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Autore: Jenni Skeletron    04/05/2012    1 recensioni
Una ragazza che senza rendersene conto si è intrappolata in ciò che una volta era un sogno, fino al quel fatidico incontro. Un ragazzo biondo dallo sguardo triste, uno sconosciuto in grado di farla sentire nuovamente viva ed amata. Il tutto comincia con la notte di San Lorenzo...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Cloud Strife, Kadaj, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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14 Novembre

Adoro l’aria fredda che preannuncia l’inverno ormai alle porte; è sempre stata la mia stagione preferita.
Passeggiamo mano nella mano per il bellissimo parco ormai intriso dei colori dell’autunno ai quali presto dovremo dire addio.
L’ennesima ventata mi scompiglia i capelli e sono costretta a tenermi il cappello per evitare che voli via.
- Sei sicura che sia oggi la festa?
- Sicurissima
- Hai freddo?
- Cloud potresti anche smetterla di preoccuparti, sono grande abbastanza da riconoscere i sintomi dell’influenza.
- Mi preoccupo solo per te, non vorrei che ti ammalassi per il tuo ventesimo compleanno.
Mi sorride dolcemente facendomi arrossire. Qualche giorno prima avevo avuto qualche linea di febbre e lui si era preso cura di me più di quanto non facesse normalmente. Solitamente sopportavo bene la febbre, ma negli ultimi tempi le mie difese immunitari si erano indebolite ed era bastato uno sbalzo di temperatura e dei capelli mal asciugati a mettermi KO, ma per una volta ero stata felice di essere stata coccolata in quel momento di debolezza.

Continuiamo il nostro tragitto verso il centro del parco il quale è stato addobbato da alcune lanterne di carta che ondeggiano tra gli alberi come piccole lucciole. Nonostante sia ancora pomeriggio il sole ha già cominciato la sua lenta discesa all’orizzonte gettandoci in una magica atmosfera in grado di aumentare esponenzialmente la magia che ci circondava poco prima.
- Attenzione! Arriva la Minaccia!
- Virgi!
Eric e Miriam ci vengono incontro al richiamo lanciatogli da Roberto con due scatoloni stracolmi che paiono ben più grandi di loro. Cerchiamo di aiutarli per evitare che cadano rovesciando il loro contenuto e non appena possiamo poggiarli su uno dei tavoli da pic-nic dello spiazzo ci salutiamo in un caldo abbraccio.
-Ehi, ne è passato di tempo.
- Ora che mi ci fai pensare non vedo né Irene né Mari.
- Arriveranno più tardi. Giulia invece è là che aiuta ad organizzare i tavoli.
- Sembrate indaffarati. Vi serve una mano ragazzi?
- Tranquilli, questi erano gli ultimi due, ma se proprio volete potete darci una mano a sistemare le ultime ghirlande attorno al gazebo.
- Contate pure su di noi.

Mentre loro pensano ad attaccare le ultime lanterne io e Cloud ci accingiamo a decorare la bellissima struttura in legno che si trova ad un lato dello spiazzo circolare.
Purtroppo sono troppo bassa e da sola non arrivo ai punti più alti in cui dovrei posizionare le ultime decorazioni in pigne dorate e rigogliosi aghi di pino intrecciati facendo scoppiare il ragazzo al mio fianco in una fragorosa risata.
- Cosa c’è di così divertente?
Il mio tono è leggermente indispettito a causa della situazione; detesto essere presa in giro soprattutto in certe situazioni.
Si avvicina con passo leggero per poi sussurrarmi con il sorriso sulle labbra una semplice frase in grado di farmi arrossire tremendamente per la vergogna.
-Forse il fatto che avresti potuto chiedermi di aiutarti piuttosto che saltellare come una bambina cercando di attaccare quella ghirlanda.

