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Autore: Cathy Earnshaw    07/05/2012    2 recensioni
Una ragazza e un regno da liberare, una compagnia di ricercati e un monile dotato di vita propria. Un equilibrio sottile da conservare. "Non si sfugge al proprio destino".
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Buon giorno, tesoro-
- ‘Giorno, mamma-
Ariel si sedette a tavola davanti alla tazza di porridge faticando a tenere aperti gli occhi. Aveva dormito poco e male per via degli spifferi e della sensazione di inquietudine che la accompagnava dal loro arrivo.
- Non hai un bell’aspetto, Ariel-
 La ragazza alzò lo sguardo dalla tazza e fissò sua madre a bocca aperta. Era perfettamente pettinata, vestita e truccata. Sbatté gli occhi per sincerarsi di essere del tutto sveglia.
- Aspetti qualcuno?- domandò sospettosa.
Valerie arrossì.
- Beh, veramente credevo di avertelo detto…stamattina verranno a trovarci lo zio William e la zia Eudora…e pensavo di presentare loro Jerry-
- Cosa?!- esclamò Ariel quasi soffocandosi con il porridge.
- Ehm…si, sai, non li vediamo mai e ora che siamo così vicine a York mi sono sentita in dovere di chiamarli- farfugliò.
- Ma mamma! Mi odiano, lo sai!- piagnucolò in preda allo sconforto.
- Non parlare così degli zii! Non ti odiano, loro sono così con tutti…- la voce di Valerie si perse in vecchie memorie.
Ariel si prese la testa tra le mani ed emise un suono strozzato, a metà tra un sospiro ed un singhiozzo.
- Mi dispiace, Ariel. Coraggio, finisci la tua colazione e vai a prepararti. Jerry sarà qui tra poco-
La ragazza ingurgitò controvoglia il resto del contenuto della sua tazza, si alzò e mestamente si diresse al piano superiore.
 
Una combinata mortale: i terribili zii e l’uomo più falso sulla terra. Una prospettiva oltremodo deprimente per la mattinata, pensò mentre meccanicamente rifaceva il letto. La sua perlustrazione avrebbe dovuto attendere ancora. Scelse dall’armadio una camicia blu e una gonna bianca e le distese sul letto. Poi presi il beautycase e si preparò psicologicamente a farsi una doccia. Sapeva già come sarebbe trascorsa la mattina. Lo zio era un uomo perfido, tutti i suoi argomenti di conversazione vertevano sull’inesistente situazione sentimentale di Ariel e sull’ingratitudine di suo padre, che aveva tradito la loro nipote perfetta. Per lo meno, forse, la presenza di Jerry avrebbe inibito quel tema. Sua moglie Eudora, invece, traeva particolare piacere dal compiangere i difetti di Ariel: troppo bassa, troppo introversa, sempre disinteressata, mal vestita e mal truccata.
Ariel si rese conto di digrignare i denti mentre, davanti allo specchio, si truccava gli occhi con una sottile linea nera. Si spazzolò i capelli e si guardò. Non le importava niente di quello che poteva pensare quella vecchia strega: lei si piaceva molto così. I capelli neri le cadevano diritti fino oltre metà schiena, e facevano risaltare in modo inquietante gli occhi azzurri e leggermente obliqui. Le piaceva truccarli solo con la matita nera perché  così facendo creava un forte contrasto con la carnagione bianchissima. Non era molto alta, e nonostante questo disdegnava i tacchi. Non faceva attività fisica da molti anni, da quando aveva abbandonato la danza classica, ma il suo fisico era rimasto quello longilineo di una ballerina. Il suo metabolismo assimilava poco gli alimenti, e questo era un altro punto di forza di Eudora. Tutta invidia.
Ariel scosse risolutamente la testa quando sentì sua madre parlare con qualcuno. Probabilmente quella vecchia casa non aveva nemmeno il campanello. Scesa al piano terra, trovò Valerie e Jerry seduti sul divano in salotto.
- Buongiorno- si limitò a salutare l’ospite, sperando che trapelasse il disgusto che provava per lui.
- Oh! Buongiorno, mia cara! Come sei elegante questa mattina!-
Jerry si alzò per lasciarle il posto sul divano,  che era comunque sufficientemente grande da accogliere quattro persone sovrappeso. Ariel lo guardò inarcando un sopracciglio.
- Tesoro fatti vedere- disse con apprensione sua madre. – Perché non ti sei messa qualcosa per coprire queste orribili occhiaie, Ariel?-
La ragazza sospirò, ma non ebbe il tempo di rispondere perché Valerie avvistò l’automobile degli  zii dalla finestra e si precipitò ad accoglierli, lasciando la figlia sola con l’ aspirante fidanzato. Ignorandolo completamente, Ariel prese un bicchiere dal vassoio preparato su un tavolino e lo riempì d’acqua. Jerry sembrava piuttosto imbarazzato dal silenzio disinteressato della ragazza e, notandolo, lei dovette fare un certo sforzo per reprimere un sorriso soddisfatto. Sorseggiò lentamente l’acqua e quando sentì le voci degli ospiti in corridoio disse:
- Approposito, Jerry, grazie per aver sistemato le mie cose-
L’uomo la guardò a bocca aperta, impreparato a ricevere un commento positivo da lei, ma non replicò perché Ariel aveva calcolato tutto alla perfezione: gli zii entrarono in salotto, lasciando Jerry solo con la sua confusione.
- Ariel! Bambina mia!- esordì William – Come stai? Hai trovato un fidanzatino?-
Stanca di ripetere allo zio che l’ultimo ragazzo risaliva all’era preistorica, la ragazza si sottopose all’edificante sermone sulle qualità che una donna deve possedere per attrarre un uomo.
Quando finalmente sua madre riuscì ad interromperlo per presentargli Jerry, fu il turno di Eudora.
- Come sei pallida, Ariel! Perché non fai qualche lampada, ogni tanto? E questi capelli, poi…non sai che quest’anno vanno di moda corti? Credo che delle meches blu o viola ti starebbero benissimo…-
 
La mattina trascorse lenta e pesante. L’esigenza di dimostrarsi loquace, allegra, attiva, interessata la spossò. Nemmeno Jerry fu esentato dalle “critiche costruttive” degli zii, anzi, ne fu a tal punto bersagliato che Ariel scoprì di provare qualcosa di molto simile alla compassione nei suoi confronti.
Quando, finalmente, la porta si chiuse alle spalle degli sgradevoli parenti, Ariel tirò un sospiro di sollievo e si sentì come se i suoi polmoni non avessero ricevuto vero ossigeno dall’ora di colazione.
 
   
 
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