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Autore: wordsaredeadlythings    06/05/2012    3 recensioni
Lorelay la guardò in silenzio per alcuni istanti, perplessa, per poi sfoderare uno di quei suoi sorrisi brillanti. Il cuore di Holly cominciò a fare le capriole, le sue viscere a contorcersi in modo piacevole. Sentiva qualcosa svolazzare dentro il suo stomaco, qualcosa che tecnicamente non doveva esserci, non doveva assolutamente. Eppure c'era, era lì: quelle farfalle battevano le loro ali, e nel suo cuore c'era una tempesta. Ed era tutto a causa sua.
Perché c'è sempre qualcuno disposto ad amarci, anche se gli abbiamo fatto male. Ci sarà sempre qualcuno che ci ama per ciò che siamo.
Il mio primo tentativo di femslash originale: siate clementi!
Sempre vostra,
_Cris
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{If You Stay












Holly si svegliava sempre troppo presto.
Apriva gli occhi nel buio della sua stanza silenziosa, e osservava il soffitto per almeno cinque minuti prima di realizzare che forse si sarebbe dovuta alzare. Quando lo faceva, socchiudeva gli occhi e cercava di recuperare le memorie di uno dei suoi soliti, strani sogni.
Holly si svegliava sempre troppo presto, ma non perché lei voleva così.
Dopotutto, era un po' difficile dormire quando i tuoi genitori litigano. Urla di rabbia si susseguivano nella stanza accanto, urla furibonde, squillanti, che penetravano nel silenzio della sua stanza come tante schegge di ghiaccio multicolore. E quelle schegge, inesorabilmente, andavano a conficcarsi nel suo cuore.
Holly si svegliava sempre troppo presto, la mattina.
E ogni mattina desiderava solo di poter rimanere nel suo letto a dormire ancora un po'.
Magari due minuti.
Magari tutta la vita.


