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Autore: Zomi    04/05/2012    7 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Infiniti, gioiosi e zonamisti auguri a Jemanuele8891 per il suo compleanno (anche se sono in largo anticipo): FELIZ CUMPLEANOS MI QUERIDA, TODO LA DULCE ESCENA ENTRE ZORO Y NAMI ES PARA TI, TE QUIERO!!!

Zomi
 

 
 
Nella sala comune, Zoro continuava a tener d’occhio il nuovo arrivato, spostando la pupilla nera e torva del suo unico occhio sano da una figura all’altra delle tre vestite d’arancione che occupavano la cucina, che annuivano e rispondevano con brevi frasi alle parole sussurrate da Chopper.
Non voleva fidarsi del Shichibukai, ricordandosi perfettamente del loro ultimo incontro e di come, quel depravato, si era divertito a scambiare i corpi dei suoi compagni, affidando a quel demente pervertito del cuoco quello delicato e fragile della sua mocciosa, e di come Sanji, incapace di trattenersi, ne aveva approfittato per palpare ben bene le sue dolci curve femminili e sbavare allupato. Per di più, Nami, racchiusa dentro l’enorme mole di Franky, non era riuscita a capire come azionare i missili del Boss per usarli contro le mani lunghe e indiscrete del biondo, che l’aveva passata liscia per un paio d’ore, fin quando la navigatrice non era tornata la sola ed unica proprietaria del suo corpo e aveva pesantemente punito il damerino.
Law invece, l’aveva passata liscia, dileguandosi da Punk Hazard con il suo sommergibile, scappando dall’ira della rossa e del verde, ringhiante di rabbia per quell’affronto disumano e depravato nei confronti della sua mocciosa.
Ma tutti i nodi vengono al pettine, prima o poi, no?
Un leggero mugugno riportò l’attenzione del verde sul capo ramato che riposava in un minato dormi-veglia sulla sua spalla.
Nami si stava svegliando, scossa da brevi e strozzati gemiti di dolore. Dolcemente, Zoro avvicinò il suo viso a quello in risveglio della navigatrice, chiamandola sotto voce.
-Mocciosa… mocciosa… Nami su… va tutto bene… sono qui… sono qui Nami…-
Sussurrava così debolmente, che solamente la navigatrice riuscì a sentire le sue parole, aprendo faticosamente le palpebre.
Deglutendo invasa dal dolore, iniziò ad ansimare colta dal panico per il ricordo dell’incubo che l’aveva accompagnata fino a quel dolce risveglio, rivedendosi ancora davanti agli occhi le mani sporche di sangue d’Aarlong nel torturarla, e la smorfia di disgusto della madre, che la fissava inorridita della sua presenza.
Smosse le pupille velocemente, con il respiro accelerato che le faceva tremare lo sterno, mentre il cuore pompava a mille adrenalina e quel poco sangue che le era rimasto, nel corpo, sottomesso dal panico.
-Tranquilla Nami… tranquilla… ci sono qui io…- l’accarezzò sul viso lo spadaccino, vedendo i suoi begli occhini spalancati dalla paura e il suo viso imperlarsi a poco a poco di sudore freddo.
La rossa sbatté un paio di volte le palpebre, riconoscendo la voce del samurai e, distogliendo lo sguardo dal vuoto, lo incrociò con quello nero e protettivo di lui.
 -Zoro…- sussurrò con un filo di voce, ansimando affaticata.
-Ehi… tutto ok?- le ghignò di rimando.
-Non hai altro da chiedermi?- ansimò la rossa, inculcando meglio la testa nell’incavo tra spalla e collo del verde.
 -Dormito bene?- la canzonò lui, ghignando felice del fatto che, se il suo corpo ormai era sopraffatto dal veleno del tatuaggio, il suo carattere indomito e ribelle non si sarebbe fatto piegare altrettanto facilmente.