Abbasso il viso affondandolo nel colletto del cappotto provocandogli l’ ennesima risata.
Solitamente non chiedo aiuto ad altri e cerco di cavarmela da sola.
- Allora? Vuoi continuare in questo modo nella speranza di riuscirci o preferisci che ti aiuti?
Sono costretta dall’evidenza ad accettare la sua proposta sebbene con un sospiro rendendomi conto di quanto necessiti il suo aiuto in questo momento.

Ancora con il sorriso stampato in volto si allontana di qualche metro per tornare dopo pochi minuti con una scala in mano.
Sgrano gli occhi alla vista di quest’ultima; ho sempre odiato quei trabiccoli infernali…
- D-d-dovrei salire su quell’affare?
-Puoi stare tranquilla. So che soffri di vertigini tanto da detestare anche solo fare le scale, ma ti prometto che non accadrà niente.
- E se dovesse muoversi e traballare? Sai bene che ho un pessimo equilibrio.
- Ci sarò io a tenerla e, nel peggiore dei casi, penso di poterti prendere al volo.
Lascio via libera all’ ennesimo sospiro; non ho altre idee ed in fin dei conti il ragionamento di Cloud non fa una piega, mi fido ciecamente di lui.
- Ho altra scelta?
- Potrei sempre prenderti sulle spalle.
Non mi aspettavo una simile risposta e tanto meno quell’ombra di malizia che riesco a scorgere nel suo sorriso, ma prima che l’ imbarazzo prende il sopravvento riesco ad appropriarmi della scala e mi accingo ad aprirla.

Finalmente posso sistemare la ghirlanda al suo posto, ma nello scendere scivolo su di uno scalino ed in men che non si dica perdo l’equilibrio.
Chiudo gli occhi e comincio a pregare che l’impatto con il suolo no sia poi così forte e doloroso e mi sorprendo ad udire lo schianto ma non la freddezza del pavimento. Mi affretto a riaprire gli occhi capendo cosa fosse successo.
- Ti avevo promesso che non ti saresti fatta male.
Mi aveva presa, gli avevo fatto perdere l’ equilibrio, ma lui non mi aveva lasciata ammortizzando la mia caduta col suo corpo.
Prima che possa aprire bocca per ringraziarlo accorre ilo resto della compagnia che scoppia a ridere.
- E poi mi chiedi il perché di quel soprannome.
Solo in quel momento mi rendo veramente conto della posizione in cui ci troviamo la quale è a dir poco imbarazzante.
Cloud era ancora sdraiato per terra ed io mi ero accoccolata al suo petto trattenuta dalle sue braccia.
Entrambi ci muoviamo a tornare in posizione eretta, ma a causa di un forte dolore alla caviglia fallisco nell’intendo ricadendo contro colui che mi aveva sostenuto fino ad allora.

xoxoxoxoxox

Come suo solito era riuscita a farsi male nonostante i miei sforzi. Fortunatamente era solo una slogatura e sarebbe guarita nel giro di pochi giorni.
Quella ragazza era un pericolo ambulante, ma non potevo fare a meno di amarla, soprattutto per la sua sbadataggine.

Al momento è seduta ad un tavolo coi suoi amici e non riesco a non pensare al riecheggiare della sua risata cristallina, a quanto adori quel suono e a quanto questo sia fragile.
Mi ero allontanato due secondi per prenderle da bere, ma non appena mi trovo a pochi metri da loro lascio che la rabbia e l’incredulità prendano il sopravvento.

