero di passaggio e ti dato che ti ho visto, c'è qualcosa che vorrei chiederti."

Fui preso dal panico. No, non può, non quando sono così vicino!

"E cosa sarebbe?" chiese Kaname, avvicinandosi a lui.

No! Non può essere!

"Mi stavo chiedendo... Ti piacerebbe venire al ballo di fine anno con me?"

Lei chinò la testa in modo che lui non potesse vedere il suo volto, e mi lanciò un’occhiata con la coda degli occhi. Stava parlando con lui, ma è me che guardava. "Danko", disse a voce bassa, quasi vellutata. "...Sì, mi piacerebbe."

Sentii il mio cuore scendere fino allo stomaco, mentre rimanevo lì a bocca aperta. Lui non poteva averlo fatto. Lei non poteva averlo fatto. La mia vita non poteva essere così sadica. Era impossibile. Stavo sognando. Non c'era modo che tante cose cattive potessero accadere consecutivamente. Sfidava le leggi della probabilità. Ma certo, è tutto un sogno, anche quello che è successo ieri sera. Perché non ritorniamo a quando siamo arrivati in piscina e ci proviamo un‘altra volta?

Battei le palpebre, ma la scena davanti a me non scomparve. Non mi ritrovai sveglio sotto il mio letto a pensare di lei. Non si voltò e mi disse che stava solo scherzando. Aveva accettato di andare al ballo con quel sacco di merda, e l’aveva fatto perché voleva farmi del male.

E stava funzionando.

"Fantastico!" Danko sorrise e fece qualche passo indietro verso la folla. "Allora verrò a prenderti alle-"

Al diavolo l'essere professionale! Se vuoi giocare sporco, Kaname... Allora va bene!

Emisi un ringhio, balzando in avanti e atterrando Danko sul cemento. Lottammo per qualche istante, dimenticando i gemiti sorpresi e il movimento intorno a noi. Mi ritrovai subito in una posizione dominante, con il ginocchio premuto contro la sua schiena e una mano a costringere la guancia contro l'asfalto. "Metti le mani dove io le possa vedere!" gridai, tirando fuori la pistola e puntandogliela alla tempia.

"Sousuke!" Kaname accorse, tirando fuori l‘harisen, ma avevo il tempo o la pazienza per quelle stronzate.

"Per favore, fai un passo indietro, Chidori," dissi duramente, lanciandole uno sguardo fermo. Si fermò di colpo, gli occhi spalancati. Non l’avevo mai guardata in quel modo, riflessi di quel tipo erano riservati solo ai miei nemici.

Noumen, nel frattempo, aveva tirato fuori le braccia esitante e le aveva posate per terra accanto a lui, gli occhi sporgenti. Ci furono grida come "Ha una pistola!" e "Stupidi uomini primitivi di Neanderthal!" dalla folla, ma le ignorai. Tenendo una mano con la pistola sul volto di Noumen, iniziai a frugargli le tasche.

"Ehi, fa‘ attenzione a dove metti le mani, amico!" sibilò lui, ma la sua voce tremava e il suo tentativo di esonerarmi dal perquisirlo non funzionò.

Le mie dita trovarono ben presto quello che stavo cercando: un pezzo di tessuto di seta con sopra una stampa di gomma. La sollevai trionfante.

Gli occhi di Kaname si spalancarono ancor di più mentre fissava la maschera a forma di scheletro nella mia mano, le sue fattezze che si sfiguravano a causa della mancanza di un volto che la riempisse. Kaname non disse nulla per alcuni istanti, il suo sguardo che si spostava dalla maschera, a me, a Danko.

"Tu..." scosse la testa incredula. "Sei stato tu!"

Danko cercò di alzare la testa dal pavimento per parlare, ma io lo rispinsi a terra con la canna della pistola. "Non è come sembra, Kaname!" piagnucolò.

"Non credere alle sue bugie, Chidori," dissi solennemente. "La sua gamba ferita corrisponde a quella che lo stalker si è procurato con l'esplosione dell‘altro giorno, ed è in possesso del travestimento che il colpevole portava. Ha anche un movente: Il suo interesse per voi non solo è ovvio, ma è stato anche confessato".

La sua espressione mutò da shock a disgusto, mentre osservava il suo ex partner per il ballo scolastico. "Non posso crederci, Danko!"

Danko aggrottò le sopracciglia, ma mi guardò con aria stanca. "Esplosione?"

"Non serve a nulla negare," dissi io con calma.

Lui guardò Kaname con ansia. "Allora..." gracchiò, la gola premuta a terra. "Credo che questo significhi che non verrai al ballo con me, eh?"