-Non sei morbido come il mio letto…- sorrise Nami, posando il profilo del viso contro la gola calda del samurai -… ma di certo sei più caldo…-
Zoro ridacchiò sommessamente, alzando lo sguardo sui suoi compagni. Sanji, Rufy e Chopper erano ancora in cucina con Law e i suoi, mentre il resto della famiglia riposava qua e là tra i divani, non badando molto a loro due.
-Ho urlato ancora nel sonno?- chiese sotto voce la navigatrice.
-Solo qualche mugugno… niente di che, tranquilla…-
Nami annuì, abbassando lo sguardo sulle sue mani abbandonate sulle sue gambe piegate in braccio allo spadaccino. Indossava ancora gli short neri del giorno prima, ma aveva di nuovo dovuto cambiare maglia, dato che un’altra emorragia l’aveva sorpresa all’alba. Ora indossava un semplice bikini blu e azzurro, coperta da quella camicia bianca. Non sentiva freddo, o almeno tra le braccia del suo buzzurro non lo sentiva.
Ciò che invece sentiva, doloroso e mordace, era il dolore che le nasceva dalla spalla. Percepiva il suo nascere e spargersi in lei, il suo lento cammino salirle la scapola sinistra, dove poi si divideva e scendeva o a valle, verso il suo seno e diretto minaccioso sul suo cuore, o ad intaccare il suo tatuaggio blu, ormai cancellato a metà dalle spirali viola che si ramificavano dal tatuaggio rosso.
Tremando, si strinse maggiormente al torace di Zoro, sospirando piena di sensi di colpa.
Quello che ancor di più sentiva era la pesante preoccupazione che tutto quel caos creava nei suoi compagni, la paura e la tensione che li faceva scattare come molle a ogni suo respiro strozzato, la tristezza che non riuscivano a nascondere dietro i loro mezzi sorrisi e l’impotenza contro quel nuovo nemico che attanagliava i loro occhi.
-Mi dispiace tanto…- singhiozzò, chiudendo gli occhi per non piangere.
-Sai…- le sussurrò all’orecchio Zoro -… è la seconda volta che mi chiedi scusa in meno di 6 ore e io non ho la più pallida idea del motivo per il quale tu lo faccia…-
Le alzò il viso con la punta delle dita, sorridendole.
-Sono un disastro buzzurro…- mugugnò lei -… mi dispiace scusa, combino solo guai… Aarlong, questo maledetto tatuaggio…- gli accarezzò con un dito un breve tratto della cicatrice che lo segnava sul petto -… questa…-
Lo spadaccino, dolce ma deciso, fermò la sua mano sul suo petto, accarezzandola dolcemente.
-Questa non è stata in alcun modo colpa tua…- le sorrise, commosso dalle sue preoccupazioni.
-Si, invece… se non fossi scappata con la Merry tu non avresti affrontato Mihawk e…-
-Occhi di Falco e questa cicatrice erano scritti sul mio destino con o senza la tua presenza… anche se tu fossi rimasta lì, con me, io avrei combattuto lo stesso con Mihawk, perdendo lo stesso miseramente… all’ora non eravamo nemmeno lontanamente paragonabili…-
La fissava dritta negli occhi, sorridendole mentre parlava.
-Aarlong poi è stato il minimo che potessimo fare per aiutarti… era inevitabile… dopo averti conosciuta e fatto diventare una di noi, credevi veramente che ti avremmo lasciato in tutta quella merda da sola?- riuscì a strapparle un timido sorriso -… e il tuo tatuaggio ora, non è niente di ché: riusciremo a vincere anche sta volta, vedrai... te lo prometto…-
Ghignò scuro di se, stringendosela al petto. Nami annuì, rimandando indietro tutte le lacrime che minacciavano di bagnarle il viso.
-Grazie…- sussurrò contro la guancia del verde.
