Videogiochi > Silent Hill
Segui la storia  |       
Autore: Horrorealumna    05/05/2012    3 recensioni
C’è un posto abbandonato e dimenticato nel profondo del cuore di ogni essere umano, dove la realtà e la finzione sono un’unica cosa, dove la verità e la bugia non hanno alcun valore e la paura del silenzio non esiste, così come quella della morte.
E io ne ero completamente a conoscenza.
Il resto del mio cuore era accanto ad una bambina sui sette anni, dai capelli corti e neri, in una città lontana, chiamata Silent Hill.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Mason
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Fear of ...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Donna 

Image and video hosting by TinyPic
 
Di nuovo per strada. L’oscurità che aveva avvolto la scuola era sparita, per lasciare posto alla densa e familiare nebbia che mi aveva accolto a Silent Hill. Che strano: mai vista una cosa del genere. Questo posto doveva essere maledetto!
Il suono di quelle campane, comunque, sembrava aver alleggerito quel fardello che portavo dentro di me da quando avevo realizzato che Cheryl era sparita: non ero solo. La città non aveva divorato proprio tutto. E se avrei trovato qualcuno originario di Silent Hill? Mi avrebbe aiutato a cercare Cheryl?
Quanti pensieri, quante domande nella mia testa...
Cheryl...
 
Din don
 
Din don
 
Corsi più veloce che potetti, verso la fonte dell’incessante rumore.
Mi sembrava di essere in uno di quei film in cui il protagonista, sopravvissuto ad un cataclisma o cose del genere, dopo tanti giorni di solitudine, avverte un segno umano, ritrova altri sopravvissuti e scappano insieme. Quei film, quelle situazioni che sembravano impossibili fino a qualche giorno fa, adesso, sembravano cosa da nulla, semplici finzioni cinematografiche.
Questa era la realtà.
Forse.
E se fosse stato solo un sogno? E se tutto fosse stato un incubo?
E se io stessi sognando tutto questo?
E se stessi dormendo, ancora a casa, con Cheryl al sicuro nella sua cameretta?
E allora perché non mi sveglio?!
Non meritavo questa tortura per il solo fatto di voler salvare mia figlia...
Cheryl...  se dovesse succederti qualcosa... io...
Volevo riabbracciarti, ora, e vederti sorridere, tenerti stretta e tornare a casa.
Mi sforzavo di pensare a tutto questo come una promessa, non come se fosse un’utopia.
 
Quando iniziai a perdere le forze ero in Bloch Street, a pochi isolati dalla chiesa, che la mappa indicava come “Balkan Church”. Mi fermai a riprendere fiato appoggiando la schiena contro il muro di un edificio; ricordai i disegni e gli indizi che mi aveva lasciato Cheryl in quel vicolo.
E se non fosse stata Cheryl?
Sicuramente i fogli erano i suoi, strappati dall’album che le avevo regalato io per il suo quinto compleanno, e i fogli recavano scritto “A SCUOLA”.
Ma in quel dannato edificio non avevo trovato la mia bambina!
Mi ero solo spaventato a morte davanti a piccoli bimbi demoniaci, a fantasmi piagnucoloni, a ragazze e simboli che evaporavano, a telefoni che squillavano per magia e a lucertoloni giganti!
Che stress! Indizi inutili!
Portai il polso sinistro all’altezza del viso e osservai l’orologio, per vedere che... ah, dimenticavo: era rotto da quando ero entrato in città. Mancavano le lancette, come se si fossero spezzate entrambe, e il vetrino era spaccato, colpito da qualcosa, probabilmente, durante l’incidente.
Avrei tanto voluto sapere da quanto tempo ero a Silent Hill.
Era proprio vero: la città sembrava tagliata via dal resto del mondo, sia in fatto di tempo –come l’orologio- , sia in fatto di spazio –come testimoniavano le strade d’uscita per la città, tutte quante che terminavano con un precipizio gigantesco e invalicabile. Chissà, allora, come aveva fatto Cybil a entrarci. Chissà come avevo fatto IO!
Sentii un ringhiare alla mia sinistra: due di quei cani spaventosi che invadevano le strade, stavano puntando proprio su di me.
Velocemente, abbandonati quei pensieri, presi a correre davanti a me per seminarli e per trovare la chiesa. Le bestie mi vennero dietro, abbaiando e ringhiando, attirando l’attenzione anche di quelle specie di pterodattili scuoiati che giravano sopra la mia testa, cercando il momento opportuno per scendere in picchiata e ferirmi.
Non volevo sprecare munizioni contro quei mostri, così lasciai la pistola in tasca.
Corri Harry, corri  continuavo a ripetermi, cercando di non voltarmi indietro.
Le campane avevano smesso di suonare appena era iniziato l’inseguimento ma oramai era fatta: davanti a me vidi un enorme edificio, costruito con grosse pietre che sembravano antichissime, che portava il cartello:
BALKAN CHURCH
 
