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Autore: allison742    06/05/2012    19 recensioni
Semplicemente grazie. Grazie per essermi sempre vicino, qualunque sia il mio stato d’animo, e so che non è così facile.
Grazie per capire sempre quando è il momento di farsi da parte, lasciando intendere che per qualunque cosa basta una telefonata. Grazie per il caffè tutte le mattine.
Grazie per aver aspettato che fossi io a parlarti di mia mamma, di non aver insistito; o quasi.
Grazie per aver rispettato i miei tempi dopo l’incidente. Grazie per Nikki Heat. Grazie per tutto questo, per Parigi. Grazie per essere così come sei.
Grazie perché nonostante tutto sei ancora qua.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Preferivo il rumore della tua risata alla mia canzone preferita.

«Rick! Sono già le otto! A che ora pensi di andare all’inaugurazione?» chiese Kate mentre erano nella limousine diretti verso la "seconda parte della sorpresa".
«Infatti è lì che siamo diretti!»
«E la mia sorpresa?»
«Tu fai troppe domande, Kate!» rispose baciandola.
Intanto la macchina rallentò fino a fermarsi.
Kate si staccò e si guardò intorno perplessa. Ma non riuscì a formulare nessuna domanda perché il separatore si aprì.
«E’ il momento signor Castle!» disse l’autista sporgendosi verso di loro.
«Grazie mille. Prosegui pure.»
L’autista richiuse il separatore e l’auto partì.
«E’ il momento di cosa?»
«Di mettere questa!» Esclamò lo scrittore entusiasta facendo apparire una fascia nera. «Se deve essere una sorpresa voglio che lo sia fino in fondo.» Spiegò.
Kate non obbiettò e si girò per permettere a Rick di bendarla.
«Ti chiedo solo un favore.» Gli disse.
«Dimmi.»
«Tienimi la mano.»
Rick rimase un attimo spiazzato da quell’assurda richiesta, ma obbedì.
Kate capì il suo bisogno di sapere e spiegò: «Da quando mi hanno sparato, per essere tranquilla, devo avere sempre sotto controllo ciò che accade intorno a me. Non chiedermi il perché, non l’ho ancora capito neanche io. Però adesso non voglio rovinarti i piani, ti lascerò fare, ma voglio sentirti vicino a me. Perché di te mi fido, e so che non permetteresti per niente al mondo che mi accada qualcosa.»
Rick le strinse la mano con dolcezza: «Non preoccuparti, ci sono qua io. Sempre.»
E subito dopo il viso le si rilassò.
 
