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Autore: Kiya_    04/05/2012    1 recensioni
Lluvia e Lily: gli artefici di un piano.
Gazille e Levy: le inconsapevoli vittime.
Il "Vaso di Pandora": il pretesto.
Mischiate tutto ciò con una buona dose di umorismo, romanticismo, azione e mistero e otterrete la suddetta fanfic. :)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Lluvia, Pantherlily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Maledetto Kaiman: sapevo non sarebbe stato così facile!» imprecò Gazille battendo un pugno sul muro della cella spartana che li ospitava.
«È colpa mia. Sono stata troppo ingenua e avventata. Avremmo dovuto pensare a un piano più cautamente avvisando anche Lily e Lluvia» si scusò Levy.
«Non ti scusare: sono io di norma quello impulsivo e anche questa volta non sarei stato da meno. Perlomeno abbiamo avuto la conferma che volevamo».
«Già, anche se non sappiamo se gli Orange Splitting siano riusciti ad avere tutte le litanie».
«Ma come diventa eloquente la nostra Lilith in privato» esordì Kaiman entrando nel corridoio delle prigioni col suo solito fare elegante.
Levy si abbassò di più il cappuccio sul volto e chinò il capo per nascondere il più possibile la faccia.
«Cosa intendi fare con noi?» ringhiò Gazille.
«Non lo so. Per decidermi dovrei sapere cosa voi avevate intenzione di fare con me».
«C’è pure da chiederlo? Fermarti, è ovvio».
«Sapevi che non sarebbe stato così facile, mi conosci bene. Eppure sei stato così ingenuo».
“È stata lei a farlo sembrare così facile; è quel suo maledetto potere che ha di abbindolarmi!!!” pensò tra sé e sé il dragon slayer senza rispondere al suo interlocutore, che comunque aveva capito tutto.
«Sarà tutto quell’ottimismo che circola in Fairy Tail, vero? O forse è colpa di qualcun altro?» nuovamente sarcastico, nel pronunciare la seconda frase Kaiman guardò Levy.
«Avete o no le altre litanie?» chiese Gazille ignorandolo.
«Non ho alcun interesse nel dirtelo ma nemmeno nel non dirtelo dal momento che presto scoprirai tutto».
«Lo prendo come un sì, allora».
L’ironia del master riaffiorò: «Che acuto il nostro dragone!».
Con un mezzo sorrisetto carismatico rivolto a Levy, che era rimasta seduta in un angolo per tutta la durata della conversazione, se ne tornò da dov’era venuto.
La ragazza arrossì: quel fare misterioso e affascinante unita all’aura tenebrosa che lo circondava l’attraeva non poco.
«Vi farò sapere quale sorte vi aspetta» continuò quello mentre spariva nel buoio del corridoio.



Lily e Lluvia, affannati, proseguivano la loro ricerca nel bosco.
«Sono passate un paio d’ore ormai» disse la ragazza «È strano che ancora né noi né gli altri abbiamo trovato niente».
«Non è detto» intervenne il gatto «Forse non si sono fatti vivi perché loro hanno trovato il covo. Avremmo dovuto trovare un metodo per metterci in contatto prima di separarci».
«Lluvia è d’accordo. Ora non possiamo far altro che cercarli».
Un rumoroso brontolio giunse dallo stomaco di Lily che arrossì visibilmente imbarazzato.
«Piuttosto potente per un felino di quelle dimensioni» disse sorridendo la maga.
«Ricordati che sono una pantera».
«Ad ogni modo, anche Lluvia è molto affamata. Non mangia dal fatidico cornetto di stamattina».
«Almeno tu sei riuscita a mangiare qualcosa».
Entrambi si sedettero in una piccola radura tra gli alberi e chiusero gli occhi, troppo affamati per proseguire.
«Ci vorrebbe una bella bistecca» disse una voce remota, che entrambi immaginarono essere nella loro testa.
«Oppure un’enorme  torta» continuò la voce.
I due iniziarono a immaginarsi un banchetto esagerato quando una risata infantile li riportò alla realtà.
Aprendo gli occhi videro di fronte a loro un ragazzino con capelli rossi, lentiggini e l’aria da discolo.
Prima che potessero chiedergli chi fosse, fece una linguaccia e fece apparire dal nulla un lecca-lecca coloratissimo iniziando a gustarselo.
«Chi sei?» domandò Lily «E cosa cerchi nel bosco?».
«Mi chiamano Fame» rispose quello.
«Fame?» ripeté stupita Lluvia «Non dirmi che…».
«Finalmente posso sgranchirmi un po’ dopo secoli in quel maledetto Vaso!».