"Il ballo?" Kaname gridò, le mani sui fianchi. "Hai rubato i miei pantaloncini da ginnastica, Danko. Hai bisogno di aiuto, non di un appuntamento per il ballo."

"Huh? Io non ho rubato i tuoi pantaloncini da ginnastica", protestò lui.

Kaname alzò gli occhi. "Comunque sia. Premi il grilletto, Sousuke. Sono stanca di tutto questo".

Sorrisi in modo torvo, contento che per una volta lei vedesse le cose dal mio punto di vista. Solitamente lei mi impediva di sparare alla gente. Tuttavia, mi venne in mente che in quel caso la frase avrebbe potuto non corrispondere al significato che io le avevo attribuito. Nonostante fossi furioso con lui per il dolore che aveva causato a Kaname e per aver posato le sue mani viscide su di lei, Noumen non aveva fatto nessun reale danno, e in un certo senso mi aveva anche fatto un favore. Certamente la sua eliminazione significava per me anche l‘eliminazione di un potenziale rivale in fatto di amore. Tuttavia, il vero problema era che sapevo che i miei superiori mi avrebbero sospeso dalla mia missione di proteggere Kaname se io avessi ucciso un civile che non rappresentava una reale grave minaccia. Pensai allora di prenderlo come prigioniero, ma l’idea di rimanere bloccato nel mio appartamento con un soggetto del genere per un periodo indeterminato di tempo mi creava disgusto.

Strinsi i denti, alzandomi lentamente in piedi e facendo attenzione ad fare leva con il ginocchio contro un punto di pressione particolarmente doloroso nella schiena di Noumen. Mi fermai così, guardandolo dall’alto con uno sguardo feroce, la mia arma ancora puntata verso il suo viso. "Stai lontano da Chidori," abbaiai. "Nel caso non terrai a mente questo mio avvertimento, posso assicurarti che avrai da pentirtene." Tenni la maschera a forma di scheletro lontano da me tra il pollice e l'indice della mano non occupata, come fosse un pezzo di spazzatura. "Questa è confiscata".

Alzai lo sguardo verso Kaname, che aveva un'espressione illeggibile sul suo viso. Non aveva niente da dire? Come poteva essere? Difficilmente Kaname era a corto di parole.

Mi rialzai, spolverandomi i pantaloni. "Davvero un gran partner," dissi burbero, dandogli un’ultima pedata alle costole. "Forse sarò incapace nell’esprimere le mie intenzioni, Chidori, ma a mia discolpa posso dire di non aver mai tentato di rubare i tuoi vestiti."

Lei mi guardò per qualche istante prima di scuotere la testa, arricciando le labbra in una smorfia di odio. Girò sui tacchi e se ne andò via.

A quanto pare non era la cosa giusta da dire. Era raro che perdessi la pazienza con Kaname, ancor più raro che le esprimessi le mie frustrazioni. Era logico che le due cose combinate creassero una reazione negativa. Onestamente, non mi andava bene. Non era colpa di Kaname se stavo attraversando un periodo difficile, in modo particolare per quanto riguardava il controllare la mia gelosia. Non toccava a lei dover sostenere il peso dei miei difetti.

La raggiunsi in breve. Era in piedi lontana dalla folla, appoggiata alla parete esterna di un edificio vicino, apparentemente perso nei suoi pensieri. Non sembrava entusiasta di vedermi.

"Va tutto bene, Chidori?" Chiesi in modo neutrale, tenendo gli occhi sul la folla alla solita ricerca di persone sospette.

"Oh sì, una meraviglia", rispose con voce strascicata.

Aggrottai la fronte, i miei occhi che si muovevano rapidamente. Avrei voluto dire che il mio intento fosse solo quello di rafforzare la sicurezza, ma in realtà non voleva incrociare il suo sguardo. Si trovava in un grave stato d'animo piuttosto frustrato, e ciò significava che il suo comportamento poteva essere del tutto imprevedibile. A seconda di alcune variabili molto piccole e apparentemente insignificanti, poteva rimanere in quello stato di equilibrio, scoppiare in lacrime, o tentare di strapparmi la pelle del viso a morsi. Era una situazione molto instabile che doveva essere affrontata con cautela. "Non sembrerebe," dissi dopo un po'.

"Caspita Sousuke, oggi sì che sei perspicace".

"Voglio dire, dovresti sentirti sollevata, siamo riusciti a neutralizzare la recente minaccia che ti affliggeva."

"Tu dimentichi," disse cupa, "che anche il mio partner per il ballo è stato neutralizzato."

