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Autore: Carla Volturi    05/05/2012    3 recensioni
L’aria che respiriamo può portarci alla mente un ricordo di un evento particolare della nostra vita, un amicizia, un amore. E’l’aria, il sole, il mare a far incontrare Cecilia, giovane giornalista venticinquenne con Damiano, militare trentacinquenne.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Buon fine settimana a tutti! Come preannunciato nel mio gruppo Facebook, oggi posto gli ultimi capitoli di questa storia. Ormai li ho scritti da un pò! Inoltre come ben sapete mi sto dedicando anima e cuore a "Mail Proibite", senza contare alcuni progetti che sto valutando!
Vi lascio, oltre al capitolo, il link del mio gruppo Facebook, qualora vi faccia piacere iscrivervi: 
https://www.facebook.com/groups/269759273103961/
Baci da Carla.


CAPITOLO 19- SETTEMBRE (PRIMA PARTE)

 
Settembre mi mette rabbia. Questa è una di quelle cose che dirò finchè avrò vita. Settembre proprio non mi va. Giorno 5, prima settimana del mese appena indicato. Spero che termini presto così come l’estate esplosiva di Agosto. Il mio astio per Settembre non è casuale, oltre a portar via il mese caldo ed estivo per eccellenza, ti sconvolge ogni possibile programma con quella sua pioggia irritante. Una pioggia che ti da un giusto avviso: attenta Cecilia sta per giungere l’autunno. Ebbè, amen… sono piena di gioia!
Fisso il soffitto. Può un semplice soffitto, comune a tutte le case di questo mondo, cambiare la mia giornata? Certo che può, soprattutto se ti sottolinea un importante dettaglio: sei a casa di Damiano. Con Damiano, che dorme tra le tue braccia. Con Damiano, la notte scorsa. Mi sollevo leggermente sui gomiti. Faccio in modo che il suo capo si adagi sul cuscino dalla federa celeste. Con indosso solo una magliettina piuttosto lunga, mi alzo, dirigendomi verso la scala. Un ultima occhiata al mio uomo che dorme beato. E’importante per me sapere che lui è tranquillo, soprattutto dopo i diversi problemi che abbiamo avuto. Bhè devo dire che negli ultimi giorni non abbiamo avuto alcun fastidio. Mirella sembra scomparsa o almeno credo e spero. Non ho chiesto a Damiano se abbia notizie di lei, ne lui mi ha accennato qualcosa. Diciamo che va bene così, che le cose non potrebbero andar in diverso modo. Preparo un caffè, il piu’ silenziosamente possibile. Sciacquo le mani sotto un freddo getto d’acqua, in modo da togliere quei fastidiosi granelli color marrone intenso. L’onestà mi appartiene, a maggior ragione se mi confido con voi. Il pensiero di Mirella è ancora presente nella mia mente, d’altronde una manciata di giorni non possono cancellare quanto da me udito. Quelle parole, quella supplica…non capita tutti i giorni di ricevere richieste del genere. Tra moglie e marito non mettere mai il dito. Ed io, invece, il dito l’ho sprofondato nel loro rapporto o in quel che ne è rimasto. Però, che cavolo di guaio! Mi scoppia la testa solo a pensarci.
Delle mani sfiorano i miei fianchi. Sorrido: “Ti sei svegliato?
Un bacio sulla guancia: “Si, ho dormito abbastanza
 Mi volto verso di lui, specchiandomi nei suoi occhi castani. Faccio mie le sue labbra carnose.
Ti va se andiamo a mare”, afferma mentre prende le tazzine per il caffè.
Annuisco: “Sì, perché no. Godiamoci gli ultimi giorni”.
Spalanca le braccia: “Eh la miseria, Cecilia. Mica è Natale che si gela
Brontolo:”Settembre non mi va, non mi va per niente
Fa spallucce: “Per me è indifferente!
Gli punto un cucchiaino da thè contro: “Non lo dire. Settembre porta guai
Scoppia a ridere, credendomi pazza o forse superstiziosa, chissà. Ma una cosa è certa, Settembre non mi piace. E’ un odio “a pelle” il mio.
 

