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Autore: Annabelle_    04/05/2012    2 recensioni
E' una FF, ha come protagonista Annabelle, una ragazza tormentata e dal trascorso non facile e Harry (Styles) suo vicino di casa, cantante degli White Eskimo.
Lui la salverà, ci proverà. Lei si lascerà salvare?
Lui non è il principe azzurro, lei odia i finali felici. Lei non conosce l'amore e forse non lo conoscerà mai.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry è quello che io vorrei essere, quello che non riesco ad essere ed è, semplicemente è. Ho scoperto che anche lui ha una passione sfrenata per lo "spiare", guardare gli altri fare, fare qualcosa. Lui guarda me, ogni sera, quando prendo la mia agenda e scrivo.

Gli avevo promesso in effetti, che gli avrei portato qualcosa scritto da me in cambio di una canzone. Non avevo tanta scelta, tra le cose più belle che io abbia mai scritto c'è questo monologo:

'Restare sola, chiudere gli occhi e sentire un profumo, del calore che passa la pelle e arriva nelle vene, inietta aria e lentamente mi distrugge. Resto sola con me stessa perchè ho paura di tutti voi, che scappate se potete, correte via, vi dimenticate di me, del mio essere viva, del mio essere vera e del mio aver bisogno di amare. Preferisco questa matita, queste pagine sporche e delle dolci note che tutto quello di cui voi non fareste mai a meno, delle risate delle chiacchere dei baci dolciamari. Sono povera d'amore ma ricca di fantasia, sono una piuma che leggera fluttua nell'aria e aspetta di essere fermata, raccolta, magari usata per stuzzicare qualcuno, magari per formare il nido di qualche piccola rondinella indifesa. Perchè noi siamo tutti rondini, che volano alla ricerca di legnetti, piume e cotone, rondini che cercano un riparo, rondini che sentono se sta per arrivare la tempesta e volano basse. La tempesta finirà, tornerà il sole. Il mio sole. Quello che forse non ho mai avuto, piove da troppo tempo nella mia vita. Ho bisogno del mio inizio, del cambiamento, di crescere. E' per te questo, si tu che leggi, forse non sai chi io sia e perchè abbia mai scritto questo, forse sei americano, italiano, tedesco, forse non esisti del tutto...forse forse forse. Forse è arrivata l'ora per me di buttare questa matita e iniziare a vivere. Ma io non so come si faccia, invece so che scrivere mi riesce alla perfezione. Ho paura di cadere e quindi scrivo, alla ricerca della mia piuma, quella che mi cullerà nei miei sonni più tormentati."

Non è chissà cosa, non è una poesia o altro di emotivamente ricco e straziante, è quello che io sono in poche parole ed ogni volta che rileggo queste poche righe mi emoziono, in un modo o nell'altro, divento io realmente e tutto cambia senso di marcia.

A lui piacerà, ne sono certa, non so se capirà fino in fondo ma tentar non nuoce ed io avrei provato, provato a cercare una via d'uscita da tutto il male che mi ha sempre circondata. Lui è solo un ragazzo carino, si è vero. Per una volta però, voglio lasciarmi andare con il rischio di cadere e farmi male. Voglio prendere in mano la mia vita, quel tumulto nero e silenzioso che sono stati gli ultimi 5 anni.

Sono le due e Harry mi chiama per raggiungerlo nella mansarda di casa sua. E' lì pronto con la sua chitarra in mano e non sa che in fondo l'unico posto dove vorrei trovarmi in questo momento è tra le sue braccia. No, non sono diventata improvvisamente la quinta essenza della dolcezza, ho semplicemente scoperto una parte di me che non sapevo di possedere, che prima d'ora, nessuno mi aveva mai saputo mostrare. Con lui tutto è diverso, voglio procedere con cautela, non voglio farmi male ma la sua sola presenza rende tutto più facile, irresistibilmente invitante.

"Eccoti, finalmente." Si alza, posa l'acustica sul divano e viene verso di me con un sorriso da oscar, con un sorriso assurdo, con un sorriso che di più belli non ce n'è.