*


No, non avrebbe aspettato di vederla entrare. Oh, no. Sarebbe uscita dalla classe di quella fottutissima università, avrebbe fatto un giro e poi sarebbe rientrata tranquillamente, quando le altre erano già dentro, tutte quante, lei inclusa.
Non l'avrebbe aspettata ancora una volta. Era patetico, assurdamente patetico, più patetico di lei che faceva cose del genere.
Soffiò via una ciocca dei suoi orrendi capelli castani. Cioè, tutto in lei era banale: la corporatura minuta, gli occhi castani, il viso pallido come quello di un cadavere, la scarza altezza, il seno inesistente... tutto in lei era banale, stupido, privo di senso.
Sospirò rumorosamente, accasciandosi sul banco, per poi nascondere il viso tra le braccia. Sembrava una piccola adolescente idiota - cosa che effettivamente era - in quel modo. Era maledettamente bassa, poco originale, si impappinava sempre, non riusciva ad esprimere ciò che provava, non riusciva a fare niente. Sapeva soltanto ascoltare musica tutto il giorno. E a detta di molti, sapeva anche disegnare abbastanza bene.
In realtà non sapeva fare neanche quello. Continuava a ripetersi che fosse un caso che tutti guardassero i suoi disegni con amore, che la riempissero di complimenti, che osannassero la sua arte come se fosse un dipinto di Van Gogh in persona. Era un caso, un semplice caso. Oppure era circondata da idioti.
Propendeva molto per la seconda opzione.
- Ehy, tutto bene? - domandò una voce squillante e allegra che la fece sobbalzare.
"Ti prego, non arrossire come una cretina, non...." troppo tardi: stava sorridendo, cazzo. Quel sorriso brillante e angelico che amava tanto, quel maledettissimo sorriso abbagliante. Stava sorridendo troppo, ecco tutto, e lei non poteva non arrossire.
- S-Sì! - trillò con la sua odiosa vocetta da bambina. "Maledizione" pensò istantaneamente, mordendosi l'interno della guancia. Doveva stare zitta, semplicemente stare zitta.
Lorelay la guardò in silenzio per alcuni istanti, perplessa, per poi sfoderare uno di quei suoi sorrisi brillanti. Il cuore di Holly cominciò a fare le capriole, le sue viscere a contorcersi in modo piacevole. Sentiva qualcosa svolazzare dentro il suo stomaco, qualcosa che tecnicamente non doveva esserci, non doveva assolutamente. Eppure c'era, era lì: quelle farfalle battevano le loro ali, e nel suo cuore c'era una tempesta. Ed era tutto a causa sua.
- Sicura? Non devo preoccuparmi, vero? - le domandò lei, appoggiando una mano sul suo banco.
- Sì, non preoccuparti, davvero! Sto bene - rispose lei, abbozzando uno dei suoi soliti sorrisi timidi. Sorrisi che sembrava tirare fuori solo quando il suo profumo scivolava sul suo viso. Quel profumo... avrebbe dato qualsiasi cosa per abbracciarla, qualsiasi cosa.
Lorelay era il suo sogno nascosto, un sogno che non aveva mai raccontato a nessuno. Era un sogno che teneva nascosto nel profondo di sé, uno di quei sogni irrealizzabili come volare o creare una scala fino al paradiso. Lorelay era l'unica cosa che riusciva a nascondere bene, camuffando tutto quanto sotto un sorriso allegro. E poi, anche se avesse voluto, non c'era nessuno a cui poteva dirlo, nessuno con cui poteva confessarsi davvero.
Lorelay aveva i capelli lisci e corti, neri, con alcune meches verdi che scivolavano come tanti sottilissimi fili d'erba. Il suo sorriso poteva avrebbe tranquillamente potuto illuminare tutto il mondo - con il mondo di Holly ci riusciva - e i suoi occhi sembravano essere delle stelle. Magari il suo era un parere idealizzato, ma Holly la vedeva così. Lorelay era il suo sogno ad occhi aperti, il suo sole in un mare d'ombra.
Lorelay era vicina e lontana come una stella. Perché non era sua amica, non lo era affatto, e non sarebbe mai stata niente di più. Provarci era inutile, e anche provare a fermare tutto quanto era inutile: le farfalle si moltiplicavano, i tornado nel suo universo non cessavano più.
Faceva male, male da morire, ma non poteva smettere. Perché smettere significava non vedere più il sole, restare nell'ombra. E lei non voleva questo.


*


- Quando pensi di smetterla? -
Holly lasciò cadere tutti i libri che aveva in mano, emettendo un verso stridulo di sorpresa. Si voltò di scatto, ed incontrò gli occhi verdi di Helen. Helen Sullivan, la sorridente, allegra Helen, che ora la fissava con rabbia.
- D-Di fare cosa? - domandò l'altra, chinandosi a raccogliere i suoi libri.
Helen diede un'occhiata al corridoio, per poi afferrare Holly per un braccio e trascinarla lungo quest'ultimo. Lei si lasciò guidare, troppo confusa per fare qualsiasi cosa.
Si ritrovarono in uno sgabuzzino buio e umido, così stretto che Holly riusciva a sentire il respiro di Helen sul suo viso. Questo la fece arrossire, e non sapeva neanche perché.
- Perché ti stai facendo questo, Holly? - le domandò lei. Non riusciva a vederla bene, al buio: solo i suoi occhi verdi sembravano brillare più del buio. Una sicurezza in tutta quell'oscurità.
- Cosa? -
- Che cosa provi esattamente per Lorelay? -
Holly la guardò, spiazzata. Quella domanda così diretta, così precisa, fece precipitare il suo cuore. I suoi sentimenti erano così palesi? Come aveva fatto Helen ad accorgersene?
- Non sono affari tuoi - replicò lei, serrando i denti. Doveva proteggersi dagli altri, doveva nascondersi, celarsi dietro quella stupida maschera, e non poteva abbandonare tutto quanto per Helen Sullivan.
- Holly, Lorelay... -
- Lo so - ringhiò l'altra, chiudendo gli occhi - Sta con Matt, lo so, cazzo. Non ho bisogno di te che me lo ripeti -
- Voglio solo che tu sia felice, Holly - fu un sussurro leggero, il suo. Un sussurro leggerissimo.
Holly aprì gli occhi. Stava per rispondere, ma non poté farlo: le labbra di Helen non potevano farla parlare.
Rimase immobile per diversi istanti, immersa in un tripudio di emozioni contrastanti.
Fu solo un secondo, comunque. Helen si allontanò da lei ed uscì dalla porta, senza dire nulla.
Holly rimase ferma. Guardò dritto davanti a sé, gli occhi sgranati.
Il cuore le batteva forte nel petto. Così forte da cancellare tutto il resto.