-Non dirlo nemmeno…- sorrise di sghembo lui, strusciando il suo naso contro quello della ragazza. I loro occhi si incrociarono, allacciati da una strana magnitudine che impediva loro di allontanarsi. La navigatrice, sorridente, accarezzò dolcemente il profilo dello spadaccino, per niente imbarazzata della loro vicinanza. Desiderava da tempo poterlo aver così vicino da poter sentire il suo respiro sulla sua pelle. Chiuse piano gli occhi, muovendo il volto verso il suo, mentre Zoro sgranava il suo unico occhio vedente per l’incredibile sogno che gli si stava avverando davanti agli occhi. Davvero Nami acconsentiva a baciarlo?
Deglutendo, strinse piano per le spalle la giovane, avvicinandosela, pronto per sfiorare dolcemente le sue rosee labbra. Ghignò entusiasta di poterla baciare, come spesso aveva sognato segretamente, e non si stupì molto nel sentire il suo cuore battere frenetico. Sentiva il suo dolce fiato agro dolce di mandarino soffiato contro la sua bocca, socchiusa per accoglierla sensualmente. La fissava ancora, perso nel contarle le lunghe e scure ciglia, desiderando che nessuno lo svegliasse da quel sogno.
-Ciò che dici non è possibile!!!- sbraitò improvvisamente Law, uscendo a grandi falcate dalla cucina e giungendo a braccia aperte nell’aria nella sala comune. Sorpresi, i due giovani distanziarono i loro volti, indirizzandoli entrambi, come tutti glia altri pirati presenti intorno a loro, verso il chirurgo.
-Law non ti sto mentendo…- lo raggiunse Chopper, calmo e preparato alla incredulità del collega medico.
-Ma è impossibile!!! Non ci sono dati certi sull’uso del veleno del Pese Dieci-Anni nei tatuaggi degli schiavi dei Draghi Celesti… si, certo, non sarebbe una gran sorpresa scoprire che ciò è verità, ma mai un abitante di Marijoa permetterebbe che tale informazione trapelasse all’infuori della città sacra…-
Lo Shichibukai non voleva credere a ciò che il piccolo dottore renna gli aveva raccontato. Era impossibile che una leggenda come quella, che si raccontava ai bambini piccoli per convincerli a mangiare le verdure, minacciandoli col castigo del morso del Pesce Vampiro, fosse realtà.
Zoro strinse a se Nami, abbarcciandolo in segno di protezione e come deterrente dall’alzarsi dal divano e affettare quello scarabocchio che non voleva credere al vero e torturatore male che stava massacrando la sua mocciosa.
-Da quanto è arrivato Law?- chiese in un sussurro la navigatrice, abbracciando di rimando il samurai e puntando lo sguardo contro l’ospite.
-Stavi dormendo… comunque pochi attimi… giusto il tempo di farmi venir voglia di buttarlo a mare…- ringhiò il verde.
La rossa fissava astiosa il medico moro, che le dava le spalle continuando a dibattere con Chopper, mentre due figure a lei sconosciute, un orso polare e un uomo vestito con una tuta arancione, la fissavano invece con molta attenzione.
Penguin non le staccava gli occhi di dosso, non abituato a vedere una bellezza tale in una ciurma di pirati sgangherati e malfamati come quelli. Beppo, invece, annusava l’aria in estasi del dolce aroma di mandarino che proveniva dalla ragazza, lasciandosi cullare da esso.
Nami non gli badò, fulminando con lo sguardo quel cretino di un membro della Flotta dei 7 che aveva osato usarla come una bambolina insieme ai suoi compagni sull’isola di Punk Hazard, divertendosi con le sue abilità e i suoi giochi perversi, e che ora, per di più, interrompeva il suo primo bacio con il suo buzzurro. Law, si stava proprio aggiudicando un posto nella sua lista nera.
-Ricordami di picchiarlo, quando mi avrà curata…- sibilò acida.
-Oh, stanne certa…- ghignò il verde, rilassandosi nuovamente sul divano e accarezzando la schiena di Nami sovra pensiero, allegro che quel chirurgo avrebbe presto assaggiato la forza omicida e vendicativa della rossa.