«Rick, stiamo salendo?»
«Sì. Su una collina precisamente.»
«E quanto manca?»
«Pochi minuti. Dunque preparati, rimarrai senza parole.»
«Mi spaventi.» Rispose stringendogli la mano.
«Non preoccuparti, rilassati e sii te stessa. ECCO! Siamo arrivati! Rimani lì e non muoverti!» Urlò Castle preso dall’eccitazione mentre usciva dall’auto.
Dopo pochi secondi sentì aprire il suo sportello e qualcuno che le stringeva la mano, era Lui.
La strinse a sua volta e uscì dalla limousine.
Il freddo le gelò le ossa.
Si strinse a lui, intimorita dal fatto di non sapere cosa aveva davanti a sé o dove si trovava.
«Devi fare ancora qualche passo… ecco qua! Preparati, ti tolgo la benda, ma tu tieni gli occhi chiusi, ok?»
Lei annuì, mentre la sua testa si liberava dalla fascia.
«Sei pronta? Allora al tre! Uno, due…»
«NON SONO PRONTA!» urlò all’improvviso.
Rick sbiancò, questo era decisamente fuori programma.
«Cos’hai?» sussurrò, per paura della risposta.
«Non mi stai tenendo la mano.» Rispose sorridendo, mentre tendeva la sua verso un punto indefinito, dal momento che non vedeva nulla.
Rick trasse un sonore respiro di sollievo e gliela strinse.
«Ok, riproviamo, al tre! Uno… due… TRE!»
Kate aprì piano gli occhi.
All’inizio vide tutto nero, causa del troppo tempo passato tenendoli chiusi.
L’immagine sfuocata cominciò a prendere forma.
Quando realizzò il tutto la sua mente fece due più due e si sentì svenire… non era possibile! Era una cosa stratosferica  e assolutamente esagerata; ma allo stesso tempo era una cosa decisamente da Richard Castle.
Un immenso Hotel si ergeva davanti a loro.
Era di lusso, molto più del Crillon; ma era anche moderno, accogliente e romantico.
Ma la cosa che aveva attirato l’attenzione di Kate era un’altra, quella per la cui aveva la bocca aperta da diverso tempo.
Sulla sommità brillava luminosissimo il nome dell’Hotel, quel nome che li aveva accompagnati per tutta la loro storia, quel nome che era un diversivo per dirsi "Ti amo", quel nome che per loro aveva un significato profondo, più che per chiunque altro. ALWAYS.
Senza neanche rendersene conto stava piangendo.
Si voltò verso di lui, spalancando ancor di più – se possibile – gli occhi.
«MI HAI REGALATO UN HOTEL?!»
«Tecnicamente sì, ma non è tuo tuo… insomma, è tuo, ma non devi gestirlo tu, ci sono delle persone apposta per questo, tu non devi far altr…»
Kate lo zittì stampandogli un bacio sulla bocca.
«MI HAI REGALATO UN HOTEL?!»
Non aspettò una risposta, ma gli saltò addosso, baciandolo come non aveva mai fatto.
In quel momento partirono gli applausi.
Lei non si era accorta, ma c’era un’infinità di gente intorno a loro.
Si staccò un attimo, li guardò e sorrise, riprendendo da dove aveva lasciato.
Quando gli applausi terminarono si guardarono negli occhi, sorridenti più che mai.
«Ti amo Richard Castle, e so che tu mi ami come nessun’uomo abbia mai amato una donna!»
«Può darsi, ma ricordati che lui è solo mio!» esclamò una donna che, silenziosamente, si era avvicinata.
Rick scosse la testa sorridendo: «Kate, ti presento Ellen.»
«Vieni qua tesoro!» disse la donna tirandola a se, mentre Kate si sentiva in imbarazzo. «Come sono contenta finalmente di vederti di persona! E devo dire che sei molto più bella di come Rick mi abbia raccontato, anche con il mascara sulle guance.»
Kate sorrise e si asciugò le lacrime: «Credo sia la diretta conseguenza di avere un uomo come lui.» Rispose facendo intrecciare le loro mani.
«Allora ragazzo spera solo che tutte le lacrime che usciranno dagli occhi di questa dolce fanciulla siano causate da felicità e gioia, altrimenti  verrò a cercarti in capo al mondo per fartela pagare.»
«Non credo ci saranno problemi per questo, con tutta la fatica che ho fatto per conquistarla.» Rispose Rick, guardando negli occhi Kate.
Ellen sorrise e mise le sue mani sopra quelle dei due innamorati: «Godetevela, perché ve la siete meritata.»
«Cosa?» chiesero all’unisono.
«Una vita insieme.» E detto questo sparì esattamente com’era arrivata.
 
