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Autore: Querthe    29/11/2006    2 recensioni
Uno strano patto per la ricerca di un oggetto che è sfuggente come del mercurio. Nuovi e vecchi nemici all'orizzonte e una strada che è solo in salita, nel bene e nel male.
Seguito di "Alyssa - La nascita." Vi prego di leggerlo, o francamente non ci capirete molto...
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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Le tre ragazze si svegliarono nel tardo pomeriggio, riposate fisicamente, ma dagli occhi scuri e leggermente annebbiati di chi ha la mente occupata altrove. Rose si mosse sbadigliando verso la cucina, iniziando a controllare quello che era rimasto nel già vuoto frigorifero.
- Maledizione...
- Niente? Lascia stare, piccola. Andiamo a cena fuori. Tanto poi dovremo uscire comunque, quindi...
- Tu cosa ordini? - sbadigliò Misha con la mano di fronte alla bocca. - Bistecca al sangue?
- Può essere, gattaccia, può essere. Già acida appena sveglia? - le sorrise la vampira.
- Sarà tutto il latte che beve...
La mannara mostrò loro la lingua e si spostò sul divano, buttandosi a peso morto su di esso. Si stiracchiò vistosamente mentre si trasformava nella sua forma ibrida, quindi iniziò a leccarsi emettendo bassi toni simili a fusa, seguendo con gli occhi le due che si diressero nel bagno, dove pochi secondi dopo si udì il rumore dell'acqua fuoriuscire dalla doccia.
- Sono sicura che da dove sei mi stai guardando e stai ridendo, fratellone. - pensò Alexandra chiudendo gli occhi e visualizzando il volto di Markus, ripercorrendo in un lunghissimo attimo tutti i bei momenti che aveva passato con lui, gli strani ma a loro modo piacevoli trecento anni trascorsi dalla sua nascita. - Certo, starai pensando che sono proprio una pazza. Tu ti sei alleato con una vampira per il cuore di un'umana, io per la sua anima di non morta. Già, credi che non me ne fossi accorta? Ti conosco, certi sguardi, il tuo modo di agire lo conosco bene. - sorrise mentre il volto ei suoi occhi sembrava imbronciato. - Non ti preoccupare,il tuo segreto è al sicuro. E poi, forse, hai ottenuto ciò che desideravi, no? E ora, comunque, sono senza di te, senza le tue cattiverie a tenermi all'erta, senza le tue coccole quando ero depressa e la tua compagnia quando ero felice. Ora sono sola contro dei nemici che ci hanno rubato i genitori, sola contro una guerra che non vorrei combattere. Sono semplicemente sola...
La morbida e fredda pelle di Alyssa premette dietro il collo come le braccia attorno ad esso, facendole aprire gli occhi.
- Cosa? - disse ad alta voce, quasi spaventata.
- Shhh... Gattina, non urlare. Ti manca molto, vero?
- Tu cosa ne puoi sapere? - controbatté acida, ma non si liberò della debole stretta. Al profumo del bagnoschiuma era mischiato un buon odore che le ricordava qualcosa.
- Ho perso tutta la famiglia prima di diventare quello che ero, quello che forse ancora sono. Ho visto i miei genitori e i miei fratelli sparsi per casa. Forse posso capirti, no?
Misha non rispose, e lasciò che la vampira la coccolasse ancora, assaporando con il suo olfatto ipersviluppato quel tenue profumo che la stava rilassando, la stava calmando come quando, da piccola, poco dopo la scomparsa dei suoi genitori, era Markus che si occupava di lei, che la stringeva e la proteggeva nella notte in cui gli incubi la assalivano.
- Cosa hai in mente per stasera?
- Beh, dopocena potremmo fare un salto al cinema...
- Stupida! - mormorò con il sorriso sulle labbra la mannara. - seriamente?
Alyssa le baciò la testa, tra le due orecchie appuntite, e la liberò dalla sua tenera stretta. Misha emise delle fusa inconsciamente, stirando le braccia e le dita.
- Andiamo in centro, mangiamo qualcosa e poi facciamo un giro al Castello.
- Hai trovato Menegius? - Chiese Rose uscendo anche lei dal bagno, coperta, al contrario della vampira, con un accappatoio. - E con lui il primo pezzo della Chiave che cerchiamo?
- Sfortunatamente solo il primo. Ieri al Consiglio ho saputo che ha il suo Rifugio principale sotto il Castello Sforzesco, ma come ci si arrivi è sconosciuto a tutti.
- Un tipo riservato, eh? Immagino quindi che arrivare a lui sarà pericoloso.
- Cosa non lo è? Non credo che Menegius sia felice di avere dei disturbatori tra i piedi, visto che si è messo in testa di riportare oggettivamente quanto accade nella sua città. O ci svelerà il nascondiglio senza fare storie.
- Potremmo dover ricorrere alla forza?
- Non con lui, Alexandra. Non con lui. Ha decine di secoli, nessuno tocca un vampiro così senza scottarsi. O peggio.
- Bene. Insomma dovremo improvvisare.