CAPITOLO 19- SETTEMBRE (SECONDA PARTE) 
 
Era tutto troppo bello per essere vero. Tutto troppo perfetto. Troppo strano che Brando e Carlo non avessero ancora combinato una delle loro. Certe volte li strozzerei come le galline da fare al brodo. Ieri, Martedì, i due prodi condottieri di Furore hanno deciso che era giunto il tempo di lanciarsi dal ponte del Fiordo. Sembrava brutto se avessero desistito. Con i loro costumini-mutandini da me odiati, si son tuffati in acqua, dinanzi gli occhi curiosi di turisti dall’indubbia intelligenza. Voglio dire, ma nessuno ha pensato a fermarli? Morale della favola: Carlo si è procurato un taglietto sotto la pianta del piede e per il momento non può camminare; Brando è sano e salvo. Il lancio nel vuoto è una specialità della famiglia Scala. Fu mia zia Lucilla ad aprire le danze, anche se a lei andò un attimino peggio.
Sono seduta su uno di quei deliziosi sgabelli nel bar di mio fratello. Brando sbotta, mentre asciuga dei bicchieri. Sguardo basso e scocciato.
Mangio un cornetto: “Piantala!
Di fare che?”, afferma mentre sistema dei piattini.
Di brontolare. Chi ha avuto la magnifica idea?”, replico stizzita.
Fa roteare le orbite: “Io”. Spalanca le braccia: “Che ci posso fare se Carlo è delicato?
Mi chiedo come si faccia a rispondere ad una domanda del genere. “Lascia stare, guarda”, sentenzio esterrefatta.
Mauro mi vuoi sostituire, devo uscire!”: ed ecco la frase classica di quel nullafacente di mio fratello Brando, che tra poco vedrà la morte in faccia. Mauro, giovane ragazzo impiegato da Carlo, si alza dalla postazione cassa per giungere al bancone. Afferro un coltello e gli intimo: “Non ti muovere, che ammazzo anche te”. Mi guarda impietrito e impaurito, dunque esegue il mio ordine. Mi volto verso il bel marinaio di casa: “Se ti allontani di qui, ti lancio io dal ponte, ma con un calcio nel sedere!”.
Alza le mani: “Ok non faccio nulla!
E ti conviene”, gli dico mentre mi alzo, “io vado a casa, ci vediamo dopo”. Do un bacio a Brando, saluto Mauro e mi dirigo verso l’uscita.
Osservo con nostalgia il lungomare, i turisti son andati via, lasciando un po’ di desolazione in questo piccolo paese. Da oggi in poi son sicura che si vedranno solo gli abitanti del posto piu’ i cittadini delle città limitrofe. Pazienza, tocca attendere la stagione prossima!
Ancora qui sei”, esordisce una voce femminile alle mie spalle.
Mi volto di scatto. Lei, Mirella. Il tanto atteso incontro. Ebbene sì, atteso perché con lei non ho chiarito alcune cosine. In realtà non ho chiarito pressoché nulla.
Mano nel fianco: “Ci abito qui
Si avvicina con passo felpato. Occhi iniettati di sangue vivo: “Vattene!
Sbigottita replico: “Cosa?
Annuisce: “Hai capito bene. Te ne devi andare da qui, da Furore. Non sai quanto te ne sarei grata. Devi lasciarmi con il mio Damiano da sola. Tu non dai opportunità al nostro matrimonio
Rabbrividisco al suono delle sue parole…tu non dai opportunità al nostro matrimonio. C’è un non so che di terribile in ciò che ha appena pronunciato. Non mi spaventa per nulla, ciò che mi angoscia è questa sua ostinazione. Mi rendo conto che ogni mia possibile risposta non avrà alcun effetto su di lei, proprio perché io non conto nulla per la bella Mirella. L’unico che può farla ragione o comunque farle capire come stanno le cose è Damiano. E a questo punto sarò io stessa a chiedergli di intervenire, perché non mi va piu’ di essere accusata da una donna che non è capace di fare i conti con i propri sbagli e soprattutto con la realtà. Senza contare che ha la spiccata dote di mandarmi in confusione, di farmi mettere in dubbio ogni singola cosa, ogni certezza datami da Damiano.
Tiro un sospiro profondo e le dico: “Credo che sia il caso di parlare con Damiano”.
Sussulta e strizza gli occhi. Anche quest’ultima reazione di Mirella mi sorprende. E’ come se la mia frase l’abbia lasciata di stucco. O almeno questo credo, mi è pressoché impossibile decifrare i suoi atteggiamenti. Le volto le spalle e decisa mi avvio verso casa del mio marinaio. Questa volta si devono mettere le cose in chiaro e per sempre.
  
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