Ancora seduta a terra con la schiena poggiata al muro, Levy guardava il terreno polveroso ascoltando Gazille imprecare.
«Maledizione! E ora come diamine usciamo di qui? Queste sbarre poi sono elettrificate con qualche incantesimo, non posso nemmeno mangiarle».
«Inoltre un sigillo annulla l’utilizzo dei poteri qua dentro. Anche avendo carta e penna non potrei fare nulla» disse la ragazza seriamente rassegnata.
Il drago le si sedette di fianco.
«Scusami se mi arrabbio così facilmente, non voglio scoraggiarti» le disse.
«No, è normale. Non preoccuparti».
«Puoi anche levarlo il cappuccio, ormai la farsa è finita» e le sfilò il manto dalla testa.
Lei lo guardò con occhi lucidi, uno sguardo sinceramente dispiaciuto che non passò inosservato al ragazzo.
Quell’aria da bambina sull’orlo del pianto la rendeva…adorabile! “Sì, è questo il termine giusto” pensò Gazille, che quell’aggettivo non l’aveva mai usato in vita sua.
Sentiva dentro sé la strana necessità di consolarla.
Più gentilmente che poté, con la mano le girò ancora di più il viso verso il suo; i loro volti si stavano nuovamente avvicinando pericolosamente.
«E così è questo il volto della silenziosa Lilith!».
Kaiman aveva volontariamente interrotto i due prigionieri esordendo col suo sarcasmo.
«Ora non ho più dubbi su quale sia la vostra giusta punizione. Grazie dell’aiuto, carissimi» poi si rivolse alle due guardie che lo accompagnavano «Uno di voi tenga fermo il drago, l’altro porti fuori la ragazza».
I tentativi di opporsi di Gazille risultarono vani: Splitting Orange non era una gilda con cui scherzare; ogni uomo lì era molto potente anche senza l’uso della magia.
«Che intenzioni hai?» gli chiese minaccioso.
«Come se te lo dicessi» rispose il master; poi con una mano sollevò leggermente il mento di Levy continuando a guadarla negli occhi, e le disse: «Tu ed io dobbiamo farci quattro chiacchiere, a partire dal tuo vero nome».
Mentre rimaneva solo nelle prigioni, Gazille udì una voce femminile dietro di sé (o forse era DENTRO di sé).
«Chissà se le faranno del male» diceva la voce.
Di scatto il ragazzo si voltò.
Di fronte a lui una donna dal volto scarno e gli occhi cerchiati dalle occhiaie scuoteva lievemente la testa tenendo le mani sulle guance spigolose.
Sembrava parecchio ansiosa.
«Forse la tortureranno!!».
«Chi sei?» le chiese il mago.
«Sono la tortura di chi vuole bene, l’ansia della possibilità, l’inquietudine del futuro. Sono Preoccupazione».
«V-vuoi dire che…quei maledetti hanno già aperto il Vaso?».
Lo spirito non rispose, concedendo semplicemente un silenzio assenso.
Un urlo di Levy fece risuonare la sua eco nelle prigioni.










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Visto che velocità? Un nuovo capitolo è già arrivato e il prossimo è in corso d'opera. E' un periodo fecondo: la primavera mi ispira! ♥ No, davvero! Io amo la primavera! :3 Bene, smetto di divagare e ringrazio tutti gli assidui lettori! Besitos!
P.S.: sono stata un po' concisa ma sono di fretta, gomen!

  
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