Lei annuì, e si mosse verso la camera da letto per vestirsi, subito imitata dall'umana e dalla licantropa. Quando scesero dall'auto era ormai sera, le luci di Milano a illuminare le strade piene di persone.
- Umani... Sai, se sapessero che esistiamo ci ammazzerebbero, ma se lo fanno sarebbero già morti e il loro stupido mondo sarebbe in mano ai demoni o a chissà cosa altro. Certo che la realtà è proprio sballata...
- Forse lo siamo noi, non credi? In un mondo ormai che crede solo in ciò che vede, noi esseri siamo solo delle leggende, qualcosa che non dovrebbe nemmeno esistere.
- Forse hai ragione, ma mi da un po' fastidio lo stesso. - brontolò Misha entrando nel ristorante.
- Le signore desiderano?
- Avevamo prenotato circa una mezz'ora fa.
- A che nome? - chiese il cameriere vestito con un perfetto completo nero e bianco.
- Morville. Per tre.
- Un attimo. - disse controllando un libro rilegato su un leggio vicino a lui. - Ecco, Morville. Prego, tavolo sedici. Vi accompagno.
- Perché continuava guardarmi in quel modo? Ho forse la lebbra? - chiese la bionda a Rose una volta sedute al tavolo rotondo dell'elegante ristorante sotto la Galleria.
- Alexandra, diciamo che rispetto alla media qui, tu sei vestita un po' in maniera... casual. - ridacchiò la ladra.
- Senti, trasformati tu in un tailleur o con un tubino come il tuo. Poi vediamo se non scegli gli abiti in stile hip-hop. - le rispose Misha. - E diciamo che ancora mi va bene. Immagina quando un secolo e qualcosa fa noi femminucce dovevamo mettere su quelle cose che chiamano corsetti.
- Me li ricordo. Non erano poi così male. Facevano una figura eccezionale.
- La fai facile. Non hai mica bisogno di respirare! - concluse la licantropa, facendo sorridere le due. - A proposito, è solo una mia impressione, o stai perdendo il tuo puzzo di morte?
- Scusa? - alzò gli occhi dal menù Rose.
- Hai ragione. Mi sono accorta anche io che il mio corpo sta cambiando rispetto a quello che si potrebbe definire lo standard dei vampiri. Sebbene non ne abbia bisogno, in quanto posso controllare sia il respiro che il battito del cuore volontariamente, se non mi concentro i muscoli normalmente involontari o semivolontari hanno ripreso a funzionare. Da un certo punto di vista diciamo che sono tornata viva, anche se non ho sangue che mi scorre nelle vene e non ho una temperatura corporea normale.
- E quando lo hai scoperto? - borbottò Rose.
Alyssa sorrise maliziosa.
- Mentre eravamo a letto assieme. Mi sono accorta che ansimavo visibilmente e il cuore mi batteva all'impazzata. Mi è bastato un attimo per regolarizzare il tutto, ma la cosa mi ha comunque sorpreso. Ma evitiamo di parlare di certe cose, un po' mi imbarazzano, per così dire. Cosa prendete? Questa pasta alla gitana mi attira molto.
- Tanto poi non te la potrai gustare, succiasangue... - bisbigliò Misha. - Comunque, per me penne alla bottarga e spada ai ferri.
- Certo che non si direbbe che sei una gatta mannara. - rise sottovoce la ladra, osservando i piatti del giorno. - solo pesce.
- Serve al cervello. E' pieno di fosforo.
- Risotto alla milanese e una caprese. Certo non il meglio come abbinamento ma mi piacciono entrambi.
- Cervello? Se è questione di fosforo, ti conviene ordinare una balena direttamente. Nel tuo caso è il minimo per poter far funzionare il tuo cervellino.
- Zitta, vecchia mummia.
- Ha parlato la piccolina. Aspetta che controllo se ho portato con me il gomitolo di lana, così ti puoi distrarre mentre arriva la pappa. O preferisci rifarti le unghie con una sedia? - le mostrò gentile la lingua, sorridendole maligna.
- Brutta... - si trattenne. - Non casco nel tuo trucco. Non riuscirai a farmi arrabbiare...
- Già. Conserva le forze per dopo... - sospirò la vampira, mentre il cameriere tornava a prendere le ordinazioni e dopo una decina id minuti iniziava a servire i primi.
La cena scorse leggera e veloce, con chiacchiere tra amiche, ognuna facendo finta di non ricordare cosa sarebbe potuto succedere dopo per non rovinarsi l'appetito. Alyssa stava controllando l'orologio, sicura che la familiare sensazione che provava dopo poco tempo che ingeriva cibo si sarebbe fatta sentire, costringendola ad assentarsi, ma con sua grande sorpresa il caffé chiuse la cena in maniera perfetta senza darle disturbo. Rose era stupita quanto lei, ma si limitò a guardarla attentamente, avvicinandosi a lei solo dopo che furono uscite dal locale.
- Che trucco hai usato?
- Nessuno, se ti stai riferendo al cibo. Credo l'ennesima conferma che il mio corpo sia qualcosa di diverso da quello vampiresco conosciuto nei testi delle leggende, dei giochi di ruolo e negli annali del Consiglio. Ci penserò dopo. Al momento diciamo solo che mi toglie un problema sociale. Niente più scuse per fuggire e eliminare quanto mangiato. Certo questo apre altri problemi, ma ne parlerò con Victor, se ritorneremo vive...