Eccola la chiesa.
Tre gradini portavano all’immenso portone d’ingresso in legno e a fianco c’era una croce in marmo con qualcosa scritto in latino sopra; non ebbi il tempo per godermi il fascino antico della struttura essendo inseguito da flotte di mostri, sia in cielo che in terra.
Così, saltai abilmente i tre gradini e aprii il pesante portone più velocemente che potetti, fiondandomi all’interno; appena misi piede nell’edificio, mi voltai e, con la mano ancora poggiata sul legno consumato, chiusi in faccia ai cani e ai pterodattili il pesante portone.
Fu quasi una gioia sentire i loro brutti musi sbattere contro la porta; col fiatone, mi lasciai sfuggire una risata abbastanza inquietante immaginando i mostri spiaccicati contro il portone.
Ero in salvo.
Ero nella chiesa.
Ma non ero solo.
Ora potevo sapere chi stava suonando le campane.
Il cuore stava rallentando, quando mi voltai verso l’altare.
Era una chiesa cristiana, molto simile a quella che io e Cheryl eravamo soliti frequentare la domenica.
Sembrava che in quella chiesa si fosse fermati il tempo: composta da un’unica navata, aveva due file di banchi coperti da uno spesso strato di polvere; alle pareti c’erano diversi quadri e opere, tutte inerenti alla cristianità. L’altare era proprio davanti a me, in fondo alla navata e, sopra di esso, si trovava un enorme crocifisso, col Cristo in legno crocifisso sopra. Questo faceva quasi paura: sembrava che il sangue dipinto abilmente sul suo corpo fosse stato vero, per di più il suo sguardo esprimeva... dolore... un’agonia pazzesca. Era spaventoso ma molto suggestivo. Se Cheyl l’avesse visto, sarebbe scappata via per la paura.
 
Sussultai per la sorpresa.
Non ero solo.
Davanti all’altare c’era qulcuno.
Non era Cheryl, neppure quella strana ragazza col grembiule blu.
Era una donna.
Non era Cybil.
Ma chi... ?
Mi dava le spalle.
Iniziai a respirare affannosamente, col cuore in gola.
Forse la donna non mi aveva sentito arrivare.
Possibile?!
No, mi aveva sentito benissimo.
Restai immobile, scrutandola, quando all’improvviso la donna si voltò verso me, lentamente, con gesti quasi annoiati.
Potevo benissimo guardarla in faccia, anche se ci trovavamo agli estremi della chiesa.
Oddio.
Avrei tanto voluto non guardarla negli occhi.
Quegli occhi...
Una donna, dai tratti dolci, era davanti a me; o quasi: il viso era ben squadrato, come se avesse seriamente patito la fame. Le guance erano incavate.
Il naso era piccolo e dritto; le sopracciglia inarcate.
Gli occhi... gli occhi... quegli occhi li avevo già visti!
Era di un bellissimo azzurro, limpido e vivo. Sembravano capaci di incantare chiunque li avesse ammirati a lungo.
Quegli occhi li avevo già visti!
Ne ero rimasto quasi ammaliato.
La piccola bocca non esprimeva nessuno stato d’animo in particolare.
Se il viso poteva apparire quello di una donna di mezz’età, i capelli la dicevano diversamente: erano grigi, come se la donna fosse stata anziana. Guardandola senza prestare attenzione a tutti i particolari poteva dimostrare, sicuramente, molti più anni di quanti ne avesse veramente.
Osservai il resto del corpo.
Indossava una tunica bianca, coperta da una specie di vestito marrone, con i bordi finemente lavorati di color oro. Al collo portava un foulard, arrotolato, come se fosse una cravatta, a strisce rosse e nere. Sui capelli grigi portava un velo ricamato. Era scalza.
Un abbigliamento bizzarro.