Era sera e cominciava a fare un freddo insopportabile, così gli invitati all’inaugurazione entrarono, seguiti da Kate e Rick.
L’interno era spettacolare, più della facciata, avrebbe osato dire la detective.
Lui la condusse nel salone dove si teneva il ricevimento.
Era enorme, con al centro i tavoli del buffet.
In fondo alla stanza c’era un palco, sul quale erano posizionati i manifesti del nuovo libro dir Rick.
Appena entrarono partì un altro applauso da parte degli ospiti.
Kate stavolta si sentiva in imbarazzo… non era abituata a essere al centro dell’attenzione in quel modo; si strinse a Rick e proseguirono in mezzo alla gente così, abbracciati.
Quando arrivarono sotto al palco lui la guardò negli occhi. «Adesso devo fare il discorso. Aspettami qua.» E si congedò con un bacio.
Nel momento in cui salì partì – per l’ennesima volta – un enorme applauso, che riecheggiava in tutto il salone.
«Grazie. Grazie.» Disse lui facendo cenno con le mani di smettere.
«Grazie a tutti per essere venuti stasera, è molto importante per me. Come avete già potuto vedere, non è solo l’inaugurazione di un Hotel o la presentazione di un libro, ma è un regalo che ho fatto alla mia fidanzata. Questa giornata l’ho dedicata interamente a lei, ed è per questo che è speciale.»
Cercò i suoi occhi e sorrise, poi proseguì.
«Come tutti sapete sono uno scrittore, e come tale scrivo racconti. Di solito tendo per il genere giallo-poliziesco, ma stasera farò un’eccezione. Perché stasera voglio raccontarvi una storia, una storia che mi ha cambiato la vita.
C’era una volta una detective della squadra Omicidi. Era bellissima, sexy e particolarmente attraente. Aveva solo un difetto, non sorrideva mai. Ma come ogni cosa negativa, anche questa aveva una spiegazione, e, sicuramente, un rimedio.
La spiegazione è complicata, non serve andare nei particolari, basta sapere che aveva un passato diciamo… poco tranquillo. Il rimedio invece era semplicissimo: uno scrittore!
Ed ecco che entra in scena lui, il più famoso autore di gialli di New York, che grazie all’amicizia con il sindaco riuscì ad ottenere il permesso di seguire passo passo questa detective, che diventerà la musa della sua prossima serie di libri.
All’inizio lei non ne fu per niente contenta, ma poi cominciò a farci l’abitudine ad avere un bambino un po’ troppo cresciuto al suo fianco. Capì che poteva alleggerirle la giornata, renderla meno noiosa e monotona.
Cominciò così a sorridere alle prime strambe teorie dello scrittore o alle scene buffe in cui lui la coinvolgeva.
Passarono i giorni, e i due diventarono un po’ più di colleghi, si potrebbe addirittura dire amici.
E poi arrivò quel giorno, quel giorno nel quale spararono alla detective. Per lo scrittore il mondo si fermò. Mentre la teneva fra le braccia gli passarono per la testa tutti i momenti passati insieme: quando rimasero bloccati in una cella frigorifera, quando si diedero il prima bacio, nonostante sia stato sotto copertura, quando avevano cantato Piano Man a squarciagola per il distretto, quando si erano sostenuti a vicenda nei momenti di debolezza, quando, in silenzio, si perdevano uno negli occhi dell’altra, quando lui si era reso conto di amarla.
E allora lì, in quel cimitero, con lei sanguinante tra le braccia, le aprì il suo cuore, confessandole tutto ciò che provava.
Fu un semplice "Ti amo", ma raccolse dentro di se tutti i sentimenti repressi in quattro anni.»
Fece una pausa, per prendere fiato e cercare le parole adatte.
Kate lo guardò sorridendo, con gli occhi pieni di lacrime, che da un momento all’altro sarebbero cadute.
Si sentì prendere la mano.
Si girò. Era Ellen che le sorrideva e, con gli occhi, le diceva "Sono qui per te."
Kate sorrise a sua volta e, stringendole la mano, si voltò di nuovo verso il palco, impaziente di sentire la continuazione di una storia di cui sapeva già il finale.
«Ci vollero tre mesi, TRE, prima che la detective si decidesse a parlargli di nuovo, forse perché aveva paura di aprire il suo cuore, forse perché non era pronta, o forse perché semplicemente non ne aveva il coraggio.
Ma poi le cose, pian piano, tornarono alla normalità. O quasi.
Perché durante una vacanza a Parigi, la detective capì cosa si era persa a rimandare per così tanto tempo la loro storia.
E rimediò ai suoi errori aprendo il suo cuore all’unico uomo che era riuscito a farla sorridere di nuovo. A quell’uomo che aveva saputo amarla per quello che era, con il suo carattere a volte ingestibile, con i sui fantasmi del passato e con i suoi difetti.» Si fermò di nuovo, contemplando il pubblico che ascoltava rapito il racconto. Poi proseguì.
«Sai che c’è Kate? C’è che preferivo il rumore della tua risata alla mia canzone preferita, e tutto questo mi preoccupava.
Poi ho realizzato che ti amo, e niente al mondo potrà cambiare questo fatto. Io voglio stare con te per il resto dei miei giorni. Voglio svegliarmi e averti accanto, voglio sentire il tuo profumo nel mio letto, voglio vederti lottare per avere il bagno per prima.
Ti voglio accanto quando piangerò perché Alexis se ne andrà di casa o perché mia mamma non se ne andrà mai.
Voglio litigare con te perché io vorrò le tende rosse e tu le vorrai rosa. Voglio vederti ridere quando andremo a correre insieme perché riuscirai a girarmi intorno mentre corri. Voglio essere accanto a te quando chiuderemo per sempre questa faccenda con il tuo passato. Voglio vedere il sorriso di tuo padre quando scoprirà che qualcuno ti ha reso di nuovo felice. Voglio scherzare con te quando mi comparirà la prima ruga o quando tu farai la prima tinta. Voglio passare la mia vecchiaia con te, sulla veranda di una casa al mare a bere tisane e sfogliare riviste.
Voglio tutto questo per il semplice fatto che ti amo.»
Un applauso si alzò nella sala, mentre le lacrime di Kate si confondevano con il suo bellissimo sorriso.
Ellen la sorresse e l’abbracciò, con gli occhi lucidi anche lei.
Rick avrebbe voluto che lei salisse sul palco, ma sapeva che non le piaceva essere al centro dell’attenzione, dunque ringraziò tutti di nuovo e scese gli scalini per raggiungerla.
Lei si staccò da Ellen e gli corse incontro, stringendolo forte.
«Ti prego dimmi che non c’è altro, perché non credo che il mio cuore resisterebbe.» Gli disse ridendo, mentre le lacrime continuavano a scendere.
«Un’altra cosa ci sarebbe…» disse piano mentre le luci si abbassavano e dal soffitto scendeva una pioggia di brillantini.
Subito dopo partì una canzone lente e romantica.
Castle la strinse a se e cominciarono a ballare, subito seguiti da tutti gli invitati.
Cominciarono a girare, perdendosi negli occhi dell’altro e lasciando ogni contatto con la realtà.
C’erano loro, solo loro, in quel vortice sublime e difficilmente raggiungibile chiamato AMORE.
 