- Allora ne parlerai con lui. E poi io devo presiede una riunione tra un paio di giorni. Dovrò almeno fare da presidentessa una volta. Non posso certo morire.
- insomma io sono l'unica che potrebbe...
- Finisci la frase e dovrai raccogliere i tuoi denti uno ad uno. - dissero all'unisono la mannara e la vampira, serie, passeggiando spedite lungo il viale che da Piazza Duomo le stava portando alla familiare ed inconfondibile sagoma del Castello, illuminato dai potenti fari installati anni prima dal Comune.
- Va bene, va bene... - sorrise l'umana. - Grazie.
Le tre arrivarono sotto le mura in mattoni, il grande cancello dell'entrata chiuso a mostrare l'interno illuminato a macchie, dando al tutto un aspetto allunato tetro, degno dei migliori castelli abbandonati scozzesi.
- Manca solo il fantasma di qualcuno con le catene che passa ululando?
- Se vuoi l'ululo te lo faccio io, Rose. Mi riesce bene. Se poi aspetti tra un po' che è luna piena...
- Mi fido sulla parola. Come entriamo.
- L'entrare non è un problema. Quello che mi da fastidio è che abbiamo poche speranze di trovarlo se non andiamo abbastanza sul sicuro. - sospirò la vampira. Possiamo escludere un mucchio di posti, grazie alla mappa dettagliata che mi hanno fornito, ma comunque rimangono i sotterranei, e quelli non sono stati disegnati, o i pochi dati che abbiamo sono confusi. Ci toccherà girare un bel po', nella migliore delle ipotesi.
- Qualcosa di facile mai, eh? - brontolò Alexandra, quindi si bloccò, alzando il naso come una animale a caccia di una preda. - cosa?
- Che succede?
- Mah, non lo so....
- Bella risposta. E' la bottarga?
- Non scherzare, Succhiasangue. Ho sentito qualche cosa, un odore che stranamente mi è sembrato famigliare, ma non riesco a capire cosa sia.
- Talos? - chiese spaventata la ladra.
- No. - rispose decisa la licantropa. - Un odore del genere lo avrei definito puzza. Qualcosa di diverso, ma è durato solo un attimo. Forse il vento. - Si guardò in giro ancora una volta, quindi abbassò il naso. - allora, tornando ai sotterranei, abbiamo almeno un'entrata o qualcosa di simile?
- Sì. Possiamo arrivarci dal fossato. C'è un cancello chiuso a chiave, ma credo che un lucchetto sia il minore dei problemi, no?
- Altrimenti le ladre le hanno inventate a fare. Un lucchetto del Comune te lo forzo senza nemmeno pensarci. - sorrise Rose. - Finalmente qualche cosa che posso gestire. Dove si trova il mio nemico?
- Laggiù, in agguato dietro quella curva. - indicò Alyssa. - Dammi un secondo, vediamo di sparire senza farci troppo notare. Spostiamoci in quel punto scuro, saremo molto meno in vista che qui sotto i riflettori.
Una volta raggiunta la zona di ombra, la vampira incise con un'unghia appuntita l'indice, e velocemente tracciò quello che poteva sembrare un cerchio contenente strane figure e simboli fatto di perle di sangue cristallizzate nell'aria fredda della notte milanese. La ferita si richiuse immediatamente dopo il completamento dell'Arcano, che svanì lentamente, come realizzato con inchiostro simpatico rosso cupo.
- Se chi mi vede, non mi vede, io non esisto per lui. Se chi mi vende io non vedo, il non esisto per lui. Ho pagato il pegno per la mia sparizione. Ho tessuto la coperta che mi serve con fili di magia e sapere. Arcano dell'invisibilità maggiore, obbediscimi per il tempo che mi è concesso. Ora! - mormorò, enfatizzando l'ultima parola. Per un istante un lenzuolo fatto di cristalli iridescenti si formò su di loro, per poi sparire nel nulla con le tre ragazze quando le toccò, avvolgendole.
- Perché mi prude il naso?
- Forse sei un po' restia alla mia magia. Comunque ora siamo invisibili, potremo rimanere tali finché non toccheremo qualcuno o non agiremo contro qualcuno. Scendiamo al cancello e vediamo di aprirlo prima che il mio incantesimo finisca.
Giunte di fronte alla grata metallica verniciata di grigio, a tratti arrugginita per l'incuria e l'esposizione alle intemperie, le tre si stupirono.
- Di nuovo quell'odore particolare, come di incenso. - ringhiò Misha, trasformandosi.
- Cazzo! - borbottò Alyssa, mentre un'ondata di nausea le stringeva lo stomaco alla vista delle croci dipinte con sangue fresco sul muro del corridoio che portava ai sotterranei.
- Il cancello è aperto! - esclamò Rose, osservando come l'acciaio ricurvo del lucchetto fosse stato tagliato di netto come burro, la massa di ottone e ferro per terra.
   
 
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