"Scusa, stavo finendo di pulire casa." Lo abbraccio e gli sorrido, forse per sorridere come lui ci vorranno anni di pratica, ma almeno ci provo.

Lo sguardo tagliente di chi non è mai stato felice sapevo che con lui era lo sguardo dolce di chi sa cosa vuol dire sentirsi voluti. In realtà io, non lo sapevo ma è facile fingere di essere qualcosa quando quello che hai intorno è tanto soffice da farti dimenticare chi sei veramente. Io voglio dimenticarmi di me, di chi sono e del perchè ogni cosa io faccia non va mai a destinazione.

"Allora? Hai portato qualche tuo 'capolavoro'?"

"Tieni" gli allungo la mia agenda e gli mostro la pagina, "domani deve tornare da me, sappilo."

"Certo, stai tranquilla è in buone mani."

"Ah, ti prego di non sbirciare cose che non ti riguardano."

"Sono un cavaliere, non sbircerò nulla."

"Adesso canta, ti prego canta."

"Solo se lo fai con me,"

"Ma non vale così."

"Vale eccome, sai cantare lo so. Vieni qui, siediti." Muove uno sgabello vicino al suo e mi fa cenno di sedermi.

"Ci provo, non ti prometto nulla." Sorrido imbarazzata, non ho mai cantato in vita mia di fronte a qualcuno, mai.

"La conosci 'Free Fallin' di John Mayer?"

"Si, solo il ritornello però..."

"Allora tu farai quello."

Afferra il plettro, poggia il piede sull'asta dello sgabello e inizia lentamente quella canzone, quelle splendide parole.

'She's a good girl, I'm a bad boy'. Sostanzialmente è questo il succo della canzone. Pare strano, anzi è ridicolo ma per noi la situazione è totalmente diversa. Sono io quella che lo farà soffrire, lo so. Lui ha un cuore tenero, buono, dolce, io invece no: il mio cuore è di pietra.

Quando canto mi trasformo, non trattengo i miei istinti, non trattengo me stessa e così la mia mano scivola sulla sua gamba, lui si scuote, si ferma e imbarazzato pronuncia le ultime parole della canzone. Me ne sono appena accorta, levo la mano e chiedo scusa. Silenzio. Le nostre guance facevano a gara, le più rosse avrebbero vinto.

"Sei davvero brava." Una frase che interrompe l'odioso silenzio che era sceso inesorabile tra noi.

"Credi?"

"Lo sei davvero."

Ero imbarazzata e l'imbarazzo aumenta la goffagine. Mi giro di scatto per prendere nella mia borsa il cellulare, per controllare l'ora - con lui i minuti diventano secondi e le ore minuti - urto contro un barattolo stracolmo di plettri, questo cade a terra, va in mille pezzi. Mi sento morire.

Imploro perdono per circa dieci minuti nonostante lui abbia già ripetuto più volte di non preoccuparmi.

"Tranquilla, succede." E mi sorride. Questa volta non riesce a tranquillizzarmi, peggiora solo le cose.

Mi chino per raccogliere quel disastro e lui fa la stessa cosa. Prendo tutti i plettri, quelli gialli, quelli blu, quelli con la bandiera dell'Inghilterra, quelli con la linguaccia dei Rolling Stones, li prendo tutti.

Perdo l'equilibrio e mi sbilancio in avanti, cadendo maldestra su di lui che scivolta sul pavimento come me.

Siamo occhi negli occhi, i suoi splendono, luccicano, il fiato si fa corto e la gola secca. Il mio corpo sopra il suo, il suo sotto il mio. Le mie gambe bianche tremano, i suoi piedi cercano i miei, li afferrano e li stringono a se. Mi sfiora il viso e leva le ciocche ebano dei miei capelli dai miei occhi, lentamente si avvicina a me ed io a lui. Così delicatamente mi bacia, come nessuno era mai stato in grado di fare. Nessuno era riuscito a farlo, mai prima di quel momento, mai in quel modo.

   
 
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