"E questo ti turba?" Chiesi prendendo coraggio. "Ho avuto l'impressione che le donne preferiscano che il loro partner sia qualcuno per il quale nutrono affetto. Devo dedurre che pensi a Noumen in quel modo?"

Quando sentii il silenzio provenire dalla sua parte, mi voltai a guardarla. Le sue mani, strette a pugno lungo i fianchi, si contorcevano spasmodicamente. Le sue labbra erano strette in una smorfia di rabbia, e i suoi occhi lucidi di lacrime non versate.

Battei le palpebre, confuso. Mi sembrava di aver solo alimentato la furia delle sue emozioni. Sembrava divisa tra lo scoppiare in singhiozzi e il gettarmi in mezzo a un’orda di bulldog affamati .

"Dedurre!" sputò le parole in modo rabbioso, scuotendo i pugni ora nella sua rabbia malcelata. "Dedurre!"

"Indovinare, supporre, verificare..." Mi offrii in aiuto.

"So cosa significa dedurre!"

Sollevai un sopracciglio. "Allora non vedo il problema".

Chiuse gli occhi e iniziò a respirare lentamente. "No, certo che no." Quando aprì gli occhi, sembrava volermi davvero strangolare. "Il problema è che tu non dovresti dedurlo, dovrebbe esserti ovvio che non nutro simili sentimenti per Danko!"

"Ah no?"

"No!"

"Allora... perché hai accettato di andare al ballo con lui?" Presi ad armeggiare con la maschera a forma di scheletro che ancora stringevo tra le mani, cercando di distrarmi dalla sua rabbia.

"Sousuke, il ballo è tra due giorni, e non ho un partner. Andare con l’atleta stella della scuola non era poi così male come premio di consolazione dal momento che non potevo andare con chi davvero volevo."

Sollevai un sopracciglio scettico, fissando la maschera mentre la stiravo con le dita.

"Ma ha rubato i tuoi pantaloncini da ginnastica."

"Quando me l’ha chiesto non lo sapevo!"

"Te l‘ho detto io il giorno dopo l‘esplosione sotto casa tua."

"Io non ti credevo".

"Perché no?"

"Perché no?" Lei mi guardò incredula. "Perché tu sei pazzo!" La sua rabbia che diminuiva in favore della sua disperazione. "Ti crei tute da combattimento con i costumi dei personaggi dei parchi di divertimento, infili trappole nel proprio armadietto, fai esplodere il mio cassonetto dell‘immondizia, dormi sotto il tuo letto"
"Quelle sono tutte le precauzioni di sicurezza," dissi solennemente. "Io non credo che nessuno di loro siano segni di una mentalità malata."

"Bene, allora tu sei pazzo per aver pensato che io volessi andare al ballo con Danko!" esclamò.

Deglutii. "Io... io non sapevo quanto questo fosse importante per te. Non avevo idea di quali fossero i tuoi sentimenti per Noumen."

Sospirò, scivolando con la schiena contro il muro. Studiò il terreno per qualche minuto prima di alzare gli occhi e finalmente incontrare il mio sguardo. Quando finalmente parlò, la sua voce era stanca e rassegnata, le sue parole scandite con lentezza, come se le avesse caricate con ogni grammo di determinazione che aveva.

"Maledizione, Sousuke. Veniamo da due mondi diversi, e questo lo so. Ma l'amicizia è superare questa differenza cercando di capire i punti di vista della persona davanti alla quale ci troviamo. Ho imparato il gergo militare, sono stata nel sottomarino della Mithril, ti aiutato nelle battaglie con l‘AS, e ho cantato al karaoke con i tuoi commilitoni. Cacchio, mi sono gettata da un aereo con te! Eppure ancora tu non mi vieni incontro; tu non capirai mai il mio mondo, la mia vita. So che è difficile rendersene conto. Prima che tu arrivassi, io non sapevo neanche cosa fosse un Whishpered, figuriamoci che io fossi una di loro. Pensi che tutto quello che ho dovuto attraversare sia stato una passeggiata? Pensi che andare avanti con le tue ‘precauzioni di sicurezza‘ sia stato facile? Allora lascia perdere!" Stava rapidamente perdendo la pazienza, ei suoi occhi sembravano riempirsi sempre più con qualcosa di simile al disgusto. "Ora, non so se non ti interessa, o non ci stai provando abbastanza, o sei semplicemente incapace, ma tutto questo nemmeno ti sfiora la mente, non è vero? Come può essere, Sousuke? Tu sei un genio. Io so che lo sei! Sei stato addestrato a combattere qualsiasi cosa e a tenere sott’occhio questo e quello, quindi com’è possibile che sia così ... terribile adattarsi ad un nuovo ambiente? Stai cercando di allontanare la realtà? Stai cercando di allontanare me?"

