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Autore: Assasymphonie    07/05/2012    4 recensioni
Era risaputo che per il cavaliere del Cancro la bellezza non fosse altro che qualcosa di inutile, superficiale e anche piuttosto fastidioso.
{ Cancer Manigoldo x Pisces Albafica }
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Gone with the sin.
Personaggi: Albafica dei Pesci / Manigoldo del Cancro
Rating: Giallo
Note dell'autore: Flash-fic / Shonen-ai / Missing Moments.
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Gone with the sin.


Era risaputo che per il cavaliere del Cancro la bellezza non fosse altro che qualcosa di inutile, superficiale e anche piuttosto fastidioso.
Persino la sua stessa armatura, così acuta e poco incline ad essere apprezzata sia con lo sguardo sia con le mani lasciava intendere la medesima idea; in battaglia la bellezza equivaleva alla morte certa. Perché preoccuparsi dell'aspetto estetico quando in ballo vi è la propria vita?
Il suo credo era sempre stato questo.
Mai una volta era vacillato e ora, alle soglie di una probabile Guerra Santa, non aveva fatto altro che rimpolparsi ogni minuto di più.
O, almeno, così credeva.

Una mattina come tante altre; ancora non si respirava l'aria grave di attesa e di morte che ben presto sarebbe calata sul santuario e i Cavalieri d'Oro, in fin dei conti, non avevano poi così tante cose da fare. In particolare lui, Manigoldo, cavaliere senza nemmeno un discepolo. Completamente differente dagli altri che si facevano in quattro per allenare quei pivellini così piccoli e fragili, che non sarebbero durati nemmeno mezzo secondo sul campo di battaglia.
In base a ciò aveva ben pensato di eludere la sorveglianza di chicchessia e di salire sul percorso del santuario, per raggiungere l'unico luogo silenzioso e senza mocciosi fastidiosi ad urlare e a provare ad espandere un Cosmo degno di una formichina.
La Casa di Pesci.
Effettivamente non sarebbe potuto esistere luogo più tranquillo e silenzioso di quello, sulle rocce che costeggiavano l'immenso giardino di rose velenose del Cavaliere dei Pesci.
Albafica.
Al solo pensarci la bocca dura di Manigoldo ebbe un moto di stizza. Quello lì non poteva essere un Cavaliere d'Oro a suo pari; troppo delicato, un segno troppo volubile, un modo di combattere di dubbio gusto ma soprattutto... troppo bello. Ovvio, lo riconosceva, ma non riusciva ad apprezzare quel viso da bambola, quegli occhi intensi e i capelli lunghi e lisci come la seta.
Non riusciva a pensare che anche lui potesse combattere e, magari, essere forte quanto o più di lui. Semplicemente, era qualcosa che si rifiutava di immaginare, oppure l'avrebbe concretizzata.
D'istinto, incrociando le braccia al petto e le gambe sulla nuda roccia, portò lo sguardo verso l'entrata del tempio così isolato.
Lì non veniva mai nessuno.
Poteva percepire addirittura le rose respirare in quel silenzio irreale, in quella solitudine che pareva infinita. Albafica doveva convivere ogni giorno con sensazioni come queste, così grandi da schiacciare anche il più coraggioso degli esseri umani? Anche questo, Manigoldo non lo capiva. Cominciava a sentirsi stupido, non in grado di percepire e di apprezzare quella che magari era la felicità per qualcun'altro. Per quanto persone come loro potessero essere felici.

«Tsk...»

In condizioni normali quel verso sarebbe risuonato in quella valle, ma non fu così. A sovrastarlo sopraggiunse un fruscio di erba, i passi di qualcuno e il respiro di un essere umano. Istantaneamente, Manigoldo serrò lo sguardo per guardare nella luce del sole.
Era Albafica.
Non vestiva l'armatura completa ma solo i gambali, che si intravedevano appena in quel mare rosso e mortale. La sua pelle era così bianca da brillare nella luce dell'astro più potente, in grado di abbagliare chiunque fosse lì ad osservare. Chiunque, sì, ma non il Cavaliere del Cancro.
Rimase lì e fu, probabilmente, il primo mortale ad osservare come Albafica passasse le sue giornate.
A danzare.
Il suo corpo delicato eppure forte seguiva il vento, lasciandosi trasportare dal profumo di quelle rose che lo avvolgeva quasi meglio del manto bianco che usavano portare; gli occhi chiusi e i capelli incapaci di trattenere una forma che non fosse quella imposta dalla volontà del loro possessore. Ogni movimento sembrava studiato, ad ogni passo petali rossi si innalzavano a coprirne la figura.
E Manigoldo, per quanto scettico e fin troppo realista, rimase ad osservare.
Ogni movimento non era casuale, era studiato per accrescere la forza di ogni muscolo senza sembrare sgraziato. Ogni battito di ciglia o profondo respiro di quel petto faceva parte di una coreografia così... bella e immediata che persino lui riuscì ad afferrare.
E il profumo, il profumo di Albafica, lo raggiunse come uno schiaffo in pieno viso assieme al suo sguardo, ora duro. Lo aveva visto.
Ma Manigoldo sorrise.

«Continua pure, Albafica. Sto per andarmene.»

Non era vero. Sarebbe rimasto, e venuto ogni giorno alla medesima ora, per godere di quella danza.

Manigoldo non apprezzava la bellezza.
Lui apprezzava solamente la bellezza di Albafica.

.Fine.

_______________

Sì, lo so, è penosa. Ma mi annoiavo...!
Beh, che dire, questo è il secondo pair che preferisco, nel LC. Probabilmente nessuno lo apprezzerà, eppure ritengo che questi due personaggi possano comunque avere dei punti di contatto.
Ovvio, non sono una purista di Saint Seiya, ma... spero vi piaccia, ecco.
   
 
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