-… le emorragie, gli incubi dovuti alle infiammazioni al sistema nervoso, i segni del cammino del veleno, le vene occluse dalla tossina… tutto torna…- conteggiava sui suoi zoccoli Chopper, cercando di convincere Law.
-No, no, no…- scuote il capo incredulo il moro -… ok, può essere che il veleno del pesce sia usato come tortura negli schiavi, ma nessuno di essi è mai vissuto abbastanza da poter morire di questa maledizione, ne vi sono libri che riportino tali torture simboliche..-
-In verità si…- si intromise Robin, alzando gli occhi cerulei da un libro che stava leggendo -… noi qui sulla Sunny ne possediamo uno: è l’ultima copia di una saggio proibito che è stato completamente distrutto nei 100 Anni di Buio… o almeno così dovrebbe essere… l’ho preso in prestito da una Biblioteca di Skypea tanto tempo fa…-
Chopper tirò un sospiro di sollievo, vedendo che la spiegazione della compagna aveva placato le incredulità di Trafalgar. Il moro, pensieroso e rimuginante, chiuse gli occhi riflettendo, lisciandosi il pizzetto.
-Dunque dottore… affermi che la tua navigatrice abbia un tatuaggio di inchiostro e veleno su di lei da 12 anni e che da quattro giorni presenti le sintomatiche della tossina contenuta nel veleno del Pesce Dieci-Anni…- riaprì gli occhi, puntandoli contro la renna -… ma come dice il nome, la tossina richiede 10 anni, e non 12, per svilupparsi… quindi, perché questo enorme ritardo nel suo risveglio?-
-Il tatuaggio ha subito alcuni danni e credo che essi abbiamo, fortunatamente, ritardato lo sviluppo della tossina…-  deglutì la renna.
-Uhm…- Law iniziò a camminare in cerchio nella stanza, puntando gli occhi chiusi su i suoi silenziosi passi -… il veleno impiega 5 giorni a uccidere il corpo che lo ospita… -
Zoro ringhiò contro quella minaccia.
-… e la morte, almeno così si dice, è dolorosa e massacrante in maniera allucinate…- alzò lo sguardo su Nami, in braccio allo spadaccino verde -… ma vedo che la paziente non sembra così morente…-
-Bada a come parli, scarabocchio!!!- rubò le parole di bocca a Zoro, Sanji –La cara Nami soffre più di quanto tu possa mai immaginare ma ha anche una soglia del dolore altissima e intaccabile… se non urla e si dispera per il dolore, poi, è solo perché non vuole far soffrire anche noi…-
Nami abbozzò mezzo sorriso, arrossendo per quelle parole di difesa, mentre Zoro ghignava compiaciuto, per una volta, della cavalleria del cuoco.
-Uhm, sarà…- sollevò in aria le spalle il chirurgo -… ma se non vedo non credo!!!-
Chopper aprì bocca per ribattergli che mai si sarebbe sognato di inventare una malattia del genere solo per disturbarlo, ma la navigatrice lo precedette.
-Bene… allora avvicinati e guarda con i tuoi stessi occhi…-
Debolmente, aiutata da una mano dello spadaccino, si alzò dal sofà, sedendosi su un tavolino basso e largo davanti al divano che occupavano. Con una smorfia di dolore per aver mosso il braccio dolorante, si sfilò la camicia di dosso, ripiegandola sulle sue gambe e librando la visuale sul tatuaggio rosso e l’anello viola che lo circondava dalla sua chioma rossa, raccogliendola sulla spalla sana.
Dava le spalle a Law e ai suoi uomini, lontani qualche metro dietro lei, mentre stringeva nelle sue mani quelle calde e tremanti di rabbia di Zoro, tentando di calmarlo e di non farlo scattare come una mola assassina contro la giugulare del chirurgo.