L’ultima volta pensavo di averlo sistemato una volta per tutte ed invece eccolo lì insieme ai suoi scagnozzi.
- Sai dolcezza l’ultima volta il tuo giocattolo è andato troppo oltre ed ho pensato di venire ad insegnargli le buone maniere. Magari una volta che avrò finito con lui potrei sempre perdonarti…
- Toglitelo dalla testa. Non sarò mai tua.
In quel momento le si era avvicinato e lei lo aveva respinto con uno schiaffo. Era diventata più forte di quanto pensassi.
Assistendo quella scena ero riuscito a frenare l’istinto di ucciderlo, almeno in parte e non avevo fatto altro se non pormi tra Virginia ed Alan.
- Guarda guarda chi ci ha raggiunto.
- Togliti dai piedi Alan.
- Come siamo scorbutici oggi eppure fino a pochi minuti fa sembravate divertirvi molto.
- Questi non sono affari tuoi.
-Davvero, io invece credo sia il contrario. Non vorrei essere io a rovinarvi la festa.
Era venuto con cinque suoi compagni ed adesso gli stava facendo segno di avvicinarsi. Questa volta non mi sarei trattenuto facendogli rimpiangere di non averci lasciato in pace.
- Miriam, potreste portare via Virginia mentre io sistemo questi rifiuti umani?
-Ma io…
- Tranquillo ci pensiamo noi.
Sapevo di non essere l’unico a fremere al solo pensiero di mettere le mani addosso a quell’infido essere, ma se altri si fossero messi in mezzo la cosa sarebbe degenerata e Miriam sembrava averlo capito.
Lancio un ultimo sguardo a Virginia prima che venga portata via. Questa volta non mi avrebbe fermato e questo non poteva far altro che rendermi felice.

Erano bastati cinque minuti per sistemare i suoi compari ed ora non rimaneva che lui. Avrei fatto in modo che il ricordo di questo giorno si stampasse nella sua memoria; gli avrei lasciato un segno indelebile in grado da renderlo ancora più miserabile di quanto già non fosse.
Ormai a terra comincia a piangere come una ragazzina impaurita e non posso fare a meno di pensare a quanto sia patetico.
Basta un pugno ben assestato per romperli il naso, ma prima che possa continuare le sue mani prendono la mia impedendomi di andare avanti.
- Virginia lasciami.
- Per lasciare che tu finisca nei guai per colpa sua? No, grazie.
- Deve pagare quello che ha fatto, per quello che ti ha fatto.
- Non ce ne è più bisogno. Guardalo, implora pietà e si dimostra patetico davanti a tutte queste persone. Non ha senso continuare.
Aveva ragione, dannatamente ragione. Lo avevo umiliato una volta per tutte, continuare sarebbe stata solo un’inutile perdita di tempo.
Non ne valeva la pena, non ne era mai valsa la pena.

xoxoxoxox

Eravamo tornati a casa lasciando Alan in balia dei sbeffeggiamenti.
Nonostante la sua comparsa era stata una fantastica giornata ed ero talmente stanca da buttarmi a capofitto nel letto.
Ero orgogliosa di Cloud che non aveva ceduto alla rabbia e tanto meno all’autocommiserazione ed anche perché  per la prima volta nella mia vita ero riuscita a non farmi trasportare dagli eventi.
Era tantissimo tempo che desideravo allontanare Alan, respingerlo e riuscire a mollargli uno schiaffo era stato a dir poco liberatorio.
Purtroppo ho esaurito l’adrenalina che fino a pochi minuti fa mi scorreva nelle vene e comincio a sentire un leggero dolore alla caviglia.

Mi levo gli stivali per controllare la fasciatura mentre Cloud rientra nella stanza con una borsa del ghiaccio.
- Prima o poi dovrai spiegarmi come diavolo fai a farti male un giorno sì e due no.
- Io lo definisco talento naturale.
- Davvero? Non è che forse stai cercando di attirare la mia attenzione?
- Dubito di aver bisogno di certi mezzucci.
I nostri visi si avvicinano per congiungersi dolcemente in un bacio. Oggi mi aveva dato l’ennesima dimostrazione del suo amore e come se non bastasse sentivo rinascere dentro di me una certa sicurezza.
- Forse hai ragione, ma non ne sono ancora del tutto convinto.
Lo bacio nuovamente. Grazie a lui mi sento completa e sento di poter finalmente decidere del mio stesso destino.
 


Angoletto autore:

So bene che il capitolo è leggermente più corto del solito, ma era necessario per riuscire a sciogliere leggermente la tensione sulla questione Sephiroth; spero solo di non avervi deluso.
Un bacione,
Jenni <3
   
 
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