 
Image and video hosting by TinyPic
 
Ecco una sopravvissuta.
Feci alcuni passi verso di lei, salendo verso l’altare, guardandola negli occhi.
Lei mi guardava, forse, aspettando che dicessi qualcosa.
Stranamente, non sembrò emozionarsi troppo nel vedere un altro essere umano accanto a lei; che avesse incontrato un altro sopravvissuto? Che avesse visto Cheryl?
Alzai un braccio e parlai piano:
- Ehm... tu hai suonato quella campana?
Ruppi il ghiaccio così.
Dio, quanto mi era mancato parlare con una persona in carne e ossa!
Non mi rispose.
Era una cosa che mi faceva andare in bestia: una persona educata risponde alle domande che le vengono rivolte!
Comunque conoscevo già la risposta.
La bocca della donna si incurvò leggermente. Inquietante.
Poi parlò, con voce limpida e forte in confronto al mio sussurro:
- Ti stavo aspettando, sai?
Si mosse verso di me, alzandosi leggermente il vestito per non inciampare; poi continuò:
- Sapevo che saresti venuto. Tutto era scritto nel fato, col rito della Giromanzia.
Giromanzia?!
Ne avevo sentito parlare, quando, tanti anni fa, lessi un libro di riti antichissimi. La Giromanzia era una pratica divinatoria: un gruppo di persone camminava attorno ad una circonferenza su cui erano segnate simboli o lettere. A seconda dell’ordine dei simboli su cui le persone che giravano attorno cadevano sfinite, si traeva il presagio o il pronostico.
Ma che centrava con me?!
- Giro che?! – dissi fingendo di non capire, per avere giustificazioni più plausibili.
La donna sorrise, un sorriso furbo e astuto; gli occhi divennero fessure.
- Perché cerchi di ingannarmi? – disse.
Sussultai ancora una volta: come faceva a saperlo?!
Rimasi immobile, lo sguardo fisso per terra, abbastanza imbarazzato.
- Non cercare di ingannarmi, Harry – continuò, rilassata.
Come conosceva il mio nome?! Leggeva nel pensiero?
Riprese:
- Io vedo tutto. Sapevo saresti venuto in questa chiesa, ora. E sapevo che saresti venuto a Silent Hill... ma non da solo, giusto?
Quell’ultima frase mi costrinse a rivolgerle ancora lo sguardo, agitato ed emozionato come non mai.
Cheryl...
Osservata la mia improvvisa reazione, il sorriso della donna sembrò rasserenarsi e subito intervenne:
- Ahh... – sospirò compiaciuta, come se sapesse di aver toccato il punto dolente della conversazione, - stai cercando la bambina?
Ritornai a guardarla negli occhi:
- La bambina? Intendi dire Cheryl?! L’hai vista? È con te?
La donna, dopo aver esibito una strana faccia al nome CHERYL, restò zitta distogliendo lo sguardo per rivolgerlo al Crocifisso al suo fianco.
Io continuai disperato, quasi implorandola:
- Ti prego! Se sai qualcosa, dimmelo! Sono disperato! Ho bisogno di sapere!
Ma cosa ne poteva sapere quella donna della mia Cheryl...
Poteva leggere il pensiero, ma non era certo onnisciente!
Però...
Le corsi incontro; doveva dirmi qualcosa!
Ma lei, quasi intuito il mio strano e repentino gesto, mi rifilò un ceffone in piena guancia sinistra, facendomi indietreggiare.
- Ma cosa...! – le dissi, arrabbiato, con la mano sulla guancia dolorante – Sei impazzita?!
- No – rispose lei calma – tu avresti fatto lo stesso!
In effetti, se un estraneo si fosse fiondato su di me, intenzionato con la violenza a sapere qualcosa che non sapevo, l’avrei allontanato senza pensarci su.
Ahia!
Faceva malissimo!
- Smettila – intimò lei, imperterrita, fulminandomi con lo sguardo. Era impossibile non obbedire a tale fermezza.
- Se vuoi sapere... non avvicinarti! – continuò.
- Scusa.
- Tu ci servi. Come avevo detto, niente senza di te sarà portato a compimento.
Ecco, ricominciava.
- Dicevi... hai perso una bambina? – continuò – Frequente, da queste parti...
Frequente?
 Silent Hill: la città delle bambine scomparse?
- Se la vuoi definire così... sì – disse gelida, ai miei pensieri.
Il mio sangue sembrò gelarsi nella vene.
Sentii la tasca leggermente più pesante; ci frugai dentro e trovai... una foto di Cheryl!
Che ci faceva nella mia tasca?
 
