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Autore: Claire1991    07/05/2012    0 recensioni
Questo è una storia a puntate dove racconto, o almeno provo a raccontare, le incredibili disavventure di tutti i personaggi di TVD immaginando la presenza di un personaggio da me inventato (la squinternata cugina Meg) semplicemente per rendere la trama più complicata di quello che in realtà già è, in un viaggio introspettivo ai limiti della realtà.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il quadrante segnava le dieci in punto. Tre giovani ragazze se ne stavano tutte sole, sedute a un tavolo, all'aperto: quella, infatti, che tra loro sarebbe parsa per prima all'occhio per il suo carattere estroverso, per i suoi profondi occhi tendenti al viola, per la sua voce insieme dolce e amara, insomma per tante cose...lei era totalmente e irrimediabilmente dipendente dal fumo. Il che era curioso per sua cugina, che ovviamente non fumava. Elena, davvero, non poteva capacitarsi come fosse possibile che Meg nonostante ingollasse tonnellate giornaliere di anidride carbonica potesse stare così bene: era sana come un pesce.

Il cielo era completamente terso, pieno di stelle, ma la luce abbagliante del tondo lampione, che si innalzava proprio sulle loro teste, rubava loro ogni naturale splendore. C'erano fiori ovunque. Qualche coppietta camminava in mezzo alla strada o sul marciapiede oppure se ne stava seduta sulle panchine della piazza principale.

C'era davvero poco da fare in quel buco di città. Davvero poco. Qualsiasi cosa potesse esserle apparsa minimamente interessante, lei l'aveva già fatta. Alla bellezza di 17 anni compiuti la vita sembrava non poterle offrire niente di più interessante di una cittadina dai tremila abitanti o giù di lì, dove ogni sguardo incrociato per strada non era altro che il riflesso di un uomo già conosciuto che niente aveva più da offrirle se non il ricordo di qualcosa ormai sfuocato nella memoria, se non l'impronta di un desiderio inestinguibile che mal si incastrava in quella città troppo piccola per lei.

Eppure, questa era una sera importante, una notte carica di elettricità. Ed eletrizzata se ne stava seduta, abbandonata sulla sedia, con le sue due amiche. Con aria di sfida si accese un'altra sigaretta, flettendo leggermente la testa. Ma se davvero Bonnie pensava di intimidirla con quel suo sguardo tra l'indagatore e il severo, si stava sbagliando di grosso. Nessuno le avrebbe tolto di dosso il buon umore e nessuno poteva dirle che cosa fare e che cosa non fare. O come doversi sedere. “Potresti almeno avere la decenza di coprirti, Meg” notò, indignata. Roteò gli occhi. Per un po' di carne in bella vista, che problema poteva mai esserci.

“Non sapevo fossimo tornati nel 1800...e in ogni caso tu riusciresti ad essere comunque molto più intransigente degli stessi padri secessionisti”. Piegò leggermente la gamba destra e il vestitino giallo scese di parecchi centimetri, lasciando intravedere uno scorcio di slip. “Sono giovane, non lo sarò per molto", disse, mentre si appoggiava allo schienale della sedia con fare seducente "voglio poter godermi la vita in santa pace”.

E tutte due, all'unisono, scossero la testa, esasperate. Bonnie non rideva, Elena sì. E con un gesto veloce spostò lo sguardo sulla sua sigaretta e poi di nuovo su di lei per vedere se si fosse accorta che come sua cugina anche lei rideva. Anzi, sorrideva. Perché vederla ridere le dava una serinità incredibile, non chiedeva di meglio. Un sorriso del genere, o semplicemente un sorriso era molto più di quello che potesse sperare. Perchè da quanto tempo ormai si era dimenticata di che colore fossero le sue guance quando era felice? O forse era l'alcool a renderla così disinibita, meno controllata, meno lei. La nuova lei. In tal caso, se si fosse trattato di questo, era necessario un altro giro. Se poteva farla sentire meglio...

“Sì, ma messa così sembri una sgualdrina”, puntualizzò.

“Solo invidia”, rispose, piegando leggermente la testa "Sii meno impostata, Bonnie: guarda come si diverte Elena". La fulminò: "lo sai bene come andrà a finire...".

"Mi dovrai portare a casa con una paletta", ammise Elena annuendo.

"Per fortuna", disse ridendo "che al contrario di voi due io reggo l'alcool: vederete vi porterò a casa sane e salve". Si guardarono. "Sarà un primo giorno di scuola memorabile: imbottite di farmaci da post-sbornia!". E tutte insieme scoppiarono a ridere.  

  
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