Emise un ringhio e mi strappò la maschera dalle mani, lanciandola furiosamente in un cestino vicino e costringendomi a guardare indietro verso di lei. "So che abbiamo salvato insieme il mondo varie volte, e so che da un momento all'altro il KGB potrebbe ricomparire e portarmi di nuovo in Siberia con loro per torturarmi a morte, ma a volte le uniche cose che mi tengono sana di mente sono i momenti in cui mi sento una ragazza come le altre. Non mi importa quanto poco tu riesca a comprenderlo, questo ballo era importante per me. Volevo andarci, volevo andarci con te, e volevo che tu me lo chiedessi perché, nonostante tutti i cortei femministi che coordino, nonostante tutti i pervertiti che mi girano intorno, nonostante tutte le parolacce che uso, e nonostante tutta questa indipendenza che voglio che gli altri pensino che io abbia, ogni tanto anche io ho il bisogno di sentirmi come ogni altra ragazza normale con un bel vestito e un ragazzo che la invita al ballo ". Kaname incrociò le braccia sul petto, fissandomi come si sarebbe fatto con un subordinato disobbediente. "Ma, dal momento che non sei abbastanza uomo per chiedermelo, ho accettato di andare con qualcun altro. Ora, grazie alla mia solita fortuna, hai appena scoperto che il mio partner era uno stalker e lo hai probabilmente paralizzato dalla vita in giù. Congratulazioni, Sousuke... Sei il mio eroe".

Il vento non rompe un albero che si piega.

In qualche modo, nella mia confusione, mi ero dimenticato che Kaname stava tentando di compiere lo stesso atto di adattamento nel quale ero assorto io. Mentre io cercavo di adattarmi alla vita civile, lei cercava di adattarsi ad essere bersaglio di gruppi terroristici e avere innaturali capacità di Whishpered. Mentre io mi abituavo ai gruppi di studio per gli esami, lei era alle prese con delle sinistre voci nella sua testa e con la continua paura di essere presa in ostaggio. Come potevo non aver compreso la sua situazione?

Stai cercando di allontanare me?

7- Sostegno; bisogno.

Il vento non rompe un albero che si piega.

"Io... Mi dispiace," Balbettai, completamente privo della capacità di trovare parole adatte. Tutto quello che diceva era vero... tutto aveva un senso. Come reagisci quando qualcuno ti fa notare degli errori che hai continuato a compiere per oltre un anno e non sei mai riuscito a riconoscere?

Lei scosse la testa delusa, con un‘espressione che mi fece male al cuore. "Io non credo che tu lo sia davvero", disse ottusamente. "Penso che questo sia solo un altro stupido inconveniente per te".

Sentendo dei passi dietro di noi mi voltai e vidi un uomo che non riuscivo a riconoscere ma sembrava vagamente familiare. Feci istintivamente un passo di fronte a Kaname, ma lei mi spinse da parte, andando a stringere la mano dell'uomo.

"Mr. Takamori!" disse allegramente, anche se la sua voce risuonava ancora stanco. "Grazie mille per essere venuto. Sono contenta che abbia fatto in tempo!"

Takamori... Takamori... Giusto, il consulente scolastico di Kaname.

"Cerco sempre di sostenere i miei studenti in tutti i loro sforzi", rispose lui allegramente e sorrise. "Penso che sia davvero importante quello che stai facendo qui, Kaname. Ci vuole un bel coraggio per lottare per ciò in cui credi"

"Verrà a marciare con noi?" Chiese Kaname.

"No, penso rimarrò solo a guardarvi e a fare il tifo per voi."

"Beh, la manifestazione dovrebbe inziare tra poco, quindi è arrivato giusto in tempo! Ora devo andare, ma mi vedrà al seminario di Lunedì!" Kaname salutò e tornò verso il gruppo.

"Certo!" Mr. Takamori rispose al suo saluto. "Buona fortuna!"

Quando fummo di nuovo tra la folla, lei si girò di nuovo verso di me. "Ora basta, Sousuke. Devo proprio concentrarmi sulla manifestazione adesso, e non voglio perdere altro tempo con te."

Perdere tempo.

"Kaname, mi dispiace davvero."

"Sì, va bene".

"Kaname-"

"Sparisci Sousuke".

"Io..." Ti amo. "Non posso".

Lei si mise a contare tutte le ragazze del suo gruppo, segnando chi era presente. "Ah, giusto. La tua missione".

"Sì..."

E il mio amore per te.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) Stordito e confuso, alias, in inglese: Dazed and confused.

 
  
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