*


- Dobbiamo fare un annuncio! - esclamò Lorelay, alzandosi in piedi.
Holly alzò di scatto la testa, osservandola. Quella sera Lorelay indossava un bellissimo vestito nero, corto ed elegante. Era bellissima, ed Holly rimase abbagliata per un istante dalla lucentezza del suo sole. Sorrise appena. Lorelay l'aveva invitata a quella strana cena a sorpresa, e di questo non poteva che essere felice. Chissà, magari anche lei era qualcosa, nella vita di Lor.
- Io e Matt - strinse la mano del suo ragazzo, sorridendo appena - Ci sposiamo! -
Holly osservò in silenzio il viso di Lorelay. Quel viso bianco, brillante, splendente come un sole. Come il suo sole.
Quel sole che era scomparso.
Matt e Lory insieme. Per sempre. Per l'eternità. E lei nello sfondo, a guardarla andare via. Il sole era diventato una supernova. E lei era stata investita.
Holly si alzò insieme a tutti gli altri, ma non andò verso Lorelay. Ormai non era più il suo sole, e lei era sola, sola come un cane.
Scappò via, lontano da tutto.
Un paio di occhi verdi la seguirono silenziosi.
Alcuni istanti dopo, Helen si alzò.


*



- Fa come se fossi a casa tua -
Holly scivolò incerta oltre la soglia di quella casa a lei completamente sconosciuta. Non ricordava neanche quanta strada avessero fatto, o dove fossero precisamente: sapeva solo che non voleva tornare in quell'abitazione che chiamava "casa", che non voleva vedere i suoi, né tantomeno ritrovarsi davanti ai poster che aveva comprato con lei. Il pensiero di Lorelay, seppur appena sfiorato, fece fremere il suo cuore. Trattenne il respiro per qualche istante, mordendosi il labbro quasi fino a ferirlo, socchiudendo gli occhi. Non voleva piangere di nuovo.
- Il bagno è di là - affermò Helen, indicando una porta verde chiaro davanti a loro - Va a farti un bagno caldo, okay? Io intanto ti prendo qualcosa da metterti e preparo la cena -
Holly annuì distrattamente, osservando bene il viso di Helen. Il suo viso bianco, così anonimo e dolce, con quegli strani occhi verdi che brillavano come pezzi di bottiglia al sole, come un mare d'erba. Guardò i suoi corti capelli castani, di quel colore di cui nessuno si accorge mai. E pensò che fosse troppo buona con lei, che fosse troppo buona con la ragazza che aveva preso il suo cuore per poi frantumarlo senza alcuna pietà.
- Grazie - biascicò con voce strozzata, per poi abbozzare un sorriso pallido e spento.
Helen la guardò e sorrise a sua volta.
- Va a farti il bagno, su - rispose lei, spingendola con delicatezza verso la porta che le aveva precedentemente indicato.
Holly camminò verso la porta come se si trovasse in trance, come se fosse tutto un sogno. Ci sperava davvero, che lo fosse: non poteva aver sprecato due anni della sua vita a correre dietro ad una ragazza che tra due mesi si sarebbe sposata con l'uomo che amava. Non poteva aver sprecato così tanto tempo per Lorelay, non poteva.
Ma l'aveva fatto. Era riuscita a sprecare due preziosi anni della sua vita.
Sospirò, chiudendo la porta alle sue spalle. Il bagno era grande e bianco, così brillante da far male agli occhi. Osservò le piastrelle bianche, la ceramica verniciata della vasca e sorrise appena. Un bagno bianco per una persona bianca. Bianca come Helen, bianca come... Lorelay.
Un colpo al cuore, l'ennesimo della serata. Altri artigli che ferivano il suo cuore, che si bagnavano del suo dolore, del suo sangue. Faceva male da dentro, distruggeva ogni singola fibra vitale. Sentì una o due lacrime scivolare via, lungo il suo viso bianco come quelle piastrelle, e sospirò. Aprì l'acqua ed attese che emettesse vapore prima di cominciare a spogliarsi. Lo fece lentamente, togliendosi di dosso quei vestiti bagnati come se stesse cercando di togliersi la pelle. Magari avrebbe fatto meno male.