«E’ stata la giornata migliore della mia vita.» Ammise lei una volta entrati nella loro suite del nuovo Hotel.
«Vedrai che con me ne passerai anche di migliori.»
«Mi era mancato oggi quel lato egocentrico di te… seriamente, non so se riuscirei a farne a meno.»
«Forse di lui si… ma di me no.»
Lei scosse la testa. «La vacanza invece è stata… strana»
«Strana?»
«Dai Rick, vuoi dirmi che è stata una normalissima vacanza?… le abbiamo passate tutte! E per fortuna che un uomo molto saggio, giorni fa, mi disse "Rilassati Kate! Siamo a Parigi!"» disse imitando il tono di voce di Rick.
«Ahah sì, forse hai ragione… ma l’importante è che sia tutto finito.» Rispose ridendo mentre si lanciava su di lei facendola sdraiare sul letto.
Finalmente erano davvero soli e potevano liberare le loro emozioni anche in modi meno casti e innocenti.
Lui cominciò lentamente a spogliarla, partendo dalla cintura.
«Aspetta!» disse lei.
«Tutto bene Kate?»
«Sì, certo. Ma prima devi sapere una cosa?»
«Cosa?»
«Tutto quello che hai detto sul palco… te lo ricordi?»
«Come dimenticarlo…»
«Ecco, tutto ciò lo voglio anche io. Ti amo Rick.»
«Anche io ti amo. E sei l’unica persona che amo più di me stesso… e se ci pensi bene, questo è eccezionale da parte mia.»
Lei rise, ma la sua risata venne soffocata dalla bocca di Rick, che riprese da dove si era interrotto, continuando quella bellissima danza.
 
Qui termina una storia. Qui, forse, nasce una leggenda.
 
 
 
 
 
"Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dirti che ti amo.
Vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi."
[Gabriel Garcìa Marquez]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!! Ecco a voi l’ultimo capitolo!!! Che tristezza! Mi viene da piangere :’(
Scusate se non vi ho avvisato che era l’ultimo, pensavo di dividerlo in due… ma visto la lunga assenza – causa vacanza a Roma – ho deciso di farvi un regalo.
Spero vi sia piaciuta tutta la storia.
Ringrazio tutte quelle che hanno seguito e recensito! E anche grazie a voi che mi viene voglia  di scrivere. Vi voglio bene! :)
Ora vi lascio parlare.
Prometto che ci sentiremo più presto del previsto con una nuova ff.
Ciao!
Un bacio, Allison <3
   
 
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