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Autore: Zeressa    07/05/2012    1 recensioni
Abbiamo conosciuto un Alucard spietato verso i suoi nemici e gli ostacoli, pronto a massacrare per il suo divertimento.
Cosa sarebbe successo se si fosse innamorato? Tutto parte da un sogno, un piccolo e innocente sogno che ho voluto riportare su carta e penna.
Alucard si troverà di fronte per la prima volta il Millenium e, insieme ad esso, dovrà fare i conti con dei sentimenti che da tempo non provava e incontrerà una ragazza le cui origini sono misteriose.
Lucy nel corso della storia dovrà scoprire la sua vera identità e cosa diventerà: resterà umana o il mostro che alberga in lei la trascinerà all'Inferno?
" E tu cosa saresti?
Un essere umano?
Un animale?
O un mostro? "
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alucard, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Da quando erano tornati da Roma, Lucy si era chiusa nella sua stanza a studiare i voluminosi tomi lasciatole in eredità e, con essi, anche la consapevolezza dell’essere che realmente era.
 
Passava ore e ore in quella stanza, con le imposte chiuse per non far passare la luce; usciva solo per allenarsi con Walter e, qualche volta, si recava nelle segrete a far compagnia al vampiro, magari portandosi dietro il suo violino, poiché ad Alucard piaceva ascoltarla suonare.
Più passava il tempo con lei, più si rendeva conto di quanto Lucy e la sua Mina avessero in comune.
 
 
 
 
-          Walter, oggi cosa ti prende? Sei troppo lento. –
Si trovavano ai piedi del grosso ciliegio e il giovane si accasciò a terra stremato dalla lotta. I suoi fili, a quanto pare, non avevano effetto contro le magie della giovane, che ormai aveva imparato a controllare al pieno i suoi poteri: trasformava il suo corpo a suo piacere, scompariva e appariva in diverse zone della villa in pochissimo tempo, aveva aumentato la sua velocità, la forza e l’agilità. Era diventata un’ arma perfetta.
 
Eppure si odiava terribilmente. Era un mostro e non l’aveva mai capito.
 
-          Non è possibile che tutte le volte finisci per buttarmi a terra senza sforzarti! E pensare che questi sono solo allenamenti! –
La voce di Walter che si lamentava la distolse dai pensieri e la riportò con i piedi per terra.
Lucy si avvicinò al ragazzo a terra e gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi, sorridendo.
-          Beh, direi che ora gli allenamenti servono a te, non più a me. Anche se sappiamo bene che non ne hai per niente bisogno. –
-           
Walter agguantò la mano della ragazza, che si aspettava vederlo tirarsi su, invece la tirò, inaspettatamente, verso di lui e la baciò: da mesi aspettava quell’occasione, un piccolo gesto per farle capire che provava qualcosa nei suoi confronti: era stata la prima persona che era riuscito a batterlo in duello. Si aspettava di provare rimorso verso di lei, invece l’unico sentimento che riusciva a provare era ammirazione.
 
Ammirazione che poi nel corso dei mesi era diventato inspiegabilmente amore: ogni volta che la vedeva nei corridoi, ogni volta che combattevano, ogni volta che lo sconfiggeva rimaneva ammaliato dalla sua figura. E provava un moto di gelosia tutte le volte che la vedeva scendere nei sotterranei o la vedeva in compagnia del vampiro.
 
Lucy cercò di alzarsi, con le guance rosse dall’imbarazzo, ma Walter la teneva stretta.
-          È la prima volta che baci un ragazzo? -, chiese con tono scanzonatorio.
La ragazza, per quanto fosse sorpresa dal gesto del giovane sotto di lei, non rispose.
 
-          Signorina Lucy! Venga presto! Vostro padre sta molto male! –
La voce allarmata di Michael arrivò veloce alle orecchie dei due giovani. Lucy si divincolò dalla presa di Walter e scomparve per apparire dinanzi a Michael.
-          Cosa gli è successo? –
-          Ha avuto un collasso. Il medico è appena arrivato e sta per visitarlo. –
Lucy scomparve un’altra volta e il maggiordomo entrò nell’edificio.
Walter rimase qualche secondo incantato, poi si alzò e corse anch’egli verso l’enorme casa.
 
 
 
 
Alucard assisteva alla visita con la sua solita distanza dall’evento: il suo Master era disteso sul letto e il dottore gli stava facendo un prelievo del sangue.
 
Lucy apparve accanto a lui e il suo sguardo andò subito su i due ragazzi vicini al capezzale del padre: i suoi fratellastri, Arthur e Richard. Non li aveva mai conosciuti come si deve e forse ci aveva parlato due o tre volte nell’arco della sua vita.
Quando il dottore si alzò il più alto dei due gli andò incontro, con aria preoccupata.
 
-          Come sta? –
-          Male, molto male. Al momento non so dirvi di cosa si tratta, devo effettuare le analisi. Vi farò sapere al più presto. –
Detto questo si rimise il cappello e, accompagnato da Michael, uscì dalla stanza.
 
-          È tutta colpa tua. –
Arthur si girò verso la sorella. Lucy lo guardò con aria confusa.
 
-          È colpa tua se lui adesso sta male! È troppo preoccupato per te e tu non te ne accorgi! –
-          A lui non gli è mai fregato niente di me: ha ucciso mia madre, mi ha spedito per anni a Roma senza importarsi di ricevere le mie lettere e le mie notizie. Come puoi dire che lui si preoccupa per me, quando ha tentato di uccidermi quando avevo solo cinque anni?! –
 
Adirata si diresse verso la porta ed uscì. Alucard guardò il ragazzo e scomparve con l’intenzione di seguire e placare la rabbia della padrona.
Lucy si avviò in direzione della sua stanza, intenta a chiudersi dentro e continuare a studiare. Girò  l’angolo e si scontrò in pieno con Walter, che correva per raggiungere la stanza dell’uomo.
-          Scusatemi. . . –
-          Invece di scusarti dammi una mano a cercare gli occhiali! –
Non si era accorto di essere andato a scontrarsi proprio con Lucy, che nel frattempo era inginocchiata a terra a cercare gli occhiali da vista; aveva gli occhi chiusi: senza occhiali era completamente cieca. Eppure. .  Provò ad aprire un occhio e poi l’altro. Vedeva bene.
 
“Non capisco. . . “ Alzò lo sguardo e vide Walter che le passava dolcemente gli occhiali. Arrossì ripensando al bacio che le aveva dato dieci minuti prima e prese gli occhiali, cercando di non far notare il lieve tremore causato dal nervoso.
 
Mormorò un “grazie” e poi corse via, diretta verso la sua stanza.
Il ragazzo la guardò allontanarsi e, con un sorriso felice sulle labbra, si diresse nel corridoio opposto a quello che la ragazza aveva inforcato.
   
 
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