Con passo lento ma deciso, Law s avvicinò alla schiena della ragazza, curioso di vedere con i suoi occhi quella leggenda vivente.
-Spero per te che tu non abbia ancora pranzato…- affermò Rufy, rimasto silenzioso per tutta la durata della discussione tra lui e il suo Nakama.
-Ho lo stomaco di ferro, tranquillo…- ghignò il moro, sedendosi sul lato opposto del tavolo in cui sedeva Nami.
Deglutendo curioso, osservò estasiato la spalla della ragazza.
Lì, sulla diafana e lattea pelle della rossa, una ghignante testa di pesce mordeva la scapola della giovane, lasciando scarlatti e netti segni di morsi, dovuti al collasso indotto dalla tossina sulle pareti venose, le quali si spezzavano formando quei tagli. Le ferite, ricucite egregiamente con punti di satura, erano ancora sporche di sangue, segno che il cedimento all’interno del sistema circolatorio era ancora in atto. Tutt’intorno ad esso, uno scuro e violaceo ematoma si espandeva, formando un anello circolare e perfetto introno al tatuaggio, e dai cui bordi si ramificavano lunghi e sottili rami verso il braccio sinistro della rossa e verso il suo cuore, centro palpitante di vita e sangue, elemento necessario per la sopravvivenza della tossina.
-È meraviglioso, incredibile, straordinario…- balbettava euforico Law, mentre Penguin scappava fuori dalla stanza diretto a vomitare fuori bordo della nave pirata per ciò che solo aveva intravisto, e Beppo, rannicchiato in un angolo della sala, mugugnava contro quel maleficio.
-Non ho mai visto niente di questo genere!!! È in assoluto una scoperta meravigliosa, è sensazionale, è…è…è…-
-È meglio se cambi lessico, prima che Zoro ti uccida…- lo fermò con una pacca sulla spalla Rufy, notando lo sguardo assassino del suo spadaccino verso il chirurgo e la sua esaltazione per quella maledizione che stava uccidendo la sua mocciosa.
-Scusate…- sussurrò il moro, ricomponendosi -… ma non ho mai visto nulla di questo genere. Dottore…- si rivolse a Chopper, dietro di lui -… mi scuso per il mio scetticismo, avevi ragione fin dall’inizio: è lui, è il Pesce Vampiro, il Pesce Dieci-Anni!!!-
Chopper annuì, felice che il pirata accettasse la sua difficile diagnosi.
-Law…- lo chiamò Nami, voltandosi appena vero di lui. Lo guardò con i suoi grintosi e bellissimi occhi di cioccolato, facendolo rabbrividire di una strana sensazione di euforia mista incertezza per la loro brillantezza e calore -… mi aiuterai?-
Law annuì, ammutolito per quello sguardo denso e puro. Non aveva mai visto occhi così belli e perfetti. La navigatrice gli sorrise, ringraziandolo mentre si rivestiva e si alzava dal tavolino.
-Vado a stendermi…- comunicò ai compagni, mentre si dirigeva traballando e sorretta da Robin, verso la sua stanza.
Law deglutì ghignando euforico.
-Rufy…- chiamò l’amico, che gli si avvicinò -… grazie…-
-E di che Law? Sono io che ti ringrazio per essere venuto fin qui… accetterai di curare Nami?-
-Oh si…- assentì il moro -… accetto con molto, molto piacere…-
Zoro fissò rabbioso il suo ghigno sicuro e il suo sguardo languido che seguiva la camminata di Nami. Grugnì rabbioso e combattivo. Si presentiva aria di guai, grossi e dolorosi guai, ma non per lui, ne era sicuro, ma per quello scarabocchio, se mai si fosse azzardato a toccare la sua Nami per farle del male o per portargliela via.
Oh, si, che si azzardasse anche solo provarci. In quel malaugurato caso, tutte le sue conoscenze mediche non sarebbero state sufficienti nemmeno per ricomporlo a metà, e quella era una promessa, non una semplice minaccia. 

   
 
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