Si distese nell'acqua bollente con lentezza, sentendosi quasi rinascere. Ogni singolo poro della sua pelle sembrava dilatato solo per poter accogliere tutto il calore possibile. Sospirò, osservando gli arabeschi che il vapore creava nell'aria di quel bagno bianco. Vapore che saliva e si dilatava, si sfilacciava e scompariva nel nulla, finendo chissà dove. Vapore che si appiccicava alla sua pelle, alle piastrelle, al vetro. Vapore ovunque.
Lasciò scivolare la testa oltre il pelo dell'acqua, bagnando i capelli. L'acqua le scivolava addosso con dolcezza, la massaggiava, la cullava. Si sentiva bene, in un certo senso, come se il dolore di prima fosse scomparso. O forse l'aveva accantonato solo per un po'.
Non seppe quanto rimase immersa in quell'acqua calda, ma quando uscì dalla vasca aveva ricominciato a piovere. Sentiva le gocce di pioggia ticchettare contro il vetro della finestra di quel bagno bianco, leggere e dolci come una carezza di ghiaccio.
Indossò l'accappatoio azzurro di Helen, si avvolse in quel profumo dolce che emanava e sospirò, asciugandosi alla meglio. C'era il profumo di Helen su quella stoffa, il suo vero profumo: il profumo della sua pelle. Ed era un profumo buono, che curava le ferite del cuore. Almeno per un po'. Continuavano a sanguinare, ma finché sentiva il profumo di Helen sembravano quasi smettere.
Uscì dal bagno, avvolta in quell'accappatoio un po' grande. Una nuvola di vapore si stiracchiò fuori da quel bagno bianco, mentre Holly zampettava tranquilla verso la camera da letto di Helen. Era una camera normale: pareti bianche, un letto da una piazza e mezza, una piccola scrivania piena di libri, post-it, pezzi di carta, tutto mescolato alla rinfusa su quel piccolo spazio vitale. La solita confusione che aleggiava intorno ad Helen. Quel pensiero la fece sorridere: Helen, il suo disordine, il suo sorriso... tutto di lei sapeva di casa. Ma allora perché non riusciva a lasciarsi alle spalle Lorelay? Semplice: Lorelay era stata troppo importante per lei, e le ferite erano troppo fresche per cicatrizzarsi. Facevano male ad ogni movimento, ad ogni ricordo il suo cuore sussultava e veniva ferito.
Anche il copriletto - quel maledetto copriletto verde - le ricordò tante cose insieme. Le ciocche nei capelli di Lorelay, di quel verde quasi fosforescente impossibile da non notare. Gli occhi di Helen, che brillavano sempre come pezzi di stelle. Il suo colore preferito, scoperto in un giorno d'estate, la prima volta che aveva visto Lorelay passeggiare per strada. C'erano tanti ricordi legati a quello stupido colore, ricordi che voleva bruciare, altri che voleva conservare. E tutti agivano con la stessa intensità dentro di lei.
Steso sopra il letto c'era un pigiama rosso con un grosso orsetto sorridente stampato sopra. Il classico pigiama che poteva possedere Helen. Helen, quella che se ne fregava di quello che gli altri pensavano di lei, che non era mai cattiva con nessuno, che a volte sclerava e minacciava ma non faceva mai sul serio. Helen, la sua amica, quella stessa persona che gli aveva strappato un bacio in quello stanzino buio. Quella persona che aveva allontanato dalla sua vita a causa di quello stesso, stupido bacio. Quella ragazzina sorridente che le era mancata da morire, ma che aveva mandato via a causa di Lorelay. Del suo sole.