Image and video hosting by TinyPic
 
- Ecco, questa è mia figlia – dissi, ma senza avvicinarmi; fu lei che si avvicinò cauta.
Guardò la foto di Cheryl... sorrise, intenerita.
- Quanto è... bella – sussurrò, senza guardarmi, contemplando la foto.
- Già.
- Bella bambina, bella bambina, bella bambina... – sussurrò impercettibilmente a se stessa, o alla foto, in modo strano.
Ruppi l’incantesimo della donna, rimettendo la foto nella tasca da cui era venuta.
- L’hai vista? – chiesi speranzoso.
La donna tornò vicino all’altare:
- Si perdono molte cose in questa folta nebbia – disse calma – Anche io ero nella tua stessa situazione.
Cosa?
Aveva perso qualcosa anche lei?
- Devo trovarla! – dissi fermo.
- E come pensi di poterla trovare?! Nulla di ottiene dibattendosi nelle tenebre. Tu devi seguire il tuo destino, come feci io tanti anni fa. Devi seguire il destino dell’eremita, celato, agli occhi degli indegni, dal Flauros.
Eremita? Flauros?
Cosa?!
- Di cosa stai parlando? – dissi sincero.
Si voltò verso l’altare, dandomi le spalle, e prese qualcosa che mi mostrò.
Teneva nella mano uno strano oggetto: sembrava una piccola piramide, composta, a sua volta, da tante altre piccole piramidi.

 
flauros Pictures, Images and Photos
 
- Ecco il Flauros, la prigione dei silenzi – disse solenne, posando l’oggetto sull’altare.
Non capivo?
Quella piramide mi avrebbe aiutato?
A fare cosa? A trovare Cheryl?
- Tu – disse indicandomi – incontrerai un muro d’oscurità e di tenebre. Questo ti aiuterà. Ti indicherà la via per contrastare la collera del mondo degli inferi!
Il mondo degli inferi?
L’Inferno?!
- Vuoi delle risposte? Vai all’ospedale, presto! Prima che sia troppo tardi.
Si allontanò verso una porta posta dietro una piccola cappella.
Se ne stava andando via così?
Senza dirmi il suo nome?!
Cosa?!
- Ehi aspetta, torna indietro! Io... – le dissi, seguendola con lo sguardo.
 
Bam!
 
Sbatté la porta dietro di lei, con la stessa forza sorprendente che aveva adoperato per rifilarmi quello schiaffo.
Anche io mi diressi verso la porta: dovevo sapere!
Era chiusa dall’altro lato? Non si smuoveva!
- Apri! Dannazione!! – urlai.
Niente.
Cosa aveva detto? Ospedale?
Dov’era l’ospedale?
Sull’altare era posato il Flauros con una mappa del Distretto Nuovo di Silent Hill, in cui c’era un ospedale.
Dovevo fidarmi?
Image and video hosting by TinyPic 
Sì... e, comunque sia, cos’altro potevo fare?

 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Silent Hill / Vai alla pagina dell'autore: Horrorealumna