E adesso che non c'era più quel sole brillante a mostrarle la via, si ritrovava sospesa in un buio vuoto e informe che la opprimeva, che schiacciava il suo cuore e lo riduceva ad un cumulo di detriti.
Indossò quel pigiama un po' troppo grande, per poi legarsi i capelli con un elastico azzurro trovato sul comodino. Alcune gocce d'acqua piovvero dai suoi capelli alla sua schiena, scivolando lungo la spina dorsale e facendola rabbrividire.
Fuori pioveva ancora. Sentiva distrattamente il ticchettio leggero della pioggia che batteva contro la finestra. Un ticchettio monotono ma disperato, quel genere di ticchettii che la tranquillizzavano con dolcezza, cullandola in una dimensione diversa da quella in cui viveva. In un posto dove Lorelay le stringeva la mano e le diceva di amarla, un mondo in cui baciarla sotto il sole non era sbagliato, anzi. Era la cosa più giusta che potesse fare.
Ma quel mondo era andato in pezzi. Lorelay stava per sposarsi. Stava per sparire. Lorelay non c'era più, ed era patetico continuare a rinchiudersi in un universo che faceva sempre più male.
Sentì bussare alla porta, e il rumore la prese alla sprovvista tanto da farla sobbalzare. Holly volse lo sguardo verso la porta, incrociando gli occhi verdi di Helen.
- Non volevo spaventarti - sorrise appena, entrando nella stanza.
- Non mi hai spaventata. Mi hai... preso alla sprovvista, ecco - affermò l'altra, cercando di abbozzare un mezzo sorriso. E ci riuscì, ma fu comunque il sorriso più triste del mondo.
- Ne vuoi... - Helen si mordicchiò il labbro - ...parlare? -
- Non c'è niente di cui parlare - affermò l'altra, quel sorriso evanescente scomparso in un istante.
- Ci sarebbe molto di cui parlare. Solo che tu non vuoi - replicò l'altra, avvicinandosi.
- Ecco, io non voglio. Parlare non serve a niente -
- Parlare serve, invece -
- A cosa? - esclamò l'altra, con una punta di rabbia nella voce - A che cazzo serve parlare? Vuoi vedermi piangere, Ellie? Lo vuoi davvero? -
- No - quel no uscì strozzato dalle sue labbra, perché Helen avrebbe voluto dire tante altre cose, cose completamente diverse da quella che aveva detto in quel momento.
- A che pensi? - le domandò dopo qualche istante Holly, sedendosi sul letto.
Helen la guardò e la imitò.
- A tante cose. Ma non voglio parlarne -
Holly sospirò, raccogliendo le gambe tra le braccia. Appoggiò la fronte sulle ginocchia e sospirò.
- Più o meno è quello che sento io - sussurrò l'altra. Fu un sussurro leggerissimo, che Helen riuscì a percepire solo perché quella stanza era vuota e silenziosa. Ed era buia.
Buia come lo sgabuzzino dove l'aveva baciata la prima volta. Buia come il sorriso di Holly in quel momento, come le insicurezze che premevano contro il cuore di Ellie. Buia come tante altre cose, cose a cui non voleva pensare, che non voleva rivangare.
- Credo che l'unica cosa buona che abbia mai fatto sia stata baciare te, Holly - sussurrò, socchiudendo gli occhi.
Holly sgranò gli occhi, senza alzare la testa.
- Non avevo mai baciato nessuna prima, ci credi? Eppure sapevo da anni che ero bisex. L'ho sempre saputo, non me ne sono mai fatta una colpa. Era parte di me, un po' come scoprire che ti piace il vento sulla pelle o l'acqua calda che ti scivola sul corpo quando fai la doccia. Non avevo mai provato a baciare nessuna, ma sapevo che ero così, che questa era la vera me. Poi però sei arrivata tu, così, dal nulla, e io... sei stata l'uragano che ha sconvolto la mia esistenza. Mi hai rivoltato completamente. Io... io non credo di aver mai provato una cosa del genere per qualcun'altro. C'eri solo tu, Holly. Ci sei solo tu -
- Ti prego - sussurrò Holly, al buio - Non... non dire altro -
Ma Helen non l'ascoltò. Alzò lo sguardo e lo puntò su di lei, sul corpo minuto e morbido di Holly, sulla sua pelle bianca avvolta in un pigiama enorme.
- Holly, io... io credo di... di... - deglutì - Guardami, ti prego -
- Io... -
- Holly. Ti sto implorando. Guardami -
- Perché? -
Sembrava una bambina. Una minuscola, dolcissima, delicata bambina. Helen voleva solo stringerla tra le sue braccia, dirle che andava tutto bene, che c'era lei adesso. Che nessuno le avrebbe più fatto del male, e sarebbe stata felice.
- Voglio guardarti mentre ti dico questa cosa, Holly. Tu ti sei messa in testa di amare Lorelay, ti sei fissata bene in mente l'idea che Lorelay era più importante di chiunque -
- LORELAY ERA PIU' IMPORTANTE! - fu un urlo disperato quello che uscì dalle labbra di Holly. Alzò lo sguardo di scatto, e puntò i suoi occhi in quelli verdi di Helen: stava piangendo. Grosse lacrime, calde e trasparenti, scivolavano sul suo viso bianco.
- Per me Lorelay era importante! - esclamò, sempre a voce alta - Per me era... era... - strinse le mani a pugno, socchiuse gli occhi, ma non riuscì a fermarsi - Era il mio mondo! Lorelay era il mio mondo, e adesso... adesso non c'è più, e mi sento... come se tutto quello che sono non valga più niente. Come se i miei sogni non valessero niente, neanche la pena di combattere. Perché Lorelay adesso non c'è più, e sto ruotando come una trottola impazzita nel buio che mi circonda. Lorelay era il mio mondo e ora non c'è più -
Cominciò a singhiozzare con violenza, gli occhi chiusi con forza. Helen si sentiva in pezzi, sia dentro che fuori. Il suo corpo faceva male, voleva solo strapparsi la pelle di dosso ed indossare quella di Lorelay, per essere importante almeno un po' per la sua Holly. Voleva essere importante per lei, diventare il suo mondo, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. Perché non era adatta ad essere il mondo di qualcuno.
- Tu per me vali molto - affermò, guardandola - Più di quanto immagini -
Si avvicinò ad Holly e l'abbracciò. Le sue braccia avvolsero le spalle della ragazza, inghiottirono il suo corpo in un abbraccio dolce e leggero. Holly rantolò, rispondendo alla stretta in maniera quasi disperata. Aveva bisogno di Helen, del suo calore, della sua forza. Aveva bisogno di sentirla vicina, perché per Helen lei era importante. Per Helen, lei era tutto.
E le stava facendo male così come Lorelay aveva fatto male a lei. Anzi, anche di più. Perché per Helen, Holly era un puntino irraggiungibile, così vicina eppure così lontana da squarciare il cuore in due.
Holly continuò a piangere per molto. Helen la convinse a sdraiarsi, lasciò che appoggiasse il viso contro i suoi seni, mentre lei la stringeva e la coccolava, accarezzandole i capelli, il viso, il collo. Lasciò che sfogasse tutte le lacrime che aveva da versare.
- N-Non voglio farti del m-male - biascicò, dopo quelli che parvero secoli, strofinando il viso contro il corpo della ragazza per asciugare le ultime lacrime.
- Non mi stai facendo male - replicò l'altra.
- Sì invece - sibilò lei, alzando la testa per incontrare gli occhi verdi dell'altra - Ti faccio stare male perché parlo sempre di Lorelay, quando tu... tu provi qualcosa per me -
No, non voleva definire quel sentimento, non voleva mettere paletti. Perché mettere paletti significava spezzare cuori, e un cuore spezzato fa male molto più di qualsiasi altra cosa al mondo.
- Oh, Holly - sorrise appena - Se tu sei qui, io non posso stare male -
- Sì invece! Tu stai male! Continuo a parlare di Lorelay, quando invece tu vorresti... - si interruppe ed arrossì.
Era adorabile, ed Helen voleva baciarla. Voleva baciarla di nuovo, fare ancora qualcosa di bello nella sua vita, stringerla e dirle che sarebbe andato tutto bene, perché se Holly era lì il mondo brillava di più.
- E tu cosa vuoi, Holly? - lo disse senza pensarci molto. Qualcosa di audace, perché essere audaci in quella stupida stanza buia sembrava così facile, così normale. Perché il buio cancellava molte cose, tranne ciò che sentivano.
Holly stava per rispondere "Lorelay", ma non lo fece. Alzò lo sguardo su Helen e la guardò dritto negli occhi. Quei due enormi laghi verdi, così brillanti da far male. Perché Holly aveva bisogno di lei, ne aveva veramente bisogno.
Fu talmente semplice, poi, avvicinarsi. Fu semplice raggiungere le labbra di Helen e sfiorarle con le proprie. Fu maledettamente, orribilmente semplice. Il suo cuore correva come una locomotiva impazzita, le sue guance si colorarono di rosso e i suoi occhi brillarono, ed Helen la trovò bellissima, meravigliosa, perfetta.
La baciò di nuovo. Affondò le unghie in quella pelle pallida, nella sua pelle e la baciò. Premette le sue labbra contro quelle morbide e rosa di Holly, così calde e soffici da farle girare la testa. La baciò come se non avesse mai fatto altro, come se fosse nata per farlo, come se non ci fosse cosa più giusta. Assaggiò la bocca rovente di Holly, della sua Holly, e lo fece senza fretta, con dolcezza.
Holly si strinse ad Helen, rispose al bacio con tutte le sue forze. La bocca di Helen era bollente sulla sua, così come la sua lingua che scivolava con dolcezza sul suo palato. Ed era bello, un po' come immergersi in un bagno caldo. Sentì la testa girare vorticosamente, e si appogliò ad Helen per non cadere. Il suo cuore continuava a martellare incessante contro la sua cassa toracica. Scalpitava, cancellava ogni altro suono, riempiva le sue orecchie con un ronzio leggero. C'era solo Helen, il suo profumo, la sua bocca, la sua pelle bianca e i suoi occhi chiusi.
Si divisero solo quanto l'ossigeno venne a mancare, solo quando non riuscirono più a rimanere in quel modo. Helen tenne comunque la fronte a contatto con quella di Holly, e sorrise appena.
- Credo di amarti, Holly. E non ho bisogno di certezze, paletti, risposte, non ho bisogno di niente. Devi solo rimanere qui con me. Magari fino a domani. Oppure... oppure per sempre. Questo dipende solo da te -
Holly la guardò e sorrise appena, rifugiandosi ancora tra le sue braccia.
- Voglio rimanere qui con te, Helen -
Ed Helen sorrise, chiudendo gli occhi.
Si addormentarono quasi subito, così, abbracciate. La cena che Helen aveva preparato si freddò nei piatti, ma a loro non importò poi così tanto.
Erano insieme. Magari fino al giorno dopo, magari per una settimana, un mese, un anno.
O, forse, nella più remota e abbagliante delle ipotesi, per tutta la vita.




{The End}









| _Cris Corner |



Seriamente, come prima femslash originale, fa altamente schifo.
Coooomunque, ho deciso di postarla perché è il mio primo tentativo di femslash, e volevo avere una vostra imparziale opinione sulla cosa (anche se fa schifo).
Spero che recensirete, metterete tra i preferiti.... qualsiasi cosa, basta che mi facciate sapere un parere, un opinione, qualsiasi cosa :3
Bene, ora mi eclisso prima che arrivino i pomodori!
Goodnight everybody!
Sempre vostra
_Cris
   
 
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